Prospettive assistenziali, n. 61, gennaio - marzo 1983

 

 

L'INTEGRAZIONE SCOLASTICA DEGLI HANDICAPPATI IN FRANCIA

 

 

L'inserimento scolastico degli handicappati ha compiuto un importante passo avanti: si lavora in questa direzione anche in Francia.

Al riguardo riportiamo integralmente la circo­lare del 28 gennaio 1982 indirizzata dai Ministri francesi dell'educazione nazionale e della solida­rietà sociale ai prefetti, ai provveditorati, ai di­rettori dei servizi dipartimentali dell'educazione nazionale.

Un più approfondito impegno a favore dei fan­ciulli e adolescenti handicappati da parte del ser­vizio pubblico dell'educazione nazionale deve co­stituire uno degli aspetti dello sforzo del Gover­no per lottare contro le disuguaglianze sociali.

L'integrazione dei ragazzi handicappati nella scuola comune è stata infatti ritenuta una delle priorità del piano 1982-83.

L'integrazione è diretta, prima di tutto, a favo­rire l'inserimento sociale del bambino handicap­pato, collocandolo il più presto possibile in un ambiente normale dove possa sviluppare la sua personalità e far accettare la sua diversità. Gli consente inoltre di beneficiare, nelle migliori con­dizioni, di una formazione generale e professio­nale tale da favorire l'autonomia personale, l'ac­cesso al mondo del lavoro e la partecipazione sociale.

Infine, allargando il campo delle soluzioni pro­poste ai genitori, l'integrazione consente agli stessi genitori di esercitare più ampiamente le loro responsabilità e di esprimere una vera scelta educativa nei confronti del figlio handicappato.

La legge di orientamento a favore degli handi­cappati del 30 giugno 1975 ha fatto sì che l'educa­zione, la formazione e l'orientamento professio­nale degli handicappati divenissero un impegno della nazione, volto ad assicurare loro tutta l'au­tonomia possibile. Questa legge chiarisce, nelle sue premesse, che le persone handicappate de­vono aver accesso alle istituzioni create per tutta la popolazione ed inserite in un ambito normale di lavoro e di vita «ogni volta che le loro attitu­dini e quelle dell'ambiente familiare lo consen­tono».

Il Ministero dell'educazione nazionale aveva già costituito un'importante rete di classi ed isti­tuti specializzati che dovevano rispondere ai bi­sogni specifici dei fanciulli e degli adolescenti portatori dei vari tipi di handicaps o aventi difficol­tà di adattamento alle esigenze e alle norme fino­ra previste dall'istituzione scolastica.

Questo settore ha certamente risposto ai suoi scopi ed i risultati ottenuti sono stati notevoli sotto vari aspetti. Tuttavia la classe, la sezione o l'istituzione speciale rischiano di rafforzare, nel bambino che accolgono, il sentimento di diversità che pretendevano di cancellare; presentano inol­tre gli inconvenienti di ogni struttura segregante poiché favoriscono l'isolamento, la reciproca in­comprensione e la tendenza al rifiuto, non essen­do le loro finalità definite nell'ambito di una pe­dagogia dell'integrazione, assunta dall'insieme del sistema scolastico, con la messa a disposi­zione di adeguati strumenti specializzati.

Si assiste inoltre, da qualche anno, ad un'evo­luzione delle coscienze; la diffusione delle espe­rienze di integrazione scolastica è, a questo ri­guardo, molto significativa.

L'accesso di bambini handicappati alla scuola comune è tuttavia un fenomeno poco esteso e resta limitato a taluni handicaps.

È dunque necessario avviare un programma comprendente sia il sistema scolastico normale sia le istituzioni specializzate che rispondano a bisogni precisi e specifici, capace di tener conto delle caratteristiche di ogni bambino e di adattar­si alla sua evoluzione.

 

L'INTEGRAZIONE EDUCATIVA: OBIETTIVI E PRASSI

 

Per ogni caso singolo va cercata l'opportuni­tà di fornire un'educazione appropriata, facendo ricorso sia alle risorse complessive delle nor­mali istituzioni scolastiche, sia alle istituzioni specializzate di prevenzione, di aiuto psicopeda­gogico, psicologico o medico. L'intervento di que­ste ultime deve dunque essere concepito in col­legamento col sistema scolastico comune. In que­sto modo le commissioni dipartimentali e di cir­coscrizione dell'educazione speciale potranno maggiormente orientare in tal senso la loro azio­ne. Si ricorda inoltre che ogni intervento decisio­nale di orientamento, assunto a seguito di una valutazione delle reali possibilità del bambino, dev'essere inteso come un processo continuo che va rivisto in base all'evoluzione di ogni situa­zione individuale.

Per una valutazione globale delle capacità pre­senti e dei bisogni prevedibili, per quanto ri­guarda la presa in carico, l'educazione e le cure dei fanciulli e adolescenti handicappati, si devo­no quindi aprire le vigenti disposizioni ad una prospettiva d'integrazione che limiti i fenomeni di esclusione o di segregazione.

Questo nuovo indirizzo deve comportare prio­ritariamente - anche se non esclusivamente - l'assunzione dell'obiettivo del reinserimento in ambiente scolastico normale ogni volta che ciò è possibile, prevedendo, se necessario, appro­priati sostegni specialistici, pedagogici e tera­peutici.

Per la loro competenza in campo terapeutico e rieducativo e tenuto conto della necessità di as­sicurare quegli interventi che - provvisoriamen­te o definitivamente - non sono realizzabili nell'ambito scolastico normale, le istituzioni speciali e il loro personale devono partecipare a questa evoluzione programmatica; possono inoltre costi­tuire il supporto tecnico dell'integrazione.

 

L'INTEGRAZIONE: UN INTERVENTO GRADUALE, MA DECISO E COERENTE

 

L'integrazione dei bambini e adolescenti handi­cappati non può essere perseguita attraverso l'avvio generale e immediato di un sistema defi­nitivo che sostituisca quello in vigore. Si tratta invece di una prassi che deve ispirare il funzio­namento delle nostre istituzioni e delle procedure che le reggono, e che deve realizzarsi gradual­mente, con discernimento e duttilità.

L'integrazione scolastica può concretizzarsi in forme diverse perché occorre offrire soluzioni idonee non solo ad ogni tipo di handicap, ma an­che alla personalità del bambino, alle differenti tappe della sua evoluzione, ai suoi desideri e a quelli della sua famiglia; esse devono inoltre es­sere predisposte in collaborazione con l'ambiente che lo accoglie.

L'integrazione di ciascun ragazzo in una classe normale deve essere perseguita in via prioritaria e deve altresì essere accompagnata, se necessa­rio, da un aiuto individuale sul piano scolastico, psicologico, medico e paramedico. Quando l'han­dicap richiede l'intervento continuo di specialisti o necessita di un consistente adattamento dei programmi scolastici ai bisogni particolari dei bambini, l'integrazione collettiva permette di rag­grupparli in classi specializzate. Infine, è neces­sario prevedere modalità più flessibili, tali da con­sentire ad un bambino o ad un gruppo di bambini di partecipare solo a certe attività scolastiche normali, sia per preparare un ulteriore completo inserimento, sia per avviare un rapporto tra i bambini handicappati accolti in strutture specia­lizzate e gli altri bambini.

Secondo i progressi o le difficoltà che incon­trano, i bambini devono poter passare da un tipo di integrazione ad un altro, in modo che venga assicurato in permanenza il sostegno più efficace possibile. Occorre pure rammentare che l'evolu­zione di questi bambini avviene sovente a stadi; periodi di rapido progresso si alternano con fasi di stasi, talvolta di regressione, il che richiede un'attenta osservazione per stabilire se occorra modificare il tipo di intervento.

Si incoraggeranno anche modalità di integrazio­ne non ancora sperimentate, ove tali innovazioni permettano di rispondere a situazioni individuali particolari o di accogliere categorie di bambini finora escluse da questo processo, sempre che queste iniziative non comportino nuove forme di segregazione.

L'integrazione, praticata senza schemi preco­stituiti, avrà maggiori probabilità di riuscita se deriverà da una scelta chiaramente espressa dal bambino, dalla famiglia, dall'insegnante, come pu­re da un progetto educativo che sia nello stesso tempo medico, psicologico e sociale.

Questo progetto di integrazione, elaborato dall'équipe pedagogica formata dalle persone inte­ressate (soprattutto famiglie, personale medico e sociale), non va limitato all'aspetto scolastico, ma deve tener conto dell'insieme delle situazio­ni vissute dai bambini e adolescenti handicappati, dentro e fuori dalla scuola.

Gli stessi principi valgono per le attività para­scolastiche: tempo libero, educazione fisica e sportiva, animazione culturale, ecc. Tali attività parascolastiche favoriscono inoltre la comunica­zione fra le strutture e possono, in certi casi, consentire la realizzazione del progetto di inte­grazione scolastica.

La preparazione e la realizzazione di questi pro­getti devono costituire uno dei sistemi per con­durre, nella armonizzazione e nella complementa­rietà degli interventi, i vari settori d'integrazione interessati a cooperare e ad adattarsi l'uno all'al­tro per favorire un'evoluzione già avviata.

 

L'INTEGRAZIONE: UN PROGRAMMA DECENTRATO; CONDIZIONI E STRUMENTI PER LA REALIZZAZIONE

 

Come ogni mutamento sociale, l'integrazione presuppone un profondo cambiamento della men­talità e dei comportamenti. L'integrazione non può dipendere solamente da interventi volontari­stici, in quanto rischia di suscitare disillusioni e difficoltà pregiudizievoli all'educazione degli stes­si bambini handicappati.

Dovendo in larga misura dipendere da inter­venti decentrati, concepiti e realizzati in sede lo­cale dalle parti direttamente interessate, la po­litica di integrazione deve poter conservare una sua specifica coerenza.

Non si richiede che venga approntato uno sche­ma rigido dell'integrazione, destinato a coprire in modo omogeneo l'insieme del territorio.

Però, partendo da bisogni potenziali o già espressi, in accordo con il settore educativo e in collaborazione con le associazioni interessate, si ricercheranno e si faranno conoscere gli ambi­ti territoriali dei diversi livelli di intervento, in cui da un lato potranno essere organizzate moda­lità diversificate di integrazione e di scolarizza­zione rispondenti ai principi sopra enunciati e d'altro lato sarà valutato se esiste un ambiente disponibile, eventualmente già pronto a tale fine.

Richiamiamo la vostra attenzione sull'importan­za che rappresentano tali realizzazioni, sia come esempio, sia in una prospettiva di diffusione.

Le seguenti indicazioni hanno lo scopo di for­nire un quadro di riferimento, che andrà comple­tato e ulteriormente precisato con la predisposi­zione di testi tecnicamente approfonditi.

 

Principi d'intervento

 

a) Interventi concordati

Va avviata un'intesa preliminare tra i poteri pubblici, le organizzazioni professionali, le asso­ciazioni di genitori di alunni e genitori di bambi­ni handicappati per favorire la presa di coscienza dei molteplici aspetti legati all'integrazione.

 

b) Interventi decentrati ma coordinati

Il raggruppamento delle iniziative, il chiarimen­to degli obiettivi, la valutazione dei mezzi e degli interventi non possono essere disgiunti da un coordinamento assicurato insieme ai rappresen­tanti dei Ministeri dell'educazione nazionale e della solidarietà nazionale, ai quali si uniranno i rappresentanti delle altre amministrazioni inte­ressate e soprattutto del Ministero della sanità.

 

c) Dispositivi flessibili

Le esperienze già avviate indicano la necessità di strutture flessibili che consentano al personale specializzato esterno di operare nella scuola par­tecipando interamente alla vita scolastica. De­vono essere creati stretti rapporti tra l'istituzio­ne scolastica e le istituzioni specializzate operan­ti fuori dalla scuola.

 

Gli strumenti d'integrazione

 

a) Assicurare gli strumenti materiali per l'integrazione

Anche se esistono larghe possibilità di ricon­versione degli strumenti esistenti, una politica d'integrazione richiede strumenti nuovi. Già at­tualmente i mezzi supplementari accordati o pre­visti per l'insieme del sistema educativo sono tali da facilitare l'introduzione di mezzi specifici legati all'integrazione:

- notevole flessibilità nell'applicazione delle norme sul numero di alunni per classe, in fun­zione di ogni singola situazione, che può compor­tare un alleggerimento quantitativo o un miglio­ramento qualitativo, tenuto conto delle difficoltà di ordine socio-culturale;

- realizzazione di lavori o adattamenti neces­sari all'accessibilità dei locali della scuola;

- assegnazione di un sostegno pedagogico e terapeutico, utilizzando al massimo le risorse specialistiche esistenti, attingendo dai servizi medici, paramedici, psicologici e sociali le cui condizioni tecniche, amministrative e finanziarie di funzionamento saranno oggetto di direttive concordate dai due Ministeri, soprattutto per quanto concerne i servizi di cura ed educazione specializzata a domicilio, previsti dal decreto n. 70-1332 del 10 dicembre 1970.

La valutazione dei mezzi necessari al buon svol­gimento dei progetti di integrazione dovrà tener conto della indispensabile continuità pedagogica; quindi le operazioni annuali legate alle procedure di bilancio e di programmazione non devono co­stituire un ostacolo al loro funzionamento.

Voi dovete fare inoltre il possibile per ottenere l'accordo di tutti gli interessati, in particolare del­le comunità locali; dovete altresì ridefinire in un quadro concordato il funzionamento di un dispo­sitivo la cui azione verrà coordinata dai responsa­bili degli istituti scolastici.

 

b) Formazione professionale

L'informazione sugli obiettivi e sui metodi dell'integrazione deve far parte della formazione de­gli insegnanti e degli operatori chiamati a forni­re un sostegno educativo e terapeutico sia a li­vello della loro formazione di base, sia nell'ambi­to dei programmi di formazione permanente, i cui contenuti andranno rivisti a questo scopo.

Gli insegnanti non specializzati, direttamente coinvolti nel progetto di integrazione, saranno og­getto di uno sforzo particolare di informazione, formazione e sostegno.

A tale scopo i Ministri dell'educazione naziona­le e della solidarietà nazionale diffonderanno do­cumenti tecnici e pedagogici.

Cicli di formazione permanente, aperti alle di­verse categorie di personale interessato, verran­no organizzati a livello di provveditorato o di di­partimento dai responsabili delle nostre due am­ministrazioni, tenuto conto delle possibilità già esistenti a livello locale.

 

c) Aiuti alle famiglie

È assolutamente necessario coinvolgere la fa­miglia e il bambino nella decisione e poi nell'elaborazione del progetto di integrazione e prevede­re frequenti incontri con l'équipe educativa. Que­sti rapporti rispondono alla richiesta, general­mente espressa dai genitori, di essere maggior­mente coinvolti nel processo educativo, permet­tono una conoscenza più completa del bambino e possono venir compresi in un programma di in­tegrazione del bambino, di aiuto alla famiglia e di sostegno educativo ai genitori.

 

d) Sensibilizzazione e informazione

È questo uno dei fattori più importanti per la riuscita dell'integrazione. Un'informazione seria e chiara contribuisce efficacemente a far cadere i pregiudizi, le resistenze e gli ostacoli psicologi­ci, spesso provocati dalle varie forme di handi­cap o di disadattamento.

Occorre che l'informazione e la sensibilizza­zione accompagnino gli interventi d'integrazione e si estendano a tutto il personale, compresi quel­lo di servizio e di sorveglianza, gli alunni della scuola integrata e le famiglie.

Le associazioni dei genitori e le associazioni dei genitori dei bambini handicappati, delle quali si dovrà ottenere la collaborazione, potranno svol­gere a questo proposito, un ruolo molto positivo.

Ma soprattutto sugli insegnanti non specializ­zati, chiamati ad intervenire sempre di più in fa­vore degli alunni handicappati, si dovranno con­centrare gli sforzi di formazione e informazione sulla natura e le conseguenze di ogni tipo di handicap, nella doppia prospettiva dell'adatta­mento e della prevenzione.

Lo sforzo va condotto sulla formazione di base e sui provvedimenti di formazione permanente

organizzati dai provveditori e dai dipartimenti. Si deve riservare uno spazio sempre maggiore ai problemi posti dall'integrazione. I vari stages, che verranno organizzati, faranno largamente appello alla partecipazione unitaria e reciproca degli spe­cialisti delle nostre due amministrazioni, sia co­me relatori che come partecipanti.

 

Valutazione degli interventi

 

L'intervento di integrazione dev'essere costan­temente seguito affinché, attraverso le continue informazioni sulle varie fasi, si possano valutar­ne i risultati e trarre ulteriori indicazioni opera­tive.

A livello dell'istituzione scolastica, la valuta­zione deve fornire l'occasione per adattare le modalità dell'integrazione ai bisogni del bambino.

Si dovranno quindi verificare tutte le attività di integrazione già realizzate, in corso di realizza­zione o progettate per seguirle e assicurarne la valutazione.

Tutte queste informazioni devono contribuire, inoltre, ad alimentare la ricerca condotta nel set­tore degli handicaps e dell'integrazione.

La sezione per l'educazione specializzata pres­so il Ministero dell'educazione nazionale e quella per il recupero dell'anziano e per i servizi sociali presso il Ministero della solidarietà nazionale sa­ranno a disposizione per fornire il loro aiuto nell'avvio di queste attività, diffondendo informazioni sulle operazioni in corso, favorendo una riflessio­ne e uno sforzo di ricerca sul tema dell'integrazio­ne e cercando di risolvere le difficoltà di ordine amministrativo che si incontreranno.

 

 

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