Prospettive assistenziali, n. 69, gennaio - marzo 1985

 

 

PROGETTO SPERIMENTALE DI OSPEDALIZZAZIONE A DOMICILIO

 

 

Pubblichiamo il testo integrale della delibera n. 1134/41/84 assunta dall'Assemblea dell'Unità socio-sanitaria locale 1-23 di Torino il 30 ottobre 1984 e relativa ad un «progetto sperimentale di assistenza ospedaliera a domicilio». Il provve­dimento è stato approvato dall'assemblea del­1'USL nella seduta del 30 ottobre 1984.

Per quanto riguarda le nostre osservazioni, si veda il paragrafo apposito dell'editoriale conte­nuto in questo numero.

 

 

LA DELIBERA DELL'USSL DI TORINO

 

L'Ufficio di direzione ha messo a punto un pro­getto sperimentale di assistenza sanitaria domi­ciliare sostitutiva dell'assistenza ospedaliera, in­dirizzata ai seguenti obiettivi:

- precoce reinserimento del malato anziano nel suo contesto sociale e familiare, dopo un ricovero ospedaliero;

- riduzione del tasso di spedalizzazione;

- migliore assistenza sanitaria ai malati cro­nici -ed ai malati in fase terminale;

- innesco di metodologie di intervento sanita­rio integrato e unificato.

La forma di assistenza domiciliare che compiu­tamente realizza tali indirizzi è la così detta «assistenza ospedaliera a domicilio», che è svolta con il concorso dei medici e degli infer­mieri dello stesso ospedale che in precedenza hanno avuto in cura il malato ricoverato.

Si tratta di assistenza domiciliare collegata con un ospedale e rivolta a malati dimessi precoce­mente dallo stesso ospedale, per evitare gli ef­fetti negativi di una prolungata degenza in am­biente ospedaliero («ospedalismo»); tale assi­stenza è attuabile quando, con il consenso del malato e della sua famiglia, si sia in grado di garantire nell'ambito familiare gli stessi livelli di trattamento e di assistenza che sarebbero praticati in ospedale, assicurando la continuità di cura con l'intervento degli stessi medici e infermieri del reparto ospedaliero di ricovero, a supporto dell'opera del medico curante e degli infermieri dei servizi sanitari di base.

Una applicazione tipica della assistenza ospe­daliera a domicilio può essere rivolta ad amma­lati anziani cronici che, in alternativa alla perma­nenza in un tradizionale reparto ospedaliero in condizioni spesso di grave disagio psichico e fisico, possono ritornare nell'ambito familiare ed usufruire di un piano di assistenza psico-sanita­ria completo e più consono alle loro esigenze.

Il piano di assistenza ospedaliera a domicilio impegna in un lavoro di équipe il medico curan­te e i medici specialisti ospedalieri del reparto che ha dimesso il malato, gli infermieri ospe­dalieri e gli infermieri dei servizi sanitari terri­toriali, medico psicologo, assistente sanitario e assistente sociale, con la partecipazione della famiglia.

I vantaggi che si possono conseguire con la applicazione di questa modalità di assistenza sanitaria non vanno necessariamente riferiti ad una riduzione dei costi rispetto al ricovero ospe­daliero tradizionale, ma vanno soppesati in ter­mini di una migliore assistenza del malato, spe­cie se anziano e lungodegente:

 

a) Vantaggi di ordine umano e sociale

Il malato viene reinserito nell'ambito familiare e si riducono così gli effetti negativi della ospe­dalizzazione (disagi di ordine psicologico, eco­nomico e sociale per il paziente e per la sua fa­miglia).

 

b) Vantaggi sull'efficacia del trattamento assistenziale

Viene colmata la «zona di vuoto» esistente al momento della dimissione del malato dall'o­spedale per le difficoltà di comunicazione tra medico ospedaliero e medico curante, che il ma­lato vive come sensazione di abbandono e di insi­curezza e che spesso compromette la continuità di cura.

L'integrazione delle équipes mediche assicu­ra un trattamento più completo e personalizzato, che valorizza la partecipazione diretta anche del personale di assistenza, della famiglia e del ma­lato stesso.

 

c) Vantaggi sulla organizzazione e sulla efficienza dei servizi sanitari

L'assistenza ospedaliera a domicilio rappre­senta una concreta modalità di «apertura» e di collegamento dell'ospedale ai Servizi Sani­tari territoriali e alla assistenza medica di base in particolare.

Può attivare un processo di ricupero della fun­zione e della dignità del medico curante, che solitamente subisce la frustrazione professionale di dover praticare passivamente i trattamenti prescritti dal medico ospedaliero, mentre con questo sistema viene richiamato ad un ruolo at­tivo nella presa in carico, nella sorveglianza e nel trattamento del malato dimesso dall'ospe­dale.

 

d) Vantaggi culturali e professionali

I rapporti tra l'équipe ospedaliera e il medico curante non possono che favorire un reciproco arricchimento culturale e di pratica professio­nale, e indirizzare ad una visione globale di trat­tamento che considera tutte le esigenze dell'uo­mo ammalato.

 

e) Vantaggi sotto l'aspetto della educazione sanitaria

La partecipazione del malato stesso e della sua famiglia al piano di trattamento costituisce una efficace forma di educazione sanitaria.

Sulla base di tali premesse, può essere atti­vato un primo progetto operativo sperimentale di «assistenza ospedaliera a domicilio», rivolto ad ammalati selezionati che rientrino nelle se­guenti condizioni:

- Malati anziani con riacutizzazione di pato­logie croniche, dimessi precocemente dopo il primo trattamento dell'episodio di riacutizzazio­ne, per evitare i gravi effetti negativi di una prolungata degenza in ambiente ospedaliero;

- Malati con grave compromissione dello stato generale per patologia in fase evolutiva che richieda periodici ricoveri ospedalieri per controlli e trattamenti speciali;

- Pazienti che hanno subito interventi grave­mente mutilanti (laringectomizzati, colostomizza­ti) che richiedono una assistenza medica rieducativa e psicologica per il loro reinserimento socio-familiare;

- Malati in fase terminale per patologia on­cologica o altre gravi affezioni, che in ospedale si trovano solitamente in condizioni di grave disagio psichico e fisico.

 

Il piano di assistenza deve coinvolgere:

- il malato e la sua famiglia, che devono dare esplicito consenso e piena disponibilità al­l'assistenza a domicilio;

- il medico di base cui è affidato l'assistito;

- un medico specialista ospedaliero della di­visione presso cui il malato è stato ricoverato;

- un medico psicologo;

- un infermiere ospedaliero della stessa di­visione;

- un infermiere e una assistente sociale del distretto sanitario;

- una assistente sanitaria dell'ospedale di provenienza del malato;

- un gruppo di volontari disponibili ad un im­pegno orario fisso predeterminato, opportuna­mente coordinati ed addestrati;

- una fisioterapista da inserire con interventi periodici quando se ne ravvisi la necessità;

- consulenti specialisti disponibili a chiamata per i casi che lo richiedano.

La predisposizione del piano di assistenza deve tener conto, tra l'altro:

- della necessità di dotazione al domicilio di bombola di ossigeno con erogatore, piantana per fleboclisi, respiratore «ambu», piccolo aspi­ratore;

- della disponibilità di un collegamento tele­fonico del domicilio dell'assistito con un pre­ciso punto di riferimento ospedaliero, dove il me­dico di servizio possa rispondere a richiesta di interventi urgenti e possa soddisfare le esigenze di consigli, di suggerimenti o di semplice con­forto, per la tranquillità del malato e dei fami­liari;

- della eventuale necessità di un aiuto dome­stico alla famiglia per le pulizie e l'alimentazione del malato.

Il malato è da considerarsi affidato alla respon­sabilità del medico curante di base, che coordi­na il trattamento nell'ambito di un lavoro di grup­po, che vede il medico specialista ospedaliero impegnato ad assicurare un supporto costante, anche tramite l'opera di integrazione dell'infer­miere dei servizi sanitari di base cui è affidata l'assistenza infermieristica.

La responsabilità della conduzione del piano sperimentale di assistenza le del coordinamento dei vari interventi dovrà essere affidata ad un «Capo progetto centrale» nella persona di un medico qualificato, designato dall'Ufficio di dire­zione della USSL.

Tenuto conto degli indirizzi sopraindicati, può essere avviata una sperimentazione di assisten­za ospedaliera a domicilio limitata a pochi am­malati ricoverati in reparti ospedalieri di medi­cina generale, geriatria e oncologia, con riferi­mento ai quartieri di pertinenza e precisamente:

Ospedale Molinette - Div. di geriatria (prof. Fabris). Quartieri di riferimento: 2, 9, 10, 23.

Ospedale Maria Vittoria - Div. di medicina gen. 1 (prof. Galeone). Quartieri di riferimento: 6, 14, 15.

Ospedale S. Giovanni Vecchio - Div. di onco­logia (prof. Calciati). Quartieri di riferimento: 1,3,8.

Ospedale N.A.M. - Via Cigna - Div. di geriatria (proff. Dughera e Muratori). Quartieri di riferi­mento: 7, 17,

Un inizio graduale limitato ai casi per i quali ricorrano tutte le condizioni per l'attuazione dell'assistenza domiciliare, consentirà di mettere a punto i tempi di assistenza necessari per ogni operatore, di precisare la casistica che più si presta per una assistenza domiciliare di questo tipo e infine di acquisire í necessari elementi per un calcolo dei costi di assistenza.

In questa prima fase di sperimentazione per il carico assistenziale ospedaliero ci si potrà av­valere delle dotazioni attualmente disponibili; per il settore extraospedaliero si dovrà poter contare per ogni quartiere interessato sui servizi assistenziali di base, opportunamente integrati con personale infermieristico sufficiente a co­prire, se pure a tempo parziale, le 24 ore nonché con personale volontario, secondo i piani di as­sistenza individuali.

Dovrà altresì essere coinvolto, con il medico curante, il servizio di guardia medica e il ser­vizio di assistenza sociale.

 

 

IL COMITATO DI GESTIONE

 

Udita la relazione del Presidente;

Attesa l'importanza sanitaria e sociale che ri­veste l'iniziativa tendente a porre in atto una fase sperimentale di assistenza domiciliare all'anziano volta a ridurre nella massima misura possibile le ospedalizzazioni, allargando la sfera di intervento nell'ambito della famiglia;

Considerato essere necessaria una prima fase di sperimentazione per acquisire necessari ele­menti di valutazione dei risultati per una più precisa definizione degli interventi e dei conse­guenti oneri economici:

Preso atto dei pareri scritti espressi obbliga­toriamente dai capi dei Servizi competenti a norma dell'art. 5, 2° comma, L.R. 22.5.1980 n. 60;

Preso atto del concordante voto consultivo fa­vorevole espresso dal Coordinatore, Sanitario e dal Coordinatore Amministrativo;

Previa votazione: a maggioranza con l'astensio­ne dei Consiglieri: Cattel (PRI); Martini, Salerno (DC); De Marchi (PLI). Presenti 14; astenuti 4; favorevoli 10;

 

DELIBERA

 

di sottoporre all'approvazione dell'Assemblea Ge­nerale ai sensi della lett. a, art. 13 della Legge 21.1.80 n. 3 il presente provvedimento:

1) di approvare il piano sperimentale di inter­venti previsti per l'avvio della assistenza ospe­daliera a domicilio;

2) di dare mandato all'Ufficio di direzione di dar corso al piano operativo sperimentale e di procedere ai seguenti adempimenti:

a) Selezione tra i ricoverati dei quattro ospe­dali dei malati dei quartieri di pertinenza per i quali ricorrono le condizioni per il proseguimento delle cure con assistenza ospedaliera a domici­lio secondo i criteri generali sopra enunciati.

La selezione sarà affidata ai Primari delle divi­sioni di degenza, che si avvarranno dell'opera di una Assistente Sanitaria ospedaliera a ciò de­putata, che avrà il compito di accertare tra l'altro se la situazione familiare consente l'esperimento.

b) Convocazione dei medici di base cui sono affidati i malati prescelti per concordare il pas­saggio dei rispettivi ammalati all'assistenza ospedaliera a domicilio e per assicurarsi la loro disponibilità per la attuazione del piano assi­stenziale.

c) Designazione del «Capo progetto centrale» da identificare possibilmente in un medico psi­cologo, che deve costituire punto di riferimento per la registrazione dei risultati delle esperien­ze e per la uniformità degli interventi.

d) Designazione dell'Assistente Sanitaria ospe­daliera, dei medici specialisti e degli infermieri delle divisioni di ricovero dei malati prescelti, da impegnare nel piano assistenziale.

e) Reperimento e individuazione del personale extraospedaliero impegnato nel piano di assi­stenza:

- Infermieri, Assistente Sociale, Terapisti del­la Riabilitazione dei servizi sanitari di base;

- Gruppo di volontari delle Organizzazioni di volontariato, per i quali saranno definiti i com­piti, i vincoli e i rapporti degli eventuali ope­ratori.

f) Formalizzazione dell'impegno di servizio fuo­ri ospedale per il personale ospedaliero, anche ai fini di copertura assicurativa e di rimborso spese di trasporto o di autorizzazione all'uso di automezzo dell'amministrazione.

g) Regolamentazione del carico di spesa per la fornitura dei materiali sanitari, per medicinali ed altri presidi sanitari impiegati nell'assistenza domiciliare.

h) Formulazione di protocolli relativi a:

- modalità di intervento a domicilio delle va­rie figure professionali;

- comportamento e rapporti tra queste figure e la famiglia;

- modalità di intervento attivo della famiglia nella cura e nella assistenza;

- compiti, disciplina e riferimenti operativi per il volontariato.

i) Definizione con i competenti uffici dell'As­sessorato all’Assistenza del Comune di Torino degli interventi assistenziali da porre a carico del Comune stesso per assicurare un aiuto do­mestico alla famiglia quando se ne riscontri la necessità;

3) Di dare atto che il presente provvedimento nella sua fase esecutiva di avvio della speri­mentazione non comporta un maggior onere e che gli oneri in prosieguo determinabili forme­ranno oggetto di separati, successivi puntuali provvedimenti;

4) Di riservarsi entro il 31 dicembre 1984 la valutazione dei risultati raggiunti nella prima fa­se di sperimentazione e di procedere alla defi­nizione degli eventuali maggior impegni di spesa necessari al completamento del programma.

 

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