Prospettive assistenziali, n. 75, luglio - settembre 1986

 

 

Editoriale

 

IL SINDACATO PENSIONATI CGIL CONTRO IL DIRITTO DEGLI ANZIANI CRONICI NON AUTOSUFFICIENTI ALLE CURE OSPEDALIERE

 

 

Numerose sono state, negli ultimi mesi, le pre­se di posizione a favore del diritto degli anziani cronici non autosufficienti ad essere adeguata­mente curati dal sistema sanitario nazionale. Alcune di esse sono già state ricordate nei numeri precedenti di questa stessa rivista.

Particolarmente significativo ci sembra, tra gli altri, il documento «Diritti ed esigenze delle per­sone gravemente non autosufficienti» (che ripor­tiamo integralmente in questo numero), il quale ha ricevuto qualificanti adesioni.

Si tratta di una prima autorevole risposta al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell'8 agosto 1985 e alla proposta di piano sani­tario nazionale, che prevedono nei fatti l'emargi­nazione dei più deboli.

Per questo motivo, confidiamo che giungano altre adesioni al documento da parte di organiz­zazioni e singoli impegnati a sostenere il diritto delle persone croniche non autosufficienti (an­ziani e non) alle cure sanitarie, ivi comprese quelle ospedaliere (1).

 

Preoccupante nota del segretario nazionale pensionati CGIL

A fronte di questo quadro positivo, in cui si riscontra la convergenza sempre maggiore di per­sone e forze anche di diverso orientamento ideo­logico a sostegno dei diritti dei più deboli, occor­re registrare, purtroppo, la preoccupante opinio­ne di Mario Corsini, segretario nazionale del Sin­dacato Pensionati CGIL. In un recente articolo (2), egli prende netta posizione contraria rispetto alla nota del Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base («Gravissima violazione dei diritti degli anziani malati») (3) e all'articolo di mons. Giovanni Nervo da noi citato anche nell'editoriale del numero precedente di Prospettive assistenziali (4).

La presa di posizione del segretario nazionale del Sindacato Pensionati CGIL è sorprendente. Nell'articolo sopra indicato, Corsini non esclu­de, infatti, dapprima, che, mediante la dichiara­zione di cronicità, sia in atto un tentativo «con­tro quanto disposto dalla normativa vigente che fa carico al Servizio sanitario nazionale di prov­vedere alla totalità dei cittadini (...), di trasfe­rire una persona sofferente di un malanno, non guaribile ma pur curabile, dall'area dell'interven­to sanitario a quella dell'assistenza. Tutto ciò - prosegue Corsini - allo scopo di ridurre il livello dell'assistenza sanitaria ed in conseguen­za i relativi oneri, e di trasferire sugli enti locali ovvero direttamente sul cittadino e sull'anziano in particolare, in quanto più diretto interessato alle "strutture protette", il costo della parte al­berghiera del ricovero». Il leader dei Pensionati CGIL, sostiene anche: «Non è improbabile che propositi così poco nobili abbiano animato gli estensori del decreto prima e poi del Piano sani­tario nazionale».

Ma, dopo aver inquadrato il problema nei termini sopra riferiti, Corsini fa rapidamente mar­cia indietro, dapprima evocando non meglio pre­cisati fantasmi, poi negando nei fatti il diritto alle prestazioni gratuite del servizio sanitario nazionale.

 

Fantasmi non meglio precisati

1. Sostiene Corsini: «Troppi interessi politici, economici e di potere, anche professionale, si agitano dietro le iniziative che vari ambienti van­no intraprendendo contro questa "grave violazio­ne dei diritti degli anziani"».

In sostanza, secondo il Segretario nazionale del Sindacato Pensionati della CGIL, se la competen­za ad intervenire nei confronti dei cronici non autosufficienti è attribuita alla sanità ci sono «troppi interessi politici, economici e di pote­re»; se, invece, la competenza è del settore as­sistenziale, detti interessi non ci sono più!

Può spiegarci Corsini (o qualcun altro) questa sua affermazione a noi incomprensibile? E se, poi, nel settore assistenziale non ci sono i de­leteri interessi presenti nella sanità, perché non trasferire all'assistenza anche tutti i servizi sa­nitari?

Possiamo chiedere al segretario nazionale del Sindacato Pensionati della CGIL di illustrarci per quali motivi allora tutti i gestori delle case di riposo, i medici ed i paramedici hanno appro­vato l'ordine del giorno presentato al convegno «Case di riposo: quale futuro?», svoltosi a Selvino (Bergamo), il 4-5 ottobre 1985? (5).

2. Un altro fantasma evocato da Corsini ri­guarda la «molta ospedalità privata, magari fa­cente capo ad enti religiosi, che finge di erogare assistenza sanitaria ospedaliera, ma che di fatto realizza ad un basso livello attività riconducibile alla "residenza di assistenza sanitaria e socia­le"», ospedalità privata che «trema all'ipotesi di dover passare dalle lucrose convenzioni ospe­daliere alle più modeste proposte del Piano».

In sostanza, secondo Corsini, le Regioni e le USL regalerebbero alle strutture private sanitarie i soldi, mentre sarebbero rigorosissime con gli istituti privati!

Com'è noto la realtà è proprio opposta: i con­trolli del settore assistenziale sono sempre stati e sono tuttora di gran lunga più scadenti di quelli (anche se insoddisfacenti) praticati dal settore sanitario.

 

Gli anziani malati cronici non autosufficienti non hanno più diritto alle cure sanitarie gratuite?

Corsini (e, purtroppo, il Sindacato Pensiona­ti CGIL) vuole, inoltre, che gli anziani cronici non autosufficienti ed i loro familiari versino allo Stato, oltre i contributi assicurativi (6), anche una quota alberghiera di 20-30 mila lire al giorno.

A questo obiettivo, Corsini giunge demago­gicamente con una stupefacente affermazione: «Non si tratta di discutere su quale conto deb­ba essere ascritta la spesa per l'assistenza ai non autosufficienti. Si tratta di decidere quale servizio debba essere ad essi fornito».

Sostiene infatti Corsini: «Appare giusto che tutti gli anziani pensionati concorrano con il 50% della pensione sociale alle spese del loro mante­nimento nelle strutture protette».

Non è, purtroppo, una posizione nuova. Nell'opuscolo «I servizi territoriali per gli anziani - Proposte per le piattaforme rivendicative», Ro­ma, maggio 1986, redatto dalla Commissione na­zionale socio-sanitaria del Sindacato Pensionati SPI-CGIL, con la collaborazione del Servizio studi SPI-CGIL e con l'attiva partecipazione dello stes­so Corsini è prevista una partecipazione alla spe­sa alberghiera da parte degli utenti delle case protette «lasciando in ogni caso a disposizione dell'ospite una somma non inferiore al 50% del­la pensione sociale».

Nel suddetto opuscolo è stabilito che la casa protetta sia destinata non solo ai non autosuffi­cienti, ma addirittura alle persone «con malat­tie in fase di stabilizzazione» e cioè ancora in fase acuta! Inoltre, tale struttura «accoglie al­tresì anziani provenienti da altre strutture allog­giative (casa albergo, comunità alloggio), una vol­ta esperite tutte le iniziative utili a conservare la persona in queste strutture. Infine, anziani pro­venienti da nuclei familiari impossibilitati o ina­datti a prestare ad essi questa assistenza».

In sostanza, il sindacato pensionati CGIL con­cepisce la casa protetta come una struttura per isolare dal contesto sociale gli anziani non auto­sufficienti, casa protetta che - secondo il docu­mento del suddetto sindacato - dovrebbe addi­rittura contenere fino a 80-100 ricoverati! Si spie­ga così la preoccupazione dell'opuscolo di pre­vedere in dettaglio i potenziali utenti della casa protetta, al fine di fornire il maggior numero possibile di clienti?

Si noti, infine, che l'opuscolo del Sindacato Pensionati CGIL non fa cenno alle esperienze di «ospedalizzazioni a domicilio» (e, quindi, non la indica fra le proposte da inserire nelle «piatta­forme rivendicative»); in compenso, prevede che la casa protetta accolga anche il coniuge ancora in salute, nel caso di ricovero del marito o della moglie cronica non autosufficiente!

 

Significative convergenze

È altresì significativo rilevare che la posizio­ne del Sindacato Pensionati CGIL coincide esat­tamente con quella espressa nel menzionato or­dine del giorno del convegno delle case di riposo a Selvino.

1. Nel libretto sopra citato è scritto quanto segue: «La casa protetta costituisce uno dei pos­sibili modi di trasformazione delle attuali case di riposo».

2. Ritornando alle affermazioni di Corsini, va osservato che è assurdo ipotizzare che i servizi sanitari siano meno idonei di quelli assistenziali a provvedere alle esigenze degli anziani cronici non autosufficienti (si veda, in questo numero, anche il documento «Diritti ed esigenze delle persone gravemente non autosufficienti»).

A questo proposito occorre tener conto delle sostanziali differenze fra sanità e assistenza, dif­ferenze che sono indicate nell'articolo «Servizi per le persone gravemente non autosufficienti: criteri-guida e proposte», pubblicato in questo numero.

Circa le caratteristiche dei ricoverati delle strutture per cronici, ci pare importante ed elo­quente riportare integralmente le conclusioni dell'indagine svolta sui ricoverati dell'istituto di ri­poso per la vecchiaia, istituto gestito direttamen­te dal Comune di Torino:

«L'istituto di riposo per la vecchiaia di Torino è una struttura comunale ex I.P.A.B. in cui l'as­sistenza medica da circa 4 anni viene prestata da assistenti in Geriatria dell'Ospedale San Giovan­ni Battista e della Città di Torino (U.S.L. 1-23), in stretto collegamento con l'istituto di Medicina e Chirurgia Geriatrica dell'Università di Torino.

Al momento dell'indagine risultavano ricove­rati 371 anziani (108 uomini e 263 donne) di età media 80,1 ±7,1 anni, pressoché nella totalità af­fetti da patologia invalidante, più o meno grave, comunque di entità tale da annullarne, nella mag­gior parte dei casi, l'autosufficienza.

II 73,9% di essi proveniva da strutture ospe­daliere, per «proseguimento cure», mentre il 26,1 % aveva scelto «volontariamente» il rico­vero per motivi sanitari. Solo per 20 soggetti (5,4%) l'accoglimento nell'istituzione era avve­nuto per cause prevalentemente sociali.

Tra i rilievi più significativi atti a documentare la necessità di una assistenza medica e parame­dica qualificata e differenziata per l'anziano, si segnala che mediamente ogni soggetto è risul­tato affetto da quattro malattie croniche, che il 66,5% dei pazienti lamentava turbe mentali più o meno gravi e che oltre il 40% presentava in­continenza urinaria o fecale, o doppia inconti­nenza; a fronte di questa grave situazione co­munque è stato rilevato un miglioramento delle condizioni psico-fisiche in oltre un quarto dei ri­coverati.

La gravità della patologia che ha determinato il ricovero condiziona una alta mortalità; nel 1984 sull'intera casistica i pazienti deceduti sono stati il 32,3% con prevalenza degli uomini (43,5%), rispetto alle donne (27,8% P > 0,01).

Gli anziani provenienti da strutture ospedaliere il più delle volte giungono in stato preterminale per patologia cardiovascolare o neoplastica; dei 90 soggetti ricoverati nel 1984, 52 (57,8%) sono deceduti entro l'anno, ed in particolare 10 (19,2%) entro il primo mese, 22 (42,3%) nel periodo com­preso tra il secondo ed il sesto mese e 20 (38,5%) nel secondo semestre. Questi dati, e non solo questi, dimostrano il carattere decisamente sani­tario della struttura, in contrasto con l'orienta­mento politico della Regione Piemonte, che per­siste nell'annoverarla nei presidi di natura assi­stenziale.

Istituzioni quali l'istituto di riposo per la vec­chiaia di Torino continuano ad avere validità e significato solo attraverso una loro conversione in strutture sanitarie lungodegenziali, dove deb­bono essere attuate per lo meno le cosiddette "cure minime"» (7).

Sono questi gli anziani che Corsini e il sinda­cato Pensionati CGIL vorrebbero relegare nelle case protette?

 

L'alibi del «rischio di medicalizzazione»

Sostiene ancora Corsini: «Esiste (...) obietti­vamente un rischio di medicalizzazione dell'inter­vento sociale contro il quale non è sufficiente la speranza di un ragionato procedere nella quotidia­na prassi di una gestione unificata».

Vorremmo solo ricordare che la nostra posizio­ne non è quella dì chi sostiene che l'anziano ma­lato cronico non autosufficiente debba essere cu­rato in eterno dentro l'ospedale, senza ricercare i doverosi ed idonei interventi alternativi al ri­covero.

Noi ribadiamo che esiste un diritto sancito dalle leggi ad essere curati (senza distinzioni di età) da parte del servizio sanitario nazionale. II sistema sanitario non può, perciò, scaricare com­petenze ed utenti propri al settore assistenziale.

Inoltre, se il servizio sanitario (e le sue strut­ture) non sono chiamati ad espletare anche gli interventi relativi alla cura dei malati convale­scenti e lungodegenti, vi è il rischio concreto che nei fatti si finisca (anche nel periodo di acuzie) col cronicizzare i pazienti, da scaricare poi sui servizi assistenziali.

No, quindi, alla medicalizzazione degli anziani (e, per questo, ci sembra significativa ed impor­tante l'attenzione portata in questi anni sulla «ospedalizzazione a domicilio»); no, anche, al palleggio dei malati non autosufficienti tra servizi sanitari e strutture assistenziali, con l'alibi dei «rischi di medicalizzazione» (8).

 

Che ne pensano gli iscritti al Sindacato Pensionati CGIL?

In conclusione, non possiamo non rilevare co­me - purtroppo - proprio chi dovrebbe difen­dere i diritti dei pensionati, sostenga che è in­vece giusto che i diritti stessi siano violati.

Gli iscritti al Sindacato pensionati CGIL che cosa ne pensano?

Rileviamo invece con molta soddisfazione che nel congresso regionale del PCI piemontese, svol­tosi a Torino dal 23 al 25 maggio 1986 è stato approvato (nel capitolo «La riforma dello stato sociale») quanto segue: «Per diversi aspetti quello degli anziani è uno dei nodi su cui più dovranno misurarsi le politiche del nuovo stato sociale.

«Limitandoci agli aspetti socio-sanitari va det­to che un aggiornamento delle nostre politiche regionali è indispensabile anche alla luce del Pia­no Sanitario Nazionale, ove si prevede che un posto letto su 6,5 per 9000 abitanti sia destinato alla riabilitazione post-acuzie.

«L'obiettivo che possiamo prefiggerci è, a que­sto riguardo, quello di ridefinire un nuovo pro­getto anziani fatto di una serie di interventi cir­colari e plurimi tra assistenza domiciliare, case protette, reparti di riabilitazione.

«Quanto sopra avendo presente in particolare che esiste una fascia di utenza anziana malata cronica non autosufficiente, verso la quale il S.S.N. è doverosamente tenuto a garantire le cure in condizioni di degenza ospedaliera quando non sia praticabile la ospedalizzazione a domicilio evitando quindi che prestazioni sanitarie tipica­mente ospedaliere vengono erogate in strutture assistenziali con oneri a carico degli interessati o della "assistenza sociale"».

 

 

(1) Le adesioni vanno comunicate all'ISTISSS, Via Arno 2, Roma 00198 - tel. (06) 855.557.

(2) Cfr. M. Corsini, «L'integrazione socio-sanitaria nei recenti orientamenti normativi: il caso dei cronici», in Assistenza sociale, rivista dell'Inca-Cgil, n. 3, maggio-giu­gno 1986, pp. 43 e segg.

(3) La nota è stata integralmente pubblicata su Medi­cina geriatrica, n. 1, gennaio-febbraio 1986; La rivista di servizio sociale, n. 1, marzo 1986 e da Prospettive sociali e sanitarie, n. 5, 15 marzo 1986. Si veda anche l'editoriale «Nella proposta di piano sanitario nazionale gravissime violazioni dei diritti degli anziani» di Prospettive assisten­ziali, n. 73, gennaio-marzo 1986.

(4) Cfr. G. Nervo, «Ammalarsi giovani o morire in fret­ta», in Italia Caritas, n. 3, marzo 1986.

(5) Per facilitare la consultazione, riproduciamo l'ordine del giorno, già pubblicato in Prospettive assistenziali, n. 72, ottobre-dicembre 1985.

«Gli Amministratori ed Operatori delle strutture pubbli­che operanti nel campo dell'assistenza all'anziano presenti al Convegno;

PRESO ATTO che dai lavori del convegno e dalle conclu­sioni dei chiarissimi relatori è emerso, senza ombra di dub­bio, che le strutture attualmente esistenti, siano esse chia­mate case di riposo, ricovero o altro, saranno in un imme­diato futuro preposte, pressoché esclusivamente, a prestare assistenza anche di rilievo sanitario ad ospiti non autosuf­ficienti che costituiscono la maggioranza degli utenti;

DATO ATTO che la realtà di tali strutture è per la gran parte non idonea o quantomeno carente a fronte di tali nuovi e più specializzati compiti cui vengono ad essere chiamate;

ATTESO che il reale futuro delle case di riposo sta in una rapida riconversione che le ponga in grado di rispon­dere ad una precisa e diversa domanda dell'utente;

VISTO che le normative vigenti sono del tutto inadeguate anche per la totale latitanza dell'ormai troppo discussa e non ancora approvata legge di riforma dell'assistenza, nel­la stesura della quale si dovrebbe tener conto della nuova realtà di utenza demandata a tali istituzioni;

RILEVATO che il decreto del Presidente del Consiglio 8-8-1985 prevede una integrazione tra prestazioni assisten­ziali e quelle di rilievo sanitario;

CHIEDONO

- che il Governo adotti tutti gli opportuni provvedimenti perché le Regioni - qualora già non l'avessero fatto - legiferino con sollecitudine sulla materia del citato decre­to riconsiderandosi, ovviamente, da parte del Governo stes­so i limiti statuiti nella emananda legge finanziaria;

- che venga rapidamente concluso l'annoso iter della legge di riforma dell'assistenza, beninteso adeguandola, per i punti già concordati a livello politico, alla nuova real­tà delle case di riposo;

- che si consideri come il ricovero dei non autosuffi­cienti in strutture alternative a quella ospedaliera costi­tuisca un notevole risparmio per la collettività e che la maggiore specializzazione ad esse conseguentemente ri­chiesta, sarà fonte di maggiore occupazione per diverse figure professionali;

FANNO VOTI

affinché le suestese richieste vengano attentamente con­siderate dalle autorità preposte, in quanto esse hanno fon­damento sulla necessità di una maggior tutela di una cate­goria di per sé già debole e riflettono lo stato di disagio degli Amministratori che si trovano costretti a rispondere a sempre più pressanti richieste senza poter disporre di mezzi adeguati».

La mozione è stata presentata dai Presidenti delle case di riposo di Castiglione delle Stiviere e di Chieti, dai dele­gati delle case di riposo di Bisignano e di Borgofranco sul Po, dal delegato all'assistenza del Comune di Bisignano, dai componenti dei Comitati di gestione delle USL di Ostu­ni e di Vercelli, dall'Assessore alla sanità di Ortona e dal Segretario regionale CISL Funzione pubblica dell'Abruzzo.

(6) I lavoratori hanno versato e versano contributi assi­curativi per essere tutelati essi stessi ed i loro familiari, nei casi di malattia acuta e cronica. Cfr. F. Santanera, «Sancito dalla legge 4 agosto 1955 n. 692 il diritto degli anziani cronici non autosufficienti alle cure sanitarie, com­prese quelle ospedaliere», in Prospettive assistenziali, n. 73, gennaio-marzo 1986.

(7) AA.VV., «Indagine clinico-statistica sui ricoverati dell'Istituto di riposo per la vecchiaia di Torino», in Gior­nale di Gerontologia, n. 10, ottobre 1985. Cfr. anche l'edi­toriale del n. 73, gennaio-marzo 1986, di Prospettive assi­stenziali.

(8) Si veda altresì, in questo numero, l'articolo «Servizi per le persone gravemente non autosufficienti: criteri-guida e proposte». Altre precisazioni, lettera C.

 

 

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