Prospettive assistenziali, n. 21, gennaio-marzo 1973

 

 

SPECCHIO NERO

 

 

NEL POPPATOIO LA STORIA D'ITALIA

 

Pubblichiamo qui di seguito il testo che stabilisce gli argomenti di cultura generale per l'esame di ammissione al corso di puericultrici, pub­blicato dall'ONMI di Torino ed il parere dell'Unione. Mentre dovunque la scuola richiede profonde trasformazioni qualitative, soprattutto per quanto riguarda il sistema di formazione degli insegnanti e la parallela modifica­zione dei contenuti e dei metodi di insegnamento, mentre in ogni parte del mondo studiosi si apprestano ad affrontare il problema dei comportamenti dell'infanzia come denuncia di carenze e squilibri affettivi, l'ONMI copre la pentola ove bollono infinite contraddizioni sociali, sanitarie e scolastiche con il coperchio di una finta cultura.

 

 

Comitato provinciale dell'ONMI di Torino

Torino, 11 dicembre 1972

Oggetto: Scuola per puericultrici

Con riferimento alla domanda di iscrizione al corso per puericultrici presentata dalla S.V., si comunica che, come stabilito dal regolamento, l'accettazione della domanda è subordinata al risultato di un esame scrit­to ed orale di cultura generale.

L'esame scritto avrà luogo nelle ore pomeridiane di sabato 13 gennaio 1973 presso l'istituto Offidani, Via Verdi 25 Torino. L'esame orale avrà luo­go nelle ore sia antimeridiane che pomeridiane del successivo sabato 20, presso la sede di questo Comitato provinciale.

Gli argomenti di cultura generale saranno scelti fra uno dei seguenti gruppi:

1) storia d'Italia dal 1860 in poi;

2) geografia dell'Italia con cenni di economia;

3) educazione civica;

4) personaggi importanti della letteratura italiana dei secoli XIX e XX;

5) argomenti della vita attuale.

Per quello che riguarda la prova scritta verrà sorteggiato un tema per ognuno dei suddetti gruppi. Fra i cinque temi sorteggiati la candidata potrà scegliere quello da svolgere.

Per quello che riguarda la prova orale le conversazioni riguarderanno argomenti rientranti in uno o più dei suddetti gruppi.

 

Lettera dell'Unione italiana per la promozione dei diritti del minore e per la lotta contro l'emarginazione sociale al Presidente del Comitato di Torino dell'O.N.M.I. e all'Assessore all'assistenza del Comune di Torino del 27-12-72

Gli argomenti di cultura generale scelti per l'ammissione al corso per puericultrici sembrano essere più coerenti alla preparazione di persone per Rischiatutto che alla formazione di personale addetto ai servizi per l'in­fanzia, con l'aggravante che chi rischia tutto in questo caso sono dei bambini piccoli.

Non vogliamo ironizzare più del dovuto sugli argomenti scelti, ma non possiamo non sottolineare la concezione arretrata che sta sotto alla scelta fatta.

Alle capacità che il personale dovrebbe avere per stabilire rapporti proficui con i bambini, le famiglie e la comunità, l'O.N.M.I. continua a pre­ferire capacità nozionistiche e mnemoniche!

Certamente se l'O.N.M.I. avesse tenuto conto delle esigenze della co­munità e della situazione per cui i nuovi asili nido saranno gestiti dai Co­muni, avrebbe sollecitato anche pubblicamente i Comuni di Torino e Pro­vincia ad organizzare corsi per il nuovo personale necessario. A questi cor­si il personale degli asili nido O.N.M.I. avrebbe potuto sia apportare la pro­pria esperienza, sia ricevere la riqualificazione necessaria perché gli asili nido da brefotrofi diurni, come sono oggi sostanzialmente quelli dell'O.N.M.I., diventassero dei centri comunitari di formazione per i bambini, i genitori, gli altri cittadini e le forze sociali del territorio.

Inoltre questi corsi avrebbero potuto essere un utile riferimento con­creto per la legge che la Regione Piemonte si è impegnata di emanare per la formazione del personale degli asili nido.

Questa Unione confida che Lei vorrà riesaminare il problema e ri­nunciare all'organizzazione del corso da parte dell'O.N.M.I.

Si spera anzi che Lei voglia assumere tutte le necessarie iniziative affinché, con la più rapida gradualità possibile, tutte le funzioni dell'O.N.M.I. siano trasferite ai Comuni e a loro consorzi, contribuendo in tal modo concretamente a mettere almeno un po' d'ordine all'attuale caos as­sistenziale.

 

 

SOCIOLOGIA BIOLOGIA E ADOZIONE

 

Tutto può essere utilizzato per difendere gli istituti di ricovero. Nel 2, marzo-aprile 1972, di Prospettive di efficienza (ma quale?), Enzo Pisa­no arriva a scrivere che «l'adozione rappresenta una specie di compro­messo, una via di mezzo fra la famiglia naturale e l'istituto».

Non vale certamente la pena di controbattere; basta ricordare che nel­lo stesso numero della rivista un altro collaboratore, Bernardo Cattarinus­si, afferma: «lo sforzo di comprensione sul problema degli handicappati perdura lungo tutto l'Ottocento e in Italia non si arresta nemmeno coll'av­vento del Fascismo (con l’F maiuscola s'intende sul testo originale), il qua­le, malgrado la simpatia per l'eugenismo in onore della Germania nazista, è promotore di una politica assistenziale avanzata»!

 

 

SONO TUTTI BAMBINI, MA ALCUNI SONO PIU' BAMBINI DEGLI ALTRI

 

Sappiamo che in tema di risarcimento di danni, e non solo in que­sto, ci si imbatte in orientamenti giurisprudenziali improntati a concetti classisti o razzisti che male si informano ai principi della nostra Costituzio­ne, là dove si afferma l'uguaglianza di tutti i cittadini.

Aberrante quindi la motivazione di una sentenza del Tribunale civile di Milano (emessa nel gennaio 1971) che, chiamato a decidere nella causa promossa dal padre di un bimbo di 5 anni rimasto ferito in un incidente stradale, così ha sentenziato (1): «Nell'ipotesi di menomazione fisica de­rivante da fatto illecito ai danni di un bambino non ancora pervenuto all'età lavorativa (5 anni) la percentuale di invalidità permanente che deve rapportarsi alla sua prevedibile attività futura e l'ammontare presumibile del futuro reddito vanno determinati in base al lavoro svolto dal padre, do­vendosi ritenere che nel futuro il bambino svolgerà la stessa professione del padre e raggiungerà un eguale grado di specializzazione (nella specie manovale generico). L'ammontare del risarcimento, in base a questi crite­ri, va calcolato in via equitativa...».

Contro queste teorie indegne di un paese civile si sono battuti molti studiosi «per una rivalutazione del costo legale dell'uomo e specialmente del bambino». È del prof. Cesare Gerin, direttore dell'istituto di medicina legale dell'Università di Roma, la relazione presentata ad un convegno di studiosi a Trieste che, contraddicendo i criteri imperanti, sostiene aver l'uomo, «indipendentemente dall'attività lavorativa prestata, un suo valo­re economico» e suggerisce per la determinazione di questo «valore», un valore economico medio che potrebbe avere come base il reddito me­dio nazionale e il numero degli abitanti del nostro paese». Un anno dopo, ricuperando queste istanze e definendo «inaccettabili le differenze di na­scita», il Tribunale di Genova in una sentenza analoga ha ammesso «una univoca valutazione del danno in tutti quei casi in cui l'uomo non abbia un reddito lavorativo o perché fanciullo o vecchio o perché in quel momento non svolge attività redditizie». E finalmente il Tribunale così ha affermato: «Nell'ipotesi di danno alla persona nei confronti di un minore, i precetti costituzionali di eguaglianza (articoli 3 e 4 della Costituzione) e di garan­zia del diritto di raggiungere i più alti gradi dello studio (art. 34) escludo­no che nella liquidazione dell'invalidità permanente il presumibile guada­gno futuro del danneggiato debba essere riferito alla sua situazione fami­liare. Il criterio di liquidazione deve invece riferirsi, esclusivamente ad un dato medio del reddito nazionale pro-capite».

 

(1) Paese Sera, 5 dicembre 1972.

 

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