Prospettive assistenziali, n. 42, aprile-giugno 1978

 

 

Notiziario dell'Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie

 

 

INIZIATIVA DELLA SEZIONE LOMBARDA

 

Il seminario tenutosi a giugno presso la Pro­vincia di Milano sotto l'etichetta di «Seminario di aggiornamento sui problemi della emargina­zione minorile», ha costituito per la sezione lom­barda, che l'ha pensato, proposto e sostenuto un grosso impegno.

Al di là degli sviluppi che potranno forse an­cora seguire, molto importante è stato certa­mente l'aver saputo mettere a confronto i mas­simi organismi che si occupano della sicurezza dei minori.

Ci proponiamo in futuro di ritornare magari su alcuni documenti conclusivi delle commissio­ni di lavoro. Si tratta di proposte molto stimo­lanti.

Auspichiamo comunque che si arrivi alla pub­blicazione almeno parziale dell'intero materiale preparatorio, relativo al dibattito, e conclusivo del seminario stesso.

 

Sintesi preliminare delle indicazioni e delle proposte operative emerse dall'incontro

Preso atto che il Seminario di aggiornamento sull'emarginazione minorile, tenutosi nei giorni 17-18.6.1977 nella Sala del Consiglio Provinciale, ha costituito, sia in sede di preparazione che nel­le riunioni di gruppo, un momento importante di incontro e di iniziale verifica delle problematiche e dell'attività svolta dai diversi Enti operanti nel settore e di approfondito confronto tra gli opera­tori, con l'elaborazione di alcune linee di inter­vento che vanno nella direzione del decentramen­to e dell'integrazione dei servizi su base terri­toriale,

gli Enti e gli Organismi promotori dell'inizia­tiva, accogliendo le istanze emerse da più parti, ritengono che debba e possa utilmente essere dato spazio ad una ulteriore fase di lavoro.

Essa dovrebbe consentire ai gruppi costituitisi di verificare le ipotesi formulate e di predisporsi per un lavoro di integrazione delle competenze che tuttora restano slegate.

Per delimitare gli ambiti di intervento iniziale vengono riassunte sin d'ora, in attesa della ste­sura degli atti, le sintesi degli obiettivi da per­seguire e delle più significative proposte di linee operative che sono emerse dal Seminario, rife­rite nell'ordine dei temi discussi dai gruppi.

 

Infanzia abbandonata e/o istituzionalizzata

La politica di deistituzionalizzazione dei minori non trova sufficiente riscontro in una precisa assunzione di responsabilità in materia di scelte alternative.

Vi sono carenze nell'informazione, nel control­lo, nel coordinamento dell'azione, nel sostegno alle famiglie con effettiva attenzione ai reali biso­gni dei minori. Fra gli obiettivi operativi emersi:

1) La definizione di una mappa dell'assistenza ai minori che censisca la presenza e l'utenza di tutti gli istituti e gli enti che operano nella Pro­vincia di Milano, nella prospettiva di un rappor­to più diretto con i loro territori.

2) La raccolta e l'aggiornamento dei dati sulla situazione assistenziale, sulla base delle aree ter­ritoriali.

3) L'unificazione delle rette e soprattutto degli standard di erogazione dei servizi degli enti, co­me premessa per la creazione di una convenzione unica.

4) L'unificazione dei criteri di controllo e di ge­stione sociale degli istituti.

 

Infanzia handicappata

Alla sensibilizzazione al problema, accresciu­ta in questi ultimi anni, non fa riscontro una ade­guata traduzione in forme concrete di inserimen­to di questi bambini.

Alcune proposte preventive:

1) Seguire la donna nel periodo di gravidanza. Diagnosi precisa (dépistage) da effettuarsi nel periodo neo-natale nell'ambito ospedaliero o dei CSZ per le nascite che si verificano fuori dalle strutture ospedaliere. Verifica all'età di 3 mesi da effettuarsi in occasione della prima iniezione antidifterica.

2) Sviluppare l'educazione sanitaria delle po­polazioni con iniziative di varia natura.

3) Richiedere alla Regione di rendere obbliga­toria la vaccinazione antirosolia, attualmente fa­coltativa.

Altre proposte:

4) Unificare e coordinare i servizi attualmente erogati sul territorio, che oggi fanno capo ai vari enti, per poter operare in modo concreto senza dispersione di energie, attraverso anche il coor­dinamento delle équipes, in attesa di leggi di ri­forma sull'unità locale dei servizi socio-sanitari.

5) Intensificare la politica degli inserimenti nella scuola attraverso l'estensione della scuola, servizio sociale a tempo pieno, aperto a tutti i minori.

6) Partendo dalla nozione di base che ogni handicappato può fare qualsiasi lavoro, fare uno studio per individuare quali sono i lavori più adatti per gli handicappati, come aiuto all'indi­rizzo scolastico e post-scolastico.

Sono da segnalare esempi in atto di gruppi di lavoratori che collaborano all'inserimento di han­dicappati di recente assunzione nel settore me­talmeccanico.

 

Devianza minorile

Sottolineata la priorità da attribuire al momen­to preventivo rispetto alla tendenza ad affrontare il problema in termini repressivi. Un gruppo di lavoro aperto di cui è stata proposta la costitu­zione, riconosciuto come istanza consultiva, do­vrebbe articolare la sua attività nelle seguenti direzioni:

1) Esame di delibere che, come quella del 20 luglio 1976 del Comune di Torino sull'assistenza sociale, hanno inquadrato normativamente e ope­rativamente i servizi socio-sanitari-ricreativi in favore dei minori.

2) Formulazione di proposte su alcuni temi fra i quali:

- quadro normativo dell'assistenza ai minori.

- Inserimento nel lavoro e qualificazione pro­fessionale: analisi della legge sul lavoro giova­nile.

- Verifica dei servizi esistenti nel territorio. - Proposte di esperienze-pilota.

- Analisi della condizione minorile e delle cause di emarginazione (scuola dell'obbligo, mancanza di strutture, ecc.).

- Rapporto tra utente, enti assistenziali e strutture giudiziarie.

- Informazione ed interventi in tema di de­vianza minorile per contrastare l'attuale spinta repressiva.

- Continuità dell'assistenza dopo il 18° anno. Affidamento familiare

L'affidamento familiare, nel filone culturale moderno che lo differisce dal baliatico in quanto richiede alla famiglia affidataria lo svolgimento di un ruolo sociale, può rappresentare in taluni casi una alternativa valida al ricovero in istituto, ma non può essere considerato - date le sue problematiche - come la panacea dell'assisten­za ai minori.

Appare tuttavia estremamente interessante un approfondimento delle esperienze fatte nella pro­vincia, una sua più oculata applicazione e con­duzione.

Sono stati proposti:

1) Il completamento dell'indagine informativa sull'effettiva entità e modalità di utilizzo di tale strumento alternativo all'istituzionalizzazione da parte dei Comuni della Provincia di Milano e degli enti che vi operano.

2) Lo studio di uno schema di regolamenta­zione a livello provinciale.

3) Lo studio di convenzioni di delega della ge­stione da parte degli enti nazionali e della Pro­vincia ai Comuni.

 

Affidamento a comunità-alloggio

L'affidamento a comunità-alloggio, a gruppi-ap­partamento o centri-base o pensionati di quar­tiere e così via, si presenta come una alternativa interessante nella prospettiva di una politica so­ciale di prevenzione, sia per affrontare situazio­ni estreme di disgregazione e conflittualità fa­miliare che situazioni in cui il modello familiare tradizionale di socializzazione non regge alle dif­ficoltà del minore.

Le proposte sulle quali operare:

1) Programmazione e istituzione da parte dell'ente pubblico locale, in forma diretta, di ser­vizi di comunità-alloggio, di gruppi-famiglia e pen­sionati di quartiere alternativi alle attuali strut­ture emarginanti, sia in via preventiva che ripa­rativa, integrati con i servizi di zona e di quar­tiere.

2) Sollecitare strutture sia pubbliche che pri­vate tradizionali a riconvertirsi in strutture più piccole e decentrate, con un totale mutamento di sistemi organizzativi, che non sia solo un tra­sformarsi per sopravvivere, ma preveda la reale ristrutturazione di molti istituti in servizi di quar­tiere, mentre i minori possano essere collocati in gruppi-famiglia, micro-comunità o altre solu­zioni alternative.

3) Fermo restando la verifica e il controllo da parte dell'ente pubblico, garantire alle sperimen­tazioni in corso aiuti fondamentali, quali: gli al­loggi (stanti le gravi difficoltà a trovare privati disposti ad affittare i propri a questo scopo), so­stegno finanziario, sostegno medico e psico-pe­dagogico e assistenza legale e assicurativa.

 

Adozione

L'adozione è l'intervento in genere più adatto per un minore in stato di abbandono e quindi privo di rapporti familiari ed affettivi validi. Può però rappresentare solo un contributo, e non certo preminente, alla deistituzionalizzazione dei minori.

Tra le proposte operative:

1) Riproporre al Parlamento una legge, analo­ga a quella già avanzata nella precedente legislatura, che, oltre ad abolire l'adozione ordinaria, migliori la normativa della 431, allargandone il campo di applicazione fino all'età di 18 anni e introducendo norme atte a meglio definire i cri­teri e semplificare le procedure per la dichiara­zione di adottabilità.

2) Stabilire modalità e strumenti permanenti di coordinamento tra l'opera del Tribunale per i minorenni e quella degli altri enti che si occu­pano di bambini in difficoltà. Tale coordinamento avrebbe validità globale per tutti i tipi di inter­vento in questo campo (aiuti alle famiglie, ado­zione, ecc.).

3) Studiare modalità e strumenti operativi per istituire e decentrare localmente il controllo sull'assistenza ai minori in difficoltà, mediante la creazione di comitati operanti sotto il controllo dei Consigli di Zona o dei Comuni o Consorzi di Comuni con competenze e responsabilità circo­scritte al proprio territorio, aventi lo scopo di ri­cercare in questo ambito soluzioni a tutti i casi di minori in difficoltà residenti nel territorio.

 

Centri di quartiere funzionanti durante il giorno, scuole come servizio sociale

È stata sottolineata l'importanza fondamenta­le di servizi sociali di quartiere, nell'opera di pre­venzione.

Indicazioni operative:

1) Finalizzare tutti i progetti di sperimenta­zione nella scuola dell'obbligo alla riduzione de­gli svantaggi di cui sono portatori gli emarginati; mettere la scuola e conseguentemente il quar­tiere nelle condizioni di poter realizzare queste finalità.

2) Fare li possibile perché la scuola, sia essa a tempo pieno o integrata, si profili come scuo­la di quartiere, come centro sociale di educazio­ne permanente, dove l'istituzione scolastica non sia sottoposta a imposizioni di natura culturale o burocratica.

3) Va ritenuto prioritario, per alcune situazio­ni, prima di iniziare qualsiasi intervento, rilevare ed analizzare i bisogni della comunità e poi suc­cessivamente predisporre gli strumenti neces­sari per soddisfarli.

4) Rilevato che i centri di quartiere funzio­nanti durante il giorno in pratica non esistono, è da sottolineare l'esigenza che gli stessi siano intesi come centri socio-sanitari educativi-terri­toriali, gestiti dall'ente locale, di cui facciano parte anche le scuole, viste come centri propul­sori di attività sociali.

 

Coordinamento degli interventi e servizi territoriali

Il gruppo di lavoro si è posto come obiettivi: - evidenziare le conseguenze dello stato di settorialità e frammentazione dell'assistenza con particolare rilievo a ciò che esso determina su­gli operatori e sull'utenza.

- Individuare quali possono essere gli stru­menti programmatori già utilizzabili nell'attuale quadro legislativo e gli obiettivi da porre nelle diverse realtà zonali per contribuire a modificar­ne l'assetto.

- Definire un documento di lavoro da portare al dibattito con le diverse componenti nel terri­torio, in particolare i CUZ e gli enti locali, allo scopo di stimolare un più ampio dibattito sui pro­blemi socio-sanitari che in questi ultimi tempi ri­schiano di divenire marginali in una opinione pub­blica incalzata dall'assillo della crisi economica che il Paese sta attraversando.

Alcune indicazioni e suggerimenti operativi:

1) Gli operatori degli enti in scioglimento do­vrebbero passare ai CSZ.

2) I corsi di aggiornamento per operatori so­ciali sono una esigenza inderogabile da program­mare con metodicità.

3) I Consorzi Sanitari di Zona devono trasfor­marsi in Consorzi Socio-sanitari.

4) Incontri di zona, promossi dagli Organismi promotori del Seminario, e degli altri enti inte­ressati devono essere programmati con il fine di illustrare i temi discussi, approfondire la realtà delle diverse situazioni e stabilire le basi di un coordinamento del lavoro a livello del decentra­mento.

 

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