Prospettive assistenziali, n. 48, ottobre - dicembre 1979

 

 

PER LA SOLLECITA CELEBRAZIONE DEI PROCESSI RELATIVI ALLA VICENDA DELLA CASA DELLA DIVINA PROVVIDENZA DI BISCEGLIE

 

 

Della allucinante vicenda dell'Istituto «Casa della divina provvidenza» di Bisceglie avevamo riferito nel n. 37, gennaio-marzo 1977, scrivendo in particolare quanto segue: «L'Istituto privato Casa della divina provvidenza di Bisceglie acco­glie 3800 persone e dà lavoro a 2000 persone, tut­te assunte con sistemi clientelari. L'Istituto ospi­ta malati sofferenti di insufficienza mentale: 200 hanno meno di 18 anni, il più piccolo ne ha cin­que. Alcuni sono ricoverati da alcuni anni: un ragazzo di dodici anni è lì da quando ne aveva uno e mezzo. L'ispezione ha permesso di accerta­re che tre bambini erano bloccati con medioevali attrezzi di contenzione, altri tre erano "ancorati" coi piedi ad altrettanti tavoli, con cinte consunte; ai letti maniglie con fasce pendenti; negli armadi, viti, manicotti ed altri rudimentali aggeggi usati per tenere a freno i malati».

Inoltre nel n. 43, luglio-settembre 1978, aveva­mo riportato un provvedimento del Tribunale per i minorenni di Bari per la dimissione di un minore dal reparto speciale del manicomio di Bisceglie.

Le tragiche vicende dei ricoverati dell'Istituto di Bisceglie sono state analizzate a fondo dalla trasmissione televisiva «Scemi e cattivi» del re­gista Gabriele Palmieri.

Ora da ben due anni e mezzo sono inspiegabil­mente ferme le istruttorie penali a carico dei dirigenti della Casa della divina provvidenza e di alcuni politici, imputati di reati molto gravi (pecu­lato, maltrattamenti, reati elettorali, ecc.).

Per sbloccare la situazione 815 persone hanno sottoscritto la lettera, che pubblichiamo, lettera indirizzata al Consiglio superiore della magistra­tura, al Primo Presidente della Corte di appello di Bari, al Procuratore generale e al Procuratore della Repubblica di Bari, al Consigliere istruttore di Trani e al Procuratore della Repubblica di Trani.

 

 

TESTO DELLA LETTERA

 

Noi sottoscritti, operatori socio-sanitari del ter­ritorio di Conversano, chiediamo l'intervento di­retto ed autorevole delle SS.LL. perché siano, senza più indugi e ritardi, istruiti e celebrati i procedimenti penali in corso presso i Giudici istruttori di Bari e di Trani nei confronti di ammi­nistratori e dipendenti della «Casa della Divina Provvidenza» di Bisceglie, nonché contro funzio­nari pubblici.

Da notizie di stampa risulta che entrambi i pro­cessi, in cui sono state elevate imputazioni per gravissimi reati (peculato, maltrattamenti aggra­vati, lesioni personali, reati elettorali, appropria­zione indebita per centinaia di milioni di pensioni di invalidità spettanti ai ricoverati) sono del tutto fermi.

Riteniamo che entrambi i procedimenti suddet­ti, se portati avanti con sollecitudine e con dove­roso rigore, possano contribuire in misura deci­siva al superamento della antiquata struttura di assistenza psichiatrica esistente soprattutto in Puglia, cui spetta il deplorevole primato del più grande ospedale psichiatrico privato d'Italia, che non accenna a smobilitare, nonostante le chiare disposizioni delle leggi n. 180 del 13-5-78 e n. 883 del 23-12-78.

Al contrario, le strutture alternative al ricovero o soffrono di carenze strutturali e di personale gravissime (vedi servizio di igiene mentale) op­pure non esistono affatto, nonostante le ripetute e ultimative promesse e assicurazioni della Pro­vincia di Bari e della Regione Puglia.

Continua tuttavia l'afflusso di danaro pubblico in misura ingentissima all'istituzione privata di Bisceglie, a cui la Provincia di Bari destina circa la metà del suo bilancio annuale, per ottenere un'assistenza agli ammalati di tipo, a dir poco, soltanto custodialistico.

Sottoscrivono la presente pressante richiesta di intervento, nei limiti di legge, anche operatori socio-sanitari di altri Comuni e di Bari nonché, semplici cittadini, interessati al problema dell'as­sistenza ai malati di mente perché avvertito co­me questione di grande rilievo umano, sociale e di civiltà.

 

 

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