Prospettive assistenziali, n. 75, luglio - settembre 1986

 

 

PER UNA QUALIFICAZIONE DELL'INSERIMENTO SCOLASTICO DEGLI HANDICAPPATI - UN DOCUMENTO DEL MOVIMENTO APOSTOLICO CIECHI

 

 

Riportiamo il testo del documento conclusivo del seminario di studio organizzato dal M.A.C. a Roma nei giorni 1 e 2 marzo 1986 su «Come il M.A.C. a tutti i livelli può contribuire alla quali­ficazione dell'integrazione scolastica dei minorati della vista nel più ampio quadro di tutti gli han­dicappati» (1).

 

Nel seminario sono stati affrontati i problemi ancora aperti relativi alle modalità di integrazio­ne scolastica, specie nel Sud. I bisogni di con­sulenza e sostegno delle famiglie con handicap­pati, l'impegno che il M.A.C., in collaborazione con altri organismi, può realizzare per la stipula di «intese» fra Scuola, Enti locali e USL, fina­lizzate all'integrazione scolastica.

 

Queste le linee emerse e le proposte al termine dell'ampio dibattito

1) A causa della carenza di insegnanti specia­lizzati si rende necessario incentivare la fre­quenza dei corsi biennali di specializzazione fa­cilitando l'esonero dal servizio di insegnanti di ruolo e garantendo, dopo il conseguimento del titolo, la non utilizzabilità d'ufficio. In mancanza di tali garanzie normative il personale in servizio sarà scoraggiato dal conseguire il titolo di spe­cializzazione.

L'impegno finanziario per la nomina di sup­plenti sui posti del personale esonerato per fre­quentare i corsi, nell'arco di pochi anni potreb­be garantire la saturazione dei posti del sostegno e risultare quindi meno oneroso del continuo flusso finanziario per la nomina di supplenti su posti di sostegno vacanti a causa dello scarso numero di insegnanti di ruolo specializzati.

2) I nuovi programmi dei corsi di specializza­zione, pubblicati sull'Agenzia di stampa della CGIL Scuola del 30.10.85, incontrano il gradimen­to del M.A.C. perché non sono dettati solo da esi­genze burocratico-amministrative, ma da un chia­ro orientamento culturale per una «polivalenza» che garantisce una preparazione specifica di ba­se, con apposito monte-ore ed esami in campo tiflologico e audiologico, come espressamente riconosce il Consiglio nazionale della pubblica istruzione.

Per una corretta attuazione, però, delle idee ispiratrici dei nuovi programmi si richiedono due condizioni:

a) che contemporaneamente venga organizza­to un aggiornamento a tappeto di tutto il per­sonale direttivo e docente sulla problematica e le metodologie dell'integrazione scolastica, an­che al fine di evitare la delega degli insegnanti curricolari all'insegnante specializzato;

b) è indispensabile che l'Ufficio studi e pro­grammazione del Ministero P.I. e tutti i gruppi H dei Provveditorati agli studi abbiano tra il loro personale almeno un esperto tiflologo qualificato professionalmente, al fine di garantire una cor­retta istruttoria dei programmi dei nuovi corsi biennali presentati per l'approvazione del Mini­stero dai nuovi Enti gestori dei corsi.

Attualmente sono pochissimi gli esperti tiflo­logi presenti ed addirittura in alcuni Provvedi­torati non esiste alcuna persona per il Gruppo H. Il Ministero della pubblica istruzione deve asso­lutamente razionalizzare la composizione dei Gruppi H con norme che giovino al servizio di integrazione.

Senza la contestuale realizzazione di queste due condizioni i nuovi programmi dei corsi bien­nali rischiano di rimanere solo sulla carta, venen­do in pratica a tradursi in scarsa serietà ed in danno per la preparazione dei minorati della vista.

Si concorda infine con la richiesta del SINA­SCEL/CISL orientata a far sì che i corsi diven­gano gradualmente polivalenti anche a favore de­gli insegnanti della scuola materna, elementare e media, evitando l'attuale suddivisione in di­verse sezioni di corso.

3) È importante che l'attuazione dei nuovi corsi biennali preveda una puntuale attenzione ai problemi degli ipovedenti, per i quali non basta solo l'apprendimento del braille, ma si pongono pro­blemi organizzativi e didattici che solo una cor­retta formulazione di piani educativi personaliz­zati può realizzare, specie sulla base di «intese» fra scuola, USL ed Enti locali, stipulate ai sensi della C.M. 258/83 richiamata dalla C.M. 250/85.

4) È ugualmente grave, specie nel Sud, la si­tuazione dei minorati della vista adulti che, per ovvi motivi pedagogici, non possono frequentare le scuole comuni dell'obbligo.

È indispensabile che il Ministero della pubblica istruzione garantisca a queste persone la fre­quenza dei corsi di educazione per adulti, asse­gnando insegnanti specializzati, cosa che attual­mente non avviene.

Qualche perplessità, invece, suscita la richie­sta di istruzione domiciliare per questi soggetti, giacché questa, se può garantire l'apprendimen­to della lettura e scrittura braille, non realizza contestualmente la socializzazione offerta dall'in­tegrazione scolastica, indispensabile per soggetti spesso emarginati o fortemente esposti al ri­schio di emarginazione e di isolamento.

5) L'attenzione agli alunni handicappati e in particolare minorati della vista, non deve far dimenticare che essi vivono in famiglia. Le fa­miglie sono spesso fortemente sprovvedute per carenze culturali, economiche ed ambientali e necessitano di consulenza per evitare sia la ten­tazione di ricoverare i figlioli in istituti speciali, sia il rischio di emarginarli, pur tenendoli in casa.

Si propone che i Gruppi M.A.C. svolgano una capillare opera di condivisione con le famiglie instaurando fruttuosi rapporti interpersonali e sensibilizzando a tale scopo le comunità parroc­chiali di appartenenza.

Si propone inoltre che i Gruppi M.A.C. facili­tino i collegamenti tra famiglie di minorati della vista, favorendo a tale scopo il sorgere, accanto ad ogni Gruppo M.C.A., di una sezione della A.Fa.Mi.V. (Associazione famiglie minorati della vista) con sede in Udine.

6) Le famiglie fanno spesso presente che, mal­grado la buona volontà di talune e la disponibilità di gruppi di volontariato e di singoli insegnanti, grave intralcio all'integrazione scolastica dei mi­norati della vista deriva dalla mancata o tardiva fornitura di materiale didattico specifico e so­prattutto dei libri di testo trascritti in braille, che debbono essere gli stessi adottati per tutta la classe.

Si concorda all'unanimità sulla necessità a tale scopo della generalizzazione della stipula delle «intese» ai sensi della C.M. 258/83 che preve­dono delle corrette procedure per la tempestiva fornitura richiesta.

7) La necessità di generalizzare la stipula di «intese», sottolineata in particolare dall'ispet­tore Greco, rappresentante dell'Ufficio studi e programmazioni del Ministero della pubblica istruzione, comporta conseguentemente la neces­sità di centri di documentazione, produzione e distribuzione, di materiale didattico tiflologico, come già avviene da tempo, ad esempio, nella provincia di Bergamo, l'istituto Cavazza di Bolo­gna, il Centro regionale di Torino, l'associazione appositamente creata presso il Provveditorato agli studi di Parma ed il Centro culturale regio­nale di Messina.

Perplessità invece solleva la prassi di contri­buti finanziari erogati a singole famiglie o ad associazioni perché provvedano esse, quasi con contratto di appalto, alla fornitura di materiale didattico specifico e dei testi in braille. Infatti queste prassi non solo possono perpetuare una logica di rapporti clientelari, ma ancor di più ten­dono a deresponsabilizzare gli Enti pubblici dalla programmazione di servizi collettivi che garanti­scono la piena attuazione del diritto allo studio da parte dei non vedenti come cittadini alla pari dei loro compagni vedenti.

8) Sulla base di quanto sopra rilevato

Si chiede:

A) Al M.A.C. - che sensibilizzi a tutti i livelli l'opinione pubblica perché si diffonda la «cul­tura delle intese» dalla quale sola può nascere una domanda di base di generalizzazione delle «intese» come strumento indispensabile per ga­rantire una effettiva ed efficace integrazione sco­lastica di tutti gli handicappati e quindi anche dei minorati della vista.

A tale proposito i gruppi M.A.C., quali asso­ciazioni di volontariato, chiedano a tutti i Prov­veditorati agli Studi di poter avere un loro rap­presentante competente in didattica presso il gruppo H, ai sensi della C.M. 258/83 che espres­samente prevede che i Provveditori agli Studi possano «allargare» i gruppi H anche ad asso­ciazioni di handicappati.

B) All'Unione italiana ciechi - di costituire una commissione di studio assieme al M.A.C. e ad altri organismi competenti in campo tiflologico;

- di organizzare, d'intesa col M.A.C. e con altri organismi competenti, un convegno nazionale di studio che, sulla base delle esperienze in atto di integrazione scolastica, analizzi il tema della «professionalità e funzione docente dell'inse­gnante specializzato nella scuola comune di base»;

- di attuare, e dove -esiste di intensificare, la collaborazione operativa fra sezioni provinciali U.I.C. e gruppo M.A.C. che, nel rispetto delle specifiche ispirazioni ideali e delle strutture giu­ridiche, garantisca un sempre maggior servizio alle famiglie con minorati della vista.

C) All'Associazione italiana maestri cattolici - di stimolare il Ministero della pubblica istruzione a garantire, nell'ambito dell'aggiornamento sui nuovi programmi della scuola elementare, una adeguata attenzione di tutto il personale diretti­vo, docente e ispettivo, ai problemi della pro­grammazione pedagogico-didattica ed ammini­strativo-organizzativa dell'integrazione scolastica di tutti gli handicappati e quindi anche specifi­camente dei minorati della vista.

D) All'Unione cattolica italiana insegnanti medi - di approfondire l'attenzione alla didattica per l'apprendimento delle varie discipline da par­te dei minorati della vista frequentanti la scuola media, ed all'utilizzazione di ausilii specifici, tra­dizionali ed elettronici, che debbono garantire agli alunni minorati della vista lo studio di tutto il curricolo senza omissione, e l'effettuazione di tutte le prove di esame di licenza media, che invece per gli handicappati psichici vanno gra­duate, sostituite e talora omesse, come stabili­sce la C.M. 189 del 13.6.85, richiamata dalla C.M. n. 67 del 28.2.86.

E) Ai Sindacati confederali, nelle loro varie ar­ticolazioni territoriali e di categoria, ed ai Sinda­cati autonomi della scuola - di riaprire ed appro­fondire il discorso culturale sull'integrazione sco­lastica degli handicappati e quindi anche dei mi­norati della vista, attualmente languente in Italia, e di situarlo correttamente nella logica delle «in­tese» tra scuola, USL ed Enti locali, evitando una delega dei problemi solo al mondo della scuola, o peggio solo agli insegnanti per il sostegno, e facendolo invece assurgere a problema comuni­tario, proprio di tutta la collettività civile.

F) Ai Provveditorati agli studi - che vogliano garantire in sede di formazione degli organici di diritto la istituzione di cattedre per il sostegno per minorati della vista, audiolesi, pluriminorati con un rapporto di un insegnante specializzato per ogni alunno chiedendo in quella stessa sede la prescritta autorizzazione ministeriale, come già fanno alcuni Provveditori e in particolare il Provveditore agli studi di Roma con proprie cir­colari n. 327/328 del 30.10.84.

G) Agli aspiranti a supplenze per minorati del­la vista - che vogliano far domanda di trasferi­mento nelle graduatorie di province sprovviste di specializzati, ai sensi dell'apposita circolare che di solito fissa nel mese di giugno la scadenza per tale operazione.

H) Al Ministero della pubblica istruzione - che, anche sulla base delle richieste formulate nei punti precedenti, voglia chiaramente rilanciare la politica dell'integrazione scolastica avviata con serio impegno culturale con la «commissione Falcucci» del '75 e che in questo decennio ha subito involuzioni di cui sono esempio le con­traddittorie norme sulle utilizzazioni per le atti­vità di sostegno, di personale non specializzato e quelle ancor più contraddittorie sugli esami di terza media degli handicappati; questa spirale in­volutiva è stata solo appena modificata dalla C.M. 258/83 ma merita una vigorosa ripresa at­traverso un progetto generale che ancor non si riesce a cogliere e che invece viene richiesto con sempre maggior urgenza dalle famiglie, dagli ambienti scientifici e scolastici e da tutti gli uo­mini di buona volontà.

I) Alle forze politiche - affinché, rompendo gli indugi che tengono ferma in Parlamento la proposta di legge-quadro sul diritto allo studio, approvino una norma che renda obbligatorie «le intese» fra Scuola, USL ed Enti locali.

L) Al Movimento di Volontariato italiano (MO.V.I.) - affinché sia il più forte stimolatore in seno alla società della cultura dell'integrazione scolastica e sociale di tutti gli handicappati, fa­cendo sì che questo fenomeno superi la fase bu­rocratica per divenire un modo di partecipazione e di condivisione di tutta la comunità.

M) Alla Comunità Ecclesiale - che si apra sem­pre più all'accoglienza di tutti gli handicappati a livello liturgico, catechetico, sacramentale e di servizio.

N) Alla Conferenza episcopale italiana - che, in fase di attuazione del recente Concordato sull'insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica, ottenga dalle autorità italiane la tempestiva fornitura gratuita a tutti gli alunni ciechi del testo di religione;

- per tutti gli handicappati, specie per gli psi­chici, si chiede che negli elaborandi programmi dei nuovi testi di religione e nella formazione dei docenti trovi adeguato spazio l'attenzione al­le metodologie specifiche per l'apprendimento della cultura religiosa adeguato alle loro perso­nali potenzialità.

 

 

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