Prospettive assistenziali, n. 57, gennaio - marzo 1982

 

 

Libri

 

 

FRANGO GOBETTI, Codice dei diritti del non ve­dente, Berrino Printer Editore, Torino, 1981, p. 459, L. 60.000.

 

Franco Gobetti ha raccolto in questo volume tutta la legislazione dello Stato e delle Regioni esistente in Italia, che direttamente o indiretta­mente riguarda i non vedenti.

È inclusa anche la normativa vigente sulla invalidità di guerra, per servizio e del lavoro. Viceversa sono state sistematicamente omesse le disposizioni finanziarie e così pure le formule rituali di premessa e di conclusione dei provve­dimenti.

Delle norme ripetute periodicamente senza so­stanziali varianti, è stata riportata solo la più recente, con le annotazioni relative alle prece­denti.

Sentenze importanti, interpretazioni dottrina­li, circolari ministeriali, precedenti legislativi ri­guardanti materie specifiche, sono pure riportati in nota alle disposizioni di legge a cui fanno ri­ferimento.

Al fine di consentire una rapida consultazione dei testi, sono stati predisposti dettagliati indici analitici e cronologici.

Da segnalare inoltre la fitta notazione con ri­chiami, rimandi e postille esplicative.

Il volume, frutto di un lavoro paziente e di una ampia ricerca, è un prezioso e completo strumen­to per gli amministratori, gli operatori ed i movi­menti di base, sia per conoscere le disposizioni vigenti, sia per valutare l'evoluzione legislativa in materia di diritti civili dei non vedenti, di istru­zione, di formazione professionale, di lavoro, di servizi sanitari, di assistenza e di previdenza sociale.

 

 

GIORGIO BERT, Medicina sociale - Manuale per assistenti sociali e operatori sanitari di base, Fel­trinelli, Milano, pp. 416, L. 15.000.

 

Da qualche tempo è d'uso contrapporre, in ma­niera spesso arbitrariamente rigida, la salute so­ciale e la salute individuale. Alla prima corrispon­derebbe la concezione di salute cosiddetta posi­tiva, intesa cioè come stato di benessere; nel secondo caso la salute verrebbe prevalentemente intesa come «non malattia». Pilastri della prima sarebbero l'epidemiologia, la prevenzione, il con­trollo dell'ambiente; la salute individuale verreb­be invece principalmente affidata ai medici ed agli operatori sanitari, capaci di porre diagnosi più o meno precoci e di impostare terapie. Questo modo di impostare il problema è fonda­mentalmente ambiguo, e serve in realtà a coprire diverse metodologie di intervento; infatti, come è logico, salute sociale ed individuale non sono alternative ma complementari, e non si avvalgono di tecniche e di operatori separati e differenti, o almeno così non dovrebbe accadere. Se si sostie­ne il rigido dualismo tra le due linee: «la salute è solo un problema sociale» e «la salute è solo un problema sanitario», si arriva di fatto ad una spartizione del campo e dei metodi di lavoro. Da un lato la salute «sociale», che coincide con il lavoro sul «territorio» e pone in primo piano il collettivo, la soggettività, la prevenzione, il la­voro politico, e così via; nei fatti, un modello a «bassa tecnologia», fatto di lotte, di interventi più o meno coordinati in situazioni specifiche, di questionari, ecc. Dall'altro la salute «clinica», che privilegia l'obiettività, la tecnologia più so­fisticata, la separazione tra chi sa e chi non sa, la delega al tecnico. Come è naturale, questa spaccatura passa anche all'interno di ognuno di noi, per cui il lavoratore o il tecnico che inter­vengono in prima persona nelle lotte per la salu­te, accettano la più ampia delega agli esperti al­lorché essi stessi o i loro parenti siano ammalati.

Lo scopo di questo manuale è quello di mostra­re come in realtà esista un'unica salute ed un unico modello di intervento: non c'è separazione tra problemi sanitari e sociali né tra benessere pubblico e privato.

La medicina di comunità (il termine mi pare più esatto e più soddisfacente di quello corrente di «medicina sociale») porta appunto ad allar­gare i propri orizzonti oltre gli ambulatori e le cliniche, ed a proporre un nuovo modello di sa­lute fondato sulle nozioni di benessere e di ri­schio, che parta dalla gente e coinvolga gli ope­ratori che intervengono sull'ambiente e sulla struttura sociale e sanitaria.

(dalla presentazione)

 

 

CARITAS ITALIANA, Chiesa ed emarginazione in Italia, Edizioni Dehoniane, Bologna, 1979, pp. 294, L. 8.000.

 

La Caritas italiana, organismo pastorale ufficia­le della Chiesa per la promozione e il coordina­mento delle iniziative di carità in Italia, presenta in questo volume il risultato di una rilevazione, estesa a tutto il territorio nazionale, delle opere assistenziali collegate con la Chiesa.

La rilevazione (1.300.000 dati), compiuta nell'ar­co di due anni di lavoro, è partita dalla esigenza di conoscere il numero, le articolazioni per set­tori di intervento, la distribuzione territoriale del­le istituzioni assistenziali - escluse le scuole e le opere di carattere formativo e sanitario - ope­ranti nell'ambito della comunità cristiana che co­involgevano la responsabilità della Chiesa, non­ché almeno alcuni degli elementi che consentis­sero una valutazione di queste opere, in rapporto a obiettivi che apparivano pastoralmente impor­tanti.

Essi riguardavano soprattutto:

- l'esigenza di modificare le presenze e le risposte in rapporto all'evoluzione storica dei bi­sogni, e alla domanda emergente dalle nuove forme di povertà;

- il dovere di riservare un'attenzione prefe­renziale ai più poveri e agli emarginati, secondo lo stile e l'aspirazione del Vangelo;

- l'inserimento del servizio specifico di ogni istituzione o di ogni gruppo nel contesto della pastorale organica vissuta dall'intera comunità cristiana;

- il collegamento dell'intervento ispirato dalla carità cristiana con l'impegno di programmazione e di attuazione dei servizi sociali, proprio della società civile.

La pubblicazione è articolata in due parti fon­damentali:

- la prima relaziona il censimento degli isti­tuti assistenziali in qualunque modo collegati con la Chiesa. Si sono potuti raggiungere il 90% del totale degli istituti interessati operanti nel set­tore: per anziani, educativo-assistenziale, per han­dicappati fisici e psichici, per la rieducazione, soggiorni di vacanza;

- la seconda parte del rapporto concerne in­vece un'indagine pilota sulle forme di intervento sociale particolare, cioè che operano in settori particolari o di tipo innovativo. Questa indagine aveva lo scopo di individuare alcune linee di ten­denza presenti nel campo dell'assistenza e della prevenzione.

 

(dalla presentazione)

 

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