Prospettive assistenziali, n. 73, gennaio - marzo 1986

 Specchio nero

  

È PROPRIO VERO: IL MINISTERO DELL'INTERNO PREMIA I RITARDI DEI SUOI UFFICI

 Il Sottosegretario di Stato per l'interno, Raffae­le Costa, rispondendo in data 20 novembre 1985 a nome del Governo all'interrogazione presentata l'11 luglio 1985 dall'On. Migliasso e da altri par­lamentari del PCI (Cfr. Prospettive assistenziali, n. 72, ottobre-dicembre 1985, pag. 58) ha confer­mato che non verranno corrisposte agli eredi le prestazioni per invalidità civile (indennità di ac­compagnamento, pensioni di inabilità, assegni, ecc.) di coloro che siano deceduti prima della formale deliberazione dei Comitati provinciali di assistenza e beneficenza pubblica.

Per giungere alla suddetta deliberazione, gli invalidi devono aspettare due o più anni per es­sere visitati dalle competenti Commissioni sa­nitarie e altrettanto tempo per ottenere la deli­berazione del Comitato di assistenza e benefi­cenza pubblica. Più il tempo passa e meno quat­trini versa il Ministero dell'interno.

Il Sottosegretario Costa si è ben guardato ad impegnarsi a sollecitare le commissioni sanitarie e gli uffici del Ministero dell'interno a procedere con la massima sollecitudine; ha solo affermato che il Governo presenterà un disegno di legge in materia, promessa finora non mantenuta.

  

UNA UNITÀ SANITARIA LOCALE PRIVILEGIATA

 La Gazzetta ufficiale del 2 dicembre pubblica la legge 26 novembre 1985 n. 687 « Norme in materia di particolari strutture sanitarie », legge presentata al Senato della Repubblica il 6 novem­bre 1985, approvata 7 giorni dopo dal Senato stes­so e varata dalla Camera il 21 novembre: 15 giorni in tutto!

La legge stabilisce che l'USL di Roma «avente competenza sul territorio ove sono ubicati la Presidenza della Repubblica, il Senato, la Camera dei deputati e la Corte costituzionale» deve «istituire o mantenere nelle sedi di detti organi costituzionali strutture sanitarie riservate ai com­ponenti e agli ex componenti degli organi me­desimi nonché a coloro che svolgono la loro atti­vità nell'ambito e al servizio delle suddette isti­tuzioni».

Abolite le mutue aziendali con la legge di ri­forma sanitaria, la Presidenza della Repubblica, il Senato, la Camera dei deputati e la Corte costi­tuzionale, invece di operare affinché il servizio sanitario nazionale sia adeguato alle esigenze di tutti i cittadini, hanno creato la loro mutua.

Ottimo esempio di attuazione dell'art. 3 della Costituzione in cui è scritto che «tutti i citta­dini hanno pari dignità sociale e sono uguali da­vanti alla legge».

  

DISOCCUPAZIONE: PCI E PSI DIMENTICANO GLI HANDICAPPATI

 La Camera dei deputati ha discusso, nella se­duta del 3 ottobre '85, numerose interrogazioni relative al problema della disoccupazione nel no­stro Paese. Solo due partiti (la dc e democrazia proletaria) si sono ricordati che, nel più ampio quadro del dramma-disoccupati, esiste un pro­blema nel problema: quello degli handicappati senza lavoro.

Basta ricordare le battaglie dello scorso anno relative alla modifica della legge 482/1968, con­tro i provvedimenti che hanno ristretto gli spazi normativi che - pur con tanti limiti - potevano assicurare una occupazione ai veri invalidi, per evidenziare la gravità anche solo quantitativa del fenomeno.

Eppure la maggioranza dei partiti (compresi il partito comunista ed il psi) non hanno fatto cenno a questo problema nelle loro mozioni. Di handicappati non c'è traccia nel documento pre­sentato dai comunisti Reichlin e Napolitano (per citare i firmatari più noti), né in quello dei socia­listi Ruffolo, Formica, Marianetti.

I democristiani Rognoni, Scotti, Foschi, Ansel­mi, Bianchi e altri intendono «impegnare il go­verno», invece «a salvaguardare, nei modi più idonei, il diritto al lavoro dei portatori di handi­cap fisici e psichici».

Democrazia proletaria (Calamida, Gorla, Ca­panna e altri) sostiene che «il Governo con la sua politica negli ultimi anni è intervenuto per (...) bloccare le assunzioni degli handicappati» e chiede un «piano per il lavoro» che comprenda (fra l'altro) la «riforma del collocamento obbli­gatorio e poteri alle Regioni per una politica at­tiva di inserimento lavorativo dei portatori di handicap».

Peccato che per i partiti della sinistra «stori­ca» gli handicappati non abbiano nemmeno il di­ritto di ritenersi «disoccupati».

  

UNA CASA (DI RIPOSO) PER CONTINUARE A CRESCERE INSIEME! 

Col titolo «Una casa di riposo per continuare a crescere insieme. Informazioni e consigli per l'assistenza all'anziano in casa di riposo», il Co­mune di Bergamo, Assessorato ai servizi sociali, con la collaborazione della Banca Popolare di Bergamo, ha pubblicato un vero e proprio «vade­mecum» dell'ospizio: come si fa ad entrare («Una visita preliminare, possibilmente in com­pagnia di qualche familiare, può facilitare l'am­bientamento dell'anziano»); che corredo sareb­be bene portare; come tenere i rapporti con la famiglia e gli amici («Il coinvolgimento può es­sere realizzato in occasione di ricorrenze parti­colarmente significative: compleanno, onomasti­co, anniversario di matrimonio, festività religiose e civili»); come e quando chiedere il contributo del Comune per la retta di ricovero.

Peccato non si parli degli interventi alterna­tivi al ricovero (una abitazione idonea, in certi casi, può evitare il ricorso alla casa di riposo; una inchiesta Doxa, compiuta qualche anno fa rilevava come quasi nessuno fra gli anziani in­tervistati, potendo avere a disposizione anche solo strumenti minimi per l'autonomia, avrebbe scelto l'istituto). Peccato non si dica, ad esem­pio, che - restando fuori Comune per più di due anni: perché ospiti di un ricovero - si perda il domicilio di soccorso e, quindi, il diritto ad es­sere assistiti dal Comune dove si è vissuti ma­gari per tutta la vita.

 

 CINQUE CASI DI POLIOMIELITE NEL NAPOLETANO

 Il 6 novembre 1985 il quotidiano «Paese Sera» riportava il seguente articolo che ci ha forte­mente e dolorosamente colpito poiché ritene­vamo che eventi del genere non fossero più pos­sibili in un Paese come il nostro dove da oltre venti anni è obbligatoria la vaccinazione contro la poliomielite.

«Cinque casi accertati di poliomielite, in bam­bini non vaccinati, nel centro storico di Napoli nonché a Torre del Greco e ad Ercolano (le cit­tà dove nacque anche l'epidemia colerica dell'agosto del 1973). Ma c'è il sospetto che siano casi di poliomielite quelli - piuttosto numero­si - che sulle cartelle cliniche vengono se­gnati come "nevrassite midollare" oppure "ra­dicolite". Perché di sicuro, oltre ai cinque casi di polio, c'è anche il tentativo di tenere tutto ben nascosto, probabilmente perché delle vac­cinazioni sono tuttora incaricati i Comuni (e non le USL): ed è proprio al Comune di Napoli che qualche tempo fa è arrivato il responsabile del settore presso l'istituto Superiore di Sanità, prof. Michele Grandolfo.

«Pare che la sua conversazione con l'Ufficiale sanitario del Comune di Napoli, Ortolani e con l'Assessore alla sanità, Scognamiglio, non sia stata di quelle più serene, anche perché all'Isti­tuto Superiore erano già arrivati alcuni dati piut­tosto impressionanti sull'evasione dalle vaccina­zioni. Dati che una recente indagine epidemiolo­gica avrebbe confermato in pieno: in tre grandi quartieri periferici - Barra, San Giovanni e Pon­ticelli - il 20% dei bambini non ha completato il ciclo antipolio e il 30% non ha fatto la vacci­nazione contro la difterite e il tetano; nell'altro campione di popolazione preso in esame, quello della zona Flegrea (Pozzuoli e Comuni limitrofi) risulta che il 20% dei bambini non ha completato le vaccinazioni.

«Spetta ai Comuni, per motivi di controllo ana­grafico, combattere l'evasione vaccinale: statisti­co in via di formulazione sulla base dell'indagine in corso. Già si sa però che l'evasione oscilla fra il 20% ed il 60%, con punte massime in alcu­ni Comuni della provincia di Napoli ed in alcuni quartieri del capoluogo. Ancora pesanti, anche se simili a quelli di altri Paesi più evoluti (e più puliti) sono i dati relativi all'epatite virale: in quest'anno sono stati registrati circa 1.500 casi, ci sono quartieri come Barra dove l'incidenza è di 200 casi l'anno o, come Secondigliano, dove la grave malattia ha toccato il 23% della popo­lazione.

«La costante emergenza igienico-sanitaria del­città che da molti mesi è assediata dai rifiuti, e la contemporanea evasione delle vaccinazioni, pare siano le cause più certe: per cinque bambi­ni colpiti dalla poliomielite - malattia che sem­brava definitivamente sconfitta dopo la tragica epidemia del 1956 - significa che almeno due­mila non si sono vaccinati e corrono gli stessi rischi di quei cinque».

 

(da «Notizie ANIEP», n. 1-2, gennaio-febbraio 1986)

 

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