Prospettive assistenziali, n. 32, ottobre-dicembre 1975

 

 

ESPERIENZE

 

LA LOTTA PER LA PUBBLICIZZAZIONE DEI SERVIZI DI RIABILITAZIONE PER SPASTICI DI TORINO

ALBERTO DRAGONE

 

 

Il 30 aprile 1975 il Consiglio comunale di To­rino ha approvato la delibera (allegato 1) che, sia pur con molte ambiguità, stabilisce l'assun­zione da parte del Comune del servizio di riabi­litazione finora svolto dall'Associazione italiana per l'assistenza agli spastici.

L'AIAS gestisce da anni un centro riservato ai soli spastici che comprende una sezione a semi­internato con scuole speciali statali interne ma­terne ed elementari (per 80 bambini) e una sezio­ne per trattamenti ambulatoriali (per 100 ragazzi).

Tracciamo i punti più importanti di questa ver­tenza che ha avuto inizio alcuni anni fa. Nel no­vembre 1972, dopo anni di discussioni, veniva approvato all'unanimità dall'assemblea dell'AIAS dei genitori, del personale, di rappresentanti sindacali e di associazioni il seguente docu­mento:

 

 

PROPOSTE SUI SERVIZI PER SPASTICI

 

Programmazione dei servizi

La Regione Piemonte dovrebbe provvedere alla program­mazione dei servizi, indicando gli obiettivi da perseguire a breve, medio e lungo termine.

La linea da perseguire è quella del passaggio dagli at­tuali interventi emarginanti e spesso segregativi ai servizi aperti a tutti (handicappati e non handicappati). Si chiede pertanto che non siano più create strutture destinate esclu­sivamente agli handicappati (scuole speciali, istituti, centri ambulatoriali abilitativi ecc.), ma che i servizi scolastici, sanitari, ricreativi, abitativi possano essere utilizzati da tutti (handicappati e non handicappati).

La liquidazione delle attuali strutture e servizi emargi­nanti dovrebbe essere attuata dalla Regione superando ogni tentazione tecnocratica e sviluppando il massimo im­pegno democratico nei rapporti con l'opinione pubblica, le amministrazioni locali, i sindacati, le organizzazioni sociali, sia in merito alla situazione attuale, sia in relazione alle iniziative che la Regione intende prendere a livello legisla­tivo e amministrativo in modo che siano attuati i principi di partecipazione espressi dallo statuto della Regione Piemonte.

Gli interventi a livello di unità locale dei servizi dovran­no essere unificati in uno o più servizi, ciascuno dei quali dovrà agire in una zona delimitata. Ciò allo scopo di evitare che a livello di unità locale dei servizi si riproduca la setto­rializzazione degli interventi.

Nell'attesa della programmazione regionale, si chiede che le amministrazioni provinciale e comunale di Torino, in tutta l'ampiezza consentita dalle attuali competenze, con la massima urgenza e con la più sollecita gradualità possibile, provvedano, utilizzando le leggi vigenti e gli spazi consen­titi, alla istituzione di servizi aperti a tutti. In particolare ci si richiama alla legge 31-3-71 n. 118 sugli invalidi civili e ai D.P.R. 11-2-61 n. 264 e 22-12-67 n. 1518 sulla medicina sco­lastica.

Si chiede che i nuovi servizi siano attuati in modo da poter essere inseriti nelle future unità locali dei servizi intese non come un nuovo ente, ma come un complesso di servizi sanitari, sociali, abitativi, culturali, di tempo libero, ecc. gestiti dai Comuni, Consorzi di comuni o articolazioni subcomunali, comprendenti circa 50.000 abitanti e democra­ticamente controllati.

Ai comprensori, comprendenti più unità locali dei servi­zi, dovranno essere demandate quelle attività che non po­tranno essere svolte a livello di unità locali. La gestione dei comprensori dovrà essere assicurata dai consorzi di U.L.S. o dalle Province.

 

Formazione e riqualificazione degli operatori sociali

La Regione Piemonte deve provvedere al più presto alla programmazione e legislazione in merito alla formazione degli operatori sociali, formazione che da un lato deve es­sere permanente (in modo da assicurare un continuo ag­giornamento) e d'altro lato deve essere continua (e cioè aperta a successivi sbocchi).

Occorre garantire la riqualificazione, l'aggiornamento e la riconversione del personale in servizio, in modo da assi­curare la presenza di idonei operatori sociali soprattutto nei nuovi servizi.

La formazione, riqualificazione, aggiornamento e ricon­versione degli operatori sociali dovrà essere attuata nell'orario di lavoro assicurando un continuo collegamento fra teoria e pratica, in modo che la preparazione sia com­pleta.

Particolarmente urgente è la creazione da parte della Provincia di Torino, se possibile in collaborazione con il Comune di Torino e altri Comuni, di un centro di formazio­ne di terapisti della riabilitazione.

 

Impostazione generale riguardante gli spastici

Se fondamentale è il problema della riabilitazione del bambino spastico (fisioterapia, logopedia, ecc.) non meno importante è il problema della socializzazione degli spasti­ci, i quali da una convivenza con i bambini cosiddetti normali possono imparare a vivere nel contesto sociale reale e sensibilizzare i normali ai loro problemi specifici.

 

Asili nido

Si chiede l'inserimento di tutti i bambini (handicappati e non handicappati) e in particolare degli spastici. Eventualmente, nella fase iniziale, gli spastici gravi po­trebbero essere inseriti insieme agli altri bambini in due o tre asili nido sperimentali.

 

Scuole materne

Si chiede il potenziamento delle positive esperienze in atto (soprattutto per quanto concerne le sezioni integrate) e l'inserimento di tutti i bambini spastici nelle scuole ma­terne comuni dando una applicazione non restrittiva e non emarginante all'articolo 28 della legge 30-3-71 n. 118. Le prestazioni specialistiche, in particolare quelle di fisiotera­pia e di logopedia, dovranno essere fornite nelle scuole materne dal servizio di medicina scolastica dei Comuni, unificandole con quelle degli asili nido.

 

Scuole dell'obbligo

Si chiede l'inserimento nelle comuni scuole dell'obbligo di tutti i bambini (handicappati e non handicappati). Eventualmente nella fase iniziale gli spastici gravi po­trebbero essere inseriti insieme agli altri bambini in alcune scuole elementari sperimentali, anche, se necessario, in sezioni speciali. Si chiede inoltre il superamento della scuola speciale dell'A.I.A.S. per arrivare, attraverso l'istitu­zione di classi speciali presso le scuole comuni dell'obbli­go, alla prospettiva dell'inserimento del maggior numero di allievi nelle classi comuni. Le classi speciali dovranno essere istituite solo per gli allievi spastici per i quali oggi non è possibile l'inserimento in classi comuni. Le presta­zioni riabilitative dovranno essere assicurate anche in que­sto caso dai servizi di medicina scolastica comunali. All'ini­zio si può prevedere una collaborazione dell'AIAS e del suo personale.

 

Centri di preparazione professionale

Si chiede l'inserimento degli spastici, che non abbiano altri sbocchi professionali, nei comuni centri di prepara­zione professionale, in sezioni integrate o distinte. Questi centri dovranno essere il più possibile decentrati. La com­petenza deve essere dell'assessorato al lavoro e non di quello all'assistenza.

In questi centri dovrà continuare la riabilitazione.

 

Laboratori protetti

I laboratori protetti devono essere considerati l'ultima risorsa per i ragazzi spastici per i quali non è possibile oggi l'inserimento nel lavoro comune. Anche in questa si­tuazione dovrà continuare la riabilitazione e dovrà essere ricercato e promosso l'inserimento nel lavoro comune.

Anche queste strutture devono essere decentrate il più possibile.

 

Focolari

Si chiede la progressiva deistituzionalizzazione degli spa­stici ricoverati in istituto e la creazione di piccole comunità di quartiere (8-10 posti), inizialmente solo per spastici e poi con l'inserimento di ragazzi anche non handicappati.

 

Partecipazione

A tutti i livelli deve essere garantita la partecipazione degli spastici, delle loro famiglie e delle forze sociali orga­nizzate nel territorio.

 

Politica dell'A.I.A.S.

L'A.I.A.S. dovrà operare per la sollecita creazione delle iniziative e servizi sopra indicati per trasferire agli enti locali le proprie competenze.

Dovrà vigilare affinché questo trasferimento rappresenti per gli spastici interventi sempre più efficaci e il miglior inserimento sociale possibile.

L'Assemblea, letto e approvato il documento allegato, presenta le seguenti richieste:

1) alla Regione Piemonte, alle Amministrazioni Provin­ciali di Torino e Comunali di Torino e zone limitrofe:

a) La Regione Piemonte provveda al più presto alla programmazione e legislazione in merito alla formazione dei terapisti della riabilitazione.

b) L'Amministrazione Provinciale, in collaborazione con le Amministrazioni Comunali, istituisca immediatamen­te un centro per la preparazione del personale su indicato;

2) al Consiglio Direttivo dell'AIAS:

a) Il Consiglio Direttivo si pronunci sul documento allegato.

b) Il Consiglio Direttivo, in collaborazione con i geni­tori, le forze sindacali e sociali interessate, promuova al più presto un incontro con i responsabili dell'Amministra­zione Comunale di Torino perché sia attuato ai più presto nelle scuole materne comunali l'inserimento dei bambini spastici, sia lievi che gravi, se occorre costituendo sezioni speciali al loro interno, garantendo il complesso degli inter­venti riabilitativi necessari.

c) L'AIAS si impegni a collaborare inizialmente con l'Amministrazione Comunale di Torino mettendo a disposi­zione la propria esperienza in modo che l'iniziativa sia at­tuata con tutte le garanzie possibili.

d) Qualora l'Amministrazione Comunale rispondesse negativamente, il Consiglio Direttivo dell'AIAS si impegni con le forze su indicate a promuovere manifestazioni volte a ottenere quanto richiesto;

3) alle Autorità competenti e al Consiglio direttivo dell'AIAS:

- siano attuati gli inserimenti degli spastici e degli handicappati nelle scuole dell'obbligo, nei centri di adde­stramento professionale e nei laboratori protetti, secondo le indicazioni contenute nel documento.

Inoltre tutte le forze presenti nell'assemblea si impegna­no a programmare una serie di incontri con gli assessorati responsabili e con i capi gruppo consiliari della Regione Piemonte, della Provincia di Torino e dei Comuni, nonché le manifestazioni che si riterranno necessarie in appoggio alle richieste su esposte.

 

Il documento veniva approvato dal Consiglio direttivo dell'AIAS nella seduta del 13-11-1972.

Per sollecitare poi i soci ed i membri del Con­siglio di amministrazione dell'AIAS a svolgere un'azione per promuovere l'inserimento dei bam­bini e ragazzi spastici nelle scuole elementari (erano già in atto inserimenti nelle scuole ma­terne e si riteneva che non vi fossero grosse dif­ficoltà a generalizzarli), venivano redatti due vo­lantini:

 

 

VOLANTINO N. 1

 

Ai genitori e agli allievi delle Scuole di Torino,

chiediamo che anche gli spastici possano frequentare le scuole comuni.

Chi sono gli spastici. Gli spastici sono ragazzi che a se­guito di lesioni subite prima, durante o dopo il parto han­no difficoltà più o meno notevoli nel muovere le braccia e/o le gambe.

Spesso essi hanno difficoltà anche nel parlare.

Alcuni di essi si devono spostare con una carrozzella.

Quanti sono. Si ritiene che gli spastici minori e adulti siano in Italia oltre centomila.

Esigenze dei ragazzi spastici. Hanno le esigenze di tutti i ragazzi ed in più ad essi deve essere assicurata la fisio­terapia (per migliorare i movimenti) e in molti casi anche la logopedia (per migliorare il linguaggio).

Essi devono pertanto avere continui rapporti con i loro coetanei «normali».

Per questo chiediamo ai genitori ed agli allievi di tutte le scuole di Torino di partecipare all'azione di questo Comi­tato per l'inserimento degli spastici nelle scuole comuni.

Se del caso, per i casi più gravi, questo inserimento po­trà, soprattutto nella fase iniziale, essere fatto in classi speciali presso le scuole comuni.

Chiediamo ai genitori e agli allievi di tutte le scuole di poter discutere questo argomento.

Si prega pertanto di comunicare ai sottoelencati compo­nenti del comitato le iniziative proposte (dibattiti, temi in classe, ecc.).

(Seguiva l'elenco di soci dell'AIAS con indirizzi e numeri telefonici).

IL COMITATO DI AGITAZIONE PRESSO L'ASSOCIAZIONE

ITALIANA ASSISTENZA AGLI SPASTICI

 

 

VOLANTINO N. 2

 

Ai Presidi, ai Direttori Didattici, alle Direttrici delle Scuole Materne, agli Insegnanti di Torino.

Come da legge n. 118 del 1971 gli invalidi devono fre­quentare le scuole comuni.

I positivi risultati raggiunti dall'inserimento in classi nor­mali di alcuni ragazzi spastici, devono essere uno stimolo per nuovi traguardi.

Per questo chiediamo ai Presidi, ai Direttori didattici, alle Direttrici delle Scuole Materne, agli Insegnanti di To­rino di appoggiare l'azione di questo comitato per l'inseri­mento dei bambini spastici nelle comuni scuole materne ed in alcune scuole dell'obbligo.

Questo inserimento, che potrebbe essere attuato per la scuola dell'obbligo e per i casi più gravi anche in sezioni speciali non può essere meccanico, ma deve coinvolgere, oltre naturalmente al personale insegnante, anche gli al­lievi ed i loro genitori.

Chiediamo pertanto incontri fra direzione e insegnanti di ciascuna scuola con rappresentanti di questo Comitato per dibattere il problema di cui sopra e le iniziative (come ad esempio temi sull'argomento, dibattiti, film, educazione ci­vica, ecc.) che possono essere assunte per far conoscere i problemi personali e sociali degli spastici in particolare e degli handicappati in generale.

IL COMITATO DI AGITAZIONE

P.S. - Si prega di prendere contatto con uno dei sotto­elencati componenti del Comitato.

(Seguiva l'elenco dei soci dell'AIAS con indirizzi e nu­meri telefonici).

 

 

Dopo aver scelte le scuole (in base al criterio che era più facile intervenire dove vi fossero di­rettori didattici e/o insegnanti sensibili al pro­blema) al momento della distribuzione dei volan­tini, improvvisamente, senza fornire alcuna giu­stificazione, il Comitato di agitazione decide di non agire.

Ci siamo spiegati questo comportamento con la difficoltà politica del passaggio dalle enuncia­zioni verbali alle azioni concrete, momento che avrebbe comportato una presa di posizione con­tro le persone, i gruppi e soprattutto le autorità che si trovavano su posizioni opposte. È la volta allora del Consiglio direttivo dell'AIAS di Torino che decide di perseguire la linea dell'inserimento senza svolgere alcuna azione politica, ma esclu­sivamente mediante accordi con le autorità sco­lastiche (Provveditorato) e comunali. Questa li­nea non ha avuto alcun seguito anche perché, nonostante l'approvazione unanime del documen­to sopra riportato, molti erano ancora i genitori ed i tecnici che non volevano o non credevano nell'inserimento degli spastici nelle scuole di quartiere; molti erano addirittura soddisfatti dell'esistenza del Centro AIAS così com'era, altri volevano l'assunzione della gestione da parte del Comune, ma senza cambiamento alcuno.

 

Scuola per terapisti della riabilitazione

Nello stesso tempo finisce nel nulla la richie­sta, inizialmente avanzata da un folto numero di soci dell'AIAS, per l'istituzione da parte della SFES (Scuola di formazione di educatori) di un corso triennale di terapisti della riabilitazione (fisioterapisti, logopedisti, ortottisti, ecc.) con un primo anno in comune con gli educatori, nell'at­tesa di potervi anche inserire la formazione di assistenti sociali e quella permanente di tutti i professionisti di cui sopra.

Tale iniziativa, di fondamentale importanza, poiché senza il personale necessario non è pos­sibile attuare alcun intervento di riabilitazione, cadeva per la poca convinzione della Provincia di Torino (già gestore della SFES), per l'opposi­zione della Regione Piemonte più propensa a fa­vorire gli enti privati che a creare servizi alter­nativi, ed anche e soprattutto per l'assoluta as­senza di un reale appoggio da parte del Consiglio direttivo e dei Soci dell'AIAS.

Il risultato è che in Piemonte non esistono an­cora scuole integrate per terapisti della riabilita­zione, ma solo alcuni corsi che nella maggior parte preparano personale del tutto incapace, che crea più danni che vantaggi.

 

Centro spastici del giornale «La Stampa»

Il vuoto di iniziative e di un movimento di base sul problema specifico consente al giornale La Stampa di lanciare con toni pietistici una sot­toscrizione per la creazione di un centro per spa­stici da affiancare a quello dell'AIAS.

Mentre la sottoscrizione aperta da 10 giorni già superava i 100 milioni, veniva cercata e otte­nuta l'adesione di varie organizzazioni al seguen­te comunicato stampa.

 

COMUNICATO STAMPA

1. In merito all'iniziativa de La Stampa per la creazione di un centro spastici queste Associazioni si richiamano in­nanzi tutto al documento approvato all'unanimità dall'As­semblea dei genitori, del personale, di rappresentanti sin­dacali e di associazioni interessate, tenutasi presso l'AIAS di Torino il 5-11-1972.

Nel documento suddetto, approvato in seguito sempre all'unanimità dal Consiglio direttivo dell'AIAS nella seduta del 13-11-1972 e dall'Assemblea dei Soci del 3-3-1973, ve­niva richiesto fra l'altro che:

a) la Regione Piemonte, l'Amministrazione provinciale e le Amministrazioni comunali provvedessero alla program­mazione e istituzione di servizi:

- aperti a tutti;

- inseribili nelle future unità locali dei servizi;

b) con la più sollecita gradualità passibile gli spastici venissero inseriti nelle comuni strutture prescolastiche e scolastiche (asili nido, scuole materne, scuole dell'obbligo, scuole superiori, centri di formazione professionale, ecc.);

c) le prestazioni specialistiche, in particolare quelle di fisioterapia e di logopedia, venissero fornite all'interno del­le strutture di cui al punto precedente;

d) venisse avviata la progressiva deistituzionalizzazione degli spastici ricoverati in istituto e venissero create, per gli spastici privi di sostegno familiare, delle piccole comu­nità di quartiere (8-10 posti) inizialmente solo per spastici e poi con l'inserimento di ragazzi anche non handicappati.

2. Nel documento suddetto veniva sottolineata l'urgente necessità della istituzione di una scuola per la formazione di terapisti della riabilitazione poiché, ovviamente, senza personale specializzato, anche le strutture più moderne non rispondono alle esigenze degli spastici.

Tenuto però conto della fase transitoria, era stata previ­sta una collaborazione dell'AIAS e del suo personale per l'inserimento degli spastici nelle strutture comuni.

3. Le richieste contenute nel documento suddetto sono coerenti :da un lato con la legislazione vigente (legge 30-3­1971 n. 118, D.P.R. 11-2-1961 e 22-12-1967 n. 1518 sulla me­dicina scolastica; D,M. 2-3-1970 sull'edilizia scolastica), d'altro lato con esperienze fatte a Torino e in altre città (v. in particolare l'integrazione scolastica realizzata a Cosenza) e inoltre sono aderenti a quanto richiesto da specia­listi del settore (v. la proposta di scuola integrata del prof. Bollea).

4. In definitiva con il documento citato, genitori, perso­nale, rappresentanti sindacali, associazioni si impegnavano per il superamento del Centro spastici e per l'inserimento degli spastici nelle strutture comuni.

5. In tal senso sono state assunte diverse iniziative nei confronti della Regione, delle Province e del Comune di Torino, del Provveditorato agli studi, della Lega per le au­tonomie e i poteri locali, di alcune scuole.

Le varie proposte fatte per l'inserimento degli spastici non sono state respinte da nessuno degli organismi con­tattati, anzi sono stati assunti impegni per la loro concre­tizzazione.

6. Il giornale La Stampa sta invece dando un'impostazio­ne totalmente diversa:

a) l'iniziativa è di tipo elemosiniero-pietistico. La Stam­pa infatti lancia una sottoscrizione, stabilisce il tipo di in­tervento limitandosi a richiedere suggerimenti senza apri­re una discussione in proposito. Ciò significa in concreto considerare i cittadini come semplici consulenti e non co­me corresponsabili e gli spastici come dei soggetti privi di alcun diritto, compreso quello di parola;

b) sono totalmente deresponsabilizzati i pubblici poteri (Regione, Provincia, Comuni, Provveditorato agli studi, ecc.). Infatti nulla finora è stato scritto su quanto non è stato fatto e su quello che può essere fatto immediata­mente in base alle leggi vigenti;

c) l'opinione pubblica viene portata dalla campagna de La Stampa a ritenere che siano necessari per gli spastici dei servizi speciali ad essi riservati.

La Stampa giunge addirittura ad affermare che solo «i bambini spastici recuperati devono, al più presto, essere inseriti nella vita sociale» e pertanto che devono essere esclusi dalla vita sociale sia gli spastici durante il periodo del trattamento riabilitativo, sia quelli che non possono e non si è voluto «recuperare».

7. Proposte al giornale «La Stampa». Richiesta di un incontro immediato, al quale dovrebbero poter partecipare le associazioni firmatarie della presente lettera con il Di­rettore de La Stampa per chiedere che:

- il giornale metta in rilievo quanto dovrebbe essere fatto in base alle leggi vigenti;

- responsabilizzi tutti (autorità, insegnanti, genitori di bambini non handicappati, studenti, cittadini in genere) all'inserimento degli spastici nelle strutture comuni.

Inoltre l'incontro dovrebbe essere finalizzato all'organiz­zazione di un dibattito-confronto fra il giornale La Stampa, rappresentanti delle associazioni firmatarie e pubbliche au­torità (Regione, Provincia, Comuni, Provveditorato agli studi).

8. Destinazione dei fondi raccolti. I fondi raccolti dovreb­bero essere destinati a coprire le spese per la istituzione di un asilo nido e/o di una scuola materna in cui siano ac­colti bambini spastici insieme a bambini non handicappati e in cui siano forniti i trattamenti specialistici per gli spa­stici frequentanti e per gli altri ragazzi handicappati del quartiere.

Nel caso in cui rimangano delle somme a disposizione esse potrebbero essere utilizzate per le spese di adatta­mento e di arredamento, per la creazione di aule di fisio­terapia, di logopedia nelle scuole comuni e per la crea­zione di comunità alloggio per spastici privi di sostegno familiare.

Inoltre i fondi raccolti potrebbero essere utilizzati per contribuire alla realizzazione della scuola per la formazione dei terapisti della riabilitazione.

Torino, 26 aprile 1973.

ACLI; Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie; Gruppo giovani di Moriondo; Centro Maran Atà; ENAIP; Unione italiana per la promo­zione dei diritti del minore e per la lotta contro l'emarginazione sociale; Comitato di quartiere Cit Turin; Comitato di quartiere Vanchiglia-Van­chiglietta.

 

 

A loro volta le Segreterie provinciali CGIL, CISL e UIL uscivano con il seguente volantino:

 

I SINDACATI CONTRO L'EMARGINAZIONE DEGLI SPASTICI

 

Da anni il Sindacato lotta per le riforme come scelta politica di giustizia sociale e rivendica anche una ugua­glianza di servizi per tutti i cittadini, senza discriminazione alcuna.

Per quanto concerne gli spastici queste Organizzazioni Sindacali ribadiscono:

- che le prestazioni agli spastici, comprese quelle abi­litative, sono dovute dallo Stato;

- che la Regione Piemonte deve legiferare e program­mare in materia di servizi e di formazione, riqualificazione e aggiornamento del personale;

- che i Comuni devono assicurare le prestazioni spe­cialistiche all'interno delle comuni strutture aperte a tutti, soprattutto negli asili nido, nelle scuole materne, nelle scuole dell'obbligo, ecc.

Queste Organizzazioni Sindacali ricordano inoltre la ne­cessità di personale specializzato e al riguardo hanno ri­chiesto fin dall'anno scorso alla Regione Piemonte e alla Provincia di Torino l'istituzione la partire dall'ottobre 1973 di una scuola di formazione di terapisti della riabilitazione.

Ricordano inoltre che l'inserimento nelle comuni strut­ture prescolastiche e scolastiche è stato perseguito spe­cialmente in questi ultimi tempi dal personale del Centro spastici di Torino, via Valgioie, e dai genitori dei bambini spastici: 48 bambini infatti frequentano le scuole materne e dell'obbligo normali. Altre iniziative sono state avviate (ad esempio con le scuole Costa e Pestalozzi) per l'inse­rimento degli spastici a partire dal prossimo anno scola­stico.

Attualmente però alla maggior parte degli spastici non viene dato quanto è necessario: non possono frequentare la scuola, non ricevono le cure specializzate, sono spesso segregati in istituti di assistenza. Ciò è dovuto al fatto che Governo, Regione Piemonte, Provincia di Torino e Comuni continuano a far nulla o quasi.

Trova così spazio La Stampa che, invece di informare l'opinione pubblica sulle effettive responsabilità, ripropone una impostazione dei servizi ormai superata, ma conforme a quanto indicato nel documento della Confindustria del 14-1-1972, che non si preoccupa evidentemente dell'inseri­mento degli spastici e degli altri handicappati nelle comuni strutture prescolastiche, scolastiche, sanitarie, abitative, ricreative, ma è invece diretto alla creazione di nuove strutture emarginanti, che rimangono tali anche se attrez­zate in modo moderno.

In sostanza non si vogliono modificare le attuali struttu­re selettive per renderle idonee alle necessità di tutti (handicappati, anziani, ecc.). Ancora una volta, il padronato, facendo leva sul pietismo, vuole portane avanti da sua poli­tica di emarginazione dei più deboli.

Torino, 26 aprile 1973.

 

Infine prendeva posizione la Commissione dio­cesana per la pastorale dell'assistenza con il se­guente comunicato:

 

1. La Commissione diocesana per la pastorale dell'assi­stenza, preoccupata di confrontare i problemi assistenziali con l'insegnamento evangelico e di tradurne de indicazioni in proposte operative, ha orientato la propria azione di promozione e di sensibilizzazione verso nuove forme assi­stenziali rispondenti alle esigenze di chi vive in stato di bisogno e tendenti a creare quello spirito e quella realtà comunitaria che coincidono con l'essenza stessa del Cri­stianesimo.

I principi fondamentali di carattere pastorale a cui ispi­rarsi nell'azione assistenziale sono:

- assumersi in carico i problemi comuni senza dele­garli a pachi e senza ritenerli risolti con le sole prestazioni specialistiche;

- rispondere da parte della comunità e nella comunità alle necessità esistenti all'interno di essa, affrontando in modo partecipato lo studio e la soluzione dei problemi;

- realizzare l'intervento tecnico come un momento del­lo sviluppo globale della persona;

- permettere alla persona di scoprire e di realizzare il proprio ruolo sociale senza costringerla in ruoli preordi­nati;

- promuovere la crescita dell'uomo relativamente alla sua realtà naturale e non proponendosi come mèta una normalità intesa in senso efficientistico;

- superare il concetto del «recupero» per affermare il massimo sviluppo delle possibilità individuali e l'accetta­zione della diversità.

In altri termini: riconoscere il valore dell'individuo :in quanto persona - membro della comunità - responsabile della propria realizzazione naturale e soprannaturale.

2. Questi principi trovano particolare applicazione nell'affrontare i problemi degli handicappati e devono ispirarne le concrete soluzioni.

La questione è attuale data l’iniziativa del quotidiano La Stampa concernente la creazione di un Centro per gli spastici, presentato successivamente in forme diverse e non chiaramente definite.

In questo, come in altri casi analoghi, l'opinione pubbli­ca è portata a valutare esclusivamente gli aspetti superfi­ciali del problema, quali il realizzare comunque qualcosa, il dare una risposta tempestiva ad un bisogno esteso e drammatico, l'offrire prestazioni tecnicamente avanzate con un servizio altamente specializzato.

L'opinione pubblica può essere invece indotta a non te­ner conto degli aspetti più generali che l'intervento specia­listico, erroneamente proposto come risolutivo, non affron­ta e finisce anzi di far dimenticare completamente.

Tali aspetti sono:

- la necessità di una modifica delle strutture scolasti­che (personale, programmi, metodologia, edilizia, ecc.) af­finché vi trovino collocazione i soggetti «non recuperati» o «diversamente recuperati» che sono sempre la maggio­ranza di quelli che possono fruire di cure, anche le più assidue;

- in particolare l'esigenza della formazione di tutto il personale insegnante e dell'inserimento nelle comunità scolastiche di personale specializzato per gli interventi te­rapeutici continui e prolungati, indubbiamente più risolutivi e accessibili di quelli ambulatoriali;

- la necessità di una coeducazione precoce fra handi­cappati e non-handicappati, come prima e fondamentale tappa per realizzare una mentalità comune di accettazione e di integrazione di tutti nel riconoscimento del valore del­la diversità;

- l'esigenza di cambiamento sociale inteso come supe­ramento di una visione economicistica ed efficientistica, causa prima dei meccanismi di selezione e di esclusione.

3. La Commissione diocesana per la pastorale dell'assi­stenza segnala che soluzioni alternative e coerenti ai prin­cipi e alle esigenze esposte, sono possibili e già esistono per altre forme di handicap come, ad esempio, quelle rea­lizzate dal Comune di Torino nell'ambito dei servizi per le scuole materne.

Bambini handicappati (insufficienti mentali, logopatici, caratteriali sono accolti in scuole materne dove si speri­mentano e si realizzano i criteri di inserimento nel conte­sto normale, assicurando un intervento individualizzato an­che terapeutico.

Il personale specializzato costituisce gruppi permanenti di studio per la verifica costante della sperimentazione e per la formazione di altro personale specializzato da desti­narsi gradualmente ad un numero sempre maggiore di scuole materne.

La Commissione suggerisce che una soluzione analoga venga adottata anche per gli spastici, realizzando ad esem­pio una scuola pilota che attui la integrazione degli spastici in ambiente normale e prepari e aggiorni il personale spe­cializzato per gli interventi terapeutici da destinarsi anche nelle scuole dei vani ordini.

 

In contrapposizione con l'approvazione del do­cumento del 5 novembre 1972, l'AIAS si dichia­rava favorevole al Centro Spastici e in data 17 aprile 1973 il Presidente della Sezione di Torino scriveva alla Direzione de La Stampa la seguente lettera:

 

Il Consiglio Direttivo della Sezione di Torino dell'Asso­ciazione Italiana per l'Assistenza agli Spastici (AIAS) nella sua riunione di ieri sera ha preso atto con soddisfazione del successo dell'iniziativa promossa da La Stampa per dare un contributo alla risoluzione del problema dell'assistenza agli spastici nella nostra città.

La generosità e da prontezza con cui la popolazione ha risposto stanno a dimostrare quanto il problema sia sentito ed a La Stampa va indubbiamente il merito di averlo illu­strato con i suoi numerosi articoli sull'argomento. È un problema vasto e complesso, che richiede vari ed artico­lati interventi, sia nel campo sanitario sia in quello scola­stico e che è suscettibile di molteplici soluzioni in armo­nia con il progresso delle tecniche rieducative e in ottem­peranza al principio fondamentale secondo cui gli spastici debbono venire aiutati ad inserirsi nella società: dapprima nella scuola e poi nel mondo del lavoro.

Il contributo volontario dei privati, promosso e solleci­tato dalle iniziative del Vostro giornale, è utile sul piano materiale e rappresenta una confortante attestazione di solidarietà verso quanti (medici, insegnanti, assistenti) danno la loro opera presso il nostro Centro di rieducazione motoria di via Valgioie. Esso è ancora indice di una ma­turata sensibilità per il problema, che fa pensare con fidu­cia ad un positivo esito degli esperimenti di inserimento in corso: è segno che ormai tutti sanno come gli spastici non siano esseri da emarginare, ma persone da accogliere nel­la comunità sociale, da aiutare perché abbiano, pur con il loro handicap, una vita normale.

Ma deve essere soprattutto interpretato come una pre­cisa richiesta ai competenti Organi Regionali, Provinciali e Comunali, perché si affianchino gradualmente all'iniziativa dell'Associazione nella gestione dei mezzi di rieducazione, assicurando loro quella continuità che le difficoltà finan­ziarie della nostra sezione rendono precarie, e si sostitui­scano all'iniziativa privata nella preparazione del personale specializzato per la riabilitazione motoria e sociale (edu­catori, fisiochinesiterapisti, logopedisti) destinato a lavo­rare tra i bimbi handicappati.

Mi è gradito infine ricordare che, proprio poche settima­ne prima che sulle colonne de La Stampa venisse promos­sa l'indagine sulla destinazione dei 40 milioni messi a di­sposizione dell'anonimo oblatore, un altro generoso tori­nese, che vuole egli pure conservare l'anonimato, aveva fatto pervenire alla presidenza della Sezione di Torino dell'AIAS un contributo di 10 milioni, contributo che il Consi­glio ha ieri deliberato di affiancare alla somma raccolta da La Stampa.

Mentre vi prego di voler pubblicare la presente, vi espri­mo, a nome dell'intero Consiglio Direttivo, la gratitudine per quanto avete fatto e per il conforto che ci date a pro­seguire nel nostro non facile compito.

IL PRESIDENTE (PROF. ALFREDO LUCCA)

 

 

Inizia a questo punto, sotto la pressione di al­cuni gruppi, una lotta per impedire l'istituzione del nuovo centro e l'AIAS modifica la sua linea: da un chiaro appoggio al giornale La Stampa, co­me risulta dalla lettera sopra riportata, passa ad una posizione possibilista. Questa posizione è evidenziata nella lettera dell'11 maggio 1973, in­viata dall'AIAS alla direzione de La Stampa.

 

I genitori dei bambini spastici, il consiglio direttivo del­la sezione dell'AIAS di Torino ed il personale del centro di rieducazione motoria di via Valgioie 10 hanno seguito con comprensibile interesse la campagna che il giornale La Stampa ha promosso per la raccolta di fondi da indirizzare al recupero ed all'inserimento degli spastici.

Questo interesse li ha spinti ad approfondire il discorso di un programma globale di servizi per gli handicappati ed a cercare il contatto con tutte le forze e gli enti che, per loro natura e potere, sono chiamati a risolvere questo pro­blema.

Essi perciò hanno preso atto con piacere che la linea di immediato inserimento da essi sostenuta da tempo (si veda il documento allegato «Proposte sui servizi per spa­stici» oltre alle esperienze in atto nelle scuole di Torino) sia stata fatta propria dai sindacati, ACLI, Commissione diocesana assistenza, enti e comitati di quartiere.

Rammentano ancora che la loro prima aspirazione è quel­la di garantire agli spastici una vita non segregata e di togliere loro la frustrazione di una condizione ritenuta dalla maggior parte dei cittadini irrimediabile e vergognosa. Vo­gliono anche ribadire la convinzione, suffragata dalle ultime teorie mediche, che il bambini spastici debbano essere in­dividuati e curati nei primissimi mesi di vita, quando i me­todi di cura possono ancora dare sicure garanzie di recu­pero.

L'Assemblea tenutasi in via Valgioie 10 il 6 u.s. ha ri­chiesto che nell'incontro sollecitato da La Stampa si insi­stesse per un'ulteriore informazione dell'opinione pubblica sul problema e per una chiara responsabilizzazione dello Stato, degli enti locali (regione, comune, provincia) e del mondo della scuola (provveditorato, cliniche universitarie, direzioni didattiche) al fine di promuovere un servizio ca­pillare e vera-mente efficace per gli spastici.

Vagliate tutte le prospettive di soluzione del problema dell'assistenza medica e paramedica a favore degli handi­cappati, preso atto dall'attuale indirizzo sociologico avviato a fornire loro i servizi necessari senza distoglierli dall'am­biente naturale, ma cercando di promuoverne al massimo l'inserimento precoce, l'assemblea ritiene opportuno di far presente a La Stampa la necessità che le erigende strut­ture siano edificate a stretto contatto con le scuole pub­bliche, onde -promuovere il coinvolgimento degli enti pub­blici nella gestione dei servizi stessi, permettere ai bam­bini la frequenza della scuola con i coetanei ed aprire l'am­bulatorio a tutti gli handicappati, ambulatorio che dovrà essere altamente specializzato e attrezzato.

Nel corso dell'assemblea si è discusso su altri argo­menti di fondo che necessitano di una immediata soluzione e che, dalle pagine de La Stampa possono ottenere una valida divulgazione fra l'opinione pubblica nonché una re­sponsabilizzazione degli organi competenti. In primo luogo il problema della scuola per la preparazione del personale della riabilitazione (educatori, fisioterapisti, logopedisti, ecc.), problema che la Provincia di Torino e la Regione Piemonte solo ora, dopo tanti anni, si sono impegnate ad af­frontare. Altro problema è quello che riguarda gli spastici adulti ed in particolare gli adolescenti che, lasciata la scuo­la, cercano inutilmente un posto di lavoro o una adeguata professione. Mancano in proposito a Torino corsi profes­sionali e laboratori che accolgano, con gli altri, anche gli spastici e li indirizzino ad una professione.

 

Mentre continuano gli incontri che fanno il punto sul problema, vi è una partecipazione at­tiva, già manifestatasi durante tutta la vertenza, degli insegnanti statali delle classi speciali del Centro AIAS di via Valgioie, che continuano a portare avanti la richiesta di inserimento degli spastici nelle scuole normali.

Proprio quando tutto sembra perduto, viene ri­chiesta la collaborazione del Comitato di quartie­re delle Vallette (è in questa zona che è localiz­zato il terreno che il Comune di Torino è disposto a cedere al Centro e in relazione al quale un noto architetto aveva eseguito il progetto).

In data 2 settembre 1974 le ACLI, i Comitati di quartiere Vallette e Lucento, la Comunità di via Terni 50 e l'Unione per la lotta contro l'emargina­zione sociale richiedono per iscritto al giornale La Stampa, al Consiglio direttivo dell'AIAS, agli assessori alla sanità, istruzione, lavori pubblici del Comune di Torino, agli assessori all'assisten­za e alla sanità della Regione Piemonte e al pro­gettista un incontro «per chiarire i termini della progettazione, destinazione e gestione» del nuo­vo centro.

L'incontro, che ha luogo il 13 settembre 1974, vede l'AIAS a difesa del nuovo centro che si cerca di far passare come struttura provvisoria nell'attesa dell'inserimento dei ragazzi nelle scuole normali e del conseguente inserimento del servizio e delle strutture riabilitative all'in­terno delle stesse scuole.

Viene ripresa la lotta e finalmente il giornale La Stampa rinuncia, non si sa ancora se definiti­vamente, alla costruzione del Centro di Corso Cincinnato.

 

Richiesta di pubblicizzazione

Si arriva finalmente alla richiesta di pubbliciz­zazione del servizio di riabilitazione per spastici e una piattaforma unitaria viene stabilita fra il personale del Centro di via Valgioie, i Sindacati CGIL, CISL e UIL, il Consiglio di amministrazione dell'AIAS ed i Soci della Sezione.

La piattaforma è la seguente:

Premesso che il Comune di Torino gestisce un servizio di medicina scolastica e di assistenza psico-fisica ai bambini in età prescolare e sco­lare e che esso sta realizzando iniziative di inte­grazione di bambini handicappati a livello di scuola materna ed elementare, l'assemblea tenu­tasi l'11-3-1975 fra Consiglio Direttivo della Se­zione di Torino dell'AIAS, personale del Centro di Educazione motoria e organizzazioni sindacali, ha determinato di presentare agli Enti locali le seguenti rivendicazioni:

1) Gestione diretta da parte del Comune di To­rino dei servizi attualmente gestiti dall'AIAS.

2) Tale gestione dovrà essere attuata inseren­do i bambini spastici nelle normali strutture edu­cative: asili nido, scuole materne, scuole ele­mentari e medie, corsi professionali, assicurando loro il diritto allo studio all'interno della scuola pubblica, come è dichiarato dalla Costituzione e stabilito dalla legge 118 del 30-3-1971.

3) Assorbimento entro il 1-6-1975 di tutto il personale attualmente operante presso il Centro AIAS, da parte del Comune e sua collocazione nei servizi sopracitati e altri di cui si auspica la creazione a livello di Unità locali socio sanitarie, garantendo:

a) il riconoscimento del lavoro prestato (an­zianità e qualificazione);

b) l'inserimento in ruolo nella pianta organi­ca del Comune di Torino, apportando le eventuali necessarie modificazioni;

c) il mantenimento dei livelli contrattuali ga­rantiti dal contratto FLO e comunque le condi­zioni di miglior favore del contratto del personale del Comune di Torino che svolga analoghe man­sioni.

4) Il punto 2 verrà attuato attraverso una Com­missione paritetica composta da rappresentanti del Comune, della Sezione AIAS e del Comitato dei genitori.

5) Il punto 3 è attuato dal Comune d'intesa con i rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali e dei lavoratori.

6) Al personale proveniente dal Centro AIAS il Comune di Torino assicurerà la frequenza, con inizio entro il 1975, durante l'orario di lavoro, dei necessari corsi di qualificazione, riqualificazione ed aggiornamento, d'intesa con i rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali e dei lavoratori.

7) L'AIAS di Torino si impegna a mettere a di­sposizione del Comune, in base ad accordi che saranno stipulati tra le parti suddette, la propria attrezzatura.

8) L'AIAS di Torino si impegna a:

a) non licenziare il personale ed a garantire a tutti i dipendenti il posto di lavoro, sino al pas­saggio del servizio al Comune;

b) a garantire il pagamento degli stipendi e salari sino al giugno 1975;

c) a difendere il diritto del personale alla continuità del posto di lavoro, anche dopo il pas­saggio del servizio al Comune, individuando pe­raltro nel Comune la controparte che del posto di lavoro stesso deve rendersi garante sia sul piano normativo che su quello economico.

Torino, 13 marzo 1975.

 

È su tale piattaforma che ha inizio la trattativa con la Giunta del Comune di Torino che si è con­clusa con l'approvazione della delibera di cui all'allegato 1.

 

Conclusioni

Questa delibera rappresenta solo un primo im­portante passo nella lotta per la gestione diretta del servizio di riabilitazione per spastici da parte del Comune di Torino, poiché si tratta ora di otte­nere l'applicazione della delibera stessa, si tratta ancora di battere le forti opposizioni del Provve­ditorato agli studi, dei direttori didattici, di inse­gnanti, di alcune forze politiche, all'inserimento degli spastici ed in genere degli handicappati, nelle scuole comuni.

A questo proposito crediamo utile sottolineare che finalmente il Ministero della Pubblica Istru­zione ha preso posizione a favore dell'integrazio­ne scolastica di tutte le categorie degli handicap­pati con una recente circolare (n. 227 dell'agosto 1975 «Interventi a favore degli alunni handicap­pati: programma per l'anno scolastico 1975-76») (allegato 2).

Unita alla circolare ministeriale è stata inviata parte del documento conclusivo della Commissio­ne di studio sui problemi degli handicappati co­stituita dal Ministero stesso. È soprattutto que­st'ultimo a rappresentare un punto di riferimen­to fondamentale, per la chiarezza e la validità de­gli intendimenti espressi (allegato 3).

Eliminato così l'ostacolo dietro il quale si sono spesso trincerati i Provveditori: quello della man­canza di precisazioni su questo problema da par­te del Ministero, potremo ora verificare più diret­tamente la loro reale volontà politica e pedagogi­ca di cambiare la situazione scolastica italiana a vantaggio non solo degli handicappati, ma di tut­ti i bambini. Oggi non ci sono più scuse da ac­campare, ma solo iniziative chiare, decise e glo­bali da prendere.

Un secondo importante passo sarà il reale de­centramento di tutto il personale del Centro AIAS di Via Valgioie. E ciò avverrà tanto più facilmen­te quanto più si sarà evitato qualsiasi tentativo di frattura, perciò sarà importante, come già è avvenuto per tutta la vertenza, se si avrà l'uni­tà di tutte le forze sindacali e sociali e l'alleanza stabilitasi con alcune forze politiche. L'attuazio­ne del decentramento dovrebbe concludersi en­tro la fine dell'anno. Ma siamo partiti da questi presupposti per arrivare alla necessità di allar­gare gli interventi di riabilitazione a tutti gli han­dicappati, inserendoli però in un servizio non set­toriale. In «organizzazione dei servizi sanitari e sociali dell'unità locale e proposta di regolamen­to di un servizio di prevenzione sanitaria e socia­le, di cura, di riabilitazione e di promozione so­ciale» (n. 30 di Prospettive Assistenziali) abbia­mo fatto una proposta di come possa configurar­si questo servizio. Questo comporta naturalmen­te la necessità di costringere la Regione Piemonte a fare un piano programmatico sulla formazio­ne di base e permanente degli operatori sanita­ri e sociali, compresi ovviamente i terapisti della riabilitazione e di impegnare gli enti locali ad istituire le relative sedi formative.

 

 

ALLEGATO 1

 

Delibera approvata dal Consiglio Comunale di Torino il 30-4-1975

Il Sindaco Picco, di concerto con gli Assessori Marciante, Valente, Bergoglio, Nardullo, Viziale e Malan, riferisce:

L'Associazione italiana per l'assistenza agli spastici gestisce da tempo un centro specializza­to, ubicato in via Valgioie n. 10, per la assistenza e la riabilitazione di bambini spastici, finanziato in parte da una Convenzione con il Ministero del­la Sanità, che prevede il rimborso per ciascun assistito, sulla base delle presenze giornaliere in semi internato o ambulatoriali.

Ai detti fini l'Aias provvede mediante l'utilizza­zione di proprio personale specializzato, mentre per i fini educativi e di istruzione sono istituiti presso il Centro stesso appositi corsi scolastici tenuti da personale insegnante in parte fornito dallo Stato, ed in parte fornito dall'Aias, previo rimborso da parte di Comune e Provincia.

L'Aias, attraverso i suoi organi direttivi, ha ora segnalato che, a causa dei costi sempre crescen­ti, non è più in grado di far fronte alle spese di esercizio e può pertanto continuare la propria attività solo sino al 31 maggio 1975.

In considerazione del grande valore sociale dell'attività del Centro, nonché della grave situa­zione in cui verrebbero a trovarsi gli assistiti nel caso di cessazione dell'attività, data la mancanza attuale di altre forme alternative di assistenza e riabilitazione, l'Amministrazione, interpretando anche la volontà delle organizzazioni sindacali intervenute a difesa del posto di lavoro del per­sonale del Centro, ritiene opportuno intervenire per garantire la continuazione dell'attività dell'Aias sino al 31 dicembre 1975, corrispondendo un contributo straordinario di L. 110 milioni, pari alla somma necessaria per assicurare il pareggio del bilancia dell'ente, sulla base delle spese pre­ventivate sino a tutto il dicembre 1975, con ob­bligo dell'Aias di rifondere al Comune l'eventuale eccedenza in attivo del bilancio 1975.

L'Amministrazione inoltre, nella prospettiva di assumere direttamente l'assistenza e la riabilita­zione dei bambini spastici fino alla entrata in vi­gore della riforma sanitaria, si impegna a suben­trare, entro tale data, all'Aias nella gestione del servizio. In questo frattempo saranno presi gli opportuni accordi con il Ministero della Sanità per concludere, a sensi dell'art. 3 della Legge 30 marzo 1971 n. 118, una Convenzione analoga a quella stipulata fra lo stesso Ministero e l'Aias, tale da assicurare la copertura finanziaria dell'intervento.

Trattasi difatti di un intervento che, secondo il disposto della legge citata, spetta al Ministero stesso, che può provvedervi direttamente o tra­mite i suoi organi periferici o può stipulare con­venzioni con enti privati o pubblici che gestisco­no idonei centri medico-sociali per l'assistenza nelle sue varie forme degli invalidi civili, sottoponendoli, in tal caso, alla sua vigilanza. Analoga iniziativa il Comune si riserva di assu­mere nei confronti dell'Amministrazione Provin­ciale di Torino, con riferimento agli assistiti re­sidenti fuori Comune.

Al momento dell'insediamento dei consigli di distretto scolastico, essendo affidato ai Consigli stessi l'espletamento delle attività relative all'orientamento professionale e assistenza sociale e medico psico-pedagogica con particolare rife­rimento al recupero degli alunni che presentano handicaps di carattere fisico-psichico e sensoria­le, a norma del disposto dell'art. 4 della Legge re­gionale 2 settembre 1974 n. 27 «Norme in mate­ria di assistenza scolastica in favore degli alunni delle scuole materne e dell'obbligo», l'iniziativa del Comune verrà sottoposta a riesame, tenuto conto delle competenze di tali nuovi organismi.

Tale riesame terrà conto dell'art. 34 della legge 118 e delle disposizioni di legge sulla medicina scolastica.

Nella prospettiva di dare una attuazione con­forme al contenuto della legge n. 118, l'Ammini­strazione si impegna a ricercare una forma alter­nativa di intervento, che sia tale da assicurare l'accesso dei bambini spastici nelle classi norma­li della scuola pubblica, mediante adatti accorgi­menti per il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche che ne impedirebbero la frequenza, salvi i casi in cui i soggetti siano af­fetti da gravi deficienze intellettive o da meno­mazioni fisiche di tale gravità da impedire o ren­dere molto difficoltoso l'apprendimento o l'inse­rimento nelle predette classi normali. Per tali casi dovranno essere approntate strutture decen­trate idonee (classi speciali presso le scuole normali).

In tal modo si potrebbe attuare, nell'arco di tempo necessario per l'approntamento delle strutture idonee, un decentramento funzionale del servizio, con la collocazione del personale specializzato nei servizi decentrati. Il raggiungi­mento del suddetto obiettivo sarà perseguito pre­vi gli opportuni accordi con il Provveditorato agli studi per l'inserimento nelle strutture scolastiche statali e previo esame delle recettività delle strutture scolastiche comunali a livello scuola materna e asili nido nonché della loro idoneità allo scopo.

A sensi dell'art. 4 della Legge n. 118 sarà inol­tre interessato il Ministero della Sanità ai fini della concessione del contributo in esso previsti, per la eventuale costruzione, la trasformazione, l'ampliamento, l'impianto ed il miglioramento del­le attrezzature, dei centri di riabilitazione da co­stituirsi presso le scuole.

La Giunta Municipale, con votazione a scrutinio segreto, propone al Consiglio Comunale di ap­provare:

1) l'erogazione di un contributo straordinario di L. 110 milioni all'Aias (Sezione di Torino) per garantirne la continuazione dell'attività sino al 31 dicembre 1975, oltre il contributo già delibe­rato per il rimborso delle retribuzioni ed il fun­zionamento della scuola materna speciale orga­nizzata dall'Aias nella sede di via Valgioie;

2) l'impegno di approntare gli strumenti idonei a garantire possibilmente per l'inizio dell'anno scolastico prossimo e comunque entro il 31 di­cembre 1975 il subingresso del Comune nell'at­tività di gestione del Centro Aias, avendo come obiettivo il decentramento del servizio a livello delle strutture normali della scuola pubblica, e l'assunzione del personale attualmente alle di­pendenze dell'Aias.

La spesa derivante dal presente provvedimen­to ammonta, per l'anno 1975, a complessive lire 110.000.000 e sarà applicata al capitolo di spesa che verrà impostato nel bilancio 1975 in sede di variazioni al bilancio stesso da effettuare anche per altre cause. L'erogazione del contributo è su­bordinata all'approvazione del provvedimento di variazioni del bilancio 1975 ed alla conseguente modifica del mutuo a pareggio del bilancio 1975.

 

 

ALLEGATO 2

 

MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE UFFICIO STUDI, PROGRAMMAZIONE E O.M.

Circolare n. 227 - prot. n. 1475

 

Ai Provveditori agli Studi

LORO SEDI

 

Oggetto: Interventi a favore degli alunni handicappati: pro­gramma per l'anno scolastico 1975-76.

Sulla scorta delle indicazioni emerse dalle analisi ed ela­borazioni recentemente svolte sui vari problemi educativi e scolastici degli alunni handicappati, in uniformità ad ana­loghi criteri seguiti dal legislatore con riguardo ai mutilati ed invalidi civili (art. 28 legge 30 marzo 1971 n. 118), si è ritenuto di proporre l'adozione di misure e modalità orga­nizzative utili e applicabili per facilitare, per quanto possi­bile, un sempre più ampio inserimento di detti alunni nelle scuole aperte a tutti gli allievi. Tale obiettivo - che non è incompatibile con le necessaria continuità dell'opera de­gli istituti speciali e delle strutture specializzate oggi esi­stenti - sarà reso possibile dalla stessa trasformazione e dal rinnovamento delle scuole comuni, che dovranno es­sere progressivamente messe in grado di accogliere anche i discenti che, nell'età dell'obbligo scolastico, presentino particolari difficoltà di apprendimento e di adattamento.

Non ci si nasconde la complessità e la gravità dei pro­blemi di natura strutturale ed organizzativa da risolvere, per conseguire risultati apprezzabili, nell'azione volta all'integrazione scolastica e sociale dei suddetti allievi, ma, proprio per questo vanno studiati tempi e forme concreti di intervento significativi, sui quali occorrerà richiamare l'at­tenzione e cercare il consenso degli argani collegiali di governo delle istituzioni scolastiche, per l'alto valore de­mocratico che l'integrazione scolastica degli alunni handi­cappati riveste. Integrazione che richiede certamente un nuovo modo di essere della scuola - come sottolinea una sezione, qui allegata, del documento conclusivo di una Commissione di esperti che ha affrontato la tematica in oggetto - ma che sollecita e impone anche decisioni gra­duali e coerenti sul piano dell'azione amministrativa.

Anche in questa materia il distretto scolastico, con la determinazione sul piano del territorio dei bisogni forma­tivi, potrà costituire la condizione di più agevole supera­mento delle difficoltà di cui si è detto. La dimensione ter­ritoriale dovrà, quindi, essere sin da ora considerata, per misurare la validità del programma che qui di seguito si espone.

 

I) Raggruppamenti di scuole

In ciascuna Provincia le SS.LL. individueranno, nell'am­bito territoriale che le coinvolge per competenza, uno o due gruppi di scuole - per le province più grandi si può pensare anche a più di due gruppi - presso le quali pro­muovere le forme organizzative che si indicano.

Tali gruppi, costituiti da una scuola materna, una scuola elementare e una scuola media dovranno essere individuati considerando come parametri ottimali un minimo di tre se­zioni per la scuola materna, un minimo di dieci classi (con una punta possibilmente non superiore alle quindici) per la scuola elementare, un minimo di nove classi (con una punta possibilmente non superiore alle ventiquattro) per la scuoia media.

Le scuole saranno prescelte tenendo conto altresì della necessità che le medesime dispongano di qualche aula in più per prevedibili espansioni e per lo svolgimento di atti­vità speciali ed extracurriculari; di palestra o salone, di apposito locale per il servizio medico e di sufficiente spa­zio all'aperto. Naturalmente, gli accessi agli edifici e alle aule non dovranno presentare impedimenti rilevanti per gli alunni che abbiano difficoltà motorie.

 

II) Reperimento e inserimento degli allievi

Presso le dette scuole dovrà essere attuato l'inserimen­to di allievi aventi disturbi e difetti fisici, psichici o senso­riali, compresi nella giurisdizione territoriale delle tre scuo­le, che non le frequentino per vari handicaps oppure che siano inseriti in scuole speciali o in classi sperimentali (ex differenziali), o siano ancora ricoverati in istituti fun­zionanti altrove.

L'inserimento dei soggetti reperiti, in un primo avvio sperimentale, dovrà essere graduale, realizzato anche in corso d'anno, con eventuale sdoppiamento di quelle classi o sezioni che, per effetto dell'aggregazione di nuovi iscritti, si rivelassero troppo numerose.

Si reputa pedagogicamente e didatticamente opportuno non superare di norma i venti allievi per classe o per se­zione di scuola materna.

Le tre scuole dovranno poter disporre di una o più équi­pes (a seconda del numero delle classi e sezioni) per il reperimento degli allievi, per l'esame dei casi e per l'assi­stenza psico-socio-pedagogica. Il servizio dovrebbe poter essere svolto dalie stesse équipes per le tre scuole in modo da consentire i necessari collegamenti e omogeneità di interventi.

Le SS.LL. metteranno a disposizione dalle scuole tali servizi stipulando le convenzioni disciplinate dalia circo­lare ministeriale n. 191/17 del 19 agosto 1974 Direzione generale istruzione elementare - Direzione generale istru­zione secondaria di primo grado - Servizio scuola materna e dalle istruzioni che saranno ulteriormente e prossima­mente fornite nell'anno scolastico 1975-76.

Per l'inserimento degli alunni handicappati non si faran­no distinzioni di minorazioni purché l'immissione sia Possi­bile e positiva per il soggetto. Non sono neppure da esclu­dersi alcuni minorati della vista e dell'udito sempre che abbiano acquisito un grado di capacità strumentale di co­municazione attiva e passiva con gli altri, tale da consen­tire loro di fruire in modo pieno dell'attività educativa svol­ta dai docenti e dall'ambiente scolastico nel suo com­plesso.

Come si è detto prima, l'inserimento degli allievi in dif­ficoltà nelle scuole comuni dovrà essere favorito dall'opera e dall'impegno dei nuovi organi collegiali di governo delle istituzioni scolastiche. I Consigli di Istituto e di Circolo, i Consigli di classe e interclasse, svolgeranno certamente un'opera opportuna di sensibilizzazione a favore di rana convinta accettazione di fanciulli svantaggiati nella scuola, per ottenere che quest'ultima attui realmente le sue fina­lità sociali e i principi richiamati nel documento che si unisce.

 

III) Criteri organizzativi

Questo Ministero disporrà ogni possibile intervento che sia richiesto e che venga ritenuta utile e necessario, in termini di organizzazione di tempo pieno e di disponibilità di sussidi didattici di cui potrà essere chiesta l'acquisi­zione in relazione a particolari attività formative ed a ne­cessità individuali di qualche soggetto.

A titolo sperimentale, per i fini che interessano, in tutte le tre scuole, fermi restando gli obblighi di orario e di ser­vizio previsti per i docenti, potrà essere consentita una maggiore flessibilità organizzativa in termini di orario gior­naliero e settimanale degli allievi e in termini di raggrup­pamento dei discenti in classi «aperte» o per livelli di apprendimento secondo le proposte che saranno formulate dai corpi docenti e trasmesse dalie SS.LL. a questo Mini­stero - Ufficio Studi e Programmazione - Ufficio Speciale per il Coordinamento delle attività a favore degli alunni handicappati, alle due direzioni generali competenti e al servizio scuole materne.

Il lavoro proposto potrà essere avvalorato dalla disponi­bilità di dirigenti e di docenti adeguatamente preparati, pro­fessionalmente capaci di affrontare le particolari condizioni di lavoro che saranno determinate dall'inserimento di ra­gazzi minorati nelle scuole comuni, e motivati a svolgere un lavoro di tanto impegno e delicatezza.

Sulla base delle segnalazioni che le SS.LL. riceveranno dai Presidi e dai Direttori didattici, saranno utilizzati pres­so le scuole individuate, con priorità, docenti di ruolo e non di ruolo già in servizio presso le scuole nelle quali si pensa di avviare tali iniziative. Qualora non fosse possibile utilizzare questo personale, le SS.LL., d'intesa con il diret­tore didattico o con il preside, disporranno l'utilizzazione di docenti di ruolo in servizio presso altre scuole della stessa provincia o conferiranno incarichi a tempo indeter­minato a docenti compresi nella graduatoria provinciale e che siano da nominare in relazione al numero dei posti effettivamente disponibili nella provincia. Nel conferimen­to di detti incarichi verrà data la precedenza a coloro che, all'atto della presentazione della domanda di cui all'an­nuale ordinanza ministeriale, sul conferimento degli inca­richi, abbiano documentato di aver seguito corsi universi­tari di specializzazione, di aver frequentato corsi o seminari di aggiornamento in materia di educazione speciale orga­nizzati o riconosciuti dall'amministrazione scolastica. A pa­rità di titoli, sarà seguito l'ordine di graduatoria.

 

IV) Gruppo di lavoro presso i Provveditorati agli studi

Per affrontare i vari problemi connessi con l'attuazione della proposta illustrata, le SS.LL. costituiranno presso l'Ufficio di Provveditorato un gruppo di lavoro composto al­meno da un ispettore tecnico periferico, un preside, un di­rettore didattico e tre docenti esperti in educazione spe­ciale (uno di scuola materna, uno di scuola elementare, uno di scuola media), con il compito di assistere le SS.LL. nel­la scelta delle scuole e di seguirne l'attività.

Il gruppo di lavoro vaglierà le proposte dei presidi, dei direttori e dei consigli di istituto e di circolo in ordine alle iniziative per il tempo pieno, ai corsi di sostegno e agli insegnamenti speciali; terrà gli opportuni contatti con le équipes e con le associazioni dei genitori.

Esso raccoglierà tutti i dati relativi al funzionamento delle scuole, ai risultati via via raggiunti, alle difficoltà in­contrate e ne farà oggetto di una relazione finale, nella quale saranno pure espresse osservazioni e proposte per l'eventuale estensione dell'iniziativa ad altre scuole della provincia.

IL MINISTRO

 

 

ALLEGATO 3

 

Dal documento conclusivo della Commissione di studio sui problemi degli handicappati

 

1. UN NUOVO MODO DI ESSERE DELLA SCUOLA, CONDI­ZIONE DELLA PIENA INTEGRAZIONE SCOLASTICA

Il superamento di qualsiasi forma di emarginazione de­gli handicappati passa attraverso un nuovo modo di con­cepire e di attuare la scuola; così da poter veramente ac­cogliere ogni bambino ed ogni adolescente per favorirne lo sviluppo personale, precisando per altro che la frequen­za di scuole comuni da parte di bambini handicappati non implica il raggiungimento di mete culturali minime comuni. Lo stesso criterio di valutazione dell'esito scolastico deve perciò fare riferimento al grado di maturazione raggiunto dall'alunno sia globalmente sia a livello degli apprendimen­ti realizzati, superando il concetto rigido del voto e della pagella.

Fondamentale è l'affermazione di un più articolato con­cetto di apprendimento che valorizzi tutte le forme espres­sive attraverso le quali l'alunno realizza e sviluppa le pro­prie potenzialità e che sino ad ora sono stati lasciati pre­valentemente in ombra. L'ingresso di nuovi linguaggi nella scuola, se costituisce infatti un arricchimento per tutti, risulta essenziale per gli alunni che non rispondono alle richieste di un lavoro formale, in quanto offre loro reali possibilità di azione e di affermazione. Si dovrebbe giun­gere per questa via ad allargare il concetto di apprendi­mento affinché, accanto ai livelli di intelligenza logico-­astrattiva, venga considerata anche l'intelligenza sensorio-­motrice e pratica e siano soprattutto tenuti presenti i pro­cessi di socializzazione.

Questa più articolata esperienza scolastica è possibile solo nella attuazione del «tempo pieno», da intendersi non come somma dei momenti antimeridiano e pomeridia­no non coordinati fra loro, ma come successione organica e unitaria di diversi momenti educativi programmati e con­dotti unitariamente dal gruppo degli operatori scolastici (culturale, artistico-espressivo, ricreativo o ludico, aperto anche ad agenti culturali esterni alla scuola, di ricerca e di esperienza personale e di gruppo, di attività socializ­zante).

In una scuola che, organizzandosi in forme operative più ricche e più varie di quelle offerte dall'insegnamento tra­dizionale, offre agli alunni una possibilità di maturazione attraverso una pluralità di linguaggi e di esperienze, è diffi­cile e artificioso distinguere tra attività «didattiche», da intendersi come insegnamento delle «materie principali», ed attività «integrative», tra l'insegnamento «normale» ed attività di recupero e di sostegno.

Le diverse attività scolastiche non sono di per sé «pri­marie» o «integrative», «normali» o di «recupero», ma lo diventano quando un progetto didattico le valuta in rap­porto al livello di maturazione o alle esigenze di un sin­golo o di un gruppo. Di qui la necessità che tutte siano riportate, attraverso una chiara ed univoca interpretazione dei decreti delegati ad una unitaria ed organica impostazio­ne; diversamente si avrebbe una sovrapposizione di momenti diversi nel tempo scolastico dell'alunno. Il contra­sto disorienta l'alunno ed ostacola l'avvio della collabora­zione tra gli insegnanti che sarebbe, al contrario, favorita da una programmazione unitaria del tempo scolastico. La programmazione e la conduzione unitaria della vita scola­stica eviterebbe, inoltre, il crearsi nei genitori, dell'equi­voca distinzione tra «insegnante del mattino», al quale spetta di dare giudizi sulle capacità del figlio, e «l'inse­gnante del pomeriggio» (educatori, animatori, ecc.) che lo fa giocare.

Si va affermando, inoltre, la tendenza a separare il meno possibile le iniziative di recupero e di sostegno dalla nor­male attività scolastica, alla cui ricca articolazione si affida il compito di offrire a tutti, nell'ambito dei gruppi comuni, la possibilità di azione e di sviluppo. Si cerca in questo modo di non legare i vantaggi dell'intervento individualiz­zato, agli svantaggi della separazione dai gruppo più sti­molante degli alunni «normali». Anche per il sostegno ed il recupero quindi, la ricercata connessione con la normale attività scolastica impedisce di concepire un livello distinto di programmazione e di verifica.

Non ci si nasconde le difficoltà di tradurre, in termini di azione scolastica valida per tutti, l'esigenza di fare ope­rare gli alunni in difficoltà con gli altri. Una vita scolastica perfettamente articolata, nella quale le attività integrative e di recupero non abbiano un posto separato dalla normale attività didattica, può essere ancora, per molte situazioni, più una meta ed un criterio di riferimento nel processo di crescita della scuola che non una piena realizzazione, per le difficoltà legate alla preparazione degli insegnanti ed al­le concrete possibilità organizzative che la scuola oggi of­fre. Si ritiene tuttavia indispensabile inserire nella prospet­tiva di sviluppo della vita scolastica la dimensione dell'in­tegrazione, affinché ad ogni livello di programmazione della scuola a tempo pieno venga adeguatamente affrontato il problema degli alunni in difficoltà. Tali criteri debbono rite­nersi estesi anche alla scuola ordinaria non ancora a tempo pieno, perché rappresentano una struttura operativa che facilita la prevenzione del disadattamento o ne riduce la gravità.

Al contrario, una programmazione duplice riportata ad organi diversi, oltre a costituire una difficoltà ulteriore o gratuita che si aggiunge alle ineliminabili difficoltà legate al costume scolastico, costituisce un incentivo a deviare dalla meta fin dall'inizio.

Risultano infine favorevoli agli alunni in difficoltà altre due caratteristiche della scuola a «tempo pieno»: i modi più vari e meno rigidi di organizzare i gruppi di lavoro, su­perando le strutture rigide delle classi, e la possibilità soprattutto nella scuola elementare di avere rapporti con più insegnanti. Dovrebbe essere possibile, in questo con­testo, modulare i rapporti interpersonali secondo la ne­cessità di ciascuno (dal rapporto duale al rapporto poliva­lente) in modo graduale e non rigido.

 

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