Prospettive assistenziali, n. 53, gennaio - marzo 1981

 

 

Notiziario dell'Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale

 

 

ESPOSTO PENALE PER LA DIMISSIONE DI UNA ANZIANA AMMALATA DALL'OSPEDALE

 

L'esposto, presentato da aderenti al Coordina­mento sanità e assistenza fra i movimenti di ba­se, si inquadra nell'azione condotta per la tutela degli anziani cronici.

 

 

Torino, 8 ottobre 1980

 

Alla Procura della Repubblica

I sottoscritti a titolo personale e quali rappre­sentanti delle organizzazioni a fianco indicate se­gnalano per i provvedimenti del caso che la Si­gnora Celestina Legger di anni 89, già abitante a Torino, Piazza della Repubblica 12, è stata rico­verata il 18 settembre u.s. presso la Casa di ri­poso Carlo Alberto con sede in Torino, Corso Casale 56.

Il ricovero presso la Casa di riposo è stato effettuato poiché l'Astanteria Martini di Largo Gottardo 143 aveva certificato che la signora Legger non necessitava più di cure ospedaliere.

Al momento del ricovero le condizioni della signora Legger erano talmente preoccupanti (de­perimento organico gravissimo con peso di 37 kg, piaghe da decubito estesissime) che la Casa di riposo, non essendo in grado di fornire cure ri­chiedenti un ricovero ospedaliero, chiedeva im­mediatamente l'intervento della Ripartizione XVI del Comune di Torino che a sua volta informava subito l'Ufficiale sanitario di Torino.

Questi disponeva una visita di controllo, ef­fettuata il giorno seguente del ricovero, da cui risultava che la paziente era intrasportabile a causa delle sue gravissime condizioni.

Gli scriventi chiedono pertanto alla Procura della Repubblica di Torino di accertare:

- se le cure e l'assistenza praticate alla si­gnora Legger durante la degenza presso l'Astan­teria Martini di Largo Gottardo 143 sono state adeguate alle necessità della paziente;

- se il gravissimo stato di deperimento orga­nico e le estesissime piaghe da decubito sono stati determinati da incuria o da abbandono;

- se, tenuto conto delle condizioni della pa­ziente e delle norme vigenti in materia sanitaria, l'Astanteria Martini poteva disporre le dimissioni della paziente;

- i motivi per cui il giorno 18 settembre le condizioni di salute della signora Legger consen­tivano il trasporto dall'Astanteria Martini alla Casa di riposo Carlo Alberto e poche ore dopo, come da dichiarazione del medico inviato dall'Ufficiale sanitario di Torino, ne veniva accertata l'intrasportabilità.

La vicenda della signora Legger non è purtrop­po un caso isolato.

Infatti nel territorio di competenza della Pro­cura della Repubblica di Torino sono migliaia gli anziani definiti cronici che, pur avendo in base alle leggi vigenti diritto al ricovero ospedaliero gratuito e senza limiti di durata quando le cure non sono praticabili a domicilio o in ambulatorio, sono dimessi dagli ospedali spesso di forza o con ricatti di vario genere e ricoverati in istituti di assistenza e beneficenza.

Si segnala che molto sovente agli anziani, durante il ricovero ospedaliero, non vengono somministrati gli alimenti.

Inoltre la carenza dei più elementari interventi di assistenza negli ospedali determina il sorge­re di dolorosissime piaghe da decubito, che spes­so sono la dimostrazione lampante dell'incuria e dell'abbandono.

Circa il problema degli anziani cronici si se­gnalano i seguenti fatti:

1) all'interrogazione dei Consiglieri regionali Anna Maria Vietti e altri presentata il 24 febbraio 1977, gli Assessori regionali alla sanità Ezio En­rietti e all'assistenza Mario Vecchione risponde­vano in data 4 aprile 1977 affermando che nell'i­stituto di riposo per la vecchiaia di Torino, corso Unione Sovietica, nel luglio 1976 erano ricoverati «476 lungodegenti non autosufficienti affetti da malattie specifiche della vecchiaia di cui al De­creto Ministeriale del Lavoro 21-12-1956 (G.U. 2 gennaio 1957 n. 1) e pertanto necessitanti di cure sanitarie continue non praticabili a livello domi­ciliare o ambulatoriale».

Nonostante l'accertata violazione delle leggi vigenti, nessuno dei 476 lungodegenti è stato ricoverato in ospedale;

2) il Prof. Ettore Strumia, Dirigente medico della casa di riposo Carlo Alberto, ha scritto nella lettera pubblicata dalla Gazzetta del Popolo del 5 gennaio 1980 quanto segue: «In carenza di specifiche strutture, i cronici spesso ancora ne­cessitanti di terapie ed in parte ancora recupe­rabili se adeguatamente trattati, vengono indi­rizzati dagli ospedali agli Istituti geriatrici, i quali privi di adeguati servizi, devono far fronte alle gravi esigenze di questi malati. Oltre l'80% dei ricoverati di questo istituto giungono direttamen­te dagli ospedali cittadini e necessitano prose­cuzione della terapia»;

3) nessuna risposta è stata data e nessun risultato è stato raggiunto dalle numerosissime istanze presentate alla Regione Piemonte e agli Enti ospedalieri dirette ad ottenere che si pones­se termine alle violazioni di legge conseguenti al ricovero in istituti di assistenza di anziani cro­nici necessitanti di cure ospedaliere.

Si citano in particolare:

- la lettera inviata nel maggio 1977 dal Coor­dinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base ai Presidenti e ai Direttori sanitari degli Enti ospedalieri del Piemonte e agli Assessori regionali alla sanità e all'assistenza (allegato 1) ;

- la lettera inviata il 2 luglio 1980 dal Comi­tato di difesa dei diritti degli assistiti alle Pre­sidenze e alle Direzioni sanitarie degli Enti ospe­dalieri del Piemonte (allegato 2).

A sostegno dell'obbligo per gli ospedali di as­sicurare i trattamenti agli anziani cronici non curabili a domicilio o in ambulatori gli scriventi fanno riferimento:

- all'interrogazione presentata al Consiglio comunale di Torino dal Consigliere Avv. Giorgio Santilli in data 4 febbraio 1975 (allegato 3) ;

- alla risposta dell'Assessore Nardullo del 21 febbraio 1975 all'interrogazione di cui sopra, in cui sono ammesse le dimissioni illegittime di an­ziani cronici dagli ospedali (allegato 4);

- l'articolo «Gli anziani definiti cronici ven­gono calpestati nei loro diritti» pubblicato da Prospettive assistenziali, n. 44 (allegato 5).

Si segnala inoltre che tutte le volte che per­sone o organizzazioni collegate con i firmatari del presente esposto sono intervenute contro le dimissioni di anziani cronici dagli Enti ospeda­lieri, le dimissioni stesse non sono state attuate.

Nel dicembre 1978, a seguito di interventi fatti a titolo personale dall'assistente sociale Jole Meo, abitante a Torino, Via Tollegno 39/E, l'ospe­dale Maria Vittoria di Torino non dava corso alle dimissioni della signora Giuseppa Albenga che decedeva presso l'ospedale suddetto il 9 gennaio 1979. La vicenda è illustrata nell'articolo «Il dram­ma di una povera vecchia» pubblicato sul n. 25 di Controcittà (allegato 6).

Su intervento dell'Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale con sede in Torino, Via Artisti 34, l'Ospedale Civile Santa Croce di Mon­calieri ritirava le dimissioni e continuava ad as­sistere il signor Giuseppe Malerba, già abitante in via Cimarosa 6, Nichelino, deceduto nell'ospe­dale suddetto il 28 marzo 1979.

Iniziative assunte dalla signora Anna Casucci Torino, via Re 28, figlia della paziente e dal Comi­tato per la difesa dei diritti degli assistiti (V. al­legato 7), gli articoli pubblicati sulla Gazzetta del Popolo del 16 dicembre 1979 (allegato 8) e sulla Voce del Popolo del 23 dicembre 1979 (al­legato 9), portavano al ritiro delle dimissioni in­sistentemente richieste dall'Ospedale Martini Nuovo, via Tofane 71, della signora Bianca Pado­vani, ricoverata presso l'Ospedale suddetto e tuttora ivi degente.

Presso il suddetto ospedale Nuovo Martini il Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti doveva nuovamente intervenire in data 11 luglio 1980 con una manifestazione e relativa distribu­zione di un volantino (allegato 10) per impedire le dimissioni della signora Fumero Agnese in Marino che continuava a rimanere ricoverata e quindi decedeva all'ospedale stesso.

Infine si segnala l'intervento fatto nei confron­ti dell'Astanteria Martini di Largo Gottardo per evitare le dimissioni del Signor Roggeri Ettore, ivi ricoverato il 16 agosto 1980, dimissioni che anche in questo caso venivano ritirate dall'o­spedale.

Ciò premesso e tenuto conto che gli enti ospedalieri sono enti pubblici e quindi tutti gli addetti sono pubblici ufficiali o quanto meno in­caricati di un pubblico servizio, gli scriventi chie­dono alla procura della Repubblica di accertare la sussistenza di reato di omissione di atti di uf­ficio e di altri reati:

- per quanto riguarda il caso sopra illustrato della signora Legger, sia in merito alle cure e all'assistenza prestata, sia in relazione alle di­missioni dall'ospedale Astanteria Martini;

- per quanto concerne le migliaia di dimis­sioni e non ammissioni negli ospedali pubblici di anziani cronici non curabili a domicilio o in am­bulatorio in relazione agli obblighi delle vigenti leggi.

 

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