Prospettive assistenziali, n. 37, gennaio-marzo 1977

 

 

Editoriale

 

L'ASSISTENZA - ANCORA ABUSI, MALTRATTAMENTI, TORTURE E MORTI: GOVERNO E PARLAMENTO STANNO A GUARDARE

 

 

Quando scoppiarono i casi dei Celestini di Pra­to e di Grottaferrata, per ricordare solo le due situazioni più conosciute; le forze conservatrici tentarono di minimizzare la gravissima situazio­ne esistente (1) affermando che si trattava di sin­goli casi:

La situazione non è molto cambiata, come ri­sulta dalle notizie riportate dai giornali:

- istituto medico-psico-pedagogico di Chiusa Pesio (Cuneo) - Decesso di W.T. di 16 anni per blocco intestinale, conseguente all'ingestione di oltre tre chili di ghiaia. Al momento del ricovero in ospedale il ragazzo era in grave stato di denu­trizione, vomitava feci ed era in agonia (Gazzet­ta del Popolo dell'8-12-1975);

- orfanotrofio di Baia (Napoli) - «Alcuni ra­gazzi hanno dichiarato di essere stati puniti con calci nello stomaco e colpi di bastone» (l'Unità del 31-12-1975);

- ospedale psichiatrico di Nocera inferiore (Salerno) - «L'inchiesta della magistratura sul manicomio-lager (2300 ricoverati) si è conclusa con l'emissione di mandati . di cattura nei con­fronti di tre amministratori DC » (l'Unità del 31­1-1976);

- ospedale psichiatrico di Palermo - Vi sono ricoverati una trentina di bambini dai 4 ai 14 an­ni, affidati alle cure dei malati mentali adulti. Spesso i bambini «vengono tenuti legati ai tavoli e alle sedie». È in corso una inchiesta della ma­gistratura (Gazzetta del Popolo del 13-1-1976 e Amica del 5-2-1976);

- istituto di riposo di Albenga (Savona) - Il consigliere regionale e capo gruppo del PCI al Comune di Albenga, Angelo Viveri, è stato indi­ziato di reato per «appropriazione indebita». Egli, nel corso di un intervento al Consiglio co­munale, aveva mostrato un corsetto di detenzio­ne a prova delle miserevoli condizioni di emar­ginazione e di morte civile a cui sono condannati gli anziani nelle cosiddette case di riposo (l'Uni­tà del 6-2-1976);

- manicomio giudiziario di Aversa - Perizia d'ufficio costituita da 150 pagine di atrocità. Ri­chiesta dal Procuratore generale della Corte di appello di Napoli l'apertura di un procedimento penale anche in relazione alla morte di una ses­santina di internati avvenuta fra il 1971 e il 1974 (Gazzetta del Popolo del 15-2-1976);

- ospedali psichiatrici di Torino - Ottocento anziani sani di mente continuano a rimanere in­ternati nei manicomi di Torino a causa della man­canza di servizi alternativi (Gazzetta del Popolo del 20-3-1976);

- concorso magistrale a Enna - Un esposto è stato presentato alla Procura della Repubblica di Enna poiché tutti i vincitori dei 58 posti di inse­gnante della provincia di Enna erano in possesso di certificati di invalidità rilasciati dalla commis­sione medica provinciale. Inoltre «è iscritta ne­gli elenchi degli invalidi civili quasi la metà della popolazione attiva della provincia» (Gazzetta del Popolo del 9-9-1976);

- Quindicenne non trova un tetto: ha cambia­to 37 posti di assistenza - Una ragazza milanese senza genitori ha trascorso gli ultimi mesi in 37 istituti di assistenza in diverse città d'Italia. «Non è né asociale, né delinquente» (Stampa sera del 13-9-1976);

- Torino - Disperato appello di una madre il cui figlio è malato (autismo precoce infantile): «nessuno vuole curarlo» (Gazzetta del Popolo del 27-10-1976);

- Pescara - Suicidio di M.A. di 26 anni che è stato compiuto dopo che aveva «bussato a tante porte in cerca di una sistemazione, di un aiuto, ma invano». «Nato a Pescara da genitori ignoti, ha vagato da un brefotrofio all'altro, da Penne a Loreto Aprutino, e quindi è finito all'istituto Ope­re di bene di Pescara da dove è uscito a 18 anni senza un mestiere, senza una prospettiva né di lavoro, né di ospitalità». Accanto al suo corpo è stato trovato un biglietto in cui era scritto: «Sono stanco della vita, non riesco a trovare un lavoro, non ho nessuno, non posso andare avanti in questo modo» (Gazzetta del Popolo del 18-11-1976);

- Altamura (Bari) - Viene ricordato il suicidio di un bambino di 14 anni; M.C., «venduto dai ge­nitori nel '71, poi nel '72 e nel '73 per 125.000 lire, 10 chilogrammi di formaggio, 15 quintali di legna, 12 chilogrammi di olio e 12 di sale. In cambio la­vorava 15 ore al giorno, incominciando alle 2 di notte, dormiva fra le vacche, tornava a casa una volta al mese, non aveva né libretto di lavoro né assicurazioni» (l'Unità del 12-11-1976 e La Stam­pa del 19-11-1976);

- il mercato dei bambini - Varie notizie con­fermano che in diverse parti d'Italia continua il mercato dei bambini, spesso approvato dai Tri­bunali per i minorenni con le concessione della adozione tradizionale (La Gazzetta del Popolo del 21-3, 27-3 e 10-4-1976; l'Unità del 20-3-1976 e La Stampa del 28-3 e 29-11-1976);

- manicomio giudiziario di Reggio Emilia - «Un documento drammatico inviato dalla Regio­ne Emilia-Romagna nel febbraio scorso al Mini­stro della giustizia ha portato alla ribalta uno scandalo indegno di un mondo moderno: quello che succede dietro le mura del manicomio giu­diziario di Reggio Emilia» (Gazzetta del Popolo dell'1-12-1976);

- la fabbrica dei falsi invalidi - «Alla scoper­ta di un caso di truffa all'INPS, a Palermo, per la concessione indebita di pensioni di invalidità so­no seguite altre notizie di indagini e denunce per casi analoghi». «Viene inoltre segnalato che in Italia il numero delle pensioni di invalidità ha superato i cinque milioni» (l'Unità del 9-1-1977);

- istituto privato «Casa della divina provvi­denza» di Bisceglie - Accoglie 3800 persone e dà lavoro a 2000 persone (tutte assunte con si­stemi clientelari) e riceve ogni anno dall'Ammi­nistrazione provinciale di Bari per le sole rette ben 20 miliardi. «Era un vero e proprio "lager" l'istituto ortofrenico di Bisceglie dove ieri è sta­ta effettuata una ispezione per ordine della pro­cura del tribunale per i minorenni di Bari (...). Si sono appresi particolari agghiaccianti che non trovano riscontro in nessuno dei più turpi casi del genere, venuti alla luce negli ultimi venti anni». L'istituto «ospita malati sofferenti di in­sufficienza mentale: duecento hanno meno di 18 anni, il più piccolo ne ha cinque; alcuni sono ri­coverati da pochi mesi; altri da anni; un ragazzo di dodici anni è lì da quando ne aveva uno e mezzo». «L'ispezione ha permesso di accertare che tre bambini erano bloccati con medioevali attrezzi di contenzione; altri tre erano "ancorati" coi piedi ad altrettanti tavoli, con cinte consunte: ai letti, maniglie con fasce pendenti; negli ar­madi, viti, manicotti ed altri rudimentali aggeggi usati per "tenere a freno" i malati» (Gazzetta del Popolo del 9-1-1977, l'Unità del 10-1-1977 e COM-Nuovi Tempi del 23-1-1977);

- paradossale esempio di malcostume a To­rino - Guglielmo Fiore, segretario provinciale del­la CISMI (Confederazione italiani sindacati mu­tilati e invalidi) è stato insignito del riconosci­mento di cavaliere dal Presidente della Repub­blica su interessamento personale dell'on. Gian Aldo Arnaud della DC, «per la dedizione ai pro­blemi dei lavoratori, dei pensionati, dei mutilati ed invalidi di tutta la Provincia». Piccolo parti­colare: il Fiore è in attesa di giudizio per truffa, estorsione e tentata corruzione ai danni di indu­strie, ispettori del lavoro e soprattutto di invalidi civili. (Sarà condannato per truffa e questua abu­siva a 18 mesi) (l'Unità del 2-1-1977, Stampa Sera del 3-1-1977 e La Stampa del 12-1-1977);

- ospedale psichiatrico di Guidonia - Aperta un'inchiesta dall'Amministrazione provinciale di Roma dopo la morte di un paziente (COM-Nuovi Tempi del 23-1-1977);

- Foggia - Da un verbale esistente presso il Tribunale per i minorenni risulta che all'ospedale psichiatrico «Santa Maria» di Foggia la situa­zione è così descritta: «Promiscuità (maggioren­ni irrecuperabili e bambini con lieve deficit intel­lettivo, malati di mente e handicappati fisici me­scolati insieme); casi sospetti di omosessualità; casi evidenti di violenza tradizionale (incontinen­ti perennemente legati - anche di notte? - ai seggioloni col buco); mancanza di tecniche di recupero; insufficienza di personale; nessun pre­sidio ricreativo, degenti abbandonati a se stessi in uno stato pre-comatoso che si protrae dal giorno alla notte» (La Stampa del 28-1-1977);

- i malati come bestie nel manicomio-lager - Con questo titolo viene denunciata la situazione del manicomio di Lecce che è l'unico ospedale psichiatrico della Puglia a gestione pubblica (La Stampa del 9-2-1977);

- Trieste - Morto di denutrizione il piccolo M.C. di 9 anni, affidato (!?) ad una signora di 74 anni. Della situazione del C. erano a cono­scenza l'Amministrazione provinciale, la polizia femminile e il Tribunale per i minorenni (La Stampa del 16-2-1977, l'Unità del 17 e del 19-2­1977 e la Gazzetta del Popolo del 19-2-1977);

- dove la follia rende miliardi - Inchiesta di L. Gigli e A. Papuzzi sull'assistenza psichiatrica in Torino. Da testimonianze di ricoverati e medici di cliniche psichiatriche private risulta che gli ammalati sono sottoposti a bombardamenti di elettroshock o imbottiti di farmaci e tranquillan­ti. Il giro di affari delle cliniche psichiatriche private di Torino è 4-5 miliardi. Da indagini svol­te risulta che nessuna clinica privata (Villa Cri­stina, Villa Augusta, Villa Turina, Casa della sa­lute, Villa Patrizia), le quali hanno totalizzato nel 1974 rette a carico dell'INAM per 4633 ricoveri per un insieme di 136.018 giorni, possiede i re­quisiti minimi per potersi convenzionare con la Regione. Dall'indagine risulta inoltre che clinici e parenti di medici psichiatri sono direttamente interessati nelle cliniche private (Gazzetta del Popolo del 16-2-1977).

 

Parlamento e Governo stanno a guardare

Questo l'elenco, certamente largamente in­completo, che abbiamo ricavato dai giornali Gaz­zetta del Popolo, La Stampa e l'Unità, edizione di Torino, e dai settimanali COM-Nuovi Tempi e Amica.

Di fronte a questa allarmante situazione che dura da anni, i parlamentari della sinistra fanno ben poco per cambiare realmente le cose in cam­po assistenziale mentre la DC a tutti i livelli continua a sostenere le sue vecchie e nuove clientele.

In un incontro avvenuto a Roma l'8 dicembre 1976 con il Comitato nazionale e i Comitati lo­cali per la proposta di legge di iniziativa popo­lare, il Presidente della Commissione affari in­terni della Camera dei Deputati, on. Mammì del PRI, si era impegnato a dare inizio all'esame del­le proposte di legge di riforma dell'assistenza «al massimo entro 30 giorni».

Nella stessa riunione dell'8 dicembre i parla­mentari del PCI e del PSI si erano impegnati a presentare « entro pochi giorni » i progetti dei rispettivi partiti.

Ci risulta purtroppo che gli impegni assunti dall'on. Mammì e dal PSI non sono stati mante­nuti. Non conosciamo la proposta del PCI in quanto non è ancora stata pubblicata dalla Ca­mera dei Deputati.

Ecco le proposte di legge finora presentate al­la Camera dei Deputati:

- n. 5 del 5 luglio 1976 «Competenze regio­nali in materia di servizi sociali e scioglimento degli enti assistenziali» di iniziativa popolare;

- n. 19 del 5 luglio 1976 «Legge quadro sulla riforma dell'assistenza» dell'on. Cassanmagnago e altri deputati DC;

- n. 870 del 1° dicembre 1976 «Legge quadro di riforma della pubblica assistenza» dell'on. Massari della DC. Questa proposta è una prova, se ancora ce ne fosse bisogno, della disinforma­zione e incompetenza di molti parlamentari. Nel­la relazione è addirittura dato come ancora ope­rante l'ONMI, sciolto con legge n. 698 del 23 di­cembre 1975. Nella proposta n. 870 è inoltre as­surdamente previsto che le prestazioni dei ser­vizi sociali siano subordinate alla sussistenza delle seguenti condizioni: «a) che il beneficiario non abbia redditi superiori all'importo della pen­sione sociale (e cioè a L. 53.300); b) che il be­neficiario non abbia parenti o affini tenuti per legge al sostentamento; c) che il beneficiario e i componenti del suo nucleo familiare non siano comunque proprietari di immobili il cui reddito catastale sia superiore alle lire 300.000».

Riguardano il settore assistenziale anche le seguenti proposte di legge:

- n. 139 del 22 luglio 1976 «Interventi: per gli handicappati psichici, fisici, sensoriali ed i disadattati sociali» degli on. Colucci, Aniasi, No­vellini e Ferrari Marte del PSI, che meritano 10 e lode in copiato essendo il testo esattamente quello della proposta di legge di iniziativa popo­lare presentata al Senato nel lontano 1970;

- n. 598 del 15 ottobre 1976 «Istituzione del servizio di assistenza sociale» dell'on. Janniello della DC, che prevede la costituzione di un ser­vizio sociale apposito «in relazione alla tratta­zione specializzata di particolari problemi dei lavoratori e delle loro famiglie». Questo servi­zio dovrebbe operare presso le sedi periferiche del Ministero del lavoro e della previdenza so­ciale, e il personale dovrebbe essere costituito da assistenti sociali, con inquadramento nella carriera di concetto reclutati tra quelli in servi­zio di ruolo presso l'EISS alla data del 1° luglio 1976.

Una proposta questa che non solo è negativa per il suo stampo clientelare, ma è addirittura ridicola quando si consideri che il servizio so­ciale è stato così definito: «Il servizio sociale, per le sue caratteristiche professionali, svi­scera i problemi per individuarne e rimuoverne le cause che li generano»;

- n. 771 del 17 novembre 1976 «Anticipo del collocamento a riposo dei lavoratori ciechi» del­l'on. Vernola che, con evidenti scopi clientelari e corporativi, prevede che «i ciechi dipendenti da pubbliche amministrazioni, enti pubblici, aziende di Stato e dal Ministero della pubblica istruzione i quali abbiano maturato 19 anni, 6 mesi e 1 giorno di servizio utile a pensione, in­clusi i periodi riscattati allo stesso effetto, pos­sono chiedere di essere collocati a riposo fruen­do di un aumento di servizio di anni 10»;

- n. 869 del 1° dicembre 1976 «Costruzione di case di riposo per lavoratori anziani» dell'on. Massari della DC che stabilisce il diritto alla se­gregazione in case di riposo a tutti i lavoratori di età superiore ai 65 anni con limitati mezzi economici;

- n. 1004 del 12 gennaio 1977 «Norme per l'inserimento dei ragazzi handicappati fisici, psi­chici, sensoriali negli istituti statali ordinari di istruzione» dell'on. Lodi Faustini e altri parla­mentari del PCI che pubblichiamo in questo nu­mero.

Al Senato risulta presentata nel 1976 una sola proposta di legge: la n. 80 del sen. Cipellini del PSI «Aumento da L. 200 milioni a L. 400 milioni del contributo all'Unione italiana ciechi».

Questa proposta è veramente una perla di in­congruenza: infatti mentre il PSI continua, a pa­role, a pronunciarsi per lo scioglimento di tutti gli enti di assistenza, e per la sottrazione dagli enti costituiti su base associativa delle compe­tenze relative ai servizi di interesse pubblico, di fatto presenta al Senato la proposta suddetta n. 80 per rafforzare l'Unione italiana ciechi, ente presieduto da un socialista, che con l'entrata in funzione delle Regioni ha già aumentato enor­memente le sue entrate. Infatti molte Regioni hanno stabilito l'erogazione all'U.I.C. di contri­buti (2).

Vogliamo infine ricordare, a testimonianza del disinteresse del Parlamento su questi problemi, che il Presidente della Camera, on. Ingrao, non ha ancora risposto alla lettera inviata dal Coor­dinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base di Torino in data 30 settembre 1976, che riportiamo integralmente:

«Questo coordinamento, che aveva promosso e organizzato la raccolta delle firme per la pre­sentazione con iniziativa popolare della proposta di legge "Competenze regionali in materia di ser­vizi sociali e scioglimento degli enti assistenzia­li", ha appreso che la proposta è stata assegnata all'esame congiunto delle Commissioni Affari co­stituzionali e Affari interni.

L'esame congiunto da parte di due Commis­sioni; oltre a provocare ritardi considerevoli per la riforma del settore assistenziale; la cui ur­genza è sottolineata nella relazione allegata alla proposta di legge di iniziativa popolare, riesce in­comprensibile a questo Coordinamento in quanto tale procedura non è applicata per le altre pro­poste di legge di riforma, come ad esempio per quella sanitaria, i cui problemi costituzionali non sono certo dissimili.

Si chiede pertanto che la citata proposta di legge di iniziativa popolare venga assegnata alla Commissione Affari interni, con richiesta - se necessario - del parere della Commissione Af­fari costituzionali. Si resta in attesa di una rispo­sta e si porgono i migliori saluti».

 

 

(1) V. B. GUIDETTI SERRA e F. SANTANERA, Il Paese dei Celestini - Istituti di assistenza sotto processo, Einaudi, 1973.

(2) V. l'editoriale del n. 31 di Prospettive assistenziali «Bilancio della prima legislatura delle Regioni a statuto ordi­nario in materia di assistenza, sanità e formazione degli operatori sociali e sanitari».

 

 

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