Prospettive assistenziali, n. 43, luglio-settembre 1978

 

 

Notiziario dell'Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie

 

 

INIZIATIVE DELLA SEZIONE TOSCANA

 

Presso l'istituto Ospedale degli Innocenti di Firenze, la sezione fiorentina dell'A.N.F.A.A. ha organizzato, dal 1° al 22 aprile 1978, una mostra di pittura sul tema «Infanzia in istituto». Gli ar­tisti, con un'ottantina di opere, hanno voluto rap­presentare, nella maniera più reale e più viva, l'immenso vuoto, il caos, il disorientamento che c'è dentro ciascun ragazzo cresciuto in istituto.

In concomitanza con la mostra, si sono tenute altre manifestazioni che hanno avuto il loro mo­mento più qualificante in tre tavole rotonde sul problema dell'emarginazione minorile. La tema­tica è stata analizzata sia sotto l'aspetto giuri­dico («Lo stato di abbandono»), sia sotto quel­lo psicologico («Effetti dell'istituzionalizzazio­ne»), sia, infine, sotto il profilo operativo della prevenzione e delle alternative assistenziali («Affidamento familiare»).

 

1) Venerdì 7 aprile 1978

Dalla prima tavola rotonda, alla quale hanno partecipato Francesco Scarcella (giudice pres­so il Tribunale per i minorenni di Firenze), Paolo Caltabiano (giudice tutelare di Firenze), Benia­mino Deidda (per Magistratura democratica), Al­berto Germanò (per Magistratura indipendente), Michele Coppola (Sede Regionale E.N.A.O.L.I.) e Maurizio Gerace (Consigl. nazion. A.N.F.A.A.), sono emersi differenziati punti di vista, sia sullo stato attuale dei ricoveri in istituto, sia sul ruo­lo dei magistrati minorili e degli enti locali pre­posti all'assistenza.

È stato affermato che, allo stato attuale, le presenze di minorenni in istituto, pur rilevanti in ambito nazionale, riguarderebbero soprattutto ra­gazzi di età superiore agli 8 anni e pertanto fuori del campo applicativo della legge 5-6-1967 n. 431, sulla «adozione speciale».

A prescindere da vivaci contestazioni sull'ef­fettivo numero di ricoverati di età inferiore agli 8 anni (le statistiche in tal senso sono molto ca­renti), è stato rilevato dall'A.N.F.A.A. che questi minori, condannati all'istituzionalizzazione, han­no in buona parte raggiunto il limite di età per la adozione speciale quando già erano ricoverati in istituto. È pertanto mancata, a parere dell'A.N.F.A.A., un'adeguata salvaguardia dei diritti del minore, soggetto e non oggetto della assi­stenza.

 

2) Martedì 11 aprile 1978

Il dibattito sul tema «Effetti dell'istituzionaliz­zazione» ha visto la presenza di Luciano Pelle­grini (neuropsichiatra infantile) , Paolo Tranchina (per Psichiatria democratica), Carmignani (per Medicina democratica), Franco Girardet (Istitu­to Gould di Firenze), Renato Calvani (Villa Lo­renzi di Firenze), Lorenzo Mugnai (A.N.F.A.A. - Firenze).

Sono stati ampiamente sottolineati, dai tecnici e dall'A.N.F.A.A., i deleteri effetti dell'istituzio­nalizzazione, specialmente nella prima infanzia. Tuttavia è stata anche sostenuta (Girardet), la possibilità - in assenza di reali alternative - di conferire una qualche validità all'istituto assi­stenziale, realizzata attraverso una razionalizza­zione delle sue strutture e mediante un'integra­zione dell'istituzione nel territorio. Tale tesi è stata contestata da più parti, sia sul piano dei principi, che dell'operatività.

Tranchina ha vigorosamente denunziato la se­gregazione in ospedale psichiatrico di bambini, anche piccoli, paradossalmente definiti «perso­ne pericolose a sé e agli altri».

Renato Calvani di «Villa Lorenzi», portando nel dibattito la sua lunga esperienza, ha illustrato una possibile via alternativa all'istituzionaliz­zazione (esternato, comunità-alloggio, nuclei pa­rafamiliari), lamentando, peraltro, una diffusa insensibilità dell'opinione pubblica e una assen­za di collaborazione da parte del quartiere. Il suo intervento ha ricevuto larghi consensi.

Secondo Pellegrini, ogni azione che voglia rea­lizzare, nel campo della salute e dell'assistenza, interventi alternativi (per una parte di quelli fi­nora proposti e intrapresi, è mancato il tempo per una seria verifica) non può avere successo senza il coinvolgimento di tutti. Quest'opera di sensibilizzazione e maturazione deve utilizzare ogni mezzo e passa anche attraverso quei fatti che, segnalati dalla cronaca all'opinione pubbli­ca, possono, evangelicamente «dare scandalo».

Carmignani ha infine proposto di realizzare un coordinamento permanente fra i movimenti di opinione che si interessano al problema.

 

3) Giovedì 20 aprile 1978

Al terzo dibattito, incentrato sulle alternative all'Istituto, hanno presenziato Anna Bucciarelli (Assessore all'assistenza del Comune di Firenze), Lucia Meoni (E.N.A.O.L.I. - Sede provinciale di Firenze), Andrea Croci (Rep. XI - Comune di Firenze) e Maurizio Gerace (Consigliere nazio­nale A.N.F.A.A.).

Vivaci critiche ha suscitato l'assenza ingiusti­ficata dei rappresentanti della Regione Toscana e della Provincia di Firenze, che pur avevano, formalmente, aderito all'iniziativa.

Dal dibattito è emerso come la recente appro­vazione da parte del Comune di Firenze della delibera n. 2084 sull'«affidamento familiare», ab­bia posto in risalto una rinnovata forma di colla­borazione tra «volontariato» e «ente locale». Per la corretta realizzazione del nuovo servizio, che è sicuramente un'alternativa alla segrega­zione dei bambini negli istituti di beneficenza, occorre affiancarlo con altri servizi fondamentali, tuttora assai carenti (asili-nido, scuole materne, assistenza domiciliare, assistenza sanitaria, ecc.) e col superamento di alcune cause ricorrenti nelle situazioni di bisogno (disoccupazione, man­canza di alloggi, sfruttamento, ecc.). È stato an­che escluso che il servizio di affido familiare possa attuarsi senza instaurare rapporti perma­nenti con il volontariato dei cittadini.

Un volontariato, peraltro, non più individuali­stico (anche se individuali sono le prestazioni), ma inserito in una logica di territorio (affrontan­do le situazioni laddove si verificano) e coordi­nato al fine di realizzare un'unità operativa lo­cale, in stretto contatto con la realtà sociale di base (Consiglio di Quartiere).

Un folto pubblico di operatori sociali e di cit­tadini ha seguito tutte le manifestazioni. Nume­rose sono state le domande e i quesiti posti ai relatori.

A conclusione dei lavori, gli esponenti dell'«A.N.F.A.A.», dopo aver ringraziato per la partecipazione e il contributo di idee, hanno sotto­lineato come una diversa politica nel settore del­la sicurezza sociale non possa prescindere dal più ampio consenso popolare.

L'«A.N.F.A.A.» si è anche impegnata a far se­guire alla rassegna altre iniziative.

 

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