Prospettive assistenziali, n. 67, luglio - settembre 1984

 

 

ASPETTI DELL'ASSISTENZA ALL'ANZIANO NON AUTOSUFFICIENTE

ETTORE STRUMIA (1)

 

 

Il problema dei pazienti cronici e dei soggetti non autosufficienti costituisce uno dei nodi dell'assistenza geriatrica.

Fra i vari processi morbosi tipici dell'età seni­le e causa di cronicità e di progressiva perdita dell'autosufficienza, a lato delle malattie cardio­respiratorie, dei processi neoplastici, delle gravi reumoartropatie invalidanti, un ruolo di partico­lare rilievo è occupato dai disturbi collegati alla involuzione delle strutture e funzioni cerebrali sia su base circolatorio-arteriosclerotica, sia più spesso su base primitivamente atrofica.

Sia per incidenza numerica, e conseguente ca­rico assistenziale per le strutture socio-sanitarie, sia per l'impatto emotivo e la gravità di una ma­lattia che compromette la personalità psichica e le più importanti funzioni intellettive e affettive dell'uomo, tali pazienti costituiscono il problema centrale dell'assistenza all'anziano.

Quale è l'entità numerica del problema?

È attualmente in corso a Torino, a cura dell'Assessorato all'assistenza, una indagine, volta a individuare il numero di anziani più o meno gravemente compromessi da tale tipo di pato­logia, al fine di definire entità e qualità di inter­vento assistenziale da programmare per il pros­simo futuro.

In attesa di tali dati possiamo però riferirci alle ricerche epidemiologiche.

Indagini su campioni randomizzati di soggetti anziani hanno evidenziato che dal 15 al 35% dei soggetti di età superiore ai 65 anni presenta qual­che segno di involuzione cerebrale: almeno il 5-6% del totale presenta segni più gravi di deca­dimento mentale, francamente diagnosticabile co­me demenza.

Se si considera che gli ultrasessantacinquenni in Torino sono circa il 13,3% della popolazione (ossia su 1.087.000 abitanti, circa 143 mila), dob­biamo ritenere che alcune migliaia di persone, dalle 3 alle 5 mila, presentano tale processo morboso in modo pesantemente invalidante.

I più gravi di questi pazienti, quando la fami­glia non è più in grado di assisterli al domicilio, sono indirizzati a tre grossi istituti (Convalescen­ziario Crocetta, I.R.V., Casa di Riposo geriatrica «Carlo Alberto»), la cui disponibilità è attual­mente di circa 900-1000 posti letto, in via di ridu­zione, per le ristrutturazioni in corso.

Tutte le proposte di ricovero sono controllate ed avvengono su disposizione dei Centri sociali del Comune: nel 1983 vi sono state 890 domande di ricovero. Dopo la valutazione dei Centri sociali ne sono state accettate 799, di questi soggetti 420 sono stati accolti negli istituti citati; 188 sono deceduti mentre erano in lista di attesa; si sono avute infine 191 rinunce.

È da ricordare che a lato di tali istituti pubbli­ci, operano una miriade di piccole iniziative pri­vate, nella città e nelle immediate vicinanze, che accolgono non-autosufficienti, a scopo eminente­mente speculativo, con servizi in genere ridotti al minimo: è difficile quantificare il numero dei loro ospiti, in quanto sfuggono attualmente ad ogni controllo, ma è indubbiamente piuttosto ele­vato.

È anche da ricordare che un alto numero di anziani gravemente compromessi nelle loro con­dizioni fisiche e psichiche viene faticosamente e amorevolmente mantenuto al proprio domicilio da familiari, che spesso si sacrificano oltre ogni dire in questa opera di assistenza, scarsamente o nulla aiutati dai servizi pubblici.

Nel caso dei non-autosufficienti che giungono al ricovero in strutture assistenziali, quali sono le condizioni, la loro prognosi, la sopravvivenza, le necessità sanitarie e assistenziali, le possibilità o meno di recupero?

È logico il loro ricovero? È logica la loro per­manenza in istituto? Sarebbero possibili, ed en­tro quali limiti, soluzioni alternative?

Cercheremo di rispondere ad alcuni di questi quesiti partendo dalla analisi dei dati dell'Istituto «Carlo Alberto».

Vari di questi dati sono già noti a molti di voi (2), essendo stati presentati nell'82 in una relazione sulle strutture di ricovero per non-auto­sufficienti in Torino al convegno ANIMOG (la si­tuazione non è certo variata da allora).

Abbiamo comunque cercato di integrare tali dati, che si riferivano all'arco di un anno (giugno '80 - giugno '81) con altri più recenti e relativi in particolare all'anno 1983.

 

Tabella 1 - Condizioni all'ingresso

Per dare un'idea delle condizioni di questi pa­zienti, si sono riunite in questa tabella le meno­mazioni più gravi, e la loro incidenza percentuale, nei soggetti al momento dell'ingresso in istituto.

Il 58% non è in grado di camminare (34% bloccati a letto; 24% su carrozzella).

Il 40% non è in grado di mangiare autonoma­mente, ma deve essere imboccata o per lo meno aiutato.

Il 53% presenta fenomeni di disorientamento spazio-temporale (26% saltuario; 27% grave e pressoché costante). Il 20% presenta inoltre fe­nomeni di agitazione psico-motoria.

Piaghe da decubito sono presenti all'ingresso nel 16%.

Oltre il 53% presenta incontinenza vescicale; ben il 34% doppia incontinenza vescicale e anale.

Per quanto concerne la provenienza, oltre il 50% arriva direttamente da ospedali; circa il 13% da istituti; il 35% circa dal proprio domi­cilio, ma in genere dopo una lunga serie di rico­veri in ospedali vari.

 

Tabella n. 1

Deambulazione impossibile                                 58%

bloccato a letto                                        34%

su carrozzella                                          24%

Alimentazione assistita                                      40%

Disorientamento spazio-temporale                       53%

medio-saltuario                                         26%

grave-totale                                              27%

Agitazione psico-motoria                                    20%

Piaghe dai decubito                                            16%

Incontinenza vescicale                                        53%

Doppia incontinenza                                           34%

 

 

Tabelle 2 e 2 bis - Di quale durata è la loro permanenza in istituto?

Essendo piuttosto modesta la percentuale di dimissioni possiamo prendere come riferimento l'intervallo fra l'ingresso ed il decesso: in questa tabella sono riportati i dati relativi al 1980, '81, '82 e '83.

Anno 1983: si sono avuti 160 decessi; di que­sti il 15% è avvenuto entro il primo mese dall'ingresso; un altro 15% si è verificato entro il 2° e 3° mese.

Complessivamente circa il 30% dei ricoverati è deceduto entro i primi 3 mesi. Circa il 40-45% degli ospiti ha una permanenza in istituto fra i 4-6 mesi ed i 2-3 anni. Seguono gruppi, a percen­tuali inferiori, con durata di permanenza maggio­ri, finanche a 9-11 anni.

Tale andamento è chiaramente evidente anche per gli anni 1980 e 1981.

Nel 1982 è osservabile invece una netta ridu­zione del gruppo a mortalità precoce, che scende al 17-18%: in questo periodo si era attuata, da parte dei responsabili sanitari dell'ente, una po­litica di rifiuta di accogliere i pazienti più gra­vemente compromessi e chiaramente in evoluzio­ne finale. Successivamente tale funzione di filtro è stata assunta dagli uffici assistenziali del Co­mune, che in collaborazione con i responsabili degli ospedali selezionano fra varie domande di ingresso quelle dei soggetti idonei ad essere ac­colte in istituto da quelle dei soggetti più gravi, per i quali è opportuno il ricovero e la perma­nenza in ospedale.

Si direbbe comunque che, almeno per il «Carlo Alberto», le maglie del filtro si sono di nuovo allargate.

Emerge comunque da questa analisi che fra i pazienti indirizzati a questi istituti, è presente un gruppo più gravemente compromesso, con prognosi infausta a breve termine, per il quale ci si chiede se non sarebbe più logico il manteni­mento in strutture più tipicamente sanitarie.

Un secondo gruppo più propriamente di cronici, che costituisce l'ospite tipico di queste struttu­re. Infine un terzo gruppo costituito in parte da soggetti, la cui malattia è stabilizzata, con de­corso realmente molto lento, in parte da soggetti migliorati dopo il ricovero, alla cui dimissione si sono però opposti in genere problemi sociali o di mancanza di adeguate strutture sul territorio, e che pertanto permangono illogicamente rico­verati.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tabella n. 2

 

 

Tabella n. 2 bis

                                                                                                                                                               

                   1-30        31-60      61-90      4-6           7-12        1-2          2-3          3-4           4-5       5-7       7-9       9-11

                   giorni       giorni       giorni       mesi         mesi        anni         anni         anni         anni      anni      anni      anni

anno                                                                                                                                                                              

1980           29            7              7              15            18            11            15            16            9           7          2           1

decessi                                                                                                                                                                         

n. 137         21,2%     5,1%       5,1%       11,0%      13,1%     8%          11%        11,7%      6,6%    5,1%    1,5%    0,7%

 

1981           33            15            10            19            28            24            15            8              11         10        6           6

n. 185         17,9%     8,1%       5,4%       10,3%      15,1%     13%        8,1%       4,3%        6%       5,4%    3,2%    3,2%

 

1982           11            7              6              15            21            27            19            7              4           7          4           4

n. 132         8,3%       5,3%       4,5%       11,4%      15,9%     20,5%     14,4%     5,3%        3%       5,3%    3%       3%

 

1983           25            11            13            11            19            25            24            6              5           8          9           4

n. 160         15,6%     6,9%       8,1%       6,9%        11,9%     15,6%     15%        3,8%        3,1%    5%       5,6%    2,5%

 

 

 

 

 

Tabella 3

Sono qui riportati alcuni dati relativi ai nuovi ingressi nell'anno 1983.

L'età media è molto avanzata, circa 80 anni.

Su 158 ingressi, ben 55 (34,8%) risultava de­ceduta al 31.12.1983. Spicca la forte mortalità nel primo mese (21 su 55) e nei successivi 2 mesi (altri 21 casi), a conferma dell'esigenza di questo gruppo di soggetti indirizzati agli istituti di riposo in condizioni pressoché finali.

 

 

Tabella n. 3

 

1983

Ingressi                  158                     età media       80,1

donne               98                       età media       80,8

uomini               60                       età media       78,9

 

                                           uomini                   donne                    totale

ingressi                               60                         98                         158

deceduti entro l'anno             25 (41,7%)             30 (30,6%)             55 (34,8%)

 

Decessi                                                n. 55

< 1 mese                                              n. 21 (38,2%)

31-60 giorni                                           n. 10 (18,2%)

61-90 giorni                                           n. 11 (20%)

91-120 giorni                                          n. 5 (9,1%)

> 121 giorni                                           n. 8 (14,5%)

 

 

Tabella 4 - Necessità sanitarie

Si discute molto se le necessità di questi pa­zienti siano più propriamente sanitarie o sempli­cemente sociali e assistenziali.

Noi riteniamo che i due aspetti non possono essere disgiunti, ma costituiscono due momen­ti integrati ed inscindibili dall'intervento di aiuto e di appoggio: a questi ammalati, e che devono essere rappresentati su un pari piano di impor­tanza in qualsiasi servizio per l'anziano, sia esso di ricovero, sia sul territorio o domiciliare.

In questa tabella sono riportati alcuni dati di intervento più tipicamente sanitario.

In alto, su una richiesta della commissione di vigilanza del Comune di Torino, volta a definire le necessità di infermieri nell'istituto, sono ripor­tati, su una giornata assunta di campione, le pre­stazioni terapeutiche complessive nell'arco delle 24 ore: orali, parenterali e locali.

327 ospiti; 309 in terapia; 756 prestazioni di terapia orale; 147 di terapia parenterale; 149 di terapia locale.

Nella seconda e terza fascia sono riportati, a indice delle varie necessità mediche, i trattamen­ti dietetici particolari richiesti dalle condizioni cliniche dei pazienti ed i trattamenti fisioterapici.

Su una presenza meda di 327 ospiti si hanno 179 pazienti con necessità dietetiche particolari; sui nuovi 158 ingressi, ben 61 necessitavano tale tipo di intervento.

È importante osservare inoltre che 98 ospiti in totale, e 48 sui nuovi ingressi del 1983, presenta­vano gravi problemi di ipoalimentazione e neces­sitavano un adeguato intervento di, terapia diete­tica iperproteica e ipercalorica, a lato della tera­pia farmacologica e fisioterapica eventualmente necessaria.

Le prestazioni fisioterapiche sono state com­plessivamente oltre 5200, dei quali 2996 presta­zioni di rieducazione funzionale.

La rieducazione funzionale, nel gruppo di pa­zienti sui quali è stata iniziata, ha consentito un recupero totale nel 49% e parziale nel 21%.

Su questi dati occorre soffermarsi un momento per ben comprendere importanza e limiti, con­siderando in particolare il gruppo dei nuovi in­gressi del 1983.

 

 

 

 

 

 

Tabella n. 4

 

N. ospiti          Ospiti in terapia                      N. prestazioni terapeutiche giornaliere (6.1.1984)

     327                     309                       N. prestazioni         N. prestazioni parentali     Terapia locale

                                                           terapia locale         (iniezioni m./e.v.;

                                                                                        ipodermoclisi;

                                                                                        fleboclisi)

                                                                  756                            147                              149

                                                                                                                             medic. piaghe  64

                                                                                                                             lavature vesc.

                                                                                                                             o cateteri        71

                                                                                                                             Colonstomia      3

                                                                                                                             altre                51

 

Terapie dietetiche                 Totale medio ospiti        Nuovi ingressi

anno 1983                                       327                            158

iperproteiche - ipercaloriche               98                              48

diabetiche                                        33                              5

ipocaloriche                                     19                              2

insufficienza renale                           12                              2

per sonda naso-gastrica                    7                                1

altre                                                10                              3

Totale                                              179                            61

 

Trattamenti fisioterapici anno 1983:                                  n. 5.209

n. prestazioni di rieducazione funzionale                                2.996

- recupero totale                               49%

- recupero parziale                            21%

- non recupero                                  20%

n. prestazioni di terapia strumentale                                      1.907

n. prestazioni di ginnastica respiratoria                                  24

n. prestazioni di massoterapia                                              282

 

 

Tabella 5

Si tratta di 158 casi, dei quali dobbiamo to­gliere quei 55 casi a prognosi infausta a breve volgere. L'ingresso in istituto è visto in genere come definitivo, e come tale è giudicata in genere la condizione di non-autosufficienza, che ne è alla base.

In realtà sui rimanenti 103, si è invece ritenu­to opportuno iniziare un tentativo di rieducazione funzionale in 31 soggetti: fra questi si è avuto un recupero totale (deambulazione autonoma) in 13 casi (42%) ed un recupero parziale (deambula­zione assistita) in 7 casi (23%).

Sono questi i pazienti (circa 20% sugli ingressi non a prognosi chiaramente infausta a brevissi­ma scadenza) suscettibili di dimissioni dagli isti­tuti, avendo a disposizione sul territorio strutture di sostegno e di appoggio per essi e le loro fa­miglie.

 

 

Tabella n. 5

 

Rieducazione funzionale

N. ingressi 1983                                                              158

N. pazienti in cui si è iniziata rieducazione funzionale         31

recupero totale (deambulazione autonoma)              13 (42%)

recupero parziale (deambulazione assistita)             7 (23%)

non recupero                                                         11 (35%)

 

 

Tabella 6

A lato dell'intervento più tipicamente medico, ed integrato a questo, è necessario per questi soggetti tutta una serie di attività socio-riabili­tative in senso lato, il cui significato non è solo quello di migliorare le condizioni ambientali, il clima di vita e la permanenza, che abbiamo visto spesso essere così lunga in istituto.

Tali attività sono elementi di stimolazione fisi­ca e psichica, atti a mantenere e risvegliare inte­ressi, desiderio di partecipazione, voglia di fare, sicurezza di sé: elementi tutti che concorrono sia a rallentare il processa di involuzione senile, sia a migliorare le condizioni generali del sogget­to e anche a consentirne, in una certa percen­tuale di casi, il recupero funzionale.

Esse costituiscono un elemento essenziale del­la terapia dell'anziano cronico.

Sono qui riportati i dati complessivi relativi all'anno 1983.

Malgrado le precarie condizioni fisiche sia de­gli ospiti già presenti in istituto, sia dei nuovi ingressi, hanno partecipato alle varie attività so­cio-riabilitative (terapia occupazionale, ginnasti­ca, arti applicate, spettacoli, films, feste) ben 63 soggetti attivamente e 140 con presenza.

Tali dati potrebbero ulteriormente migliorare, sia come numero di' partecipanti, sia come risul­tati di effetto terapeutico e di miglioramento glo­bale delle condizioni psico-fisiche degli ospiti, avendo a disposizione personale qualificato e quantitativamente adeguato, che si dedichi a tali compiti.

Questo aspetto è stato finora piuttosto trascu­rato nell'organizzazione dei servizi assistenziali per i non-autosufficienti: esso dovrà avere nel prossimo futuro un'adeguata valutazione e poten­ziamento, costituendo un cardine fondamentale sia della qualità della vita negli istituti, sia della possibilità di recupero e di riabilitazione del non­-autosufficiente.

 

Tabella n. 6

 

Totale ospiti lungodegenti:                                        n.  328

Hanno partecipato ad attività socio-riabilitative:

attivamente:                                                        63

con presenza:                                                     140

 

Attività                                                                      N. partecipanti     Frequenza delle attività

Riunioni di gruppo                                                       4                        quindicinale

Terapia occupaz. in rep. corsi di tessitura e creta          56                       bisettimanale

Ginnastica                                                                 45                       bisettimanale

Arti applicate (attività svolta con volontari)                     20                       mensile

Spettacoli - feste                                                        135                     mensile

Films                                                                        52                       settimanale

Pranzi fuori istituto                                                     18                       ogni tre mesi

Gite                                                                          12                       (n. 6 mensili nei mesi estivi)

Viaggi con gruppi esterni                                             13

Soggiorni                                                                   7

 

 

 

Tabella 7

In questa tabella sono riportati i dati di parte­cipazione alle attività socio-riabilitative, relativi ai nuovi ingressi dal 1983. Oltre un terzo dei pa­zienti (e oltre la metà, se escludiamo il gruppo a diagnosi rapidamente infausta) ha partecipato con profitto, attivamente o con presenza a tali iniziative.

 

 

Tabella n. 7

 

Totale nuovi ingressi 1983:                                       n.  158

Hanno partecipato ad attività socio-riabilitative:

attivamente:                                                        23

con presenza:                                                     35

 

Attività                                                                      N. partecipanti     Frequenza delle attività

Terapia occupaz. in rep.                                              23                       bisettimanale

Ginnastica                                                                 15                       bisettimanale

Arti applicate                                                             5                        mensile

Spettacoli - feste                                                        30                       mensile

Films                                                                        20                       settimanale

Pranzi fuori istituto                                                     2

 

 

 

Tabella 8

La situazione globale, rispetto ai nuovi ingres­si dal 1983, è così riassumibile: un terzo circa è deceduto; 5 pazienti sono stati dimessi; dei 98 rimasti in istituto, 20 sarebbero dimissibili in famiglia o in strutture protette. Ma nella maggior parte dei casi, problemi sociali e familiari si op­pongono alle dimissioni: mancanza di strutture esterne, mancanza di famiglia; impossibilità da parte della famiglia; in alcuni casi anche una scelta da parte del paziente scarsamente motiva­to ad intraprendere nuove iniziative.

Tali dati, relativi al 1983, non si discostano sen­sibilmente da quelli in precedenza presentati (congresso ANIMOG 1982) e relativi al periodo giugno '80 - giugno '81.

 

 

Tabella n. 8

 

Anno 1983

Ingressi                          158

deceduti                      55

dimessi                         5

presenti                       98

dimissibili                    20

 

 

Conclusioni

Sotto l'etichetta di anziano cronico non-auto­sufficiente si raggruppano delle realtà molto di­verse.

Se la base comune è una situazione sempre di grave compromissione psico-fisica, e di alta necessità medico-assistenziale, non dobbiamo di­menticare che fra questi pazienti si possono di­stinguere gruppi diversi, con differenti bisogni e con necessità di diverso tipo di intervento e di approccio assistenziale.

1) Vi è un gruppo di pazienti in condizioni pre­terminali, a prognosi rapidamente infausta, le cui necessità sono quelle tipiche dell'ammalato mo­rente: terapia del dolore, assistenza psicologica, assistenza medica ed infermieristica.

2) Vi è un cospicuo gruppo di cronici, molti dei quali accolti negli istituti per anziani, fondamen­talmente non recuperabili: in genere cerebropatie senili su base vascolare e/o atrofica (spesso as­sociate ad altri processi morbosi: polmonari, car­diaci, ecc.). Sono pazienti in progressivo declino psico-fisico, più o meno rapido, ma le cui condi­zioni ed il cui decorso può essere favorevolmen­te influenzato, oltre che da un adeguato e cor­retto intervento medico, da un ben coordinato programma di stimolazione ambientale di attivi­tà socio-riabilitative. che ne stimolino e ne esal­tino le possibilità residue.

Nulla è più dannoso per questi pazienti che un atteggiamento medico e assistenziale passivo e rinunciatario.

3) Il terzo gruppo è rappresentato da un con­sistente numero di soggetti (20-25%), con pato­logie varie invalidanti, ma potenzialmente recu­perabili o per lo meno migliorabili.

Sono pazienti che necessitano di un prolunga­to intervento riabilitativo, nel quale aspetti più propriamente medici si integrano ad un comples­so di attività ed iniziative socio-riattivanti, volte a stimolare e potenziare tutte le possibilità del soggetto, a risvegliarne interessi, la fiducia in sé, il desiderio di recuperare, di fare, di reinserirsi nella società.

In quest'opera è necessario l'intervento coor­dinato di una componente sanitaria (medici, in­fermieri, fisioterapisti) e di una componente as­sistenziale e riabilitativa particolarmente quali­ficata (ergoterapisti, assistenti sociali, psicolo­gi), i cui sforzi siano finalizzati al compito del recupero globale e del reinserimento dell'anzia­no nell'ambiente sociale.

A tale situazione potenziale corrisponde però attualmente uno scarsissimo numero di recuperi funzionali, e nel caso, dei ricoverati in istituto, un limitatissimo numero di dimissioni.

Parlando di anziani non-autosufficienti si è por­tati in genere a ritenere tale stato irreversibile. Nell'ottica dei parenti e delle strutture sociali, che chiedono e propongono il ricovero, e dei pa­zienti stessi, l'ingresso in istituto è visto e vis­suto in genere come definitivo. Ciò comporta molte conseguenze negative:

a) sottovalutazione delle possibilità di recupe­ro del paziente anziano;

b) disinteresse per l'efficienza dei servizi ria­bilitativi degli enti cui è affidata l'assistenza e la terapia di questi pazienti; sottovalutazione delle necessità sanitarie e assistenziali di questi sog­getti;

c) grave carenza in questi enti di personale specializzato e motivato a lavorare nel settore dell'anziano, e che sappia comprenderne necessi­tà, problemi e possibilità: in particolare infer­mieri, fisioterapisti, ergoterapisti;

d) mancata predisposizione di servizi atti a fa­vorire le dimissioni dei pazienti migliorati o ria­bilitati (mantenimento del domicilio, spesso smo­bilitato al momento dell'ingresso; appoggio alla famiglia; efficaci soluzioni alternative protette);

e) ne consegue l'obbligata permanenza del sog­getto riabilitato in una struttura non idonea, in mezzo a pazienti gravi ed in costante peggiora­mento, annullando in gran parte le possibilità di un serio programma riabilitativo.

Tali aspetti sono fondamentalmente espressio­ne, al di là delle enunciazioni programmatiche, di una tendenza rinunciataria delle strutture sanita­rie e sociali di fronte ai problemi delle malattie ad evoluzione inabilitante ed alle possibilità di riabilitazione dell'anziano.

Occorrono per questi pazienti servizi sia di ri­covero, sia sul territorio di intervento ambulato­riale o domiciliare, nei quali l'elemento medico sanitario sia strettamente collegato ed integrato a una serie di interventi sociali ed assistenziali e di iniziative riabilitative, che permettano di affrontare globalmente i vari aspetti della croni­cità dell'anziano e della conseguente non-auto­sufficienza. Attualmente di fronte a malattie dell'anziano chiaramente a lungo decorso o preter­minali, le strutture più propriamente sanitarie tendono a defilarsi.

I loro compiti (l'assistenza al paziente termi­nale, la riabilitazione dei pazienti più gravemen­te compromessi, e l'assistenza di soggetti debi­litati ed in progressivo declino psico-fisico) risul­tano affidati a strutture, scarse di mezzi e di personale, alle quali viene chiesto un gravoso compito medico ed assistenziale, senza curarsi di potenziarle adeguatamente e di fornire loro i mezzi necessari.

 

 

 

(1) Relazione tenuta in occasione della seduta pubblica del Tribunale per i diritti del malato, Torino, 18 febbraio 1984.

(2) Cfr. «Gli anziani cronici non autosufficienti: euta­nasia da abbandono - Una ricerca in una casa di riposo» in Prospettive assistenziali, n. 59, luglio-settembre 1982.

 

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