Prospettive assistenziali, n. 80, ottobre-dicembre 1987

 

 

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INAUGURATO IL VILLAGGIO DEL SUBNORMALE DI RIVAROLO: UN ESEMPIO DI SPRECO DEL PUBBLICO DENARO

 

Alla presenza del Presidente del Consiglio dei ministri, Giovanni Goria (che, quale Ministro del Tesoro, si è sempre distinto per gli attacchi por­tati contro lo stato sociale e cioè contro i più deboli, in particolare contro gli handicappati; si vedano ad esempio i testi delle proposte di legge finanziaria presentate negli ultimi anni) in data 18 ottobre 1987 è stato inaugurato il villaggio del subnormale di Rivarolo Canavese, Torino.

Riassumiamo quanto già scritto su Prospettive assistenziali (1):

- l'ANFFAS ha ricevuto 900 milioni dal Mini­stero dei lavori pubblici, 250 milioni dalia Regio­ne Piemonte, 3.350 milioni dall'Istituto Bancario S. Paolo e cioè in totale 4,5 miliardi;

- attualmente funziona a Rivarolo, per 3-4 ore al giorno, un centro diurno frequentato da 10-12 insufficienti mentali;

- la rimanente parte della struttura (2 comu­nità alloggio per 16 utenti, una sede per l'aggior­namento professionale di operatori, un centro di documentazione e raccolta dati sull'handicap, un seminterrato ad uso palestra con piscina di metri 7x2,5) è completamente inutilizzata.

È stato nominato un direttore del Centro (non riusciamo a capire che cosa diriga), il quale oc­cupa un appartamento di ben 160 metri quadrati, messo a disposizione dall'ANFFAS nell'ambito del villaggio. Altri locali sono occupati dal cu­stode.

Con 4,5 miliardi è stato, dunque, realizzato ben poco: ma si tratta evidentemente di un investi­mento «politicamente valido», visto che all'inau­gurazione ha partecipato il Presidente Goria.

Come abbiamo rilevato in precedenza, con la somma suddetta, si potevano realizzare almeno 15 comunità alloggio, in altrettante Unità socio­-sanitarie locali, per 120 insufficienti mentali.

Purtroppo l'ANFFAS nazionale ha scartato que­sta proposta.

Vogliamo anche segnalare che, mentre in pom­pa magna, è stato inaugurato il villaggio per il subnormale di Rivarolo, nessuna «inaugurazione» è stata e sarà fatta per le seguenti realizzazioni riguardanti la sola città di Torino: 20 centri diur­ni per 400 insufficienti mentali gravi e gravissimi, 26 comunità alloggio per minori handicappati e non, 5 per minori e adulti insufficienti mentali, 1510 affidamenti familiari a scopo educativo rea­lizzati dal 1976 al 1986 (di cui alcuni di handicap­pati anche molto gravi), corsi prelavorativi, circa 150 assunzioni di insufficienti mentali (veri) da parte di enti pubblici e di aziende, servizio taxi, consulenza educativa domiciliare e le altre atti­vità indicate nell'editoriale del numero scorso.

L'inaugurazione non è stata fatta e non lo sarà perché comporterebbe il riconoscimento della azione svolta dal CSA, Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base ed una presa di posizione a favore dei diritti degli handicap­pati da parte delle nuove Amministrazioni della Regione Piemonte, della Provincia e del Comune di Torino. Queste, invece, boicottano nei fatti i servizi alternativi al ricovero in istituto e favori­scono l'emarginazione della fascia più debole del­la popolazione, aiutati in ciò dallo stesso compor­tamento dell'ANFFAS di Torino.

In occasione dell'inaugurazione, il Comitato «No al villaggio del subnormale di Rivarolo» ha distribuito la lettera aperta ai politici, agli amministratori, all'ANFFAS, ai cittadini che ripro­duciamo integralmente:

 

Siamo qui per ricordarvi

 

CHE NON È GIUSTO RINCHIUDERE GLI HANDI­CAPPATI IN ISTITUTO O STRUTTURE ASSIMILA­BILI. Noi non siamo d'accordo; non vogliamo emarginarli e nasconderli in ghetti, per il quieto vivere della società.

CHE RIVAROLO È UNA BATTAGLIA PERSA nel­la strada battuta in questi anni per l'inserimento degli handicappati, perché calpesta il DIRITTO di queste persone a vivere in un normale contesto di vita, di studio, di lavoro.

CHE RIVAROLO ESISTE PERCHÉ

- risolve i problemi dell'ANFFAS;

- risolve i problemi degli Enti pubblici;

- lascia in pace la coscienza del cittadino co­mune;

- è in linea con chi vuole emarginare fisicamen­te gli handicappati.

CHE L'ISTITUTO SAN PAOLO Dl TORINO PO­TEVA DARE IL SUO CONTRIBUTO ALLE ALTERNATIVE AL RICOVERO che erano state proposte:

- almeno una comunità alloggio o un centro diurno (CST) per insufficienti mentali in ogni USSL;

- comunità alloggio per anziani e per minori handicappati.

 

Non dovete dimenticare

 

CHE I SERVIZI ASSISTENZIALI NEI RIGUARDI DEGLI HANDICAPPATI (E DEGLI ALTRI CITTA­DINI) vanno predisposti nel territorio di apparte­nenza, per non creare situazione di deportazione assistenziale.

CHE IL PREVISTO INSERIMENTO DI ORFANI DI ALTRE REGIONI impedisce alle persone che sa­ranno ricoverate di conservare i legami affettivi e i rapporti con fratelli, sorelle, altri parenti, an­che di un solo genitore.

CHE OGNI USSL DEVE PROVVEDERE AI PRO­PRI ABITANTI, secondo uno dei principi fonda­mentali della riorganizzazione del settore assi­stenziale, NESSUNO ESCLUSO.

 

Ci dispiace

 

- che i più deboli siano sempre allontanati dal­la società;

- che gli Enti locali subiscano e non program­mino;

- che, in questo caso, le associazioni tutelino più se stesse che i diritti di chi dovrebbero difendere;

- CI DISPIACE PER TUTTI GLI HANDICAPPATI CHE FINIRANNO IRRIMEDIABILMENTE RIN­CHIUSI NEL VILLAGGIO DEL SUBNORMALE A RIVAROLO.

 

 

SEMINARIO SUI LAVORATORI STRANIERI IN ITALIA

 

Gli immigrati dal terzo mondo in Italia sono al massimo 300.000 compresi i profughi e gli stu­denti. Questo è il primo dato emerso dal semi­nario della Fondazione Zancan che si è svolto a Malosco (Trento) su «Terzomondiali: istituzioni pubbliche e private e volontariato dopo la legge sui lavoratori extra-comunitari».

I numero complessivo di stranieri in Italia è stimato attorno a 700.000, di cui oltre la metà provengono dai Paesi europei e dall'America del Nord.

Perché personalità politiche anche molto auto­revoli avevano avallato stime che oscillavano fra uno e due milioni? Dai lavori del seminario risul­terebbe che il motivo era politico: ostacolare e impedire l'approvazione della legge sui lavoratori stranieri.

Secondo i dati del Ministero dell'interno i la­voratori stranieri che hanno regolarizzato la loro posizione al 27 luglio 1987 sono 86.009, cioè circa il 30% dei lavoratori presenti in Italia. Il numero più alto si riscontra nel Lazio con 19.800 unità, cui segue la Sicilia con 17.462, la Lombardia con 12.304, la Campania con 7.630.

Perché oltre il 60% dei lavoratori stranieri ri­mane clandestino? Dal seminario emergono due motivi. Da una parte sembra che molti lavoratori preferiscano avere un lavoro nero mal pagato piuttosto che il licenziamento e la disoccupa­zione.

Dall'altra parte sembra che il lavoro nero, sia straniero che italiano, sia ritenuto utile al siste­ma economico italiano e perciò di fatto incorag­giato e favorito, almeno indirettamente rendendo difficile e pericolosa la regolarizzazione.

Il sintomo, che si colloca nel quadro più gene­rale dell'indirizzo della politica economica e so­ciale dell'Italia degli ultimi anni, non può non preoccupare chi crede ancora nello Stato sociale, basato sulla solidarietà, voluto dalla Costituzio­ne italiana.

Nel corso dei lavori è stato ricordato che gli Stati Uniti hanno deciso di consentire la perma­nenza della clandestinità dei lavoratori stranieri, vietata dalla Costituzione, «nell'interesse supe­riore della economia nazionale».

Nel documento finale, approvato al termine dei lavori del seminario di Malosco, sono state con­cordate e decise idonee iniziative per:

- stimolare la riattivazione del «Comitato romano per una legge giusta»;

- sollecitare il Governo e il Parlamento ad approvare nella presente legislatura le leggi sul soggiorno degli stranieri e sui rifugiati;

- sollecitare Stato e Regioni a costituire le Consulte e le Commissioni stabilite dalla legge 943/1985 sugli stranieri, allo scopo di curare e garantire una piena e corretta applicazione della suddetta legge. Sta concludendosi infatti la pri­ma fase straordinaria e transitoria della sanato­ria e della regolarizzazione per i lavoratori stra­nieri irregolari presenti in Italia al momento dell'approvazione della legge ed è già incominciata la seconda fase, più importante e duratura, in cui lo Stato e gli Enti locali devono garantire agli stra­nieri e alle loro famiglie gli stessi diritti e gli stessi servizi dei cittadini italiani;

- promuovere in forme concrete una cultura di accoglienza e una tutela dei diritti che permet­tano una reale integrazione degli stranieri nella nostra società nel rispetto della loro identità etnica e culturale.

 

(1) Cfr. Prospettive assistenziali, n. 24, «Lager con tripli servizi», n. 70 «No al villaggio del subnormale di Riva­rolo», n. 71 «Il villaggio del subnormale di Rivarolo: la montagna (di denaro e di arroganza) partorisce un topo­lino (per gli handicappati)», n. 72 «Ancora documenti e notizie in merito al villaggio ANFFAS di Rivarolo».

 

 

www.fondazionepromozionesociale.it