Prospettive assistenziali, n. 65, gennaio - marzo 1984

 

 

INVALIDI, SINDACATI E GOVERNO (OVVERO, LE «DUE VERITÀ»)

 

 

Sull’oramai tristemente famoso art. 9 del de­creto legge 463 del 12 settembre scorso, il cui contenuto comportava di fatto una nuova disoc­cupazione tra i lavoratori handicappati, bloccando la legge vigente sul collocamento obbligatorio degli invalidi, sono già stati scritti fiumi di in­chiostro (1).

Successivamente, il Parlamento lo ha conver­tito in legge con alcune modifiche che, pur con­servandone inalterata l’impostazione emarginan­te, ne hanno attenuata la portata negativa (2).

Tuttavia, in riferimento al dibattito sviluppatosi alle Camere e nel paese - che ha visto anche i movimenti di tutela dei diritti degli invalidi con­trapposti ai vertici nazionali di CGIL CISL UIL - merita tornare sull’argomento, cercando di docu­mentare la «due verità» che si sono delineate sulla origine dell’art. 9.

Due verità. Da un lato, quella dei rappresentan­ti sindacali; dall’altra quella del Governo, soste­nuta dal ministro De Michelis nel corso del dibat­tito per la conversione in legge del provvedi­mento.

Già abbiamo documentato nei numeri preceden­ti di Prospettive assistenziali (3), come nell’ac­cordo Scotti del gennaio 1983 fra Sindacati e Con­findustria una nota a verbale (identificata come «Allegato A») anticipasse e riassumesse le di­sposizioni successivamente inserite nell’art. 9. E, questo allegato, porta - oltre alle firme dei mi­nistri e dei rappresentanti della Confindustria - anche quella dei leader sindacali nazionali di Cgil Cisl Uil.

Una nota che, fra silenzi ed imbarazzanti spie­gazioni dei vertici romani del Sindacato, ha as­sunto il carattere di una vera e propria «intesa segreta» sulla pelle degli handicappati (l’«Alle­gato A» non è stato inviato alle organizzazioni periferiche e di base del Sindacato, nel momento in cui le assemblee di fabbrica e di zona dovevano esprimere il loro parere sull’accordo Scotti).

Doppia verità che permane tuttora; anche se va segnalato come positivo il fatto che si sia avviato - a vari livelli - il confronto ed il dialogo fra le organizzazioni sindacali ed i movimenti di base sui problemi dell’inserimento lavorativo degli in­validi e, più in generale, della loro integrazione nella comunità.

 

I sindacati

 

Sostiene Doriana Giudici, responsabile del set­tore nazionale mercato del lavoro della Cgil: «In effetti questo testo (l’art. 9, n.d.r.) non ci era del tutto sconosciuto: era inserito nella documenta­zione che il ministro Scotti aveva rinviato al sin­dacato dopo l’accordo del 22 gennaio; ma nella documentazione in nostro possesso era in bianco senza firme, come un allegato: si trattava di un testo che per ben due volte era stato presentato al Sindacato, e per due volte era stato respinto. Cosa può essere successo? Anche se può sem­brare assurdo, può essere successo che alle due di notte, nel momento in cui il gruppo ristretto dei tre segretari, dei dirigenti della Confindustria e dei ministri hanno firmato l’accordo, il foglio sia stato firmato per errore. La cosa che sa un po’ di turlupinatura è che quando Scotti ci ha rinviato gli originali, il foglio c’era, ma in bianco. C’è da chiedersi se la ricomparsa del foglio firmato non; sia una “buccia di banana” gettata da qualcuno che ha interesse a far saltare l’accordo del 22 gennaio.

«In ogni caso, al di là di questo episodio che dovrà essere chiarito (e stiamo lavorando affin­ché le associazioni degli handicappati si incon­trino con i segretari generali per un chiarimento), la posizione e l’impegno del Sindacato restano chiari: no all’articolo 9, che rappresenta un vero e proprio siluramento del disegno di legge per la riforma del collocamento».

Anche Giovanni Avonto, segretario generale dell’Unione sindacale regionale del Piemonte del­la Cisl, rispondendo ad una richiesta del Coordi­namento sanità e assistenza fra i movimenti di base di Torino, sostiene:

«Vi allego una nota della Cisl del 3.11.83 e l’or­dine del giorno approvato dall’Esecutivo Cisl, del 9.11.83. che impegna a riprendere e continuare la battaglia per la tutela del diritto al lavoro degli invalidi, ed un telex di chiarimento alle strutture sindacali sulle modifiche intervenute nel corso dell’approvazione del decreto n. 463.

«Voglio anche assicurarvi che il Sindacato non solo non riconosce il cosiddetto “Allegato A” dell’accordo 22 gennaio ‘83, ma in effetti esso non ha mai fatto parte dell’intesa.

«Questo lo sapevano Ministro del lavoro e Con­findustria, che nella prima fase dell’applicazione dell’accordo 22.1.83 non hanno sollevato l’esisten­za del “falso”, tanto che il Parlamento riuscì a bocciare le norme contenute nel primitivo Decre­to convertito nella legge n. 79.

«Ora si è voluto, soprattutto in sede politica, strumentalizzare un incidente, che nella fiducia reciproca sembrava rimosso fin dall’origine: e cioè a mezzanotte del 22 gennaio, quando il Mi­nistro del lavoro presentò le varie copie dell’inte­sa per la firma, in una di queste copie fu indebi­tamente (e non vogliamo pensare ad un’operazio­ne machiavellica!) inserito il foglio chiamato “Allegato n. A” che in effetti il Ministro Scotti nei giorni precedenti aveva sottoposto alla discussio­ne delle due parti sociali contraenti (Sindacato e Associazioni padronali) ricevendo l’assenso di queste ultime e invece il rifiuto della Federazione sindacale unitaria. Durante la firma venne sco­perta l’esistenza di questo foglio improprio in una delle copie, dopo che inavvertitamente aveva già ricevuto parecchie firme e il Ministro fu invitato a distruggerlo. Cosa che apparentemente fe­ce, perché nella successiva trasmissione del do­cumento ufficiale fatta dal Ministro alle parti fir­matarie l’allegato n. A non figura assolutamente.

«Se poi qualcuno strumentalmente ha voluto conservare per l’archivio il foglio dell’incidente e tirarlo fuori nelle scorse settimane per dimostra­re che il Sindacato è contraddittorio, o peggio as­sume impegni in forma occulta, questo dimostra soltanto la pesantezza degli attacchi contro il Sin­dacato oggi in atto, e la scarsa affidabilità con cui la parte pubblica gestisce le delicate operazioni di mediazione che gli vengono conferite».

 

Il Governo

 

Ben diversa è, invece, la lettura del ministro del lavoro, il socialista Gianni De Michelis, suc­cessore di Scotti presso il dicastero dove è stato siglato l’accordo del gennaio 1983. Questi, ad esempio, rispondendo ad una interrogazione dell’onorevole Franco Calamida (che aveva chiesto «se il famoso allegato segreto, da lui presentato ufficialmente in quest’aula e che portò la maggio­ranza a votare contro il diritto al lavoro degli han­dicappati, esista o meno, visto che il Sindacato lo contesta»), ha risposto: «Debbo dire che il cosiddetto “allegato segreto” tale non è: si tratta di un foglio corredato di firme, che è stato anche esibito ai parlamentari, e dovreste chiedere a chi l’ha firmato quale significato abbia. Si tratta di un atto che non è né segreto né falso; io considero comunque la questione superata con la conversio­ne in legge del decreto n. 463» (5).

Ancora il ministro De Michelis, in risposta ad altre interrogazioni:

«L’accordo del 22 gennaio (su una pagina ad hoc, su un allegato nel quale ho letto molte firme, compresa la mia), recita testualmente, in riferi­mento al discorso generale sul costo del lavoro, che il Governo adotterà misure amministrative e legislative per il computo ai fini dell’aliquota d’obbligo degli invalidi riconosciuti tali in corso di rapporto di lavoro, per la sospensione della pos­sibilità di scorrimento, per il controllo dell’avvia­mento... Questi sono impegni che recano anche la firma di Lama, Carniti, Benvenuto, Scotti, Goria, Merloni» (6).

«Due verità», una sola realtà. Come commen­ta Gianni Selleri: «Risulta chiaro che il 22 gen­naio il Sindacato (in cambio di qualcos’altro) ha messo in vendita il diritto al lavoro degli handi­cappati, che la Confindustria l’ha comprato, che il Governo ha fatto da sensale, ben sapendo che i diritti costituzionali sono inalienabili» (7).

Questa interpretazione è confermata dal fatto che finora i vertici romani della Cgil Cisl Uil non hanno avanzato in merito all’allegato A alcuna smentita ufficiale nei confronti del Governo e del­la Confindustria.

Il dibattito, ora, si sposta in Parlamento, dove - chissà quando - si deve discutere la riforma della legge sul collocamento obbligatorio degli invalidi. Quegli handicappati che il ministro De Michelis chiama «stock che bisogna revisiona­re». Speriamo in bene...

 

 

 

(1) Cfr. «Il governo nega agli invalidi il diritto al lavoro», in Prospettive assistenziali, n. 61, gennaio-marzo 1983, pp. 4 e segg. e «Il governo insiste: gli handicappati non devono lavorare (e il sindacato approva)», in Prospettive assisten­ziali, n. 64, ottobre-dicembre 1983, pp. 4 e segg.

(2) Cfr. « Il governo insiste... », cit., p. 9.

(3) Vedi nota 1.

(4) Cfr. «Doriana Giudici: no all’art. 9!», in Com-Nuovi Tempi, Roma, 20 novembre 1983.

(5) Cfr. Atti parlamentari, Camera dei deputati, IX Le­gislatura, discussioni, seduta del 30 novembre 1983, p. 12.

(6) Cfr. Atti parlamentari, Camera dei deputati, IX Le­gislatura, discussioni, seduta del 30 novembre 1983.

(7) Cfr. G. SELLERI, «Abrogato dal Parlamento il collo­camento degli handicappati», in Prospettive sociali e sani­tarie, n. 22, 15 dicembre 1983, p. 1 e segg.

 

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