Prospettive assistenziali, n. 35, luglio-settembre 1976

 

 

EDITORIALE

 

PROGRAMMAZIONE PARTECIPATA DEI SERVIZI SANITARI E SOCIO-ASSISTENZIALI: UN ESEMPIO CONCRETO

 

 

Nel numero 29 di Prospettive assistenziali ave­vamo tentato di dare alcune indicazioni per una programmazione partecipata dei servizi sanitari e socio-assistenziali, e nel numero scorso abbia­mo suggerito quali sono, a nostro avviso, gli obiettivi intermedi per arrivare al superamento dell'assistenza. Riassumendo, in modo un po' schematico, si può constatare che oggi esistono tre tipi di «servizi» realizzati attraverso tre tipi di programmazione.

I servizi clientelari, quelli che consistono nella emarginazione e segregazione di un numero sempre più grande di cittadini negli istituti di as­sistenza, negli ospedali, nei manicomi, nei ge­rontocomi o cronicari, si servono di una pro­grammazione occulta.

L'assessore alla sanità e all'assistenza (spes­so in questo caso gli assessorati sono tenuti di­stinti) non esplicitano né gli obiettivi generali, né quelli intermedi: volendo esercitare un pote­re clientelare hanno come unica preoccupazione il potenziamento delle istituzioni di segregazio­ne pubbliche e soprattutto private. Per disporre di aree sempre più allargate di clienti si servono come strumenti operativi dei burocrati ammini­strativi.

La partecipazione diretta (1) delle forze sinda­cali e sociali e della popolazione è combattuta; in genere non viene fornita alcuna informazione.

Ai servizi di pura e semplice razionalizzazione, che si prefiggono di migliorare le condizioni di vi­ta degli assistiti, ricomponendo le contraddizio­ni ed i conflitti, senza però farli uscire dall'emarginazione, fa in genere riferimento la program­mazione tecnocratica. Gli assessorati competenti (anche in questo caso spesso vi è separazione fra assistenza, sanità e formazione del relativo personale, anche se una parvenza di coordina­mento può essere assicurata attraverso più o meno fantomatici dipartimenti), si circondano di tecnici interni all'amministrazione, di consulenti esterni, quando addirittura non appaltano la pro­grammazione ad apposite organizzazioni private aventi finalità speculative. Il piano viene in que­sti casi costruito esclusivamente a tavolino e poi, se l'amministrazione è «aperta» alla partecipa­zione, vengono indette consultazioni di como­do con gli enti locali, le forze sindacali e sociali e, qualche volta, con i cittadini.

Si decide quindi in base a decisioni verticisti­che, e questi «consultati», essendo sprovvisti di ogni informazione, non hanno modo di prepa­rare una propria elaborazione, né sono in grado di contrapporre valide risposte alle decisioni dei tecnici.

La partecipazione delle forze sindacali e socia­li e della popolazione viene soffocata soprattutto mediante forme di cogestione (chiamata anche gestione sociale), inserendo rappresentanti dei movimenti di base all'interno degli organi delle amministrazioni o assegnando ai movimenti di base determinate attività gestionali. Ad esem­pio, in alcune Regioni rosse, sono affidati ai sin­dacati compiti di gestione nella formazione pro­fessionale con versamento di centinaia di mi­lioni.

Esempio recente di cogestione che ha deter­minato l'afflosciamento delle iniziative di base è stata l'istituzione dei consigli di circolo e di istituto e l'inserimento in detti organismi di rappre­sentanti dei movimenti di base.

L'informazione è di tipo tecnico e unidirezio­nale: dai vertici verso il basso.

I servizi di cambiamento, cioè realmente alter­nativi, si possono realizzare a nostro avviso solo con una programmazione partecipata.

Le condizioni essenziali per servizi realmente alternativi sono infatti:

- aderenza alle esigenze reali (2);

- concezione globale delle esigenze dei citta­dini (3).

Non rifiutiamo certamente l'apporto dei tecnici per il rilevamento e l'interpretazione dei bisogni reali, delle priorità e delle risposte. Rifiutiamo invece la delega ad essi per le scelte «a priori» di cui sopra, ritenendo che per una programma­zione e gestione corretta sia indispensabile un rapporto dialettico continuo fra istituzioni, ope­ratori e movimenti di base (4).

Innanzi tutto va ribadito che una programma­zione che tenda ad una effettiva prevenzione, in­tesa come eliminazione delle cause di emargi­nazione, di malattia e di disadattamento, deve tener conto delle strette connessioni della sani­tà e assistenza con gli altri interventi: occupa­zione, lavoro, casa, istruzione, cultura, tempo li­bero, assetto del territorio, ecc.

A tal fine, per essere in grado di esplicitare in modo adeguato e con le forme di massima par­tecipazione, un programma di trasformazione, so­no necessari alcuni punti di fondo:

- esplicitazione degli obiettivi generali e in­termedi da parte dei livelli di governo interessa­ti (nazionale, regionale, locale);

- messa in funzione di un sistema informati­vo ascendente (dalla popolazione e dai movimen­ti di base agli enti locali, alle Regioni, al Parla­mento e al Governo) e discendente;

- coinvolgimento reale e cioè rapporto dia­lettico fra le istituzioni e le forze sindacali e so­ciali. Il semplice consenso presuppone solamen­te un rapporto dall'alto verso il basso e non dà alcuna garanzia di una rilevazione delle vere esi­genze, di una loro interpretazione corretta e del­la scelta di valide priorità. L'organizzazione e la cattura del consenso sono ottenute quasi sem­pre mediante la cogestione o gestione sociale dei servizi. Infatti con la cogestione, o gestione sociale, la capacità di intervento delle forze sin­dacali e sociali viene annullata o notevolmente ridotta, perché assorbita dall'esercizio del pote­re, dagli obblighi di gestione e vincolata dalle leggi e regolamenti vigenti.

Inoltre il sindacato, per la contrastante posi­zione di gestore dei servizi e di rappresentante dei lavoratori nei confronti dell'ente cogestito, viene a trovarsi nella contraddittoria situazione di essere allo stesso tempo parte e controparte (5);

- individuazione partecipata degli strumenti informativi e dei metodi da applicare per quanto riguarda la raccolta ed elaborazione dei dati, la loro trasmissione alla popolazione e alle forze sindacali e sociali, il confronto e la verifica delle informazioni, e la loro traduzione operativa. Pro­prio per quanto concerne 1'informazione è essen­ziale prevedere spazi autogestiti, dalle forze sin­dacali e sociali;

- unificazione a livello regionale e locale in un unico assessorato della sanità, dell'assisten­za e della formazione di base e permanente dei relativi operatori;

- metodo di lavoro dipartimentale per quanto concerne gli assessorati alla sanità e all'assi­stenza e alla formazione degli operatori, e quelli più direttamente connessi: istruzione, attività culturali e ricreative;

- metodo di lavoro di gruppo degli operatori sanitari e sociali e loro rapporto dialettico con le istituzioni, i movimenti di base e la popolazione;

- riferimento al territorio e conseguentemen­te all'unità locale di tutti i servizi nella prospet­tiva di una rifondazione dei comuni tale da assi­curare un livello di governo locale complessivo.

 

Un esempio concreto di avvio di programmazione partecipata

Pur non potendo dare un giudizio definitivo all'avvio del programma deciso dal Comune e dal­la Provincia di Torino, in quanto le iniziative re­lative stanno compiendo i primi passi, ci sembra utile portare a conoscenza dei nostri lettori quan­to è stato finora fatto.

Il Comune e la Provincia di Torino hanno co­stituito nel mese di marzo 1976 un gruppo infor­male di lavoro per la programmazione dei servi­zi sanitari e sociali e per la formazione di base e permanente del relativo personale. Il gruppo è composto da personale interno e da consulen­ti volontari esterni.

Ne è scaturita subito una proposta che, fatta propria dalle due amministrazioni, ha deciso due incontri (6) con le forze sindacali e sociali del territorio (il quartiere Vanchiglia-Vanchiglietta di Torino) o comunque interessate (7). Il primo in­contro, che è stato fissato per il 18-9-1976 per dibattere le linee politiche generali e specifiche, ha lo scopo di confrontare le informazioni tra­smesse dai due enti, e di definire gli strumenti, forniti dagli enti stessi alle forze sindacali e so­ciali, per i dibattiti che vorranno organizzare con la popolazione e con i lavoratori della zona. In tale occasione verrà anche concordato l'ordine del giorno del secondo incontro, quello che do­vrebbe riguardare l'individuazione delle esigen­ze, delle risposte e delle priorità. È stato pure predisposto il materiale informativo da consul­tare prima dell'incontro.

Il materiale riguarda: attuali competenze della Regione, della Provincia, del Comune; situazio­ne statistica relativa alla popolazione, alle abita­zioni ed ai principali insediamenti economici; servizi sanitari e socio-assistenziali centralizzati del Comune e alla Provincia di Torino; servizi sanitari e socio-assistenziali esistenti nel terri­torio, strutture scolastiche, spazi verdi attrezza­ti e non; servizi e associazioni ricreative e spor­tive; comitati spontanei di quartiere; recapiti po­litici e sindacali; servizi socio-culturali e asso­ciazioni. Inoltre è stato allegato il documento della Regione Toscana «Contributo della Regio­ne Toscana alla programmazione dei servizi sa­nitari e sociali» (8).

Al materiale informativo di cui sopra, si ac­compagnava la seguente lettera:

 

Proposta di avvio della programmazione partecipata dei servizi sociali e sanitari e della formazione dei relativi ope­ratori attraverso momenti di confronto con le forze sociali e sindacali.

L'Assessorato alla Sanità e Servizi Sociali del Comune di Torino e l'Assessorato alla Sicurezza Sociale della Pro­vincia di Torino intendono dare avvio alla programmazio­ne comune e al decentramento dei rispettivi servizi e alla formazione dei relativi operatori nella Città di Torino, nell'ambito di un processo per il superamento degli interven­ti di tipo segregante, emarginanti e puramente riparativi. La comune programmazione su questo terreno tra Co­mune e Provincia va intesa non solo come esigenza per evitare scoordinamenti e sovrapposizioni di servizi, ma so­prattutto come primo passo verso la realizzazione di un obbiettivo politico fondamentale e cioè la unificazione nel Comune dei servizi della Provincia e, in prospettiva, di quelli ora gestiti da altri Enti. Si individua infatti nella ge­stione dei Comuni, loro decentramenti o consorzi, e Co­munità montane, il livello ottimale per garantire alla po­polazione l'accesso, la fruibilità e il controllo dei servizi dell'Unità Locale intesa come organico insieme di tutti i servizi in un'area territoriale definita.

Tale programmazione deve comprendere i servizi at­tualmente di competenza del Comune e della Provincia, ma nel contempo tenere presente il progressivo amplia­mento di questo ambito; conseguentemente:

- all'istituzione di servizi previsti a seguito della ap­plicazione di leggi nazionali dopo apposito provvedimento regionale (es. interventi sul problema droga; consultori familiari);

- al processo di delega che dovrà verificarsi da parte della Regione rispetto agli enti locali territoriali (Comuni, o loro consorzi, o decentramenti) in merito a competenze di esercizio della gestione di servizi sociali nel quadro delle Unità locali dei servizi;

- alla progressiva istituzione del servizio sanitario na­zionale a seguito della legge 17-8-74 n. 386 che prevede tra l'altro lo scioglimento degli enti mutualistici ed il pas­saggio delle relative strutture e personale alle Regioni ed agli Enti territoriali.

Occorre precisare che il tipo di programmazione cui gli Assessorati intendono far riferimento non si risolve nella stesura di un «piano» come complesso di prescrizioni e scelte decise per via gerarchica e attuate con meccanismi burocratici; si intende, per contro, avviare un processo di programmazione partecipata (il cui metodo è più avan­ti esplicitato), attraverso momenti di confronto con ope­ratori, forze sociali e sindacali che prevedano l'alternan­za delle fasi di informazione, scelta e verifica consenten­do pertanto anche flessibilità e aderenza delle proposte al­le diverse realtà territoriali.

Questo processo consente di proporsi come obbietti­vo non una razionalizzazione degli attuali servizi che pre­veda cioè una loro più razionale organizzazione rispetto alle prestazioni sin qui erogate, ma una ristrutturazione che ne modifichi i contenuti. In questa direzione, pertanto, gli obiettivi che si intendono perseguire e sottoporre al confronto sul piano generale rispetto ai servizi sociali e sanitari sono:

- unificazione progressiva nel Comune dei servizi ora gestiti dalla Provincia e da altri enti;

- unità organica tra servizi socio-assistenziali e sani­tari, e loro integrazione con gli altri servizi;

- caratterizzazione degli interventi nel senso della pre­venzione sanitaria e sociale intesa come strategia alter­nativa all'attuale sistema di tipo riparativo;

- non separazione tra prevenzione sanitaria e sociale, cura, riabilitazione, promozione culturale, con passaggio del settore sanitario da interventi solo curativi ad inter­venti diretti a garantire il massimo benessere fisico e psichico;

- superamento di ogni forma di emarginazione e se­gregazione;

- utilizzazione di tutte le risorse esistenti (strutture e personale) prevedendo momenti di riqualificazione per il personale;

- inscindibilità tra contenuti, organizzazione dei servi­zi e formazione di base e permanente per gli operatori;

- promozione della più ampia partecipazione delle for­ze sociali alla gestione dei servizi.

Per valutare correttamente tali prospettive occorre ave­re chiarezza sulle reali possibilità di intervento degli Enti locali in materia di programmazione e gestione dei servizi sanitari e sociali e sulla connessione con altri servizi.

Infatti l'avvio del processo per il superamento dell'as­sistenza e cioè della segregazione e dell'emarginazione, per l'avvio di interventi diretti a garantire il massimo be­nessere fisico e psichico e per la prevenzione sociale e sanitaria come strategia alternativa, può essere instaura­to solamente se queste linee politiche ed operative ven­gono assunte sul piano generale e non soltanto a livello dei servizi sociali e sanitari. È infatti evidente che il be­nessere fisico e psichico e la non emarginazione riguar­dano non solo la sanità e l'assistenza ma anche i settori della previdenza sociale, della casa, della scuola, della cultura e del tempo libero, oltre che naturalmente le ca­ratteristiche generali legate all'attuale organizzazione po­litica, economica e sociale.

Per il perseguimento di queste linee, in riferimento alla programmazione dei servizi nella Città di Torino, occorre tener presente i condizionamenti e le limitazioni che de­rivano:

a) a livello nazionale: in seguito alla mancata attuazio­ne delle riforme nei settori della sanità, dell'assistenza e della previdenza, ai limiti della vigente legislazione in ma­teria di istruzione prescolastica e scolastica, di edilizia economica e popolare, di assetto del territorio.

Altro elemento importante in questo quadro è il trasfe­rimento solo parziale delle competenze dallo Stato alle Regioni nelle materie di cui all'art. 117 della Costituzione. Conseguentemente, nell'ambito della sanità e dell'assi­stenza, continuano ad operare migliaia di uffici ministe­riali, di enti nazionali e locali;

b) a livello regionale in seguito alle non emanate dele­ghe (peraltro in preparazione) della Regione ai Comuni in materia di sanità, assistenza, formazione degli opera­tori socio-sanitari e delle attività connesse (urbanistica, diritto allo studio, attività culturali e di tempo libero). Oc­corre inoltre considerare che la Regione ha comunque la possibilità di emanare leggi con finalità promozionali (ad esempio come quelle sull'assistenza domiciliare per gli anziani, i minori e gli inabili).

Infine occorre aver presente che, stante l'apposita leg­ge regionale, competenze programmatorie anche in mate­ria di servizi sanitari e sociali, spettano ai Comprensori. È pertanto necessario che la programmazione regionale e comprensoriale siano indirizzate ad avvivare il riequilibrio del territorio, compatibilmente con le scelte nazionali. Ciò è di particolare importanza anche perché l'attuale mag­giore presenza di servizi in Torino e la loro scarsità in ampie zone del territorio regionale costringono numerosis­sime persone e famiglie a rivolgersi al capoluogo regio­nale; pertanto uno sviluppo non equilibrato dei servizi nel Comune di Torino e negli altri Comuni della Regione ri­schia di aggravare tale situazione.

La progressiva articolazione del servizi deve inoltre es­sere programmata tenendo presente la prospettiva della prossima istituzione dei Consigli di Quartiere e dei cam­piti che loro saranno affidati. Infatti la proposta di regola­mento sul decentramento e la partecipazione dei cittadini nell'amministrazione del Comune di Torino presentata dal­la Giunta Municipale prevede tra l'altro, all'art. 13: «Il Cons. di Quartiere delibera... nell'ambito delle delibere quadro settoriali e dei fondi disponibili in bilancio per cia­scun quartiere... l'uso di istituto e la gestione dei servizi di quartiere, tra cui in particolare: servizi socio sanitari e di igiene urbana...».

Pare perciò opportuno sviluppare un attento dibattito, accanto ai temi sin qui enunciati, sul rapporto tra l'artico­lazione dei servizi e l'istituzione dei consigli di quartiere, che proponga spunti di riflessione sulle modalità di rela­zione fra Amministrazione Comunale, operatori dei servi­zi e organismi partecipativi.

Avendo chiaro questo quadro si intende seguire per l'avvio della programmazione un metodo che discende dal rifiuto della costruzione da parte degli Assessorati di un modello compiuto di ristrutturazione dei servizi da attuare o presentare immediatamente; per contro poiché l'obiet­tivo è la costruzione partecipata delle proposte, ci si pro­pone di realizzare un processo di consultazione a livello dei quartieri, partendo da alcune situazioni in cui la pro­posta si attui anche con carattere di sperimentalità, allo scopo di trarne le opportune valutazioni prima di gene­ralizzarla anche rispetto alle indicazioni operative che ne emergeranno.

In questa ottica il primo quartiere che si individua è Vanchiglia (Q.8) in base ai seguenti criteri:

- è uno dei quartieri dove sono decentrati numerosi operatori sociali e sanitari;

- vi è prevista l'istituzione delle Unità di Base per la tutela sanitaria nei luoghi di lavoro;

- è uno dei quartieri prescelti dalla Commissione di Programmazione dei servizi sociali e sanitari della Regio­ne Piemonte per la verifica partecipata delle esigenze e priorità in materia di servizi sociali.

Il processo di consultazione che si propone contempla:

- la predisposizione di materiale informativa che in al­legato si invia a tutte le forze sindacali e sociali diretta­mente presenti nel quartiere o comunque interessate. Tale materiale comprende:

a) una serie di dati informativi sulle caratteristiche so­cio-economiche del quartiere e sui servizi sociali e sani­tari esistenti;

b) una scheda informativa sulle attuali competenze in materia di sanità ed assistenza della Regione, della Pro­vincia, del Comune;

c) la pubblicazione «Ipotesi di organizzazione dell'Uni­tà Locale di Sicurezza Sociale» a cura del Dipartimento di Sicurezza Sociale della Regione Toscana - 1972;

- l'invito ad un primo momento di incontro tra gli As­sessorati e le forze interessate con le seguenti finalità:

a) ricevere indicazioni e richieste di arricchimento ed ampliamento delle informazioni fornite;

b) definire tempi e priorità per un secondo momento di confronto al quale le forze interessate potranno portare le loro proposte anche in seguito alle informazioni ri­cevute.

 

 

(1) Per partecipazione delegata intendiamo le nomine che scaturiscano da elezioni di primo grado. Riteniamo invece che le elezioni di secondo grado debbano essere eliminate con la soppressione dei vari enti i cui amministratori sono desi­gnati con questa modalità (enti ospedalieri, mutualistici e assistenziali) e con il passaggio delle relative competenze, per­sonale, strutture e finanziamenti alle Regioni e alle Unità locali.

Accettiamo transitoriamente, non essendovi altra soluzione praticamente possibile, il Consorzio di Comuni costituenti l'organo di governo delle Unità locali, fino al momento in cui sia realizzabile la rifondazione dei Comuni stessi e cioè la creazione di un solo comune per ciascuna delle unità locali e l'istituzione dei consigli, eletti in primo grado, di quartiere delle città metropolitane.

(2) Nella programmazione tecnocratica, le esigenze sono interpretate esclusivamente dai cosiddetti esperti.

(3) Partendo dalla concezione globale delle esigenze dei cittadini si arriva all'unità locale di tutti i servizi e alla pre­venzione a tutti i livelli (e non limitata al solo settore sanitario). La prevenzione reale in campo assistenziale significa, a nostro avviso, il superamento dell'assistenza.

(4) Si veda al riguardo la relazione del comitato promotore negli atti del Convegno di Torino del 6-7 marzo 1976 sul tema «Unità locale dei servizi: esperienze, problemi aperti e prospettive dei servizi sociali e sanitari». Per ricevere gli atti si veda in questo numero la penultima pagina di copertina.

(5) Perciò concordiamo con il ruolo previsto per il sindacato nella delibera del Comune di Torino del 27-1-1976, isti­tutiva del servizio di tutela della salute nei luoghi di lavoro, le cui funzioni sono le seguenti:

1) censire le attività produttive delle singole circoscrizioni, descrivere i provvedimenti tecnologici adottati dalle singole aziende e lavorazioni, individuare le sostanze usate;

2) contribuire a rilevare i rischi ambientali, al prelievo, alla raccolta dei campioni, alla registrazione dei fenomeni fisici e chimici degli ambienti di lavoro;

3) raccogliere i dati bio-statistici, compresi gli infortuni, le malattie, le risultanze delle visite di assunzione, periodiche e di idoneità, verificare il registro delle vaccinazioni antitetaniche;

4) contribuire direttamente o indirettamente alla compilazione e all'aggiornamento dei registri dei dati ambientali.

Avendo i sindacati rifiutato qualsiasi forma di cogestione, nella delibera è precisato quanto segue: «Presso ciascuna unità di base è costituito un Comitato di partecipazione composto da n. 18 membri, di cui uno quale coordinatore del Comi­tato, designati dalle tre Organizzazioni sindacali più rappresentative con lo scopo di sottoporre all'Assessorato alla sanità e servizi sociali richieste di intervento e di verificare i programmi e la loro attuazione. La collaborazione eventualmente richiesta al Comitato di partecipazione e da questo prestata per le attività di cui ai punti 1-2-3 e 4, verrà compensata in base a modalità che saranno successivamente definite e sottoposte all'approvazione del Consiglio Comunale».

(6) Il Comune e la Provincia di Torino si sono impegnati a indire analoghe consultazioni in tutti i 23 quartieri di Torino (lettera del 30 agosto 1976).

(7) Le forze sindacali e sociali alle quali è stato rivolto l'invito ai due dibattiti sono le seguenti:

Sindacati: Comitato regionale piemontese CGIL, CISL regionale, UIL segreteria regionale piemontese, UIL Camera sindacale provinciale di Torino, CISL Unione sindacale provinciale, CGIL Camera confederale del lavoro di Torino e provincia.

Sindacati di categoria: Sindacato dipendenti enti locali CGIL, CISL-FIDEL Enti locali: segreteria comunale e provin­ciale, UIL Enti locali UNDEL: segreteria provinciale e comunale, UIL Ospedalieri UISAO segreteria provinciale, CISL FISO ospedalieri segreteria provinciale, CGIL ospedalieri segreteria provinciale, CISL FILS statali e Federpubblici segreteria pro­vinciale, CGIL statali, UIL statali e parastatali segreteria provinciale, UIL scuola segreteria provinciale, CISL-SISM-SINASCEL scuola segreteria provinciale, CGIL scuola segreteria provinciale, Sindacato pensionati CGIL segreteria provinciale, CISL pensionati segreteria provinciale, UIL pensionati segreteria provinciale, ITAL UIL patronato, INAS CISL patronato, INCA CGIL patronato, Lega sindacale, CGIL autoferrotranvieri segreteria provinciale, CISL FENLAI autoferrotranvieri segreteria provin­ciale, UIL FNAI tranvieri segreteria provinciale, CGIL chimici-gas segreteria provinciale, UIL chimici segreteria provinciale, UIL metalmeccanici UILM segreteria provinciale, CISL FIM metalmeccanici segreteria provinciale, CGIL metalmeccanici segreterie provinciali, UIL gas segreterie provinciali.

Forze sociali e Associazioni: Coordinamento dei comitati di quartiere, Comitati di quartiere in Vanchiglia «Vanchiglia­-Vanchiglietta» e «La Circoscrizione», ACLI: sezione provinciale di Torino, ACLI patronato sezione provinciale, ACLI patro­nato e/o Oratorio S. Giulia, Unione donne italiane, CIF, Consigli di circolo e di istituto di tutte le scuole materne, elemen­tari, medie, istituti professionali del quartiere, Cogidas, Coordinamento associazioni femminili torinesi, Associazione ita­liana per l'educazione demografica, Associazione per l'igiene e l'educazione matrimoniale e prematrimoniale, Coordinamento dei consultori femminili, Associazione nazionale partigiani d'Italia, Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale, Comi­tato per la proposta di legge di iniziativa popolare per lo scioglimento degli enti inutili, Associazione nazionale famiglie adottive e affilianti, Comitato per l'integrazione scolastica degli handicappati, Associazione nazionale famiglie fanciulli sub­normali, Centro tutela minorile, Associazione italiana per l'assistenza agli spastici, Unione italiana ciechi, Associazione per la lotta contro le malattie mentali, Associazione italiana sclerosi multipla, Unione italiana lotta alla distrofia muscolare, Movimento di cooperazione educativa, Gruppo Abele, Centro Maran Atà, Sindacato unitario nazionale inquilini assegnatari, Unione sportiva Vanchiglia, Associazione cristiana artigiani italiani, Centro formazione sportiva UISP, CRAL-ATM, Dopo lavoro gruppo pensionati Vanchiglietta, Società operaia mutuo soccorso Vanchiglia.

Strutture confessionali: Responsabili degli uffici diocesani per la Pastorale dell'assistenza, del lavoro, delle comunica­zioni sociali, per la pastorale degli ammalati, Chiese cattoliche parrocchiali, delegazioni della compagnia di S. Vincenzo

de' Paoli e dell'ufficio pio S. Paolo, Centro sociale S. Vincenzo, Fraterno aiuto cristiano FAC, Associazione scoutistica cat­tolica italiana.

Principali Associazioni Professionali: Associazione commercianti della provincia di Torino, Unione artigiani, Artigiani C.A.S.A., Associazione provinciale venditori ambulanti, Associazione piccole e medie industrie della città e provincia di Torino, Unione industriale della provincia di Torino, Unione artigiani e commercianti di Torino e provincia, Associazione tra titolari di farmacia della provincia di Torino, Associazione italiana terapisti della riabilitazione, Unione inquilini, Associa­zione nazionale aiuti e assistenti ospedalieri, Associazione nazionale primari ospedalieri, Confederazione italiana medici ospedalieri, Medicina democratica, Sindacati medici, Psichiatria democratica, Associazione nazionale medici direttori ospe­dalieri, Associazione medici dentisti, Associazione assistenti universitari medici, Associazione medici ospedalieri psichia­trici, Federazione italiana medici mutualisti, Sindacato medici mutualisti, Sindacato medici rurali, Sindacato medici pediatri, Sindacato medici mutualistici ambulatoriali, Sindacato medici convenzionati esterni, Associazione medici condotti, Associa­zione italiana logopedisti.

Forze politiche: Commissioni sicurezza sociale e sezioni del quartiere Vanchiglia, P.C.I. (Federazione provinciale e se­zioni 12, 20 e 48), D.C. (Segreteria provinciale e sezioni 10, 15 e 25), P.S.I. (Federazione provinciale), P.S.D.I. (Federazione provinciale), P.R.I. (Federazione provinciale), P.L.I., Avanguardia operaia, Partito radicale, U.L.D., Lotta continua, Indipendenti di sinistra.

(8) Il documento è stato pubblicato sul n. 23 di Prospettive assistenziali.

 

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