Prospettive assistenziali, n. 22, aprile-giugno 1973

 

 

EDITORIALE

 

CAMPAGNA DEL GIORNALE «LA STAMPA» PER EMARGINARE GLI HANDICAPPATI

 

 

La Confindustria aveva proposto nel documento del 14 gennaio 1972 che «nel programmare servizi ex novo occorre anzitutto porre ogni impe­gno nel miglioramento funzionale ed economico di quelli esistenti», ag­giungendo che essi dovevano essere gestiti con criteri di «impresa».

Dunque, in modo molto esplicito, la Confindustria richiede una sempli­ce razionalizzazione dei servizi di modo che non sia modificata l'attuale loro impostazione, ma ne venga solamente migliorato il funzionamento. Ciò al fine di eliminare o ridurre le attuali tensioni dovute a croniche disfun­zioni.

In tal modo continuerebbero ad essere conservati gli attuali privilegi, i centri di poteri, gli aspetti selettivi e soprattutto non verrebbero messe in discussione le cause reali della emarginazione.

 

Iniziativa del giornale «La Stampa»

In linea con la posizione suddetta si colloca l'iniziativa de «La Stam­pa» che ha lanciato una sottoscrizione per la creazione di un centro per spastici.

Nei confronti di questa iniziativa hanno preso una posizione critica con distinti documenti:

- le segreterie provinciali di Torino CGIL, CISL e UIL con un comu­nicato stampa e un volantino;

- le A.C.L.I., l'Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie, il Gruppo Giovani di Moriondo, il Centro Maran Atà, l'E.N.A.I.P., l'Unione italiana per la promozione dei diritti del minore e per la lotta contro l'emar­ginazione sociale, i Comitati di quartiere Cit-Turin e Vanchiglia-Vanchi­glietta;

- la Commissione diocesana per la pastorale dell'assistenza della diocesi di Torino.

 

Posizione dei Sindacati

Osservano giustamente i Sindacati nel loro comunicato stampa del 20 aprile 1972:

«L'iniziativa del padronato, che non vuole riforme sostanziali in gra­do di cambiare realmente le cose, fedelmente recepita e attuata da “La Stampa”, si colloca nella deleteria tradizione elemosiniera-pietistica, responsabile in larga misura delle attuali carenze e della deresponsabilizza­zione dell'opinione pubblica. Il cittadino è inoltre invitato a sborsare quat­trini e non ad assumere le responsabilità che, gli competono, ad esempio re­clamare che uno o due handicappati frequentino la scuola comune insieme al proprio figlio».

Occorre inoltre rilevare che l'iniziativa de «La Stampa» propone una impostazione emarginante dei servizi per gli spastici che è estensibile non solo a tutti gli handicappati, ma anche agli anziani, ai minori privi di soste­gno familiare e ai disadattati. Ripropone cioè strutture speciali riservate a tutte le «categorie» dei cittadini non economicamente produttivi. Infatti «La Stampa» giunge addirittura ad affermare che «solo i bambini spastici recuperati devono, al più presto, essere inseriti nella vita sociale» e per­tanto, secondo il giornale della FIAT (1), devono essere esclusi dalla vita sociale sia gli spastici durante il periodo (le/ trattamento riabilitativo, sia quelli che non possono e non si è voluto «recuperare». In un volantino dif­fuso da CGIL, CISL, UIL il 26 aprile 1973 era ricordato che l'iniziativa de «La Stampa» veniva portata avanti proprio nel momento in cui «l'inseri­mento nelle comuni strutture prescolastiche e scolastiche è stato perse­guito specialmente in questi ultimi tempi dal personale del Centro spasti­ci di Torino, Via Valgioie e dai genitori dei bambini spastici: 48 bambini spastici infatti frequentano le normali scuole materne e dell'obbligo».

 

Posizione delle A.C.L.I.

Nel documento inviato il 26-4-1973 dalle A.C.L.I e da altri organismi veniva rilevato che l'iniziativa era stata lanciata da «La Stampa» impo­nendo il tipo di intervento, limitandosi a richiedere suggerimenti senza però aprire una discussione in proposito e si sottolineava che «ciò signifi­ca in concreto considerare i cittadini come semplici consulenti e non come responsabili e gli spastici come soggetti privi di alcun diritto, compreso quello di parola».

Questa considerazione veniva confermata dall'assemblea dei genitori dei bambini spastici, dei giovani spastici e del personale del centro A.I.A.S. tenutasi il 6-5-1973.

Infatti 35 sono stati i voti favorevoli alle proposte avanzate dalle A.C.L.I. e dagli altri organismi (2) mentre solo 17 sono state le adesioni al centro proposto da «La Stampa».

Inoltre vi è da osservare che, oltre a non pubblicare la lettera inviata dalle A.C.L.I., i direttori de «La Stampa» Ronchey e Levi non hanno accet­tato l'incontro che era stato proposto per discutere sulla destinazione dei fondi e per organizzare un pubblico dibattito sull'iniziativa del giornale.

Forse questo rifiuto è dovuto alla scarsissima conoscenza che «La Stampa» ha dei problemi degli handicappati, come risulta evidente dall'ar­ticolo del 5-5-1973 sui servizi sociali in cui si fa risalire addirittura alla legge del 1890 il principio che «minorazioni fisico-psichiche e sensoriali non debbono essere elementi di esclusione» per l'accesso ai servizi, prin­cipio introdotto invece dalla legge sugli asili nido della Regione Piemonte n. 3 del 15-1-1973.

Si osservi inoltre che la Stampa dell'11-11-1972, rubrica «Specchio dei tempi» (3) aveva scambiato due ragazzi spastici per dei drogati!

 

Responsabilità della Regione Piemonte, del Comune e della Provincia di Torino

Certamente l'iniziativa de «La Stampa», lanciata con il noto pietismo della rubrica «Specchio dei tempi», non sarebbe stata possibile se la Re­gione Piemonte, la Provincia e il Comune di Torino avessero programmato e attuato i necessari servizi, come richiesto da tempo.

Ma questa attuazione ha un passaggio obbligato: il decentramento del­lo Stato, l'autonomia amministrativa del Comune e degli Enti locali, un processo di rinnovamento che muova dalle piccole entità territoriali e non sia mortificato da limitazioni di competenze o da controlli burocratici, un rinnovamento che si deve svolgere con chiarezza, in un quadro che esalti e non comprima le autonomie locali. Il vuoto culturale, la concezione bu­rocratica che informa la Regione Piemonte agiscono in senso nettamente inverso alle nuove concezioni politico-sociali da cui avrebbero dovuto de­rivare la propria esistenza le Regioni.

 

Comunicato della Commissione diocesana per la pastorale dell'assistenza

Il 5 maggio 1973 la Commissione diocesana per la pastorale dell'assi­stenza di Torino ha emesso in merito all'iniziativa de «La Stampa» il se­guente comunicato che pubblichiamo integralmente.

I. La Commissione diocesana per la pastorale dell'assistenza, preoc­cupata di confrontare i problemi assistenziali con l'insegnamento evange­lico e di tradurne le indicazioni in proposte operative, ha orientato la pro­pria azione di promozione e di sensibilizzazione verso nuove forme assi­stenziali rispondenti alle esigenze di chi vive in stato di bisogno e tendenti a creare quello spirito e quella realtà comunitaria che coincidono con l'es­senza stessa del Cristianesimo.

I principi fondamentali di carattere pastorale a cui ispirarsi nell'azione assistenziale sono:

- assumersi in carico i problemi comuni senza delegarli a pochi e senza ritenerli risolti con le sole prestazioni specialistiche;

- rispondere da parte della comunità e nella comunità alle necessi­tà esistenti all'interno di essa, affrontando in modo partecipato lo studio e la soluzione dei problemi;

- realizzare l'intervento tecnico come un momento dello sviluppo globale della persona;

- permettere alla persona di scoprire e di realizzare il proprio ruolo sociale senza costringerla in ruoli preordinati;

- promuovere la crescita dell'uomo relativamente alla sua realtà na­turale e non proponendosi come meta una normalità intesa in senso effi­cientistico;

- superare il concetto del «recupero» per affermare il massimo svi­luppo delle possibilità individuali e l'accettazione della diversità.

In altri termini: riconoscere il valore dell'individuo in quanto perso­na - membro della comunità - responsabile della propria realizzazione naturale e soprannaturale.

II. Questi principi trovano particolare applicazione nell'affrontare i problemi degli handicappati e devono ispirarne le concrete soluzioni.

La questione è attuale data l'iniziativa del quotidiano «La Stampa» concernente la creazione di un Centro per gli spastici, presentato succes­sivamente in forme diverse e non chiaramente definite.

In questo, come in altri casi analoghi, l'opinione pubblica è portata a valutare esclusivamente gli aspetti superficiali del problema, quali il rea­lizzare comunque qualcosa, il dare una risposta tempestiva ad un bisogno esteso e drammatico, l'offrire prestazioni tecnicamente avanzate con un servizio altamente specializzato.

L'opinione pubblica può essere invece indotta a non tener conto degli aspetti più generali che l'intervento specialistico, erroneamente proposto come risolutivo, non affronta e finisce anzi di far dimenticare completa­mente.

Tali aspetti sono:

- la necessità di una modifica delle strutture scolastiche (persona­le, programmi, metodologia, edilizia, ecc.) affinché vi trovino collocazione i soggetti «non recuperati» o «diversamente recuperati» che sono sem­pre la maggioranza di quelli che possono fruire di cure, anche le più as­sidue;

- in particolare l'esigenza della formazione di tutto il personale in­segnante e dell'inserimento nelle comunità scolastiche di personale spe­cializzato per gli interventi terapeutici continui e prolungati, indubbiamen­te più risolutivi e accessibili di quelli ambulatoriali;

- la necessità di una coeducazione precoce fra handicappati e non­handicappati, come prima e fondamentale tappa per realizzare una menta­lità comune di accettazione e di integrazione di tutti nel riconoscimento del valore della diversità;

- l'esigenza di cambiamento sociale inteso come superamento di una visione economicistica ed efficientistica, causa prima dei meccanismi di selezione e di esclusione.

III. La Commissione diocesana per la pastorale dell'assistenza segna­la che soluzioni alternative e coerenti ai principi e alle esigenze esposte, sono possibili e già esistono per altre forme di handicap come, ad esem­pio, quelle realizzate dal Comune di Torino nell'ambito dei servizi per le scuole materne.

Bambini handicappati (insufficienti mentali, logopatici, caratteriali) sono accolti in scuole materne dove si sperimentano e si realizzano i cri­teri di inserimento nel contesto normale, assicurando un intervento indivi­dualizzato anche terapeutico.

Il personale specializzato costituisce gruppi permanenti di studio per la verifica costante della sperimentazione e per la formazione di altro per­sonale specializzato da destinarsi gradualmente ad un numero sempre maggiore di scuole materne.

La Commissione suggerisce che una soluzione analoga venga adotta­ta anche per gli spastici, realizzando ad esempio una scuola pilota che at­tui la integrazione degli spastici in ambiente normale e prepari e aggiorni il personale specializzato per gli interventi terapeutici da destinarsi anche nelle scuole dei vari ordini.

 

 

 

(1) La FIAT è l'unica proprietaria del giornale La Stampa e qui viene bene ricordarlo per una certa sua linea oltranzista cittadina che ha appendici in casa FIAT attraverso alcuni altissimi dirigenti di Corso Marconi. Questa linea, che è stata portata avanti in modo intran­sigente sotto la direzione di Ronchey, sembra essere più morbida oggi con il nuovo diret­tore Levi. Infatti gli Agnelli si sono fatti sostenitori di un nuovo corso, in un'azione che colpisca la rendita parassitaria e avvii processi di razionalizzazione dello sviluppo sociale anche a livello territoriale.

(2) Nel documento veniva precisato che «I fondi raccolti dovrebbero essere destinati a coprire le spese per la istituzione di un asilo nido e/o di una scuola materna in cui siano accolti bambini spastici insieme a bambini non handicappati e in cui siano forniti i tratta­menti specialistici per gli spastici frequentanti e per gli altri ragazzi handicappati del quar­tiere. Nel caso in cui rimangano delle somme a disposizione esse potrebbero essere uti­lizzate per le spese di adattamento e di arredamento per la creazione di aule di fisioterapia, di logopedia nelle scuole comuni e per la creazione di comunità alloggio per spastici privi di sostegno familiare».

«Inoltre i fondi raccolti potrebbero essere utilizzati per contribuire alla realizzazione della scuole per la formazione dei terapisti della riabilitazione».

(3) «Specchio dei tempi» è una rubrica del giornale La Stampa che promuove a getto continuo sottoscrizioni per soccorrere persone in difficoltà.

 

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