Prospettive assistenziali, n. 42, aprile-giugno 1978

 

 

PIATTAFORME REGIONALI E LOCALI DEL SINDACATO SU SANITA', ASSISTENZA E PSICHIATRIA

 

 

Con l'emanazione del DPR 616 «Attuazione della legge 382» le Regioni sono diventate con­troparti privilegiate per ciò che si riferisce all'indirizzo e alla programmazione dei servizi as­sistenziali e sanitari, mentre le Unità locali ne diventano controparti essenziali per la gestione.

Riteniamo perciò utile pubblicare il testo delle piattaforme elaborate dai Sindacati CGIL, CISL e UIL del Piemonte per verificarne gli orienta­menti, sottolineare le analogie con la proposta di legge regionale piemontese di iniziativa po­polare «Riorganizzazione dei servizi sanitari e assistenziali e costituzione delle unità locali di tutti i servizi» (1) di cui è in corso la raccolta delle firme, richiamare l'attenzione su alcuni aspetti limitativi.

Infatti nella terza piattaforma compaiono alcu­ne richieste di natura corporativa come la deter­minazione dell'orario da parte del gruppo degli operatori, la figura del coordinatore che viene confuso con il delegato sindacale e le cui fun­zioni non sono intese in modo corretto, tanto da svalutare il problema della sua competenza pro­fessionale.

 

 

I

PIATTAFORMA REGIONALE SULLA SANITA'

 

Dopo il trasferimento delle competenze in ma­teria di sanità ed assistenza come stabilito dal D.P.R. 616 «Attuazione della legge 382» si pro­pone questa piattaforma attuativa delle suddette leggi.

 

Situazione attuale

È nota a tutti la situazione disastrosa dei ser­vizi socio-sanitari che si può così riassumere:

- cattiva distribuzione del personale, delle strutture e delle attrezzature;

- proliferazione degli enti ospedalieri, fina­lizzati più ad accrescere il potere dei vari con­sigli d'amministrazione autonomi che alle esi­genze delle utenze;

- situazione caotica delle case di cura private con ricatti continui dei padroni che con la provo­catoria chiusura delle cliniche mettono in estre­ma difficoltà la salvaguardia dei livelli occupa­zionali e l'utilizzo della struttura privata ai fini pubblici;

- gestione a comparti stagni, scollati uno dall'altro che determinano disomogeneizzazione delle prestazioni;

- non corretto rapporto tecnico-utente;

- lentezza ed inefficienza dei servizi;

- potenziamento del ricatto politico-tecnico sull'utente;

- proliferazione dei centri di potere (prima­riati) solo per favorire la carriera di alcuni me­dici;

- proliferazione del fenomeno del funziona­riato partitico;

- moltiplicazione delle mansioni e delle ca­tegorie del personale medico e paramedico; - degenze inutili e protratte oltre la neces­sità;

- monopolio della C.R.I., Croce Verde ed Uni­versità nella formazione sia a livello professio­nale che universitario;

- carenza di interventi extra-ospedalieri am­bulatoriali e poliambulatoriali;

- identificazione dell'ospedale come unica struttura sanitaria senza realizzare dei momenti preventivi;

- larghissima insufficienza di strutture scola­stiche professionali nonostante la manifesta ca­renza di operatori socio-sanitari qualificati;

- slittamento e snaturazione della gestione partecipata sul territorio.

 

Governo unico e controparti

In base all'art. 27 della legge 382, tutta la ma­teria legiferativa rispetto a:

- prevenzione e cura delle malattie;

- riabilitazione;

- tutela igienico-sanitaria;

- formazione degli operatori sanitari, ecc. viene demandata alla Regione.

Identifichiamo, per questo, la Regione Piemonte come controparte primaria nell'attuazione del­le norme suesposte.

La Regione Piemonte inoltre deve imporre agli enti locali l'applicazione della legge regionale n. 41 (in modo particolare rispetto agli organi di governo regionali delle Unità locali) e della legge regionale n. 39 (con particolare riferimen­to all'aggregazione di Comuni e Comunità mon­tane in Consorzi).

In questo senso si attua una reale partecipa­zione delle Unità locali dei servizi nascenti quale strumento indispensabile per la programmazione e la gestione che nasce dai bisogni effettivi del­la popolazione.

In sintesi si richiede alla Regione Piemonte:

1) di realizzare un piano di programmazione che tenga conto della unificazione dei servizi, partendo dai piani di zonizzazione (per Torino punto di riferimento è la zonizzazione dei quar­tieri) ;

2) costituzione integrale degli argani previsti dalle leggi regionali n. 39 e 41;

3) costituzione degli organi di governo delle Unità locali dei servizi;

4) piano e legge sulla formazione professio­nale;

5) qualificazione degli organici più che quan­tificazione;

6) mantenimento dei livelli occupazionali in modo particolare rispetto alle case di cura pri­vate;

7) individuazione dei territori serviti dagli o­spedali (smembramento e decentramento degli ospedali, utilizzo delle strutture private ai fini pubblici) ;

8) realizzazione dei dipartimenti di emergen­za e accettazione di 1° e 2° livello;

9) piano su informazione sanitaria.

 

Controparti

Livello nazionale: programmazione e finanzia­menti;

Livello regionale: legiferazione specifica, pro­grammazione di sintesi regionale, finanziamenti, controllo, convenzionamento e classificazione delle case di cura private. Non svolge attività di gestione.

Livello Enti locali: ai Comuni debbono essere attribuite le funzioni. La gestione di tutte le at­tività socio-assistenziali deve essere delegata alle U.L.S. Fino a quando non saranno eletti i Consigli di quartiere di Torino, al Comune di To­rino, in base alla legge regionale 39 sono confe­riti i compiti stabiliti dalla succitata legge.

Consigli di Quartiere: sono attribuiti i compiti di gestione, controllo, programmazione delle U.L.S.

 

Zonizzazione

La delimitazione degli ambiti territoriali delle U.L.S. resta quella stabilita dalla legge 41.

Bisogna realizzare gli organi di governo locali già indicati.

Bisogna inoltre andare all'identificazione della Regione come controparte, in fase di program­mazione, di tutta l'attività psichiatrica, che do­vrà essere gestita dalle U.L. nascenti; in questo senso i poteri della Provincia in materia debbo­no essere assunti dalla Regione.

Questo ci permette di attuare una reale unifi­cazione dei servizi, nell'ambito degli organi ter­ritoriali, ed è quindi necessaria un'unica zoniz­zazione.

 

Dipartimento di emergenza ed accettazione

Ogni ospedale deve avere un proprio territo­rio di competenza, quindi la Regione nel piano ospedaliero deve adeguare i servizi ospedalieri agli ambiti territoriali di utenza, attraverso la centralizzazione dei servizi (amministrativi­-tecnici) di ospedali situati nella stessa U.L.S.

La Regione deve istituire con decorrenza im­mediata i dipartimenti di emergenza e accetta­zione (D.E.A.) di 1° e 2° livello, i quali debbono essere privilegiati rispetto ai dipartimenti di or­gano e di specialità, in quanto considerati punto di riferimento attorno ai quale ruota tutta l'atti­vità ospedaliera. I ricoveri ospedalieri devono esclusivamente avvenire attraverso i D.E.A.

Il D.E.A. è sede privilegiata per l'aggiorna­mento e la riqualificazione per il personale sani­tario tirocinante e paramedico.

Nel D.E.A. deve essere privilegiata l'attività dei medici a tempo pieno.

Il personale paramedico entra a tutti gli effetti nel Consiglio di gestione del D.E.A. L'università deve garantire l'utilizzo pieno dei reparti universitari nei D.E.A., ciò deve essere specificato chiaramente nell'apposita convenzio­ne Regione-Università, che dovrà essere stipu­lata. Il controllo e la gestione della convenzione deve avvenire fra U.L.S. e Università.

Una particolare attenzione bisogna rivolgere all'Ospedale ostetrico-ginecologico Sant'Anna: questo ente, infatti, sembra stia diventando una fabbrica di handicappati per i danni che produce alle partorienti ed ai neonati.

La Regione ha l'obbligo di nominare una com­missione di inchiesta per accertare probabili re­sponsabilità.

Nel contempo si propone la realizzazione del dipartimento maternità-infanzia ed un programma serio di riqualificazione ed aggiornamento del personale medico e paramedico.

 

Classificazione degli ospedali

Gli ospedali sedi di D.E.A. di 1° livello sono classificati come ospedali comprensoriali e la ge­stione viene affidata alla U.L.S. in cui ha sede l'ospedale.

Gli ospedali sedi di D.E.A. di 2° livello sono classificati ospedali pluricomprensoriali in quan­to il loro bacino di utenza abbraccia più com­prensori; la loro gestione è affidata nella sfera di competenza dell'U.L.S. in cui ha sede. Tutti gli altri ospedali vengono classificati zonali e la ge­stione viene sempre affidata alla U.L.S. in cui hanno sede.

Lo stesso discorso vale per le infermerie.

In questa classificazione si evidenzia che è ne­cessario andare al superamento dei Consigli di amministrazione di enti, come del resto, è pre­visto dalla 386. Gli ospedali con più sedi (vedi San Giovanni) debbono essere smembrati e col­locati nelle U.L.S. di competenza.

Gli ospedali monospecialistici (vedi Sant'An­na) debbono essere riorganizzati rispetto alla ri­chiesta di servizi che nasce dalla domanda dei territori.

Da un censimento delle strutture ospedaliere esistenti risulta evidente che molte zone, in mo­do particolare Torino, sono carenti di servizi sa­nitari.

Infatti delle 23 zone di Torino, la 3 e la 9 sono particolarmente ricche di strutture ospedaliere; viceversa nelle zone 4-5-8-10-11-12-14-15­16 - 17 - 18 - 19 - 21 - 23, salvo alcune realtà in cui è possibile utilizzare la struttura privata conven­zionata, non vi sono strutture sanitarie. Si pro­pone, per sanare questa situazione, la realizza­zione laddove ve ne fosse bisogno, di poliambu­latori delle zone scoperte decentrando le strut­ture ospedaliere particolarmente ampie e attri­buendo le funzioni alla U.L.S.

Per il personale, previa contrattazione con le OO.SS., la Regione stabilisce i criteri di mobi­lità.

È evidente che tutto ciò va realizzato con un piano serio sulla «formazione professionale». In sintesi la Regione Piemonte attraverso la mobilità contrattata deve garantire in ogni sin­gola U.L.S. i momenti di prevenzione-diagnosi­-cura-riabilitazione.

 

Mobilità

Come stabilito dall'art. 49 del progetto di ri­forma sanitaria approvato dalla Commissione sa­nità della Camera dei Deputati, siamo più che d'accordo con l'iscrizione ai ruoli regionali del personale dipendente degli Enti ospedalieri, con successiva assegnazione dello stesso alle U.L.S. per gestire la loro attività nel territorio.

Per quanto riguarda il settore privato, la mo­bilità deve essere contrattata caso per caso. Gli orientamenti generali comunque debbono essere quelli della salvaguardia dei livelli occu­pazionali, per cui, in caso di chiusura di una casa di cura privata, i lavoratori vanno trasferiti nelle strutture pubbliche territoriali verificando i re­quisiti richiesti dalla legge oppure nelle struttu­re private convenzionate con verifica degli or­ganici.

Questa ultima soluzione è transitoria fino a quando anche nelle strutture private di ricovero e cura, le qualifiche del personale corrisponde­ranno a quelle richieste dalla legge (vedi D.L. per il convenzionamento).

Siamo, però. per ribadire l'assoluta necessità di sancire il diritto del Sindacato alla contratta­zione della mobilità a tutti i livelli, dei piani ospe­dalieri e degli organici.

 

Formazione degli operatori socio-sanitari

È luogo comune che il problema della forma­zione (qualificazione, aggiornamento e riqualifi­cazione) del personale socio-sanitario è un mo­mento portante per le costituende U.L.S.

Le OO.SS., da tempo interessate al problema, hanno ribadito il nuovo concetto di formazione, che non limiti il ruolo dell'operatore al solo am­biente ospedaliero, ma lo estenda nelle struttu­re scolastiche per soddisfare le esigenze del ser­vizio socio-assistenziale.

È dell'8-9-76 la circolare regionale (n. 7739) in cui l'Assessorato alla sanità si poneva il proble­ma della formazione del personale socio-sani­tario.

A tal proposito vanno fatte alcune considera­zioni:

a) il Comitato di gestione doveva:

- formulare proposte, sentiti i comitati di­dattici, per il piano zonale formativo;

- programmare, organizzare, coordinare, e controllare tutte le iniziative formative della zona;

- mantenere collegamenti tra i servizi, le scuole professionali e le scuole statali. Questo importante strumento avrebbe potuto innescare un meccanismo reale di partecipazio­ne dei cittadini del territorio, in quanto sarebbe stata di questi ultimi la possibilità di formulare proposte idonee ad indirizzare i piani formativi della scuola alle reali esigenze del territorio. Questo processo di democratizzazione della scuola è rimasto una buona intenzione, come tante, scritta sulla carta e mai realizzata.

Le scuole per operatori socio-sanitari debbo­no essere gestite dalle U.L.S. e debbono essere svolte non solo in sede ospedaliera, ma anche nella possibile utilizzazione di tutte le strutture del territorio.

Per quanto attiene alla pratica, secondo lo svi­luppo del programma, dovrà essere fatta in sede di strutture ospedaliere ed extra ospedaliere, esistenti sul territorio.

b) i Comitati didattici dovevano avere le fun­zioni di:

- organizzare in pratica tutte le attività teo­riche e di tirocinio;

- formulare proposte al comitato di gestione sui contenuti, la metodologia e l'organizzazione dei corsi;

- tenere collegamenti con gli altri Comitati didattici, partecipare con parere consultivo agli scrutini ed altre prove di selezione, assistere agli esami finali.

Questa innovazione, a nostro avviso, voluta­mente, non si è fatta funzionare, poiché inte­ressi estranei al cambiamento hanno evitato la corretta realizzazione degli stessi comitati di­dattici.

Nella fattispecie fino a quando i Comitati di­dattici saranno dipendenti dalle Amministrazioni degli ospedali, tutto ciò subirà una serie di mi­stificazioni.

Questa invece è un'innovazione da rilanciare. poiché in questo senso noi crediamo sia possi­bile concretizzare un programma corretto sulla formazione e l'aggiornamento. Circa il problema dei «monitori», riproponiamo pari passo la cir­colare regionale sopra citata.

Fino ad oggi interessi baronali hanno impedito il serio e concreto utilizzo della figura del «monitore» in buona parte delle attività socio-for­mative.

La riproponiamo, ritenendo indispensabile I'n. pera di saldatura svolta da questa ficaura tra asnetti teorici e pratici dei programmi didattici

Riteniamo altresì che l'utilizzo del «comando al perfezionamento» vada esteso nell'indirizzo della qualificazione degli organici. Siamo quindi per riproporre la trasformazione in legge, com­e del resto si era già impegnata a suo tempo la Regione Piemonte (vedi Toscana) tenendo pre­sente il trasferimento alle U.L.S. delle funzioni ed i finanziamenti relativi alla formazione e ri­qualificazione, e tenendo presente, inoltre, gli arricchimenti, i dati nuovi e le nuove richieste proposte dalle OO.SS. con l'apertura della ver­tenza regionale sulla «formazione professionale» del 1977.

Per quanto riguarda il settore privato, per la nota dequalificazione esistente, siamo propensi, in via transitoria e per la durata di tre anni, a riaprire i corsi di infermieri generici solo per i lavoratori attualmente occupati.

I corsi debbono essere gratuiti, gestiti dalle U.L.S. e finanziati in parte dalla Regione, in parte dai proprietari delle case di cura.

Per quanto concerne la proposta regionale sul­la formazione dell'ausiliario, siamo disponibili a discutere sulla base della proposta in questione.

Bisogna però stabilire la durata dei corsi, che noi proponiamo di sei mesi, ed il livello retribu­tivo successivo che noi chiediamo venga parifi­cato al livello retributivo dell'infermiere gene­rico.

Contemporaneamente bisogna eliminare i cor­si per infermieri generici verificando l'utilizzo di strumenti idonei per una loro reale qualificazio­ne nell'indirizzo dell'«operatore unico».

Alcuni strumenti vengono già individuati dalla succitata vertenza sulla formazione professionale aperta nel 1977 dalla categoria degli operatori sanitari.

Il concetto di aggiornamento e riqualificazione deve estendersi anche al personale tecnico-am­ministrativo.

 

Servizi extra-ospedalieri

Per quanto riguarda l'assistenza domiciliare, la piattaforma regionale generale l'aveva ben spe­cificata: siamo per riproporla. Per gli operatori che operano nel territorio (a domicilio) dovrà essere corrisposto, a titolo rimborso spese, lo stesso trattamento rivendicato dagli operatori psichiatrici.

 

Organici

In prospettiva con una realistica politica sani­taria che privilegi la prevenzione, chiaramente l'ospedale non avrà più ragione di essere il cen­tro dell'attività sanitaria. Sarà quindi opportuno proporre una politica rispetto agli organici, che privilegi la qualificazione degli stessi più che alla loro quantificazione. Questo per evitare che in un prossimo futuro negli ospedali si proponga in termini drammatici la salvaguardia dei livelli occupazionali.

 

Assunzioni

Le assunzioni per chiamata, come previsto dal D.P.R. 130, debbono essere fatte in base alle graduatorie degli uffici di collocamento.

Per evitare clientelismi diffusi e il moltiplicarsi delle commissioni di ospedale, nella linea del superamento dei Consigli di amministrazione, si propone di centralizzare le assunzioni di cui so­pra, affidando le competenze all'ufficio di collo­camento.

In caso di difficoltà, nel superare l'art. 3 del D.P.R. 130, in via transitoria, le assunzioni deb­bono essere affidate alle U.L.S. nascenti.

 

Informazione sanitaria

L'informazione sanitaria è un momento impor­tante della formazione permanente dell'individuo ed è il primo strumento della prevenzione che deve realizzarsi attraverso una sufficiente cono­scenza del proprio corpo, dei servizi e dell'am­biente circostante, nonché dell'influenza che l'ambiente ha sul corpo.

L'informazione sanitaria deve essere quello strumento in grado di fornire mezzi attraverso i quali la popolazione, cominciando dall'età scola­stica, sia in grado di modificare responsabilmen­te atteggiamenti ed abitudini igienico-sanitarie sbagliate.

L'informazione sanitaria deve essere rivolta a tutti utilizzando ogni possibile canale (scuola, fabbrica, realtà associativa operante nel terri­torio, televisioni locali, tutti i mezzi di comuni­cazione di massa) attraverso il quale dare il mas­simo di diffusione alle conoscenze:

a) scuola - informazione sanitaria «formativa» (il corpo, l'alimentazione);

b) ambiente - informazione sanitaria specifica (inquinamento, alimentazione, patologia);

c) posto di lavoro - informazione sanitaria spe­cifica (sui problemi di salute del lavoro e pre­venzione degli infortuni) e generale;

d) televisioni locali - strumento per socializ­zare le conoscenze, informazione sanitaria gene­rale.

I tecnici utilizzati per l'informazione sanitaria debbono essere soggetti a controlli continui da parte degli utenti, dei Consigli di quartiere ed dai C.D.D. degli ambienti di lavoro esistenti sul territorio.

 

Operatori medici

Al clima di sfaldamento della situazione sani­taria attuale contribuisce in modo notevole la de­qualificazione dei medici, dovuta ad una prepara­zione ed un'attività professionale orientate più verso il profitto, il doppio o triplo lavoro, la con­siderazione della malattia come fonte di guada­gno, che verso un reale intervento sulla salute mediante l'esercizio prioritario sulla prevenzio­ne e riabilitazione. Per realizzare un corretto in­tervento in tali campi bisogna:

1) applicare il contratto unico e unitario per evitare la proliferazione di fantomatiche associa­zioni di categoria quali strumenti corporativisti­ci di potere e di privilegi;

2) incentivare il tempo pieno ai dipendenti medici sia pubblici che privati con un trattamento normo-economico non differenziato e con una regolamentazione territoriale delle convenzioni ex mutualistiche;

3) responsabilizzazione del medico che si rea­lizza attraverso una organizzazione del lavoro in équipes e che distribuisca l'orario dell'attività del medico a tempo pieno in questo senso: 40 ore settimanali ripartite in 30 ore di attività as­sistenziali e le restanti 10 ore per attività di ri­qualificazione ed aggiornamento, anche attraver­so la partecipazione negli ambienti di vita e di lavoro (sport, scuola, fabbrica, ecc.) ;

4) le ore di tirocinio stabilite per legge agli studenti in medicina devono già tendere alla pre­parazione del medico ad operare nel territorio;

5) anche l'attività dei medici non strutturati, ma convenzionati (vedi ex mutualistici) deve es­sere regolamentata in modo omogeneo a quella degli strutturati sia pubblici che privati e fermo restando il controllo sul servizio da parte delle U.L.S.;

6) gli organici delle case di cura convenzio­nate debbono prevedere un numero di medici a tempo pieno come per la spedalità pubblica e dovranno avere gli stessi diritti dei medici che operano nel servizio pubblico, anche in tema con­corsuale.

 

Settore privato

La situazione attuale delle case di cura priva­te può essere così riassunta: vi sono nella Re­gione Piemonte 40 case di cura convenzionabili con posti letto ridotti in media del 30% rispetto a quelli autorizzati: la maggior parte sono medi­co-chirurgiche, seguono le tisiatriche, le neuro­psichiatriche, per lungodegenti, due sono riabi­litative. Il maggior numero di queste è concen­trato a Torino.

Il piano regionale di classificazione dava la possibilità di convenzionarsi con tutte quelle classificate nella fascia C, con alcune della fa­scia D, purché queste cercassero di migliorare gli organici, di ristrutturare le case di cura fina­lizzate alla modifica dell'indirizzo nosologico e quindi essere classificate nella fascia C.

Il piano di classificazione non ha tenuto conto delle necessità né locali né regionali ed è stato molto contraddittorio rispetto alle premesse po­litiche espresse nella delibera regionale.

Il piano di convenzionamento, del resto mai attuato, non ha tenuto in alcun conto:

1) i livelli occupazionali in riferimento soprat­tutto alla professionalità del personale parame­dico;

2) esigenze del servizio calato nella realtà ter­ritoriale;

3) i suggerimenti espressi dal Sindacato, estra­niato di fatto sia dalla contrattazione che dalla programmazione specifica.

Queste contraddizioni hanno avuto il solo effet­to di incentivare l'utilizzo speculativo e privati­stico delle case di cura non convenzionate.

Per evitare ulteriori squilibri in questo set­tore bisogna:

1) andare ad una classificazione, contrattata con le OO.SS., che tenga conto dei presupposti politici espressi nella delibera regionale;

a) totale disponibilità dei posti letto senza ri­servarne all'uso privato;

b) indirizzo nosologico che sia suppletivo e non concorrenziale con la struttura pubblica;

c) rapporto con le esigenze del territorio;

d) necessità di controllo sulla qualificazione e la stabilizzazione degli organici sia medici che paramedici (ivi compreso l'inquadramento del personale religioso) ;

2) piano di convenzionamento con program­mazione del convenzionamento a lunga scadenza, con verifica semestrale sulla validità dei servizi, della attuazione degli impegni sugli organici e strutture, fra OO.SS., Regione, proprietà, caso per caso, previa consultazione delle U.L.S.;

3) inserimento delle case di cura private nel­le U.L.S.:

a) utilizzo della struttura privata non solo per i ricoveri ma altresì per i servizi alternativi (am­bulatori, poliambulatori, consultori, ecc.) purché nel territorio manchino strutture pubbliche suf­ficienti per rispondere alle esigenze della zona;

b) l'U.L.S. in ogni caso è l'unico organismo che decide l'utilizzo della struttura privata in qual­siasi senso essa vada utilizzata ed esercita un controllo insieme all'organismo regionale, come previsto dal D.P.R. 616, sulla gestione della strut­tura rispetto alla validità ed attualità del servi­zio erogato.

 

Conclusioni

Riteniamo, in conclusione, dover ribadire con forza che come Sindacato, non siamo disponi­bili a nessuna forma di cogestione sia palese che mascherata; rivendichiamo però, il diritto alla contrattazione su tutta la problematica esposta, a tutti i livelli, sia in fase di programmazione regionale, sia in fase di gestione e controllo a livello di U.L.S. e degli attuali Consigli di ammi­nistrazione degli ospedali.

 

II

PIATTAFORMA REGIONALE SULLA PSICHIATRIA (2)

 

Premessa

La scelta del sindacato sulla riforma della sa­nità e dell'assistenza porta alla necessità di in­dividuare nella Regione Piemonte l'organo poli­tico di legislazione specifica e di programmazio­ne, e nella unità locale dei servizi «U.L.S.S.» gli organismi di gestione superando i vari enti na­zionali e locali, opere pie comprese.

 

Capitolo 1°

La trasformazione dell'assistenza psichiatrica da custodialistica e manicomiale a preventiva, curativa e riabilitativa, con (a soppressione del manicomio, con l'inserimento dell'assistenza all'esterno e con l'inserimento nelle strutture sa­nitarie ed assistenziali di riforma, procede in mo­do estremamente lento e rischia di incepparsi con un ritorno all'indietro se non si collocano le sue prospettive, da subito, in quelle della rifor­ma sanitaria e della assistenza a partire dalle unità locali dei servizi e dagli ospedali ai vari livelli e così via.

 

Capitolo 2°

L'attuale sistemazione è caratterizzata da quan­to segue:

- la discussione parlamentare della riforma sanitaria;

- il trasferimento alle Regioni, a partire dal 1° luglio 1977, dell'assistenza mutualistica, com­presa quella psichiatrica a carico delle mutue;

- le nuove competenze in materia di sanità ed assistenza che sono state trasferite alla Re­gione con decreto n. 616 del 24-7-1977 ai sensi della legge 382;

- le leggi regionali n. 41 del 9-7-76 e n. 39 dell'8-8-77 che delegano alle unità locali funzioni di sanità, assistenza e formazione dei relativi operatori;

- le elezioni dei consigli di quartiere di To­rino previsti per i prossimi mesi.

I consigli di quartiere hanno il compito, già de­finito da regolamento approvato dal Comune di Torino, di gestire, fra l'altro, i servizi sanitari e socio-assistenziali delle unità locali (quartieri) di Torino.

 

Capitolo 3°

A tempi brevi si pone per i servizi psichiatrici sia territoriali che ospedalieri e per il relativo personale (medici, infermieri, amministrativi, ad­detti ai servizi tecnico-economali, ecc.) il pro­blema dei passi da compiere per arrivare alla collocazione dell'assistenza psichiatrica nell'uni­tà locale di tutti i servizi. Tale collocazione com­porta il passaggio dei servizi e del personale dall'attuale livello istituzionale (Province ed Ope­re pie) a quelli individuati nelle proposte di legge nazionali e regionali di riforma della sa­nità e dell'assistenza tenendo conto tra l'altro che nessuna di esse prevede l'attribuzione di competenze alle Province e tanto meno ad opere pie.

 

Capitolo 4°

I livelli istituzionali previsti dalle leggi della Regione Piemonte sono definiti come segue: - il Comune di Torino con i 23 Consigli di quartiere, le Comunità montane, i Consorzi fra Comuni, i Consorzi fra Comunità montane ed i Consorzi fra Comunità montane e Comuni.

Il trasferimento delle competenze alle Regio­ni e la delega operativa ai Comuni, ai Consigli di quartiere, alle Comunità Montane ed ai Consorzi prima indicati, comporta la necessità di indivi­duare, allo stato delle cose, come principale con­troparte la Regione Piemonte, ai fini della rea­lizzazione della riforma dell'assistenza psichia­trica.

 

Capitolo 5°

Proprio per le suddette ragioni le competenze delle Province e di strutture amministrative co­me le Opere pie, cui spetta oggi la gestione dei manicomi, rischiano di diventare condizioni e strumenti staccati ed avulsi da un contesto in grado di seguire per linee, mezzi e dimensioni, uno sbocco quale quello politicamente ritenuto valido e rivendicato dalle OO.SS. e cioè quello di concepire e valorizzare un'assistenza psichia­trica scientificamente aggiornata, come per ogni altro tipo di malattia e soprattutto sulla base di una incisiva e vasta prevenzione in grado di af­frontare le cause a cominciare dal luogo di la­voro e dall'ambiente di residenza e di vita.

 

Capitolo 6°

Per quanto riguarda la situazione della Provin­cia di Torino, dopo l'intesa tra l'Amministrazione della Provincia di Torino, l'Opera Pia e le OO.SS. conclusasi con il protocollo aggiuntivo (3) è sta­to disposto un programma ancora in fase di at­tuazione di cui si chiede l'assunzione ed il coor­dinamento da parte della Regione Piemonte. La Regione deve pertanto assumere i programmi, i contenuti ed i tempi, ed in particolare, garantir­ne l'applicazione e la attuazione nella fase tran­sitoria.

La Regione deve quindi:

- confermare la scelta politica ed operativa diretta al superamento delle istituzioni manico­miali pubbliche e private;

- riconoscere le équipes psichiatriche di zona attualmente operanti nel territorio quale nucleo degli operatori dell'istituenda unità locale dei servizi per inserirle in essa;

- promuovere il completamento, con le fina­lità di cui al punto precedente, delle équipes del­le 44 zone (unità locali) della Provincia di To­rino, completamento da effettuarsi entro il 31 marzo 1979, mediante il distacco del personale necessario dall'Opera pia Ospedali psichiatrici e dai servizi provinciali (CIM) e mediante la do­tazione di strutture ed attrezzature territoriali: comunità alloggio, ambulatori, ecc.

In questo ambito la Regione deve promuovere e concretizzare il passaggio immediato «in ospi­ti» di quei ricoverati che non necessitano di cure psichiatriche ospedaliere (anziani, handi­cappati, autosufficienti), mediante strumenti qua­li comunità per ospiti, cooperative per gli ospiti suddetti, da concordare fra le OO.SS., Regione, Provincia ed Opera pia.

Comunque la gestione degli ospiti anche nel momento transitorio, non compete più all'Opera pia.

Il suddetto passaggio in «ospiti» va inteso, limitatamente ai soggetti per i quali non è pos­sibile la dimissione immediata nel territorio, come modalità transitoria per la dimissione de­finitiva nel territorio di appartenenza.

Si ribadisce che l'intervento prioritario è la di­missione nel territorio, attraverso le seguenti modalità:

- inserimento nel mondo del lavoro, inter­venti economici, assistenza domiciliare, comuni­tà, alloggio, ecc.

Allo scopo di unificare gli obiettivi a breve, medio e lungo termine, occorre quindi che, an­che per la gestione della fase transitoria del pro­tocollo aggiuntivo, ogni trattativa sindacale di at­tuazione e di iniziativa sull'assistenza psichiatri­ca avvenga con la Regione Piemonte e la parteci­pazione della Provincia di Torino e dell'Opera Pia.

 

Capitolo 7°

Ad ulteriore garanzia del superamento dell'i­stituzione manicomiale la Regione deve prov­vedere all'integrazione dell'assistenza psichiatri­ca nel piano sanitario e socio-assistenziale su cui deve svilupparsi la trattativa con le OO.SS.

A stralcio di tale piano, da confrontare con le OO.SS., la Regione deve definire un progetto di piano ospedaliero, con la previsione di posti let­to non strutturati per specialità in ospedali ci­vili, da adibire al ricovero per la fase acuta psi­chiatrica.

Tale piano dovrà essere redatto dalla Regione Piemonte in funzione delle U.L.S.S. e del colle­gamento tra attività del territorio e attività ospe­daliera.

 

Capitolo 8°

In relazione ai detti punti viene rivendicato in modo specifico, per l'integrazione dell'assistenza psichiatrica nell'unità locale dei servizi, quanto segue:

a) la mobilità del personale che attualmente presta il proprio lavoro nei vari enti, istituzioni, ecc. (Provincia, Ospedali psichiatrici, ecc.) al fine dell'assistenza psichiatrica, deve essere con­trattata sindacalmente con le OO.SS. territoriali CGIL-CISL-UIL, le Federazioni provinciali e regio­nali di categoria ed i Consigli di azienda. La mo­bilità deve essere funzionale ad una sollecita at­tuazione dell'assistenza psichiatrica e della sua zonizzazione e del suo inserimento nelle unità locali dei servizi (inclusi gli ospedali). Tale mo­bilità di inserimento deve avvenire in primo luo­go nelle attività di assistenza psichiatrica a co­pertura delle esigenze del territorio; in secondo luogo nelle attività di assistenza sanitaria e so­ciale. Inoltre, nel caso in cui il personale sia esuberante rispetto agli inserimenti su indicati, la mobilità dovrà essere assicurata per l'inseri­mento in altri servizi e strutture della Regione e degli Enti locali;

b) nella mobilità contrattata occorre assecon­dare le scelte dei lavoratori in base alla loro volontarietà collettiva e di gruppo ed individuale;

c) va assicurato il mantenimento del tratta­mento economico e normativo in atto, definito dalle norme di legge, dalla contrattazione gene­rale ed integrativa con tutti i diritti acquisiti;

d) nell'ambito della mobilità contrattata va data la possibilità e facoltà a tutti i lavoratori di ogni ordine e grado, di accedere alla qualifica­zione, riqualificazione, mediante corsi di forma­zione e corsi di aggiornamento permanente, in particolare nella direzione della prevenzione. I corsi vanno definiti con l'organizzazione sinda­cale ed i consigli di azienda e su di essi il sin­dacato ed i lavoratori devono poter esercitare un rigoroso controllo attraverso la definizione de­gli strumenti necessari. In questa linea, tenuto conto della proposta delle Regioni sulla forma­zione degli operatori sanitari, va prevista la sop­pressione della qualifica di «infermiere psichia­trico» per farla confluire in quella di «opera­tore unico», con particolare specificità nel cam­po psichiatrico.

 

Capitolo 9°

Tutta l'assistenza psichiatrica, dalla preven­zione, alla cura, alla riabilitazione, deve essere svolta o direttamente o con il controllo della struttura psichiatrica che opera nell'ambito del­la unità locale dei servizi. È questo l'unico modo di assicurare una specifica azione preventiva, anche sui luoghi di lavoro, l'eliminazione di spe­culazioni, la realizzazione di una condizione ugua­litaria.

A questo scopo la Regione deve provvedere affinché ogni attività di assistenza psichiatrica svolta dagli enti locali (es. guardie mediche, me­dici condotti) e dai medici delle disciolte mu­tue, sia integrata in quella svolta dalle équipes territoriali. Ogni ricovero per cura deve essere disposto dalle équipes suddette presso gli ospe­dali pubblici competenti per territorio, o presso le cliniche private convenzionate. Il ricovero in cliniche private convenzionate potrà essere di­sposto soltanto in presenza di obiettive esigenze di assistenza che non possono essere soddisfat­te in ospedali pubblici. Solo a questa precisa condizione la Regione ne assume gli oneri rela­tivi (in tutto o in parte). In questo senso occorre per un verso bloccare immediatamente ogni nuo­va convenzione con le cliniche psichiatriche pri­vate e procedere ad una nuova regolamentazione rispondente all'obiettivo qui proposto. Tale rego­lamentazione deve essere preventivamente di­scussa con le OO.SS.

Per quanto riguarda i lavoratori che attual­mente prestano la loro attività nell'assistenza psichiatrica in case di cura private, si presenta l'esigenza del loro inserimento nell'attività com­plessiva dell'assistenza psichiatrica nelle unità locali dei servizi con una specifica definizione dei problemi insorgenti anche con una apposita regolamentazione, attraverso convenzioni o di­sposizioni particolari che ne assicurino comun­que l'impiego alle condizioni generali degli altri lavoratori.

 

Capitolo 10°

Occorre che sia privilegiato il rapporto di lavoro a tempo pieno per i medici e gli psicologi dipen­denti in fase transitoria della Provincia e dell'Opera pia ecc. e che prestano la loro opera nelle strutture psichiatriche territoriali e/o ne­gli ospedali per l'assistenza psichiatrica, ed in quest'ottica devono essere risolti i rapporti di lavoro precari.

 

Capitolo 11°

Al fine di operare correttamente in direzione dell'assistenza psichiatrica, di realizzare l'obiet­tivo del superamento del manicomio in modo non contraddittorio ed effettivo, occorre che la Regione operi inoltre in direzione della colloca­zione degli ammalati (cronici) che non necessi­tano di assistenza psichiatrica continuativa, che non possono essere curati a domicilio o ambula­torialmente. Infatti tali ammalati impropriamente gravano in modo distorto sull'assistenza psichia­trica vera e propria, con conseguenze di cristal­lizzazione e di arretramento. La collocazione di tali ammalati deve avvenire con la immediata definizione di un piano che preveda la loro siste­mazione con spese a totale carico della Regione, mediante l'adattamento di posti letto, non strut­turati in specializzazioni, negli ospedali civili senza che ciò comporti un aumento dei posti letto complessivi, o transitoriamente in altre strutture da concordare con le OO.SS.

Vanno esclusi i gerontocomi o gli psico-geron­tocomi. A questo fine devono essere bloccati i finanziamenti della Regione per nuovi geronto­comi o case di riposo o per la ristrutturazione e l'ampliamento di quelle esistenti. L'utilizzo delle attuali case di riposo deve avvenire in modo ana­logo a quello delle cliniche private.

La Regione deve poi ridefinire i compiti delle commissioni di vigilanza e di controllo sui mani­comi e case di cura private ed i loro compiti in modo da garantire, per quanto di loro competen­za e transitoriamente, la rispondenza delle esi­genze dell'assistenza ed anche la concretizza­zione degli obiettivi posti dal presente documen­to ed in prospettiva l'assorbimento delle loro funzioni all'interno delle U.L.S.

 

Capitolo 12°

Occorre, nella direzione di una nuova assi­stenza psichiatrica, la ridefinizione del prontua­rio farmaceutico regionale in materia psichia­trica, con le specialità farmaceutiche prescrivi­bili, fatta salva l'efficacia della cura. Sulla pro­posta del prontuario dovranno essere sentite le OO.SS.

Capitolo 13°

Nessun onere relativo all'assistenza psichia­trica deve essere posto a carico dei malati o dei loro parenti.

 

Capitolo 14°

L'applicazione del presente accordo dovrà av­venire mediante una verifica semestrale fra Re­gione, Enti locali interessati e Organizzazioni sin­dacali.

Nella fase transitoria, anche con la Provincia e l'Opera Pia.

Qualsiasi questione interpretativa del presen­te accordo dovrà essere risolta fra la Regione, la Provincia, l'Opera pia e le Organizzazioni sin­dacali.

 

 

III

PIATTAFORMA SUI SERVIZI SANITARI E ASSISTENZIALI DEL COMUNE DI TORINO

 

Fra l'Amministrazione comunale di Torino e (per quanto di loro competenza) l'Amministra­zione provinciale e regionale, la CGIL-CISL-UIL confederali, Enti locali e Ospedalieri della Pro­vincia di Torino si conviene quanto segue:

 

1. Obiettivi del decentramento

Va proseguita, da parte delle Amministrazio­ni, in modo sempre più unitario l'azione di decen­tramento dei servizi socio-sanitari per il conse­guimento dei seguenti obiettivi:

benessere psico-fisico della popolazione; superamento dell'emarginazione individuale, familiare, sociale di alcune categorie (anziani, handicappati, minori, psichici) ;

superamento delle lentezze e delle inefficienze dei servizi;

decentramento delle strutture e del personale; ricomposizione ed unificazione degli organi di gestione.

 

2. Programmazione e partecipazione

Gli strumenti per il raggiungimento degli obiet­tivi enunciati si baseranno fondamentalmente su:

a) Programmazione degli interventi caratteriz­zata da:

gestione pubblica dei servizi socio-sanitari e controlli sulle strutture private che vengono uti­lizzate, che vanno collocate in modo organico nel programma dei servizi territoriali;

applicazione della legge regionale n. 41 del '76 sugli ambiti territoriali sia per poter affrontare in termini complessivi i problemi, "sia perché possa essere esercitato dai lavoratori e dai citta­dini, organizzato in modo collettivo, un controllo sui servizi;

qualificazione e quantificazione dei bisogni che la popolazione esprime all'interno di un deter­minato territorio al fine di acquisire strumenti ed elementi che permettano di ottenere servizi socio-sanitari nell'ottica della prevenzione, cura, riabilitazione;

unificazione dei momenti della prevenzione - cura - riabilitazione con priorità al momento della prevenzione, intesa come rimozione delle cause che determinano un disagio fisico, psico­logico e sociale e non solo come diagnosi pre­coce;

integrazione dei programmi e dei servizi ter­ritoriali intesa non solo come decentramento bu­rocratico amministrativo, ma come uno strumen­to per individuare e verificare nel confronto fra operatori e popolazione, nuovi servizi che rispon­dano ai problemi emersi sul territorio;

nuova organizzazione del lavoro che deve pren­dere in considerazione le nuove esigenze dei ser­vizi, il nuovo ruolo e la nuova professionalità de­gli operatori e la loro domanda di democrazia in­terna;

definizione dei tempi e dei modi per il rag­giungimento degli obiettivi prefissati.

b) Partecipazione delle forze sindacali, sociali e di base alla individuazione delle esigenze, del­le priorità e delle risposte attraverso:

un processo di scambio di tutte le informa­zioni;

la messa a disposizione degli strumenti;

il mantenimento di un rapporto dialettico am­ministrazione-popolazione;

la predisposizione di organismi di partecipa­zione a partire da un dibattito sull'esperienza dei comitati di partecipazione dell'Unità di base per la medicina e igiene del lavoro.

 

3. Riorganizzazione istituzionale

Per l'attuazione di quanto sopra è necessario che si realizzino le seguenti condizioni sul piano istituzionale:

gestione di tutti i servizi da parte del Comu­ne, attraverso la realizzazione nel transitorio, di convenzioni con l'Amministrazione provinciale, con il coordinamento della Regione;

istituzione dei Consigli di quartiere quali orga­ni di gestione dei servizi e di direzione opera­tiva di tutti i lavoratori decentrati.

 

4. Metodologia dei rapporti

a) La metodologia dei rapporti Amministrazione­Operatori è finalizzata al coinvolgimento degli operatori per la acquisizione delle informazioni sulle singole realtà, per utilizzare i contributi pro­fessionali, sia in relazione agli obiettivi di inter­vento, sia per la predisposizione delle modalità organizzative.

Pertanto entro il 30-4-78 si costituirà un grup­po di coordinamento centralizzato formato dagli Assessori alla sicurezza sociale del Comune e della Provincia, i funzionari responsabili a livello centrale, i coordinatori delle équipes territoriali che si riunirà con scadenze mensili. Tale coordi­namento potrà avere anche momenti di convoca­zione dedicati a problemi specifici per servizi o per settori.

All'interno di questo gruppo di lavoro verrà individuato un ufficio permanente di programma­zione che si porrà come organo di consulenza dei due assessorati.

Entro il 30-4-78 si costituirà in ogni quartiere, l'assemblea di tutti gli operatori dei servizi del­la futura unità locale, la quale avrà le seguenti funzioni:

esame della realtà del quartiere con i rappre­sentanti del Consiglio di quartiere a partire dal­la analisi dei bisogni (mappa dei rischi socio­sanitari) ;

verifica della rispondenza dei servizi esistenti e del lavoro svolto sulla base dell'analisi dei bi­sogni del quartiere con prevalenza per gli inter­venti di tipo preventivo;

adeguamento dell'organizzazione del lavoro in­terno ai servizi agli obiettivi prefissati; definizione di una metodologia operativa che garantisca la partecipazione ed il controllo sui servizi da parte dell'utenza, della popolazione, delle forze sociali organizzate.

b) I rapporti Amministrazioni-Organizzazioni sindacali a tutti i livelli si baseranno sul metodo delle trattative su:

programmazione, linee e priorità di intervento;

organizzazione del lavoro;

aspetti normativi salariali e orario di lavoro.

Fin da subito vanno ricondotte in un unico am­bito di trattative tutte le vertenze attualmente in corso per il settore socio-sanitario.

 

5. Ristrutturazione dei servizi

La ristrutturazione dei servizi, zona per zona, avverrà secondo le seguenti fasi:

A tutto il personale che sarà decentrato sul territorio deve essere preventivamente garantito dalle Amministrazioni l'informazione e l'aggior­namento sulle nuove mansioni.

Entro il 30-4-78 verranno decentrati sul terri­torio di Torino il personale ex OMNI ed IPIM se­condo un piano discusso fra l'Amministrazione e le Organizzazioni sindacali.

Entro il 30-5-78 le Amministrazioni comunale e provinciale discuteranno con le Organizzazioni sindacali i piani per il decentramento delle se­guenti strutture:

centri per handicappati;

istituto regionale ciechi;

istituto provinciale infanzia maternità;

consorzio provinciale antitubercolare;

laboratori di igiene e profilassi;

istituti per anziani;

ufficio distrettuale di servizio sociale per i Tri­bunali per i minorenni;

personale amministrativo tuttora centralizzato.

Entro il 30-6-78 l'Amministrazione provvederà ad attuare, zona per zona, una verifica dell'ope­ratività dei servizi decentrati sulla base delle priorità sociali di cui delibera 20-7-76 n. 1398 (4):

messa a disposizione dei servizi primari;

assistenza domiciliare; assistenza economica;

affidamenti educativi di minori;

inserimenti di handicappati adulti e di anziani;

istituzione di comunità alloggio.

In ogni zona, al fine di una corretta definizione delle priorità di lavoro che sia coerente con le finalità espresse l'Amministrazione si impegna a iniziare la stesura di una mappa dei rischi socio­sanitari secondo una griglia di rischi da deter­minarsi per fasce di età, di concerto con le strut­ture sindacali di fabbrica, di territorio, con i Con­sigli di quartiere, con le forze sociali di base.

A tale scopo l'Amministrazione preparerà un seminario per tutto il personale delle zone sul metodo della mappa dei rischi per l'analisi dei rischi socio-sanitari da tenersi entro l'1-6-78.

La scelta del metodo della mappa dei rischi rappresenta la scelta della centralità della espe­rienza di fabbrica anche nella gestione del de­centramento dei servizi sociali.

Nel quadro delle priorità della previsione, l'Am­ministrazione si impegna entro il 15-5-78 a con­segnare alle Organizzazioni sindacali, alle forze sociali, ai partiti:

il censimento delle strutture pubbliche, priva­te e religiose che operano in campo sanitario e assistenziale;

il bilancio analitico dei relativi finanziamenti;

a mettere in funzione e a mantenere operativa la cosiddetta anagrafe degli assistiti e ricoverati in istituzioni pubbliche, private, in gruppi fami­liari e parafamiliari.

Entro il 30-4-78 il Comune, la Provincia, l'Opera pia Ospedali psichiatrici, sotto il controllo della Regione, si impegnano a stipulare una conven­zione complessiva in cui si obbligano reciproca­mente ad emanare delibere che regolino unifor­memente l'erogazione dei servizi, dei metodi e degli strumenti di lavoro, l'unificazione degli stan­dards erogati e dei criteri di intervento degli operatori.

Entro il 15-5-78 il Comune e la Provincia com­pleteranno, zona per zona, il decentramento dei seguenti servizi:

équipes ex ripartizione assistenza;

équipes medicina scolastica;

équipes psichiatriche;

personale IPIM, ex OMNI, ex ECA, di appog­gio agli handicappati.

Cureranno inoltre che sia definito il decentra­mento di enti nazionali in scioglimento (esem­pio ENAOLI) e delle IPAB di cui al decreto 616.

A tal fine il gruppo di programmazione (sulla base delle indicazioni degli operatori) fornirà un quadro degli elementi che ostacolano tale pro­cesso di integrazione degli organici.

Entro la stessa data il gruppo fornirà un qua­dro degli organici di minima per ciascuna zona e verificherà il procedere dell'unificazione delle prestazioni.

Entro il ... nei seguenti quartieri della città di Torino... si concentreranno gli sforzi delle Am­ministrazioni per la costruzione delle prime Uni­tà locali dei servizi al fine di sperimentare in tutti i suoi molteplici e complessi aspetti il go­verno unico della unità locale, la sua capacità di programmazione democratica e di coordinamen­to integrato di tutti i servizi, dall'unità di base agli ospedali, dai minori agli anziani, dal tempo libero ai servizi anagrafici.

Tale sperimentazione dovrà essere confrontata con tutti i quartieri ogni 6 mesi.

Coerentemente con queste linee di ristruttu­razione l'Amministrazione Regionale dovrà for­nire entro il 15-5-78 un quadro programmatico degli impegni che deve assumersi in ordine a:

censimento utenti e strutture;

ospedalizzazione cronici;

ospedalizzazione handicappati lungodegenti.

 

6. Controllo su strutture assistenziali

Tutta l'assistenza alla popolazione del quar­tiere, dalla prevenzione alla riabilitazione, deve essere svolta o direttamente o con il controllo della struttura pubblica che opera nell'ambito dell'Unità locale.

A questo scopo il Comune, la Provincia e la Regione provvedono affinché ogni attività di as­sistenza fornita da enti o istituzioni private e pubbliche sia integrata e coordinata con quella della unità locale.

A tale scopo la Regione si impegna a darsi strumenti di controllo decentrati individuando nelle équipes territoriali gli agenti primari per questa funzione.

 

7. Organizzazione del lavoro

Principi generali

In ogni zona gli obiettivi della ristrutturazione dovranno essere perseguiti attraverso un lavoro collegiale degli operatori, concretamente artico­lato nel gruppo di lavoro finalizzato all'attuazio­ne di programmi specifici e nel «lavoro di grup­po» con l'integrazione di funzioni e esperienze concrete a tutti i livelli.

Momento di valorizzazione del lavoro colle­giale e avvio della sperimentazione del lavoro di gruppo sono le apposite conferenze di servizio nelle quali si esaminano le rispondenze delle procedure, dei rapporti di lavoro fra le diverse strutture, dei compiti individualmente assegnati ai lavoratori in rapporto alla loro professionalità e si verificano le risultante del processo lavora­tivo svolto e le sue prospettive evidenziando la corretta utilizzazione dei lavoratori sotto il pro­filo professionale e favorendo l'apporto indivi­duale anche con lo sviluppo programmato delle attività formative e di aggiornamento (vedi piat­taforma contrattuale Enti locali).

 

Alcuni problemi prioritari

In quest'epoca va riaffermata la centralità del­la formazione collettiva che deve trovare nell'ambito lavorativo anche specifici momenti all'interno delle équipes. Entro il 15-5-78 vanno pre­visti momenti più generali che coinvolgano tutti gli operatori indipendentemente dalle competen­ze specifiche sulle seguenti questioni:

integrazione delle équipes sociali con i servizi di prevenzione sanitaria sul territorio (unità di base, dipartimenti di emergenza e accettazione, ecc.) ;

ristrutturazione dei servizi per handicappati adulti;

materie delegate agli enti locali in base alla 382.

 

Distretti

Poiché il principio della orizzontalità del grup­po di lavoro trova condizioni favorevoli alla sua attuazione quando il gruppo è «piccolo» si darà luogo ad una sperimentazione di articolazione dell'équipes dell'Unità locale in distretti di circa 10.000 abitanti in almeno un quartiere entro il 30-9-1978.

 

Prima accettazione

Ogni équipes dovrà curare che nella sua orga­nizzazione del lavoro il rapporto con i clienti, per ciò che riguarda la prima assunzione del pro­blema, sia gestito in modo da non preselezionare la domanda o in base ad una interpretazione mec­canica della domanda stessa, o in base a rispo­ste preesistenti.

A tale scopo in ogni quartiere si costituirà un momento di accettazione (filtro) comune per tut­ti i servizi facenti capo all'Unità locale in cui affrontare, decodificare tutte le richieste fatte dall'utenza.

Allo scopo di definire in modo più puntuale i problemi tuttora aperti circa questa funzione (quali operatori se ne occupano, il rapporto fil­tro-équipe, il rapporto filtro-servizi specialistici, ecc.) il coordinamento cittadino fornirà entro il ... un documento di impostazione del problema tenendo conto del contributo delle esperienze fatte nei quartieri e che dovrà essere utilizzato nel previsto seminario.

 

Servizi amministrativi

In ogni Unità locale si costituirà un ufficio am­ministrativo con i seguenti compiti: predisposizione e mantenimento dell'anagrafe degli assistiti del quartiere;

conteggio sussidi e predisposizione pratiche di pagamento;

tenuta del protocollo pratiche e delle cartelle unificate;

registrazione dei dati inerenti al personale (presenze, ferie, ecc.) ;

In ogni quartiere il gruppo degli operatori de­ciderà in base alle esigenze di servizio l'orario di lavoro di ciascuno.

 

Coordinatore

Al fine di garantire il necessario coordina­mento tecnico-amministrativo dei servizi decen­trati, in ogni zona verrà istituita una figura di coordinatore dei servizi sociali.

Tale coordinatore verrà proposto dai lavoratori all'Amministrazione attraverso una elezione da farsi nella assemblea di tutti gli operatori decen­trati.

Il coordinatore potrà essere revocato su -pro­posta di 4/5 dell'assemblea degli operatori della zona.

Le funzioni del coordinatore saranno:

garantire il collegamento fra gli operatori di zona e l'Amministrazione comunale, il Consiglio di quartiere, le forze di base nonché con gli ope­ratori degli altri quartieri della città. In tale fun­zione il coordinatore dovrà riportare le istanze e le proposte emerse dal dibattito fra i lavora­tori della sua zona;

garantire che il programma operativo concor­dato fra l'Amministrazione comunale, il Consi­glio di quartiere e le assemblee degli operatori di zona (ciascuno per il suo ambito di compe­tenze), diventi effettivamente operativo. In ogni caso non saranno attribuiti ai coordinatore com­piti di controllo burocratico-amministrativo;

il ricoprire le funzioni di coordinatore non darà origine ad una retribuzione superiore; questo per evitare gli effetti di distorsione che questo ele­mento introdurrebbe e non implicherà un com­pleto distacco dalle funzioni operative dell'équi­pe di appartenenza.

Sarà compito dei funzionari esercitare un con­trollo di legittimità sulle proposte di intervento degli operatori. I problemi che eventualmente emergeranno circa l'opportunità degli interventi dovranno sempre essere discussi in équipe.

 

Figure professionali

Entro il 30-9-78 dovrà essere avviata in ogni zona una verifica delle risultanze dei processi lavora­tivi nel frattempo avviati e dell'utilizzazione dei lavoratori sotto il profilo professionale. Succes­sivamente si stenderà un primo piano delle figu­re professionali realmente necessarie in ogni zona, delle loro mansioni e dei loro livelli retri­butivi tenendo conto dei processi di riforma in atto.

All'attuale personale amministrativo che già lavora nei servizi decentrati e al personale pro­veniente dagli enti sciolti in base alla 382 sa­ranno offerte due possibilità:

mantenere una collocazione amministrativa nell'ufficio amministrativo di zona;

svolgere mansioni di tipo sociale, cosa che già si verifica in alcune situazioni.

In tal senso dovrà essere svolto dall'Ammini­strazione un corso-concorso entro il 30-9-78 a cui potranno partecipare gli impiegati amministrativi e gli operatori che hanno svolto mansioni simili anche se con qualifiche diverse (es. educatori, personale ex EISS, agenti servizio imposte con­sumo, ex dipendenti istituti benefici, ecc.). La partecipazione al corso-concorso avrà come con­dizione che il lavoratore abbia almeno un anno di esperienza di servizio decentrato sul territo­rio con possibilità che venga valutato, per dero­ga, il servizio svolto entro altri enti. I lavoratori che supereranno il corso-concorso passeranno al 5° livello retributivo derogando dal possesso del titolo di studio ed indipendentemente dal livello in cui erano inseriti e svolgeranno pertanto le mansioni previste nel nuovo livello.

Saranno oggetto di specifica trattativa con le Organizzazioni sindacali i criteri di ammissione, i contenuti e le modalità del corso e i criteri di selezione.

Analogamente si dovrà procedere entro due anni per il personale sia proveniente da ulterio­re decentramento sul territorio degli enti locali, sia dallo scioglimento degli Enti previsto dalla 382, valutando caso per caso il lavoro preceden­temente svolto e che avrà scelto di svolgere mansioni di tipo sociale ed acquisito in tal senso un'esperienza nei servizi territoriali.

 

Unificazione sedi

Entro il 31-12-78 si provvederà all'unificazione delle sedi di tutti i servizi socio-sanitari decen­trati.

Tale unificazione dovrà comunque tener pre­sente la problematica relativa all'istituzione dei distretti.

Dovranno essere forniti ai centri di zona gli strumenti che saranno identificati come neces­sari al funzionamento dei servizi (fotocopiatrici, macchine da scrivere, ecc.).

 

Normativa

Entro il 31-12-78 sarà garantito il servizio di mensa per tutti gli operatori decentrati nel qua­dro della risoluzione complessiva del problema per tutti i dipendenti comunali e provinciali e dell'Ospedale psichiatrico.

Entro il 30-4-78 sarà garantito il rimborso Km. per l'uso in servizio dell'auto propria per tutti gli operatori con normative da concordarsi omoge­nee per tutti.

Entro il 30-4-78 si provvederà alla stipulazione di polizze assicurative che coprano i danni a sé e ai terzi durante lo svolgimento del lavoro in base a una casistica concordata.

 

8. Formazione del personale

Nel predisporre le iniziative formative l'Am­ministrazione si muoverà secondo i seguenti cri­teri di fondo:

fornire a tutti gli operatori del Comune e della Provincia occasioni di informazione e aggiorna­mento sui processi di riforma in atto e sui pro­blemi da essi sollevati coinvolgendo anche ope­ratori di altri enti;

fornire agli operatori gli strumenti professio­nali necessari per svolgere i compiti assegnati, in rapporto ai processi di trasformazione delle mansioni o dell'organizzazione del servizio;

omogeneizzare i criteri delle due Amministra­zioni nelle risposte e richieste di singoli opera­tori per la partecipazione ad attività formative non gestite dagli Enti locali, da valutare in rela­zione alle esigenze di servizio.

Costituzione di un centro di formazione presso le scuole attualmente gestite da Enti locali.

Entro il 30-4-78 dovrà essere data sistemazione a tutti i lavoratori precari.

 

 

 

 

(1) Il testo definitivo è stato modificato in alcune parti rispetto alla bozza pubblicata sul n. 40 di Prospettive assi­stenziali.

(2) Questa piattaforma è stata redatta prima dell'approvazione da parte del Parlamento della legge di riforma psichiatrica.

(3) L'intesa è stata riprodotta sul n. 23 di Prospettive assistenziali.

(4) La delibera è stata pubblicata sul n. 35 di Prospettive assistenziali.

 

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