Prospettive assistenziali, n. 61, gennaio - marzo 1983

 

 

Notiziario dell'Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie

 

 

ABBANDONO DI BAMBINI DA PARTE DEL COMUNE E DELLA PROVINCIA DI MILANO (1)

 

L'ANFAA (Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie) Sez. Lombarda e l'ULCES (Unione per la lotta contro l'emarginazione socia­le) Sez. Lombarda denunciano la sconcertante vicenda di tre bambini assistiti dai competenti Enti pubblici (IPPAI - Comune di Milano) e rico­verati presso l'Ospedale di Niguarda perché af­fetti da salmonellosi. Nonostante essi siano stati dichiarati dai sanitari di Niguarda guariti e quin­di dimissibili dopo pochi giorni dal ricovero, sono stati invece «abbandonati» in Ospedale per un lungo periodo.

Due di questi bambini (il terzo è stato affidato ad una famiglia alcuni giorni fa) sono tuttora in attesa che qualcuno si ricordi di loro.

È estremamente triste constatare che fatti del genere possano ancora accadere a distanza ormai di più di trent'anni dalle denunce fatte da Bolwby e Spitz - denunce fatte proprie dall'Organizza­zione Mondiale della Sanità - sulle gravi e spes­so irreparabili conseguenze che una prolungata ospedalizzazione comporta allo sviluppo psico­fisico di un bambino, specialmente se piccolis­simo.

E quello che è più grave è che non si tratta di un caso isolato. La triste realtà dei ricoveri in ospedale prolungati e spesso inutili è un fenome­no più diffuso e ricorrente di quanto si possa pensare.

Basti citare il caso di quel bambino che, rico­verato a Niguarda quando aveva solo 9 mesi, vi è rimasto a vegetare fino all'età di due anni e mezzo.

Quali sono le cause e dove sono le responsa­bilità di tutto ciò?

1) Pesa, a nostro avviso, su tutta questa vicen­da, l'estrema disorganizzazione dei servizi e la frammentarietà degli interventi che caratterizza­no la realtà assistenziale milanese. La delibera del Comune di Milano sull'istituzione del servizio di affidamento dei minori, ha segnato un positivo passo in avanti nella lotta contro l'istituzionaliz­zazione, ma già denuncia limiti e carenze.

C'è l'intenzione da parte dell'Amministrazione Provinciale di varare un piano di decentramento e di ristrutturazione dell'IPPAI. Sembrerebbe una iniziativa lodevole, orientata a un rinnovamento in linea con lo spirito della riforma socio-sanita­ria, in faticosa gestazione sul territorio regionale.

Purtroppo, come già denunciato da queste As­sociazioni, le soluzioni concrete proposte non hanno niente a che vedere con tali obiettivi. A no­stro avviso, questo progetto si limita a proporre soltanto una razionalizzazione, tra l'altro parziale, dell'esistente.

Per portare un po' di ordine in questo settore, ci sembra indispensabile e urgente:

- in attuazione della filosofia che sottende il DPR 616, stipulare una convenzione tra Provincia e Comune di Milano che preveda che tutta l'assi­stenza ai minori venga gestita direttamente dal Comune tramite i servizi di zona e la Provincia continui ad erogare il relativo finanziamento, così come è già stato da tempo concordato con gli altri Comuni della Provincia di Milano;

- mettere a disposizione del Comune di Mi­lano strutture e personale dell'IPPAI (non soltan­to le assistenti sociali!) programmando una loro organica integrazione nel contesto dei servizi so­cio-assistenziali gestiti dal Comune;

- promuovere soluzioni che realizzino il de­centramento zonale dei servizi favorendo la co­stituzione di servizi non emarginanti (comunità di pronto intervento di zona per minori e adulti, af­fidi educativi, ecc.);

2) Ai sensi della legge 431/67 (Adozione specia­le) i pubblici ufficiali - e tali sono anche i sanita­ri degli ospedali - sono tenuti a segnalare al Tri­bunale per i minorenni le situazioni di abbandono di minori di anni otto. A nostro avviso non c'è dubbio che un bambino - sia stato esso ricovera­to dai genitori o da Enti pubblici - non più biso­gnoso di cure ospedaliere, quando continua a ve­getare in ospedale, si trova in stato di abban­dono;

3) Il Tribunale per i minorenni non sempre, e questo specialmente nel caso di bambini molto piccoli, prende immediati provvedimenti per im­pedire una loro prolungata istituzionalizzazione, affidando ad esempio, temporaneamente il bambi­no ad una famiglia in attesa che la sua posizione giuridica si definisca e venga dichiarato o meno, lo stato di adottabilità.

Pertanto dobbiamo amaramente constatare co­me, ancora una volta, chi paga le conseguenze di tutto ciò, sia la parte più debole e indifesa della popolazione, in questo caso bambini piccolissimi.

 

 

(1) Testo del comunicato stampa del 18 gennaio 1983.

 

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