Prospettive assistenziali, n. 35, luglio-settembre 1976

 

 

ATTUALITÀ

 

 

TIMIDI PASSI A TORINO PER ARRIVARE A GENERALIZZARE L'INTEGRAZIONE SCOLASTICA DEGLI HANDICAPPATI

 

 

Il 18 e 19 aprile 1975 si svolse a Torino il Con­vegno «Per l'integrazione scolastica degli han­dicappati» (promosso dai sindacati scuola CGIL CISL e UIL, dalle ACLI, dal M.C.E, e dal Coordi­namento dei Comitati di quartiere).

Il Convegno rappresentò un momento signifi­cativo di approfondimento dei problemi e di pres­sione politica nei confronti dell'amministrazione comunale (1) nella prospettiva della generalizza­zione delle esperienze di integrazione scolastica, sia nel Comune di Torino, che nell'intera provin­cia. Alla fine del Convegno si costituì il «Comi­tato torinese per l'integrazione scolastica degli handicappati», con lo scopo di coordinare e dare maggiore forza al movimento che si era creato attorno a questo problema.

Oltre a promuovere diverse iniziative a livello di base il Comitato si è posto fin dall'inizio il problema che Enti Locali e Provveditorato, all'in­terno delle proprie specifiche competenze, pren­dessero iniziative concrete per rendere reale l'in­tegrazione scolastica degli handicappati e, per quanto possibile, operassero di concerto.

Sulla base della circolare del Ministero della Pubblica Istruzione n. 227 dell'agosto 1975, il Co­mitato richiese diversi incontri sia al Provvedi­tore che all'Assessore all'istruzione del Comune di Torino, con l'obiettivo di costituire un gruppo di lavoro che affrontasse il problema dell'inte­grazione per l'anno scolastico 1976-1977, coin­volgendo il maggior numero delle forze operati­ve interessate.

La necessità di questo gruppo di lavoro era anche motivato dal fatto, che al di là di alcune affermazioni di principio, né l'Ente locale né tan­to meno il Provveditorato, avevano, fino a quel momento, preso iniziative significative in merito a tale problema.

I due documenti che qui di seguito pubblichia­mo, il primo rivolto ai Comuni, loro Consorzi e Comunità montane, il secondo al mondo della scuola, hanno contribuito a sollecitare un con­fronto in una nuova prospettiva che si opponesse alla vecchia tradizione verticistica e burocratica della scuola.

È da segnalare infine che l'assemblea convo­cata per il 31 maggio 1976 al Coordinamento dei quartieri (2) cui erano presenti più di un centi­naio di persone, approvò sostanzialmente le pro­poste del Comitato.

La risposta da parte del Comune fu in questa occasione quanto mai tempestiva, tanto che il 3 giugno 1976, su iniziativa dell'Assessorato all'istruzione del Comune di Torino, fu convocata una riunione per decidere la formazione di un gruppo di lavoro che predisponesse un program­ma base di integrazione per l'anno 1976-77 (3).

Si tratta ora di verificare quali saranno i risul­tati cui giungerà il gruppo di lavoro e quanto di questi risultati potranno essere imposti agli or­gani competenti.

 

 

DOCUMENTO N. 1 «INIZIATIVE DEGLI ENTI LO­CALI»

 

Il Comitato ha esaminato nelle sue ultime riu­nioni le prospettive di allargamento della scola­rizzazione normale dei bambini handicappati ed ha promosso delle occasioni di ampio dibattito fra genitori tendendo ad una loro più diretta re­sponsabilizzazione nella gestione dei problemi legati all'handicap.

Si deve prendere atto degli orientamenti inno­vatori espressi negli ultimi mesi dalle ammini­strazioni locali in materia di scuola e di servizi, ma è doveroso rilevare che, all'annunciata inver­sione di tendenza in senso anti-emarginante e de­istituzionalizzante, non corrisponde ancora, se non raramente, un diverso modo di operare dei servizi sociali e dell'apparato amministrativo e ciò anche in relazione ad alternative che non comportano aggravi economici rispetto alle so­luzioni tradizionali ma solo una riqualificazione di spese ed interventi tecnici più partecipati. Va quindi affermata la necessità che gli Enti Locali diano linee univoche ai loro interventi assisten­ziali, privilegiando le scelte che consentono all'utente di poter condurre l'esistenza più norma­le possibile nelle sue condizioni.

Sullo specifico problema dell'integrazione sco­lastica va ancora una volta rilevata la scarsa sensibilità dimostrata dall'Autorità scolastica. Viene eluso ogni impegno significativo che pos­sa creare nella scuola delle condizioni di lavoro didattico più rispondente alle esigenze di ogni alunno e di quello handicappato in particolare. Ad una formale acquisizione della problematica relativa all'integrazione (documento della «com­missione Falcucci» che riecheggia, in un con­testo astratto, le espressioni del movimento di base), non ha fatto seguito, da parte del Ministe­ro della Pubblica Istruzione, nessun intervento concreto di rilievo, neppure in termini di applica­zione della circolare 227. Il Provveditorato agli studi di Torino ha preso qualche limitato provve­dimento solo in seguito alle vivaci pressioni che, nel mese di dicembre, hanno sostenuto la piat­taforma del Comitato e delle Associazioni.

La situazione torinese, se da un lato è carat­terizzata da una vasta presenza di alcuni handi­cappati in classi normali (in circa il 50% delle scuole), dall'altro presenta ancora una quantità rilevante di bambini istituzionalizzati o frequen­tanti in esternato scuole e classi speciali.

I ricoveri in istituto disposti dai soli Comune e Provincia di Torino (esclusi quelli disposti da enti nazionali come ENAOLI ecc.) comprendono 734 minori handicappati più 239 in seminternato e 549 minori «normali» più 141 in seminternato.

È necessario che i problemi di adeguamento delle strutture normali e di superamento delle condizioni emarginanti siano affrontati conte­stualmente (per una più agevole riqualificazione delle spese tradizionali: rette e trasporti) e in modo coordinato fra gli assessorati assistenza, sanità, istruzione e fra Regione, Provincia, Comu­ni, affidando a questi ultimi tutta la gestione ope­rativa dei servizi, compresi gli interventi per le categorie di competenza della Provincia (ciechi, sordi, psichici), mentre la funzione regionale di indirizzo e impulso è preferibile non si espleti attraverso provvedimenti legislativi particolari­stici, rivolti cioè ai soli handicappati, ma preve­dendo la soluzione dei problemi dei minori e dei cittadini svantaggiati nell'ambito di provvedi­menti generali che devono essere presi sui ser­vizi sociali, sanitari, abitativi, scolastici, forma­tivi, del tempo libero. Una precisa iniziativa di pressione sui comuni minori perché si diano ade­guate strutture dovrebbe essere presa dalla Re­gione al fine di evitare la polarizzazione dei biso­gni su Torino.

Dalle considerazioni esposte si fa discendere in specifico la richiesta di una serie di provve­dimenti, molti dei quali urgenti e indilazionabili:

1 - Iniziative regionali per l'aggiornamento del personale scolastico dagli asili nido alla scuola media i cui contenuti si rivolgano sia agli aspet­ti sociali sia ai problemi tecnici per l'intervento educativo sui minori handicappati. La gestione dei corsi dovrebbe essere affidata agli enti lo­cali. In particolare al Comune di Torino si richie­de un intervento di riqualificazione del personale inserviente di scuola materna e dei bidelli ele­mentari per lo svolgimento adeguato di compiti di assistenza scolastica e l'utilizzo del costituen­do Centro pedagogico anche rispetto a funzioni di ricerca, consulenza, aggiornamento per l'inse­rimento scolastico degli handicappati e di diffu­sione dei necessari strumenti didattici.

2 - Nell'ambito delle modifiche da apportarsi alla legge regionale sull'assistenza scolastica de­vono essere previste particolari prestazioni vol­te a garantire la frequenza degli alunni svantag­giati nelle comuni istituzioni prescolastiche e scolastiche. In questo quadro dovrebbero essere unificati gli stanziamenti per la medicina scola­stica attualmente presenti nei bilanci della sa­nità e della istruzione.

3 - Si richiedono disposizioni precise che agevolino la frequenza dei corsi di formazione professionale, in condizioni di integrazione, ai ra­gazzi svantaggiati, anche disponendo, la Regio­ne, il definanziamento degli enti gestori che, avendo corsi con profili professionali compatibili, non accolgono studenti handicappati. Vanno con­temporaneamente reimpostati i corsi che si rivol­gono ormai esclusivamente agli handicappati (es. centro di Via Genè). Va rivolta una particolare at­tenzione all'adeguamento, rispetto agli indilazio­nabili bisogni che si manifestano, dei laboratori protetti e alla creazione di centri occupazionali per gravi.

Devono infine essere prese immediate inizia­tive per la formazione professionale del persona­le dei servizi la cui carenza rende attualmente problematica l'istituzione di nuovi servizi. Ciò vale in particolare per i terapisti della riabilita­zione.

4 - Vanno disposti opportuni interventi mi­ranti a rimuovere le cause economiche e sociali che, in aggiunta ad handicaps specifici, determi­nano il ricovero in istituto. Nel transitorio, in at­tesa dell'istituzione delle ULS, è necessario che siano emanate, da parte degli Enti competenti, precise disposizioni affinché il ricovero in istitu­to non sia disposto se non qualora sia manife­stamente impossibile con altri interventi (assi­stenza economica, assistenza educativa domici­liare, affidamenti a famiglie, persone, comunità alloggio) garantire la permanenza del minore in famiglia o comunque nel contesto sociale di ap­partenenza e l'accesso alla scuola normale.

Sull'esempio di quanto già avviato in alcuni comuni della cintura è necessario che il Comune di Torino, anche attraverso le équipes, svolga un'ampia indagine sui minori tendendo al loro reinserimento nel territorio.

Un'operazione analoga, finalizzata all'inseri­mento nelle scuole di zona, dovrebbe essere av­viata relativamente agli alunni di scuola speciale e a quelli di seminternato.

5 - Per quanto di competenza degli Enti Lo­cali, in particolare del Comune, devono essere intraprese iniziative per l'eliminazione delle scuole o classi speciali presso istituti di assi­stenza (compresi quelli a seminternato) e per l'inserimento degli alunni nelle scuole del terri­torio con gli opportuni interventi di sostegno.

Si sollecitano nel contempo delle iniziative per il superamento degli istituti speciali, rivolti ad handicaps specifici, dei quali è stata dimo­strata l'inutilità da una ampia sperimentazione del trattamento non emarginante della minora­zione (per esempio per i ciechi). Va previsto l'utilizzo del personale nei servizi del territorio e la riconversione delle strutture.

6 - Si richiede l'assunzione da parte dei co­muni degli interventi sugli handicaps di compe­tenza provinciale, dietro corresponsione, della Provincia, degli oneri relativi. In particolare, nell'immediato, si richiede l'assunzione, da parte del Comune di Torino e degli altri comuni inte­ressati, del personale attualmente operante a li­vello domiciliare verso i minori ciechi per il qua­le la Provincia di Torino si è dichiarata disponi­bile a rimborsare in toto la spesa. Tale personale deve essere immediatamente qualificato ad in­tervenire, come educatore, su minori di ogni ti­po di handicaps.

Sarebbe opportuno l'utilizzo in funzioni di as­sistenza scolastica e domiciliare del personale comunale attualmente in servizio nelle scuole statali speciali o presso istituti e del personale insegnante che svolge attualmente altre man­sioni.

7 - Devono essere predisposte misure volte a garantire (anche mediante un'opportuna prepa­razione del personale) l'accesso degli handicap­pati alle attività integrative scolastiche attuate dai Comuni, alle attività estive e ai soggiorni di vacanza.

8 - Infine si richiedono iniziative degli Enti locali verso il Ministero della Pubblica Istruzio­ne ed il Provveditorato per un adeguamento delle strutture scolastiche: estensione del tempo pie­no, riduzione del numero di alunni nelle classi integrate, disponibilità di insegnanti di appoggio in rapporto alla quantità e al tipo di handicappati presenti in ogni plesso, l'accoglimento di bam­bini svantaggiati nelle scuole materne statali, l'utilizzo con funzioni di sostegno all'integrazione degli insegnanti specializzati secondo quanto di­sposto anche dal Decreto delegato sulle scuole speciali.

 

Torino, 24 marzo 1976.

 

 

DOCUMENTO N. 2 «PER L'INTEGRAZIONE SCO­LASTICA DEGLI HANDICAPPATI»

 

Pur con molti limiti e fra alcune difficoltà, nell'anno scolastico ancora in corso, l'integrazione di alunni handicappati nelle classi normali ha avu­to un incremento senza precedenti a Torino e in vari Comuni della Provincia: è stata definitiva­mente superata la scuola speciale per gli spa­stici, sono stati inseriti nelle scuole del loro ter­ritorio più di 20 bambini minorati della vista e vari sordi e sordastri, stanno frequentando clas­si normali parecchie decine di alunni con insuf­ficienze mentali a base organica.

Le brevi note che seguono, senza aver la pre­tesa di fornire indicazioni esaurienti, contengo­no alcune considerazioni, suggerite dall'espe­rienza, che possono contribuire a valutare, in ogni scuola, l'andamento dell'integrazione già in atto e, soprattutto, a programmare l'accoglimen­to di nuovi alunni handicappati. Relativamente a quest'ultimo aspetto, si forniscono in calce al­cuni elementi relativi ai bambini che sono finora stati segnalati che dovrebbero, dal prossimo ot­tobre, frequentare la scuola elementare del cir­colo di appartenenza.

1) Definizione degli handicaps. Va preliminar­mente chiarito (contro una diffusa tendenza a considerare «handicappati» gli alunni che mani­festano difficoltà di apprendimento dovute a cau­se socio-ambientali o insofferenza ad una certa disciplina) che gli handicaps si definiscono sul­la base del preciso riscontro clinico di minora­zioni comportanti sensibili carenze funzionali o intellettuali.

2) Formazione delle classi. Nella misura del possibile va assicurata continuità nel passaggio fra ordini di scuola diversi: sia ponendo un grup­po di compagni nella stessa classe, sia attraver­so contatti con gli insegnanti della scuola mater­na o, successivamente, della scuola media.

3) Tempo pieno, scuola integrata. A meno che non sussistano provate controindicazioni alla fre­quenza per un «tempo lungo», determinate dalla salute del bambino, è opportuno l'inserimento dell'alunno handicappato in classi a tempo pieno o che fruiscono del programma comunale di scuola integrata. Qualora non esistano tali pos­sibilità è comunque consigliabile l'inserimento in classi non eccessivamente affollate senza porre più di uno, massimo due, soggetti handi­cappati nella stessa classe.

4) Condizioni di frequenza. Vanno rimossi gli ostacoli di ordine burocratico, materiale, «psico­logico» che impediscono all'alunno handicappato di frequentare la scuola con gli stessi tempi e alle stesse condizioni dei suoi compagni per evi­tare di creare situazioni di isolamento emargi­nante che ribadiscono il pregiudizio contro il «di­verso».

5) Socializzazione e scolarizzazione. Il raggiun­gimento di ampi rapporti di socializzazione deve costituire l'obiettivo primario in quanto condizio­na l'intero andamento dell'esperienza e costitui­sce un elemento positivo rispetto ai limiti delle strutture speciali. Tuttavia non vanno trascurati obiettivi di apprendimento rapportati alle reali possibilità degli alunni e non deve essere lascia­to nulla di intentato nello stimolare l'acquisizio­ne di capacità strumentali attraverso una più va­ria e multiforme attività scolastica e facendo ri­corso quando è necessario, a sussidi didattici differenziati.

Una soddisfacente scolarizzazione è indispen­sabile particolarmente per gli handicappati fisici e sensoriali, ma anche per gli insufficienti men­tali lievi e medio-lievi.

6) Metodologia didattica. Si è riscontrato come la presenza dell'alunno «diverso» contribuisca all'aggiornamento ed all'arricchimento della atti­vità scolastica stimolando gli insegnanti ad un lavoro di ricerca di nuovi indirizzi pedagogici che va direttamente a beneficio di tutti i bambini (la­vori di gruppo, classi aperte, drammatizzazione, attività manuale, ecc.) e che contribuisce ad atte­nuare la selezione.

7) Superamento della selezione. È estrema­mente importante che ogni valutazione sui livel­li di apprendimento conseguiti non conduca mai a «bocciature»: nelle classi integrate va sempre salvaguardata la continuità del rapporto di socia­lizzazione con i compagni.

8) Gestione sociale dell'integrazione. Per lo sviluppo di una più piena sensibilità sociale, è utile che attorno ad ogni caso di inserimento venga suscitato il consenso di insegnanti e geni­tori e che le esperienze vengano seguite, discus­se e verificate dagli Organi collegiali, dalle com­ponenti organizzate della scuola e dalle forze so­ciali e sindacali, in primo luogo i Comitati di Quartiere, pur col dovuto riserbo e nel rispetto della libertà di insegnamento.

Al di là dei criteri enunciati è evidente che de­vono essere riprese delle iniziative per un mag­gior adeguamento delle strutture scolastiche e per un rapporto funzionale coi servizi sociali e sanitari del territorio.

Alle autorità scolastiche (Provveditorato e Mi­nistero), le scuole in cui è più sensibile la pre­senza di alunni handicappati devono chiedere l'invio di insegnanti senza classe per attività di appoggio e compresenza utilizzando a questo scopo anche eventuale personale proveniente dalle scuole speciali. Analogamente possono es­sere richieste nuove sezioni a tempo pieno e la formazione di classi con un numero di alunni contenuto (non più di venti). Tali richieste sono contemplate dalla Circolare Ministeriale 227 dell'8 Agosto 1975, dal Decreto Delegato sulle scuo­le speciali (DPR 31-10-75, n. 970) e da altre di­sposizioni.

Per ciò che è di competenza degli Enti Locali, il Comune di Torino dovrebbe incrementare dal prossimo anno le prestazioni riabilitative fornite dalle équipes di zona (fisioterapia e logopedia) e gli specialisti dovrebbero fornire informazioni tecniche ad insegnanti e genitori.

È stata richiesta alla Regione un'iniziativa che disponga corsi di aggiornamento per il personale delle scuole gestite dai Comuni e loro consorzi in rapporto con le istituzioni educative. Al Co­mune di Torino sono state sollecitate specifiche iniziative per la riqualificazione del personale non docente e per l'aggiornamento (anche con finan­ziamenti ministeriali) degli insegnanti statali e della scuola integrata.

Inoltre al Comune è stata richiesta l'istituzio­ne di un servizio di consulenza e formazione per­manente, riferito ai problemi pedagogici posti dall'integrazione degli handicappati, collocato nell'ambito del progettato Centro pedagogico.

Particolari iniziative dovrebbero essere prese, col concorso degli Enti Locali, per dare inizio a forme di inserimento dei bambini gravemente handicappati sul piano psichico, con lesioni ce­rebrali estese e permanenti, attualmente indiriz­zati verso strutture non scolastiche. Inizialmente potrebbero essere interessate solo alcune scuo­le distribuite nelle varie zone, nella prospettiva di arrivare almeno ad una scuola per quartiere.

La tendenza ormai irreversibile dell'integrazio­ne sociale degli handicappati, della quale la scuo­la rappresenta il cardine fondamentale, pone gli organi scolastici di fronte alla necessità di pren­dere iniziative rispondenti alle istanze di pro­gresso sociale ed in grado di soddisfare la do­manda sempre più precisa e pressante che si è già da tempo concretizzata nell'integrazione ope­rante a livello di scuola materna municipale di Torino e che famiglie e forze sociali pongono an­che agli altri ordini di scuola.

Si invitano quindi gli Organi in indirizzo ad esa­minare esaurientemente il problema ed a pren­dere, nell'ambito delle proprie competenze ini­ziative ed impegni nel senso indicato.

Le organizzazioni firmatarie sono disponibili ad incontri e chiarimenti ed a fornire la massima collaborazione per iniziative di sensibilizzazione.

 

- Coordinamento Comitati di Quartiere

- Comitato per l'integrazione scolastica degli handicappati

 

 

 

Lunedì 31 maggio alle ore 21 presso il Coordi­namento dei Quartieri, Via Assietta 13, Torino, è fissato un incontro per dibattere i problemi rela­tivi all'integrazione degli handicappati.

Il Comitato per l'integrazione scolastica degli handicappati si riunisce ogni Mercoledì alle ore 17,30 presso il Movimento di Cooperazione Edu­cativa, via Giolitti 42, secondo piano.

Per contatti telefonici rivolgersi all'Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale tel. 83.12.79.

 

Alunni handicappati appartenenti al Circolo in indirizzo e per i quali si richiede l'inserimento dal prossimo anno scolastico:

Età ......................... Classe ..................................... Provenienza ............................................................

 

Torino, 14 maggio 1976.

 

 

 

 

 

(1) Vedi Prospettive assistenziali, n. 32, ottobre-dicembre 1975, «La lotta per la pubblicizzazione dei servizi di ria­bilitazione per spastici a Torino».

(2) Documento n. 2.

(3) Erano stati invitati alla riunione gli Assessorati all'istruzione del Comune di Torino e della Regione Piemonte; gli Assessorati alla sicurezza sociale del Comune, della Provincia e della Regione, il Provveditorato agli Studi; i Sindacati CGIL-CISL-UIL scuola ed enti locali; il Coordinamento dei comitati di quartiere; le Scuole URPP e SFES; l'ANCI; il Comitato per l'integrazione degli handicappati; l'AIAS; l'ANFFaS; l'UIC e l'Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale.

 

www.fondazionepromozionesociale.it