Prospettive assistenziali, n. 79, luglio-settembre 1987

 

 

Specchio nero

 

 

ESTATE IN MONTAGNA O AL MARE SOLO PER BIMBI DI «PURA RAZZA»... ENPAS

 

L'Enpas (l'ente nazionale di previdenza e assi­stenza degli statali) ha bandito - come ogni anno - un concorso per 5.500 posti nei centri di vacanze marini e montani (stagione estiva 1987).

Recita testualmente il bando: «Sono esclusi dalla ammissione nei centri di vacanze:

«1) coloro che risultino affetti da tubercolosi polmonare o extrapolmonare, in atto o recente­mente pregressa, da malattie della pelle ed ocu­lari contagiose, da forme di debolezza mentale e da psiconevrosi;

(omissis);

«3) coloro che risultino affetti da altre mino­razioni fisiche o psichiche tali da richiedere trat­tamenti farmacologici o dietetici o assistenza sa­nitaria non compatibili con la vita di comunità e, in particolare, i diabetici, i nefropatici, i cardio­patici, gli epilettici e gli enuretici».

Morale: insomma, sì alla colonia estiva ma­rina o montana, purché i bimbi siano di pura... razza Enpas. E i figli handicappati (o anche solo in difficoltà) dei dipendenti statali? Ci pensi la famiglia, che diamine!

 

 

LA TERZA ETA MALATA IN OSPEDALE DISTURBA MA FA FARE AFFARI D'ORO

 

Il quotidiano «La Repubblica» - nel suo in­serto finanziario del 27 febbraio 1987 - titola: «La SAI vende gli alberghi per puntare sulle cli­niche». Poi chiarisce i termini di quello che de­finisce «business della terza età»: le cliniche geriatriche, le case per anziani costituiscono un «settore destinato a dare grosse soddisfazioni», tanto più che le iniziative di privati «potrebbero godere dei finanziamenti delle Regioni, che con­tribuiscono con capitali pubblici alla creazione di posti letto in questo specifico settore». E conclude: «Anche l'assistenza agli anziani in­somma viene valutata come un business, un'at­tività che rende e crea profitti e non come un settore marginale lasciato all'intervento pubbli­co, spesso carente e poco organizzato».

Questa informazione sugli intenti del finanzie­re emergente Ligresti non potrebbe essere più esplicita e spregiudicata. Fra l'altro, è assai preoccupante l'accenno ai capitali pubblici che le Regioni elargiscono a privati con una certa disinvoltura, tanto più che è accompagnata dall'affermazione che l'assistenza agli anziani non deve esser lasciata all'intervento pubblico.

Comunque, visto che in democrazia non è pos­sibile porre intralci all'iniziativa privata libera di far soldi con qualunque mezzo purché lecito, sa­rebbe quanto meno auspicabile un più rigoroso e attento controllo sull'uso dei capitali pubblici che non dovrebbero in alcun caso andare a favo­rire gli affari dei finanzieri (né delle tante istitu­zioni falsamente definite «senza scopo di lucro»).

I capitali pubblici debbono esser impiegati a servizio della collettività formata in gran parte da soggetti che mai potranno accedere alle co­stosissime cliniche geriatriche gestite con mani­festi e dichiarati scopi di profitto e non dovreb­bero assolutamente favorire questo tipo di spe­culazione.

 

 

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