Prospettive assistenziali, n. 13, gennaio-marzo 1971

 

 

NOTIZIE

 

 

L'ASSISTENZA SOCIALE: PROBLEMI E PROPOSTE

 

L'esigenza politica della riforma del settore assistenziale, oltre che dalle disfunzioni e di­storsioni che abbiamo illustrato nella premessa, deriva immediatamente dalla constatazione dell'inaccettabile dislivello esistente fra lo sviluppo economico del paese e l'assoluta carenza dei servizi e delle attrezzature sociali, le cui presta­zioni sono ancorate a criteri e standards da pae­se sottosviluppato. Si deve comunque sottolinea­re che la trasformazione del settore non può sol­tanto ispirarsi a valutazioni tecniche, economi­che, scientifiche e istituzionali, ma deve ribadire la centralità della dignità e dei diritti dell'uomo e del cittadino. Da ciò discende la necessità che un impegno prioritario è costituito dall'azione promozionale ed educativa sia degli utenti dell'assistenza sia del contesto sociale.

Infatti risulta chiaro che una nuova organizza­zione e gestione dei servizi sociali, costituisce soltanto la condizione strutturale politica e so­ciologica della riabilitazione e di una risposta adeguata alle ingiustizie e alle difficoltà che su­biscono tutti gli esclusi e gli handicappati, men­tre l'effettiva e concreta garanzia del valore del­la partecipazione sociale dell'uomo resta affida­ta alla coscienza e alla responsabilità morale e civile di tutti i cittadini e alla elevazione della loro consapevolezza comunitaria.

Possiamo ora concludere indicando le diret­trici essenziali per una strategia complessiva sui temi ed i contenuti che abbiamo illustrato:

1) azione politica; 2) azione sociale ed edu­cativa; 3) ricerca scientifica; 4) promozione de­gli esclusi dall'interno della loro realtà.

1) All'attività politica e legislativa compe­te la necessità di riformare il sistema assisten­ziale e di creare le condizioni giuridiche per l'ap­plicazione dei diritti che sono il fondamento su cui costruire la dignità sociale e civile di tutti i cittadini. Di ciò devono essere investite tutte le forze politiche e sociali costituite (partiti, sin­dacati, comunità di base) e chiunque abbia po­tere politico e contrattuale.

2) Ancora più importante, perché è risolu­tiva, è l'azione educativa e formativa che deve essere svolta nell'ambiente sociale per creare una coscienza e un interesse responsabile sui problemi degli esclusi e sull'esigenza di inse­rirli armonicamente e normalmente. Occorre pre­parare i giovani e l'opinione pubblica per sradi­care i pregiudizi e quella «tacita volontà di non vedere che rende ancora più penosa la condi­zione di coloro che vengono rigettati ai margini della società». E non si tratta di convincere la collettività a dei sacrifici finanziari per il man­tenimento, ma di preoccuparsi, con un'attività politica di base, della loro integrazione e della loro richiesta di partecipazione. Senza questo cambiamento di mentalità sociale ogni condizio­ne giuridica ed economica di inserimento sareb­be inutile e insignificante.

3) Alla ricerca scientifica tocca il compi­to di approfondire gli aspetti sociologici, econo­mici, sanitari e pedagogici delle cause e della fenomenologia dell'esclusione. E deve essere questa una ricerca scientifica non accademica e tecnica, ma capace di tradursi in impulsi di evo­luzione sociale e di cultura totale.

4) Poiché riteniamo che far parte della so­cietà non comporti soltanto dei diritti, ma anche dei doveri è indubbio che gli stessi esclusi (e chi è loro vicino per vincoli familiari o altre cir­costanze), devono attivamente operare e pren­der coscienza dei loro problemi in una prospetti­va immediata di collaborazione e di dialogo con la società; occorre che capiscano che non basta richiedere privilegi e protezione, ma convincersi che c'è posto anche per loro nella vita politica, culturale ed economica. Bisogna che la frustra­zione e il sentimento dell'ingiustizia non si tra­ducano sempre nella settoriale rivalsa di richie­ste pensionistiche ed assistenziali che sono sol­tanto la proiezione demagogica di un problema ben più profondo e doloroso: la solitudine e il rifiuto. Infatti è proprio in virtù di simili conces­sioni che si cristallizzano le situazioni di infe­riorità e che la società giustifica e accetta mora­listicamente e ottusamente le dinamiche della esclusione. Anche il discorso degli handicappati deve diventare dunque politico e unitario.

Le associazioni firmatarie del presente docu­mento ritengono necessari un approfondimento del dibattito soprattutto sui seguenti punti:

- Strumenti per garantire al cittadino l'ef­fettiva partecipazione nei momenti di program­mazione, gestione e controllo.

- Natura giuridica e struttura della unità lo­cale dei servizi sociali.

 

IL PRESENTE DOCUMENTO È STATO APPROVATO DA:

Associazione Nazionale Invalidi Esiti Poliomelite - Presidenza Nazionale; Associazione Nazionale Famiglie di Fanciulli Subnormali - Sede Provinciale di Bologna; Associazione Italiana per l'Assistenza agli Spastici - Sede Re­gionale Emilia Romagna; Libera Associazione Nazionale Mutilati ed Inva­lidi Civili - Sede Regionale Emilia Romagna; Anna Folicaldi - Presidente Regionale U.N.E.B.A.; Consulta Regionale per i problemi degli handicappati; Unione italiana per la Promozione dei diritti del minore - Sezione Emiliano­-Romagnola; Comitato bolognese formazione professionale dei giovani la­voratori; Gruppo bolognese Assistenti sociali: Comitato provinciale per la promozione di iniziative anti-istituzionali; Casa Santa Chiara.

 

 

 

LEGGE-OUADRO PRESENTATA DAL PSI PER LA RIFORMA DELL'ASSISTENZA PUBBLICA

 

Il 18 marzo 1971 il P.S.I. ha tenuto a Roma un convegno nazionale sul tema «Trasferire l'as­sistenza pubblica ai poteri locali», nel corso del quale è stata illustrata la proposta di legge pre­sentata alla Camera dei Deputati dall'on. Zappa e altri (n. 3181 del 4 marzo 1971).

«Il necessario scioglimento dell'ONMI con il passaggio delle sue competenze ai Comuni e al­le Regioni deve costituire il primo indispensabile passo verso la riforma dell'assistenza pubblica e la gestione democratica dei servizi sociali»: lo ha affermato Claudio Signorile, responsabile della sezione sicurezza sociale e sanità della di­rezione del P.S.I., aprendo il convegno sulla ri­forma dell'assistenza pubblica, i cui lavori si so­no svolti alla presenza di numerosi parlamentari, delegati delle federazioni ed operatori del set­tore.

«Troppi enti si occupano di assistenza in for­ma sostanzialmente irresponsabile - ha prose­guito Signorile - e troppe iniziative speculative sono sorte intorno ai bisogni sociali più dispa­rati ed amari. Lo stesso concetto di assistenza pubblica deve essere superato e ricondotto nel più generale discorso del diritto del cittadino al­la sicurezza sociale».

Le linee della proposta di legge Zappa sono state successivamente illustrate da Giorgio Mo­lino e Alfredo Cataldi e sono state così riassunte dall'Avanti! del 17 marzo 1971:

Campo d'intervento - Con la legge-quadro si intende garantire lo sviluppo di un sistema di servizi sociali per tutti i cittadini.

Criteri guida - Nell'organizzazione dei servi­zi si dovrà evitare ogni forma di esclusione dalle relazioni familiari e sociali ricorrendo solo in via eccezionale e motivata a soluzioni di ricove­ro. L'accesso ai servizi dovrà essere garantito a tutti i cittadini e non essere riservati alle per­sone «indigenti». Per queste persone dovranno essere previsti provvedimenti per assicurare i mezzi economici adeguati. Dovranno inoltre es­sere evitate forme di discriminazione nella or­ganizzazione dei servizi ed in particolare tra mi­nori legittimi e illegittimi. La gestione dei servi­zi dovrà, infine, essere aperta alla partecipazione degli utenti e della popolazione.

Competenze dello stato e vertice politico Il ministero della Sanità assume la denominazio­ne di ministero della Sanità e dei servizi sociali. Il nuovo ministero gestirà il Fondo nazionale per i servizi sociali e svolgerà funzioni di indirizzo e coordinamento delle attività delle regioni in ma­teria di organizzazione e gestione dei servizi so­ciali.

Competenze delle Regioni - Le regioni avran­no competenza in materia di programmazione, fi­nanziamento e controllo dei servizi sociali.

Organi per la gestione dei servizi - I comuni e i consorzi di comuni sono preposti alla gestio­ne dei servizi sociali, mediante l'istituzione del­le Unità locali dei servizi sociali da istituirsi con la natura giuridica e le dimensioni territoriali del­le Unità sanitarie locali, con le quali saranno op­portunamente collegate.

Fondo nazionale per i servizi sociali - Alle spese per l'impianto e la gestione dei servizi so­ciali si provvede con i fondi di bilancio degli enti locali destinati ad interventi aventi finalità assistenziali integrate - in attesa della legge sulla finanza locale - dal ministero della Sanità. A tal fine è istituito un fondo nazionale per i ser­vizi sociali alimentato: dai capitoli di spesa rela­tivi ad attività assistenziali comunque svolte dal­le amministrazioni dello Stato; dagli stanziamen­ti in favore di enti pubblici nazionali che svolgo­no attività assistenziali; dai contributi di natura previdenziale erogati in favore dell'ONPI e dell'ENAOLI; dai proventi delle lotterie nazionali; dai proventi delle contravvenzioni per violazione dell'articolo 11 della legge 860 (tutela fisica del­le lavoratrici madri); dalla percentuale del 50% sulle spese per l'edilizia sociale.

Trasferimento di competenze e soppressione di enti - Le competenze assistenziali svolte dal­le Province sono trasferite ai Comuni e Consorzi di Comuni. Vengono inoltre soppressi: gli enti pubblici nazionali che svolgono, a qualsiasi tito­lo, attività di assistenza sociale; gli enti comu­nali di assistenza; le istituzioni pubbliche di as­sistenza e beneficenza.

Personale e patrimonio degli enti soppressi - Il personale degli enti soppressi verrà trasferito alle regioni e ai comuni, conservando il grado e il trattamento economico. I beni patrimoniali de­gli enti soppressi passano al patrimonio dispo­nibile delle Regioni, le quali li destineranno alla gestione e allo sviluppo dei servizi sociali.

Prestazioni economiche - Fra le persone in­digenti, con appositi provvedimenti, dovranno es­sere previsti mezzi economici adeguati.

In attesa del provvedimento di riordinamento globale dell'assistenza economica, le prestazioni di carattere economico previste per determinate categorie di assistenti rimangono in vigore e sono a carico delle Regioni.

 

 

RELAZIONE SULLA GIUSTIZIA MINORILE

 

Nella relazione annuale ala Parlamento sulla situazione della giustizia, il Consiglio Superiore della Magistratura affronterà quest'anno anche problemi dei settori minorile e della famiglia. Il Consiglio Superiore della Magistratura ha riconosciuto l'opportunità - per renderne edotta la pubblica opinione interessata al problema e per aprire un dialogo con la stessa pubblica opi­nione suscitandone l'interesse - di inviare un estratto della relazione - relativo al capitolo dedicato ai problemi minorili e della famiglia - a tutti gli enti, associazioni e gruppi che si oc­cupano di problemi minorili. L'estratto dovrebbe essere accompagnato da una lettera in cui si sol­lecitino osservazioni, proposte e integrazioni, da inviare al Consiglio, sui problemi trattati nella relazione annuale del Consiglio nella predetta materia e in cui si invitino i predetti enti a pro­muovere convegni o dibattiti sul tema assicuran­do la presenza di un partecipante al gruppo per i problemi minorili istituito dal Consiglio al fine di recepire le eventuali osservazioni e proposte che in quella sede potranno esser fatte.

Il materiale che verrà inviato al Consiglio sa­rà preso in esame dal gruppo minori per sotto­porlo poi al Consiglio che ne farà l'uso ritenuto più opportuno.

La relazione deve essere richiesta al Consi­glio Superiore della Magistratura, piazza Indipen­denza 6, ROMA.

 

www.fondazionepromozionesociale.it