Prospettive assistenziali, n. 70, aprile - giugno 1985

 

 

INTERVENTO DEL LOGOPEDISTA PER L'ELIMINAZIONE DEI DANNI COMUNICATIVI
 

ANNA PINTO - PATRIZIA STENI

 

 

Questo lavoro nasce dall'esigenza di indivi­duare le modalità d'intervento del logopedista la cui attività si svolge in un quartiere cittadino che si connota per le gravi carenze socio-economiche e culturali di gran parte della popolazione ivi re­sidente.

I vari servizi socio-sanitari del suddetto quar­tiere, in collaborazione con l'istituto d'igiene dell'Università di Torino, hanno costituito un gruppo di ricerca che si è avvalso della stesura di map­pe evidenzianti topograficamente «caseggiati a rischio». La definizione di «caseggiato a ri­schio» è stata attribuita a quei caseggiati in cui erano presenti almeno sette interventi dei vari servizi soci o-assistenziali e/o sanitari.

Dall'analisi delle richieste degli utenti, dalla rilevazione dei bisogni reali dei medesimi e dalla tipologia degli interventi erogati successivamen­te dai servizi coinvolti, sono state individuate una serie di caratteristiche che connotano in mo­do peculiare la popolazione ivi residente:

- grave situazione alloggiativa; alta frequenza di grave disagio economico correlato ad altri disagi esistenziali; sottosviluppo culturale (anal­fabetismo, analfabetismo di ritorno); sradicamen­to dalle culture di origine ed eterogeneità della provenienza della popolazione; disgregazione del nucleo familiare e fattori genetici predisponenti (tare ereditarie, consanguineità).

Si è verificato che tali fattori determinano fre­quentemente nella popolazione infantile del quar­tiere considerato una insufficiente acquisizione dei meccanismi di base indispensabili per un armonico sviluppo neuropsichico e comunicati­vo dando luogo ad un'alta incidenza di patologie collegate alle gravi deprivazioni di cui sopra. I disturbi conseguenti sono rappresentati princi­palmente da audimutismi carenziali e da ritardi di linguaggio associati a ritardi maturativi glo­bali. Per audimutismo «carenziale» noi inten­diamo quella conseguenza comunicativa che si ha in seguito a una grave carenza qualitativa e quantitativa di adeguate stimolazioni socio-cul­turali durante l'età evolutiva.

Il bambino tipo del quartiere preso in conside­razione in genere a tre anni, presenta un muti­smo relativo (patrimonio verbale non superiore alle venti parole) associato ad inadeguatezza sia della comunicazione gestuale che grafico­pittorica. Sovente tale inadeguatezza si inserisce in un quadro di immaturità globale, in quanto i gros­si problemi di ordine settoriale si ripercuotono sulle abilità più generali. Se questa situazione perdura nel tempo a un disturbo di tipo funzio­nale corrisponderanno massicce conseguenze di tipo organico, quindi irreversibili. Difatti se entro precise fasce d'età il soggetto non può compiere adeguate esperienze di tipo afferente ed efferen­te, determinati collegamenti nervosi non vengo­no più a crearsi. Risulta quindi indispensabile diagnosticare questi soggetti il più precocemen­te possibile per evitare che il recupero sia sol­tanta parziale o talvolta addirittura impossibile.

L'intervento del logopedista nel progetto di educazione sanitaria del nostro quartiere per la fascia materno-infantile, mirato alla eliminazione­riduzione di questo tipo di disturbo comunicati­vo, viene esplicitato attraverso una serie di mo­dalità relative a due fasi:

1) fase preventiva,

2) fase di abilitazione-riabilitazione.

1) Fase preventiva. - Si avvale di: incontri in­formativo-esplicativi con le partorienti sulle mo­dalità di approccio per uno sviluppo armonico della comunicazione verbale e non verbale del bambino, durante i corsi di preparazione alla na­scita presso il consultorio familiare; stretta col­laborazione con l'assistente, sanitaria del consul­torio pediatrico che al momento della visita mi­rata ai «nuovi nati» nei caseggiati, fornirà sem­plici indicazioni alla madre per la stimolazione verbale del bambino (in situazioni particolarmen­te carenziate verrà consigliato l'inserimento pre­coce nell'asilo nido); controlli periodici presso il consultorio pediatrico sui bambini del quartie­re residenti nei «caseggiati a rischio» per veri­ficare l'adeguatezza del profilo comunicativo ri­spetto all'età cronologica (la fascia d'età più idonea è quella dai due anni e mezzo ai tre anni); sensibilizzazione delle famiglie rispetto all'inse­rimento precoce presso la scuola materna come momento fondamentale di stimolazione-educazio­ne-socializzazione; attivazione di un collegamen­to coi medici di base per l'individuazione precoce di rischi comunicativi e per un sollecito invio al logopedista; incontri con gli operatori scolastico­educativi per informarli sulle problematiche dei bambini provenienti dalle «zone a rischio» e per indicare loro i contenuti del programma edu­cativo specifico da mettere in atto nei casi di profili prestazionali inadeguati, per sensibilizzarli all'evidenzi azione delle forme di audimutismo, per consigliare l'attivazione di una collaborazio­ne formalizzata sia con le famiglie disagiate (ove è possibile), sia con le strutture socio-assisten­ziali e/o sanitarie del territorio.

2) Fase di abilitazione-riabilitazione. - I soggetti possono accedere direttamente al servizio di logopedia oppure possono essere inviati: a) dal personale scolastico-educativo, previa discussio­ne del caso col sussidio di un'apposita scheda di rilevazione dei rischi comunicativi precompilata dallo stesso; b) dagli operatori socio-assisten­ziali, sanitari, previo colloquio informativo e di­scussione del caso segnalato.

Il logopedista, qualora venga appurata la ne­cessità di un'indagine più approfondita, intervie­ne mettendo in atto una procedura che si avvale di due momenti: 1) inquadramento logopedico; 2) momento riabilitativo diretto e/o indiretto.

Dalla stesura del profilo individuale, nel mo­mento dell'inquadramento logopedico, in base ai livelli prestazionali possono essere evidenziate situazioni cui corrisponderanno altrettanti mo­menti riabilitativi, che potranno essere di tipo diretto e/o indiretto.

Quando le prestazioni del soggetto risultano inadeguate a tutti i livelli il momento riabilitativo comprende quanto segue: inserimento nel nido o nella scuola materna, stesura di un piano di lavoro specifico da aggiornare periodicamente con gli operatori delle strutture scolastico-edu­cative privilegiando attività sul livello impres­sivo-sensoriale-gnosico-percettivo, controlli pe­riodici diretti per verificare l'evoluzione dei bam­bini, richiesta dell'intervento del servizio sociale nei casi più gravi (situazioni alloggiative disastra­te, grave disagio economico ecc.).

Quando le prestazioni del soggetto risultano inadeguate a tutti i livelli con una particolare compromissione sul canale verbale-fonatorio, vengono attuati tutti gli interventi indiretti di cui sopra contemporaneamente alla presa in carico diretta logopedica mirata in modo specifico alla stimolazione del livello espressivo-esecutivo­prassico e del livello integrativo con particolare riferimento alla strutturazione-espansione della frase ed all'arricchimento del patrimonio seman­tico.

Quando le prestazioni risultano adeguate a tut­ti i livelli, ad eccezione di quelle sul canale ver­bale-fonatorio, viene effettuata la presa in carico riabilitativa diretta di cui sopra.

Al fine di attuare una verifica obiettiva degli interventi proposti, ci si avvarrà di una nuova stesura delle mappe che dovrebbe evidenziare una diminuzione delle comunicopatie su base ca­renziale nei caseggiati risultati a «rischio».

 

www.fondazionepromozionesociale.it