Prospettive assistenziali, n. 16, ottobre-dicembre 1971

 

 

LA VOCE DEI GIOVANI

 

ESPOSTO DI UN GRUPPO DI GIOVANI AL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA DI ANCONA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Questa lettera è allegata ad un esposto inviato in data 16 marzo 1971 da un gruppo di giovani al Procuratore della Repubblica di Ancona ed altre autorità riguardanti fatti e situazioni particolari relativi ad istituti per l'in­fanzia di Senigallia; esposto che qui di seguito pubblichiamo, e avvertiamo i lettori che è firmata oltre che dai giovani stessi, da un gruppo di cittadini di Senigallia i quali richiamandosi ad una circolare del Ministero di Grazia e Giustizia, ufficio IV Coll. DD/A.G. n. 1626/4085 del 28-12-1966 chiedono:

a) che siano fatti controlli a carattere straordinario presso tutti gli istituti per il ricovero dei minori a Senigallia;

b) che detti controlli siano successivamente ripetuti in modo saltuario;

c) che siano effettuati rigorosi accertamenti relativi all'effettivo stato di abbandono dei minori.

 

 

Senigallia, 19-3-1971

 

Al Presidente del Tribunale di Ancona

Al Procuratore della Repubblica di Ancona

Al Presidente del Tribunale per i Minorenni di Ancona

Al Pretore Giudice Tutelare di Senigallia

e p.c.

Al Presidente della regione Marche

Al Presidente della provincia di Ancona AI Sindaco di Senigallia

Al Prefetto di Ancona

 

Siamo un gruppo di giovani che da circa due anni va, tutte le domeniche, a trovare i minori accolti presso gli istituti assistenziali di Senigal­lia: Girolimini, Testaferrata, Palazzolo.

Siamo entrati nei suddetti istituti con l'inten­to di integrare il processo formativo dei ragazzi dal punto di vista della socializzazione, offrendo un contatto che fosse al di fuori dei normali ri­gidi schemi degli istituti.

Questa nostra iniziativa condivisa in un primo tempo anche da alcuni centri assistenziali a ca­rattere locale è stata invece ostacolata dopo po­chi mesi in maniera indiretta dai responsabili degli stessi istituti, ogni qualvolta abbiamo pro­vato a portare i bambini al di fuori dell'anacro­nistico e alienato mondo chiuso dell'istituto nel quale i veri problemi del rapporto umano e so­ciale vengono risolti autoritariamente mediante lo strumento della disciplina.

Fra gli istituti che ci hanno ostacolato in ma­niera diretta in quest'opera, va ricordata la G.I. (collegio maschile e femminile) in cui non ci è stato permesso di effettuare neanche una visita domenicale.

Ci sembra importante chiarire il perché ci rivolgiamo alle SS.LL. in questa forma: la situa­zione da noi rilevata non solo in generale, ma anche in alcuni casi particolari, richiederebbe l'applicazione delle sanzioni del Codice Penale. L'unico motivo per cui ci è impossibile fare una denuncia precisa alle autorità competenti è che i fatti che saranno in seguito esposti ci sono stati riferiti o dai bambini stessi in maniera ge­nerica e imprecisa o da persone vicine o interne all'ambiente degli istituti che singolarmente non hanno ritenuto opportuno prendersi la responsa­bilità di agire di conseguenza.

Per questo, dopo aver tentato di risolvere il problema in altro modo, cioè rivolgendoci agli enti che si dovrebbero occupare del funzionamen­to degli istituti (dott. Paolinelli, Brefotrofio; sigg. Gigli e Morbidelli della provincia; dott. Evange­listi del Tribunale dei Minorenni di Ancona; dot­tor Gatti, Pretore di Senigallia) ci rivolgiamo alle SS.LL. che, oltre ad avere la responsabilità giu­ridica, hanno anche strumenti più efficaci per po­ter intervenire e chiediamo un'indagine accurata e precisa per appurare la veridicità o meno di quanto sotto esposto.

 

In generale:

 

I ragazzi da noi conosciuti sono persone di­sadattate che vivono nel collegio alla stregua degli esclusi e degli emarginati; non è data ad essi alcuna possibilità di vivere in modo auto­nomo la loro vita; sono persone che molto più degli altri hanno difficoltà ad allacciare normali rapporti di amicizia con i coetanei e gli adulti che vivono lontano dall'ambiente dell'istituto.

La verifica di questo loro condizionamento do­vuto all'ambiente l'abbiamo fatta noi stessi: do­po due anni non siamo ancora riusciti ad otte­nere la confidenza di moltissimi di questi bam­bini.

Le strutture degli istituti sono così inade­guate alle necessità dei ragazzi tanto da impe­dirne il normale sviluppo fisico e psichico. Per­durando questa situazione i minori assistiti nei suddetti istituti saranno impossibilitati ad avere una normale vita di relazione con gli altri.

In modo particolare segnaliamo relativamente a ciascun collegio i fatti più gravi.

 

Collegio Testaferrata

1) L'istituto è posto all'interno del complesso ospedaliero, di fianco c'è il ricovero dei vecchi, di fronte c'è il reparto Medicina del lavoro e ca­mera mortuaria. Nella buona stagione circolano per i viali persone anziane malate, le sole con cui i ragazzi vengono a contatto.

2) L'ambiente è molto povero, troppo grandi le stanze, vuote, dispersive, per accogliere un numero esiguo di ragazzi: l'istituto non ha niente che lo possa rendere familiare, accogliente ed allegro.

3) Fino alla settimana scorsa non esisteva una cucina interna e il mangiare proveniva dall'annesso ospedale, era sempre uguale ed insuf­ficiente.

4) Non esistono attrezzature sportive e ri­creative che diano una soluzione al problema del tempo libero dei ragazzi costretti a rimanere spesso nella condizione di non «aver niente da fare».

5) Il personale è insufficiente e assolutamen­te impreparato nel campo pedagogico-psicologi­co. Da segnalare la presenza di un istitutore no­toriamente alcolizzato, che da 33 anni tutti i po­meriggi, è posto a «far la guardia» ai ragazzi delle scuole medie: la sua opera, lungi dal risol­vere anche la più elementare esigenza dei bam­bini, è assolutamente antieducativa e cozza con­tro ogni moderno criterio pedagogico.

6) Data la mancanza di personale e date an­che le condizioni in cui vivono i ragazzi, si è spesso creata una difficile situazione morale tra di loro: è noto come, molto spesso, da equivoci e comportamenti errati dell'età dell'adolescenza si formino più tardi individui sessualmente im­maturi o addirittura malati.

7) L'assistenza sanitaria non è costante ma piuttosto saltuaria: solo quando c'è uno stato di malattia conclamata, il ragazzo viene ricoverato nel vicino reparto pediatrico dell'ospedale.

8) Il rendimento scolastico, come risulta dall'inchiesta, è piuttosto mediocre: molti dei bam­bini sono ripetenti, non hanno interessi ed atti­tudini particolari.

9) Non vi sono costanti contatti con le fami­glie dei bambini per quelli che l'hanno, oppure tentativi di ricerca di parenti per quelli che sono stati abbandonati. Ciò rende molto difficile, anzi addirittura impossibile, qualsiasi sforzo inteso a far adottare questi ragazzi, non essendo ancora stato dichiarato per alcuni l'effettivo stato d'ab­bandono che li sciolga da ogni vincolo con la famiglia naturale che non si è mai interessata di loro.

Tentativi in questo senso con le famiglie di Senigallia ben intenzionate e propense all'ado­zione sono falliti per le solite difficoltà burocra­tiche e per la cattiva volontà delle persone re­sponsabili.

Si veda il caso del bambino V.D.: come risul­ta dalla cartella in possesso del brefotrofio di Ancona, era stato richiesto da una famiglia pri­ma che compisse gli otto anni, c'erano la mas­sima garanzia e certezza richieste; la pratica in­vece è stata interrotta da una dichiarazione dell'amministrazione dell'Ospedale civile di Senigallia di allora, in cui si diceva che l'adozione era impossibile perché il bambino era stato richiesto dalla propria madre naturale. Ora Vittorio ha 12 anni, non sa niente della madre vera, è sempre in collegio, è affetto da turbe del comportamento e del carattere.

10) Dal bilancio annesso, l'unico che si è riu­sciti ad ottenere, si dedurrebbe dalle spese an­notate per lavanderia, medicinali ecc., una effi­cienza perfetta dell'istituto, ma si vada a con­trollare e si vedrà se effettivamente somme così forti sono state spese per i ragazzi.

11) Ci risulta che già ci siano state prece­denti inchieste nell'istituto negli ultimi anni, e che tutte, in base alla situazione generale dei bambini, allo stato di abbandono e a quanto espo­sto sopra, avevano portato alla conclusione che l'istituto dovesse essere chiuso.

 

Collegio Girolimini

1) Il collegio dispone per la ricreazione dei bambini di una sola stanza, al seminterrato, e di un cortiletto all'aperto inadeguato alla vitalità e al numero dei bambini.

2) Il refettorio e la cucina si trovano anche essi al seminterrato che è un ambiente inadatto, opprimente e con poca luce.

3) I ragazzi sono sottoposti al mattino a 4 ore di scuola e al pomeriggio a 3 ore di dopo­scuola, che per le note carenze della cosiddetta scuola interna, mirano più al recupero che non alle attività integrative.

4) I ragazzi sono sottoposti, per di più, a quotidiane pratiche religiose, concepite spesso come punizione educativa.

5) L'istituto non ha un'adeguata assistenza medica, periodica e regolare, ma ne usufruisce solo in caso di malattia manifesta. A riprova del­la inadeguatezza dell'assistenza scolastica e sanitaria, vale l'esempio del bambino G.P. Avendo ripetuto più classi, è stato giudicato dalle stesse suore senza un adeguato controllo medico da parte di competenti, un ragazzo disadattato ed anormale, e come tale, trasferito al collegio «San Camillo» di Loreto.

6) Il fatto più grave da segnalare riguarda i maltrattamenti fisici: i ragazzi hanno riferito di essere stati picchiati per ragioni disciplinari, e la cosa risulta anche dall'annessa dichiarazione del padre di uno dei minori ivi accolti (1).

Questo fatto denuncia una gravità che con­trasta con i più elementari principi psico-peda­gogici, né si giustifica un simile atteggiamento nei confronti di ragazzi sottoposti per l'intera giornata all'estenuante orario sopra riportato.

 

Collegio Palazzolo

I minori che sono qui ricoverati sono orfani di uno solo dei genitori, che però molto saltua­riamente fa sentire la sua presenza al bambino.

Dal punto di vista educativo, i ragazzi sono assistiti da religiose dell'ordine delle «Poverel­le», che si interessano dell'assistenza medica e psicologica dei fanciulli, i quali sostengono visite periodiche del dottor Mercuri e di un'assi­stente sociale.

Le strutture ambientali pur essendo di dimen­sioni assai notevoli non sono corrispondenti all'esigenza ricreativa dei ragazzi, i quali in inver­no hanno come unica stanza per i giochi, il re­fettorio.

La nostra azione nel suddetto collegio si è svolta con una certa continuità, anche se (in parte) osteggiata dall'atteggiamento di diffidenza delle suore che ci ha impedito di sviluppare in maniera più specifica e completa la nostra coa­diuvante azione educativa. Ci è stato impossi­bile, infatti, effettuare l'inchiesta che abbiamo invece svolto negli altri collegi, per la voluta introvabilità delle suore di fronte ad una richie­sta di colloquio e per una serie di difficoltà op­posteci che non costituiscono, a nostro avviso, motivi validi. In ottobre ci è stato persino vie­tato di continuare le visite ai minori, in virtù di un ordinamento interno dell'ordine delle «Pove­relle» che vieta la formazione di oratori misti (l'ordinamento è poi risultato inesistente).

Anche dopo questa ingiunzione dall'alto, ab­biamo cercato di mantenere i rapporti con i ra­gazzi, essendo questo per noi, il lavoro più va­lido, ma le possibilità di intervento sono sempre minori e dobbiamo attendere per vederli una giornata di sole, in cui si possa giocare all'aper­to o una ricorrenza festiva (Natale, Capodanno) in cui, neanche volendolo, ci si potrebbe rifiu­tare questo contatto.

Per meglio documentare la situazione dei col­legi sopra esposta, si uniscono i seguenti alle­gati.

Per il collegio Testaferrata:

1) Inchiesta

2) Bilancio

3) Schede relative ad alcuni ragazzi.

Per il collegio «Girolimini»:

1) Inchiesta

2) Dichiarazione del padre di un bambino.

Come risulta da quanto riportato sopra, a pro­posito dei singoli istituti, il rendimento scolasti­co scadente di quasi tutti i bambini è un fatto oggettivo: tuttavia, non induce gli educatori a supporre che le condizioni di vita, la situazione psicologica, le carenze affettive e le pochissime possibilità di esprimersi nella vita extrascolasti­ca, siano alla base del fenomeno. Anzi, le misure prese per porre rimedio sono di carattere repres­sivo, per cui il doposcuola, per esempio, non comprende attività integrative e ricreative, ma diventa un supplemento delle ore di lezione quo­tidiane.

I bambini vengono considerati ritardati e in­vece di essere seguiti con maggior cura, ven­gono spediti con estrema leggerezza alle scuole speciali come disadattati secondo la vecchia teo­ria dello scarico delle responsabilità ad altri enti.

L'insufficienza dei pasti suggerisce un imme­diato confronto con i bilanci degli istituti che a noi, eccezione fatta per il Testaferrata, sono pre­clusi: non abbiamo la competenza e la cono­scenza per trarre le dovute conclusioni, ciò non toglie che resti un ragionevole dubbio sulle ri­partizioni negli istituti degli introiti.

Le inchieste accluse che siamo riusciti a fare solo in pochissimi collegi, risultano incomplete; inoltre la loro attendibilità è relativa perché so­no state compilate dagli stessi direttori e appar­tenenti al personale degli istituti con molte per­plessità e reticenze.

Si fa riferimento alla circolare n. 1626/4085 in­viata in data 28 dicembre dal Ministero di Grazia e Giustizia, Direzione generale per gli istituti di prevenzione e di pena ai primi presidenti delle Corti di appello e, per conoscenza, ai procuratori generali della Repubblica presso le Corti di ap­pello, che così si esprimeva: «Com'è noto alle SS.LL. in  questi ultimi tempi, con preoccupante frequenza, la stampa ha dato notizia di gravi epi­sodi di maltrattamenti inflitti ai giovani ospitati presso istituti assistenziali.

«A prescindere dai provvedimenti di carat­tere penale che la competente autorità giudizia­ria promuove a seguito di ciò, questo Ministero richiama l'attenzione delle SS.LL. affinché i Giu­dici tutelari esplichino opportuni interventi di controllo e di protezione a favore dei minori ac­colti presso detti istituti e che sono affidati, ai sensi degli articoli 354 e 402 codice civile, ai poteri tutelari dell'ente ospitante».

Perciò si chiede alle SS.LL. un pronto inter­vento osservando anche che in base alla legge sono affidati all'O.N.M.I., tra gli altri i seguenti compiti:

- vigilare sull'applicazione delle disposizio­ni legislative e regolamentari in vigore per la protezione della maternità e dell'infanzia (art. 4 del r.d. 24-12-34, n. 2316) e quindi anche sull'applicazione della legge relativa all'adozione spe­ciale per quanto concerne l'invio degli elenchi dei minori ricoverati, che gli istituti di assistenza devono trasmettere ogni tre mesi al giudice tu­telare ai sensi della legge 5-6-1967, n. 431;

- controllare tutte le istituzioni pubbliche e private di assistenza all'infanzia (art. 5 del r.d. 24-12-1934, n. 2316);

- proporre ai prefetti la chiusura degli isti­tuti di assistenza all'infanzia inadeguati;

- segnalare all'autorità giudiziaria, ai sensi degli articoli 328 e 665 del codice penale, i diri­genti degli istituti che non segnalano all'ONMI i minori ricoverati che si trovano in stato di ab­bandono e l'elenco di quelli ricoverati o affidati a privati allevatori e di quelli dimessi (art. 19 e 20 del r.d. 24-12-1934, n. 2316, articoli che preve­dono anche la misura delle sanzioni penali).

Al Ministero dell'interno sono affidati compiti in materia di assistenza ancora più importanti di quelli affidati all'O.N.M.I.:

- decretare la chiusura degli istituti pubbli­ci e privati di assistenza all'infanzia il cui fun­zionamento sia inidoneo (art. 2 della legge 17-7­1890, n. 6972 e successive modificazioni);

- vigilare, tramite i Comitati provinciali per l'assistenza e la beneficenza pubblica, sulle isti­tuzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (art. 35 della legge suddetta).

Si osserva inoltre che al Prefetto è deman­data la protezione dell'infanzia con l'obbligo di denunziare all'autorità giudiziaria i fatti perve­nuti a sua conoscenza i quali possono costituire contravvenzione alle disposizioni emanate a tu­tela dei minori (vari articoli di legge fra cui l'art. 52 della legge suddetta).

 

(Seguono 20 firme con relativi indirizzi)

 

 

 

 

(1) Lettera pubblicata più sopra.

 

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