Prospettive assistenziali, n. 57, gennaio - marzo 1982

 

 

Notizie

 

 

GLI HANDICAPPATI DIFENDONO I LORO DIRITTI

 

Riceviamo e pubblichiamo due documenti del Coordinamento nazionale handicappati.

 

I

Il Coordinamento nazionale handicappati di fronte alla legge finanziaria

ribadisce

la sua ferma opposizione per quanto riguarda gli iniqui tagli apportati alla spesa sanitaria, che, di fatto, colpiscono le categorie più deboli e indi­fese;

ravvisa

negli eventuali ritocchi, formulati dalla maggio­ranza governativa - che potrebbero apparire ap­pagamento delle richieste da più parti avanza­te - la copertura dei tagli finanziari previsti per gli Enti locali, che priverebbero sostanzialmente gli handicappati dei servizi a loro indispensabili;

evidenzia

che lo stanziamento di 17.380 miliardi per il 1982 contro i 17.100 del 1981, non rappresenta un aumento, come si vorrebbe fare apparire, bensì una diminuzione di 2.130 miliardi in rapporto all'inflazione del 16%, il che comporta meno scuo­le, drastica riduzione di servizi a favore dell'in­fanzia, degli anziani, dei tossicodipendenti, de­gli handicappati, di tutti gli emarginati;

impegna

il Parlamento e il Governo a:

1) rendere esecutiva in tutta Italia la legge n. 18 del 1980 relativa alla indennità di accompa­gnamento;

2) estendere la medesima indennità, con ap­posito provvedimento, a tutti gli handicappati gravi, non autosufficienti, anche se abilitati al lavoro;

3) discutere ed approvare la riforma del collo­camento obbligatorio già al Parlamento;

4) discutere ed approvare standards minimi di servizi pubblici per la riabilitazione e per l'assi­stenza su tutto il territorio nazionale, per rendere sempre più funzionale il servizio pubblico;

5) sostenere con adeguati interventi l'attuazio­ne della legge 180 del maggio 1978 (parte ormai della legge 833 per la riforma generale della sa­nità);

6) aggiungere ai servizi previsti dalle leggi 194, 180, 685 anche i servizi pubblici di riabilitazione previsti dall'art. 26 della legge 833, fra le ecce­zioni al blocco degli organici deciso dal Governo con il decreto del luglio scorso;

7) approvare lo schema tipo di convenzione con i centri di riabilitazione previsti dall'art. 26 della legge 833, alzando in maniera idonea, per garantire la qualità dell'assistenza, i livelli attuali di finanziamento assolutamente inadeguati al co­sto della vita e degli operatori, moralizzando il settore attraverso maggiori controlli sociali;

8) mettere allo studio e concretizzare tempe­stivamente una serie di previdenze in appoggio agli handicappati più gravi e alle famiglie che li sostengono;

sottolinea

che colpendo i Comuni si colpiscono i ceti più deboli ed indifesi;

chiede

che siano date agli Enti locali le giuste risorse che ad essi spettano per la propria autonomia e per migliorare la qualità della vita.

 

Associazione Bambini Down; A.I.A.S. - Associazione ita­liana per l'assistenza agli spastici; A.I.S.M. - Associazione italiana sclerosi multipla; A.N.F.Fa.S. - Associazione na­zionale famiglie fanciulli subnormali; A.N.I.E.P. - Associa­zione nazionale invalidi con esiti di poliomielite; Associa­zione per il bambino con idrocefalo o spina bifida; C.O.E.S. - Centro occupazione ed educazione subnormali; Comitato genitori di Anzio; Comitato genitori centro riabilitazione C.R.I.; Comitato romano per la realizzazione dei diritti co­stituzionali dei cittadini handicappati e/o invalidi; Comu­nità di Capodarco; F.R.I. - Fronte radicale invalidi; Lega per í diritti al lavoro degli handicappati; M.A.C. - Movimento apostolico ciechi; Mille bambini a Via Margutta; Reda­zione Punto Più; U.C.L.A.I. - Unione consulenze legali am­ministrative invalidi; U.F.HA. - Unione famiglie handicap­pati; U.I.L.D.M. - Unione italiana lotta alla distrofia musco­lare; FIRENZE - Coordinamento unitario invalidi; ROMA - Comitato del Lazio contro l'emarginazione - Coordinamento tra associazioni, gruppi e movimenti di base; TORINO - Coordinamento sanità e assistenza fra movimenti di base; VENEZIA - Comitato coordinamento associazioni handicap­pati Provincia Venezia.

 

 

II

Dopo tre giorni di mobilitazione durante i quali ha incontrato i gruppi politici del Senato e, in rap­presentanza del Governo, il ministro Radi, il Co­ordinamento nazionale handicappati prende atto delle assicurazioni ricevute dai gruppi del Senato e dal Governo sia per quanto riguarda l'elimina­zione dei tagli a danno della categoria, sia per quanto riguarda il finanziamento ai Comuni per i quali è stato assicurato un incremento del 16% sul bilancio 1981 pari al tetto di inflazione pro­grammato per il 1982.

Il Coordinamento considera ciò un primo importante risultato di oltre un mese e mezzo di lotta e mobilitazione degli handicappati, dei cit­tadini e di tante Amministrazioni locali.

Il Coordinamento nonostante ciò mantiene la mobilitazione sia per verificare che alle assicu­razioni del Governo corrispondano atti concreti in Parlamento, sia perché ritiene un proprio obiet­tivo irrinunciabile l'eliminazione dei tagli sulla sanità che costituiscono un attacco alla riforma sanitaria e al funzionamento delle ULS.

Roma, 3 dicembre 1981

 

 

AGGIORNAMENTO DEL PERSONALE DELLA SCUOLA SULLA INTEGRAZIONE SCOLASTICA DEI RAGAZZI PORTATORI DI HANDICAPS (1)

 

La frequenza delle scuole comuni, da parte dei ragazzi portatori di handicaps, è diventato ormai in Italia un fenomeno di carattere generale, an­che se non mancano regioni in cui si procede an­cora con troppa lentezza per l'insensibilità degli Enti pubblici e per il comportamento interessato degli istituti, che continuano a propagandare la propria insostituibilità, giocando sulle condizioni di grave disagio socioculturale della maggior par­te delle famiglie di bambini con handicaps. Enor­me, invece, è ancora, fra il personale della scuo­la, la disinformazione dei ragazzi con handicaps anzi, l'ignoranza addirittura, che, comunque, non potrà mai essere eliminata per mezzo dei corsi, di cui al D.P.R. 31 ottobre 1975, n. 970, che, da qualche tempo, vanno svolgendosi qua e là.

Senza entrare nel merito del loro svolgimento, e a parte la loro insufficienza numerica, in quan­to lasciati all'iniziativa privata, tali corsi mirano a preparare i cosiddetti «insegnanti di sostegno» e sono frequentati da coloro che, conseguendo un titolo di «specializzazione», sperano in una più rapida e più facile sistemazione.

Al contrario, noi riteniamo che l'informazione sui vari handicaps, globale quindi, e sul modo di intervenire, dovrebbe essere fornita a tutto il per­sonale della scuola per mettere ogni insegnante nella condizione di gestire autonomamente la pro­pria classe anche in presenza di un bambino por­tatore di handicaps. Infatti, l'insegnante di so­stegno dovrebbe essere presente soltanto in casi gravissimi, del tutto particolari, perché, general­mente, la sua presenza determina la piena dere­sponsabilizzazione, il disimpegno completo dell'insegnante titolare che, proclamando la propria ignoranza, scarica tutto su quello di sostegno, il quale diventa, inevitabilmente, «l'insegnante del mongolino», «del sordo», «del cieco» e finisce per restare emarginato insieme col bambino, for­mando la «miniclasse speciale» nella classe normale. Il bambino, a sua volta, sentendo di ave­re un insegnante «personale», tutto per sé, s'a­dagia, «s’impigrisce», diventa pretenzioso e sem­pre più insicuro. Per questi medesimi motivi, ed a maggior ragione, noi siamo fermamente contra­ri alla istituzione dei «centri di educazione e ria­bilitazione per i ciechi», che l'unione italiana dei ciechi, insieme con la federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi e l'istituto «Romagnoli», vorrebbe ottenere, e per i quali è stata presenta­ta al Parlamento, o è per esserlo, una apposita proposta di legge.

Liberatosi, faticosamente, dal pesante condi­zionamento dell'istituto, il bambino non vedente si vedrebbe drammaticamente sommerso, se i centri «nascessero», sotto la cappa di piombo dell'opprimente attenzione di pletoriche équipes e di saccenti personaggi, che continuerebbero a discriminarlo e ad emarginarlo, suggerendo, ad esempio, anzi, pretendendo il suo allontanamento dai compagni, in diversi momenti, al fine di fargli svolgere delle «attività speciali»: ginnastica, orientamento, musica, ecc. Perché, quando si tratta di non vedenti, per l'unione ciechi e com­pagni le «specialità» non possono mancare!

Ma ci chiediamo: perché proprio per i bambini privi della vista che, fra tutti gli altri portatori di handicaps, sono quelli che non creano alcun se­rio problema nella scuola, come dimostrano i nu­merosi insegnanti che hanno saputo e sanno sbri­garsela ottimamente da soli, appreso il Braille e ricevuta qualche informazione; perché, proprio per loro, dovrebbero essere necessari addirittu­ra appositi centri di sostegno? Perché, se mai, non dovrebbero essere seguiti dalle «normali» équípes delle USL, che si occupano di tutti gli altri bambini portatori di handicaps? Perché, pro­prio coloro che meglio di chiunque altro, dovreb­bero conoscere le capacità, le possibilità, le ri­sorse dei non vedenti, più di chiunque altro, con­tribuiscono a diffondere sul loro conto pregiudi­zi, preconcetti e tanto pietismo? E perché, nes­suno, più di tali organizzazioni, ostacola, col pro­prio comportamento e con la propria politica, la effettiva integrazione sociale dei non vedenti?

La risposta a questi interrogativi dovrebbe es­sere, necessariamente, ampia ed articolata, ma in questa sede, per ovvi motivi di opportunità, ci limitiamo ad osservare che la richiesta di istitu­zione dei predetti centri, quella di uno scivolo di dieci anni ai fini della quiescenza a favore dei lavoratori ciechi dipendenti, compresi gli inse­gnanti, e tante altre, tutte discriminanti, emarginanti ed umilianti, non si conciliano assolutamen­te con la dignità e con l'autentica integrazione dei non vedenti, che l'unione ciechi proclama, a pa­role, di tutelare e di perseguire.

Noi, dunque, respingiamo fermamente i «cen­tri di educazione e riabilitazione per i ciechi», e respingiamo altrettanto fermamente i corsi bien­nali, previsti dal citato D.P.R. 31 ottobre 1975, n. 970, che sono causa di ansie, di illusioni e, for­se, anche di speculazioni. Noi auspichiamo, anzi, riteniamo indispensabile una informazione estre­mamente chiara, completa, corretta, generalizza­ta, rivolta, quindi, a tutto il personale della scuo­la, alle équipes psicopedagogiche delle USL, agli operatori sociali in genere e, in definitiva, a chiun­que voglia porre un poco di attenzione ai proble­mi della integrazione delle persone portatrici di handicaps nella scuola e nella società. Ciò può essere facilmente reso possibile, accogliendo e ponendo in atto la proposta che qui avanziamo e che viene esplicitata nei punti seguenti:

1) esposizione rigorosamente chiara, semplice, lineare, attraverso l'apparato televisivo, delle in­formazioni sui vari handicaps, organicamente pro­grammate, effettuata da persone di lunga, vasta e sicura esperienza scolastica e sociale;

2) effettuazione settimanale delle trasmissio­ni, durante l'orario scolastico e precisamente:

A) alle ore 11,30 di ogni mercoledì, in diretta, per il personale docente, non docente, ausiliario e per gli alunni di tutte le scuole, escluse quelle dell'infanzia e le classi del primo ciclo della Scuola elementare;

B) alle ore 11,30 di ogni sabato, replica regi­strata delle trasmissioni, per il personale delle scuole dell'infanzia e per gli insegnanti delle clas­si del primo ciclo della Scuola elementare, auto­rizzati ad anticipare alle ore 11,30 l'uscita dalla scuola dei bambini.

3) utilizzo degli ultimi venti minuti delle tra­smissioni del mercoledì per le risposte dei rela­tori ai quesiti telefonici degli operatori scolastici e sociali;

4) invio periodico agli uffici superiori di esau­rienti notizie sull'andamento dell'ascolto da parte dei direttori didattici, dei presidi e dei capi ufficio in genere;

5) parte integrante delle trasmissioni saranno anche le esercitazioni pratiche, fra le quali le attività manuali (carta, fil di ferro, materiali pla­stici, ecc.), l'insegnamento della scrittura e della lettura Braille, l'uso di sussidi didattici partico­lari, ecc.;

6) fornitura al personale docente, da parte di ogni singola scuola, di particolari tavolette per la scrittura in rilievo reperibili, su indicazione dello scrivente Movimento, a bassissimo costo (intor­no alle duecento lire cadauna);

7) possibilità dello scrivente Movimento di in­dicare persone particolarmente preparate, dispo­nibili a far parte del gruppo dei «docenti televi­sivi», senza alcun compenso, salvo l'eventuale rimborso spese.

Siamo certi che non sfuggirà l'importanza dell'iniziativa prospettata, anche se sommariamen­te esposta: entrare, con la televisione, nelle scuo­le, negli uffici, nelle case, per un periodo di cir­ca due anni scolastici, e parlare delle persone portatrici di handicaps, anzi, parlando anche esse stesse, ad un vastissimo pubblico, significhereb­be veramente offrire un enorme contributo alla sensibilizzazione dell'opinione pubblica, alla cor­retta conoscenza di tali persone e, quindi, anche alla rimozione dei tanti pregiudizi, preconcetti e convinzioni errate che oggi dilagano.

 

 

IL CIAI RICONOSCIUTO ENTE MORALE

 

Siamo lieti di comunicare che il 16 dicembre 1981, con decreto n. 899 del Presidente della Re­pubblica, su proposta del Ministro di grazia e giustizia, il C.I.A.I., Centro italiano per l'adozio­ne internazionale, è stato eretto in ente morale e il suo statuto approvato.

La notizia è pubblicata sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana n. 38 del 9.2.1982.

Il riconoscimento del Capo dello Stato, che ha accolto la segnalazione del ministro competente, è la conferma più autorevole e ambita della qua­lità del lavoro svolto dal Centro. Le finalità perse­guite durante quindici anni dal C.I.A.I., in costante coerenza con i principi espressi dal proprio sta­tuto, sono state comprese e apprezzate dalle au­torità di governo italiane che hanno anche valu­tato positivamente i criteri operativi dell'attività svolta in favore del bambino in condizioni di ab­bandono e per il riconoscimento concreto del suo diritto ad una famiglia.

 

 

(1) Documento del 3-9-1981 del MOLCES (Movimento operativo per la lotta contro l'emarginazione sociale), Via Drapperie 6, Bologna.

 

www.fondazionepromozionesociale.it