Prospettive assistenziali, n. 7, luglio-settembre 1969

 

 

DOCUMENTI

 

INDAGINE CONOSCITIVA SUGLI ISTITUTI DI RIEDUCAZIONE PER MINORENNI ESISTENTI IN ITALIA

 

 

La gravità della situazione risultante dall'indagine condotta dal Dr. Gio­vanni Senzani sugli istituti di rieducazione per minorenni operanti in Italia, spinge questa rivista a richiedere il sollecito intervento delle Autorità poli­tiche, giudiziarie, amministrative, al fine che vengano accertati i fatti segna­lati e predisposti gli opportuni, urgentissimi provvedimenti.

Si richiama l'attenzione sulle nefaste conseguenze umane, sociali ed eco­nomiche derivanti dalla carenza o inidoneità di interventi nel settore mino­rile, e sui principi contenuti nella Dichiarazione Universale dei Diritti del Fanciullo, approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1959 e in particolare sul principio secondo: «Il fanciullo deve bene­ficiare di una speciale protezione e godere di possibilità e di facilitazioni, in base alla legge e ad altri provvedimenti, in modo da essere in grado di cre­scere in modo sano e normale sul piano fisico, intellettuale, morale, spirituale e sociale, in condizioni di libertà e di dignità. Nell'adozione delle leggi rivolte a tal fine, la considerazione determinante deve essere il superiore interesse del fanciullo».

 

 

Dell'inchiesta sugli istituti di rieducazione hanno riferito ampiamente, fra

altri:

- La Televisione: trasmissioni di TV T del 16 aprile e del 13 giugno 1969; trasmissione «Dicono di lei» del 5 luglio 1969;

- Regno Attualità del 1° maggio 1969;

- L'Espresso del 4 maggio 1969;

- Il Giorno del 25 maggio 1969;

- Oggi del 4, 11 e 18 giugno 1964;

- L'Ora del 26 giugno 1969;

- Paese Sera del 14, 26, 29 giugno e del 12 luglio 1969;

- Note informative di politica economica regionale del 7 agosto 1969.

 

 

 

1. Ambito e modalità dell'indagine

L'indagine è stata svolta dall'aprile 1968 al febbraio 1969, a seguito di una borsa di lavoro concessa dalla Fondazione Iniziative Assistenziali Pilota, con sede in Torino Via Artisti 34, Tel. 81279.

L'indagine è stata autorizzata dal Ministero di Grazia e Giustizia, Direzione Generale degli istituti di prevenzione e di pena, Ufficio IV, con lettera del 20-9-67, prot. IST/4/C.

Il materiale raccolto nel corso dell'indagine è costituito da:

- un questionario di 10 pagine inviato a tutti gli istituti di rieducazione; - documentazione fotografica con oltre 6000 fotografie e diapositive sui singoli istituti visitati;

- documenti scritti e registrazioni (50 ore effettive) di dichiarazioni dei ragazzi ricoverati e del personale di istituti visitati;

- relazioni delle visite ai singoli istituti.

 

2. Rilievi generali sugli istituti e sui minori

Gli istituti di rieducazione per minorenni oggi esistenti sono 118 ed accolgono 6278 minori (al 30 giugno 1968).

40 istituti sono statali, 78 sono convenzionati e 47 di essi sono affidati a enti religiosi.

Su 32 istituti femminili 1 è statale, tutti gli altri sono convenzionati e 26 sono affidati a suore.

La media delle presenze nei 118 istituti raggiunge i 53 minori per istituto. Nonostante la disposizione della legge che prevede più tipi di istituto (di osservazione, casa di rieducazione, istituto medico-psico-pedagogico, pensionato), su 6278 minori soltanto 191 (diconsi 191) sono ricoverati in piccoli istituti con un massimo di 20 ragazzi.

 

3. I minori in istituto

Il problema dell'assistenza ai bisognosi troppe volte viene confuso con il pro­blema della rieducazione.

Nel meridione molti ragazzi, che non hanno fatto nulla e non sono assistiti dagli organi competenti, acquistano la possibilità di essere assistiti con un decreto del tribunale che li definisce disadattati e ne ordina il ricovero in orrende «prigioni».

Ad Ostuni (Brindisi), nell'istituto di rieducazione «Villa Nazareth», sono rinchiusi più di 80 bambini dai 6 ai 12 anni (in maggioranza dai 6 ai 9 anni), con un decreto di ricovero del tribunale. Finite le scuole elementari vengono trasfe­riti in altri istituti di rieducazione, spesso fino all'età di 21 anni.

La legge non stabilisce un'età minima per dichiarare disadattato un ragazzo e, a norma di regolamento, il tribunale può giudicare disadattati (cioè irregolari per condotta o per carattere) i minori da zero a 18 anni.

 

4. Caratteristiche degli istituti

Soltanto il 23% degli istituti di rieducazione è stato appositamente costruito per minori, il 77% è costituito da vecchi edifici adattati (soprattutto conventi, carceri, ospedali, edifici vari), il cui mantenimento è oltre tutto costosissimo.

La maggioranza degli istituti sorge in zone isolate o in piccoli paesi che non offrono alcuna possibilità di relazioni e di lavoro, gli altri hanno sede nelle peri­ferie più povere e più squallide delle città.

 

4.1. Alcuni casi scandalosi

L'istituto di rieducazione maschile di Deliceto (Foggia), ex convento, si trova a 6 km. dal paese di 300 abitanti, la strada di collegamento è stata costruita que­st'anno; manca l'acqua che viene approvvigionata con un servizio di auto cisterne con un costo mensile di Lire 900.000.

L'istituto di rieducazione maschile di Alberobello è situato a 5 km. dal paese, non ha riscaldamento e d'inverno rimane bloccato dalla neve.

Il nuovissimo istituto di S. Leonardo di Santu Lussurgiu (Sassari) è un ex preventorio antitubercolare e si trova in un deserto: il paese di Santu Lussurgiu è a 7 km.; le città dell'isola sono a decine di chilometri; i ragazzi e tutto il personale sono costretti ad un isolamento totale.

L'istituto di rieducazione maschile «A. Gabelli» di Roma, è stato costruito nel 1775 da papa Clemente XII e non ha subito alcuna modificazione. Nella sala «Clementina» sono stipati più di 100 ragazzi in 40 celle in tre gironi sovrapposti. I servizi sono costituiti da due gabinetti e da due lavandini in condizioni disgustose.

Nonostante l'esistenza di apposite sezioni di custodia per minori in attesa di giudizio, vi sono numerosi casi di sezioni minorili presso carceri per adulti:

A Palermo, al carcere dell'«Ucciardone» c'è una sezione per minori difficili, nonostante l'esistenza della sezione di custodia dell'istituto di rieducazione.

A Napoli, nonostante l'esistenza dell'istituto di rieducazione «Filangieri», 30 ragazzi si trovano al carcere di Poggioreale. La stessa cosa succede nei carceri di Catania, Messina, Trapani, Reggio Calabria.

Questa prassi è inammissibile, perchè sottopone i ragazzi alla vita dei carcerati e li pone in contatto con la vera delinquenza.

 

4.2. Fondi dello Stato malamente utilizzati

Lo Stato spende cifre enormi per rinnovare od ampliare edifici vecchissimi e cadenti, di fatto intrasformabili. Ad esempio:

- 150 milioni ad Avigliano (Potenza) dove si sta ampliando l'antico riformatorio, anche se il luogo è assolutamente inadatto, per il suo isolamento, ad un trattamento rieducativo;

- 100 milioni a Verbania - Pallanza per abbellire lo spaventoso carcere e trasformarlo in una sezione di custodia «modello».

I pochi istituti nuovi («Ai Colli Aminei» di Napoli, «Castel dei marmi» di Roma, ecc.) sono stati costruiti con sperperi giganteschi.

Nell'istituto di Napoli vi sono saloni di rappresentanza, campi di calcio, di tennis, di palla a volo, giardini. Vi è persino un appalto con la società «Sgaravatti sementi» per la cura dei prati e degli alberi. Si dice che per ogni ragazzo ricoverato in istituto si spendano sulle 20.000 lire al giorno.

 

5. Il cosiddetto trattamento rieducativo

Nella stragrande maggioranza degli istituti, un vero trattamento rieducativo non esiste:

a) per l'impreparazione del personale;

b) per il sovraffollamento degli istituti;

c) per l'inadeguatezza degli ambienti.

Invece di un trattamento individualizzato, di cui necessitano i disadattati, viene applicato un trattamento di massa, che umilia l'individuo, lo inimica all'ambiente e, di conseguenza, lo costringe all'antisocialità.

Negli istituti i minori sono divisi in gruppi di 20-30 ragazzi, le ragazze anche di 30-40, affidati rispettivamente ad un solo agente o ad una sola suora per cui, di fatto, è impossibile il trattamento rieducativo.

I gruppi famiglia (cioè piccoli gruppi omogenei di 10-12 ragazzi, affidati a un educatore) sono realizzati in pochissimi istituti.

 

5.1. Bambini di 6 anni rinchiusi con ragazzi di 18 anni

Bambini piccoli (anche di 6 anni) spesso sono a contatto con ragazzi grandi (anche di 18 anni) e da loro imparano le tecniche della delinquenza e subiscono prepotenze di ogni genere (violenze fisiche e morali).

Molti sono i ragazzi che hanno avuto relazioni omosessuali e non rari sono i prostituti, i ragazzi che si prestano a saputa di tutti (compagni e personale) per una o due sigarette.

 

5.2. Istituti femminili

Le ragazze «traviate» vengono chiuse dentro gli istituti (su 32, 26 sono ex conventi) e sono costrette ad una vita severa uguale a quella delle suore.

La loro giornata è divisa tra preghiere e i lavori «donneschi» (come li defi­nisce il regolamento delle case di rieducazione del 4 aprile 1939 n. 721) di ricamo, maglieria, cucito, lavori di cucina, confezioni di fiori di plastica, di rosari, di piccoli lavoretti affidati da ditte esterne.

Non si pensa alla preparazione professionale delle ragazze («Mi basta che non facciate peccati», dicono i cartelli appesi in vari istituti).

Per l'impreparazione delle suore viene spesso chiesta la dimissione per irrecu­perabilità o il trasferimento delle ragazze non docili (che è la stessa cosa della dimis­sione per la mancanza di posti), così le ragazze stesse sono costrette, per sopravvi­vere, a darsi alla prostituzione.

 

5.3. I minori deboli dell'intelligenza

551 minori (442 ragazzi e 109 ragazze) deboli dell'intelligenza con un Q.I. da 40 a 80 sono rinchiusi in istituti di rieducazione chiamati istituti medico-psico-­pedagogici, che nella realtà non si differenziano in nulla dagli altri.

All'Istituto medico-psico-pedagogico di Volterra sono ricoverati 195 deboli mentali (in maggioranza gravi) e non esistono trattamenti ed attrezzature adeguati: manca addirittura il minimo indispensabile.

 

5.4. Attività dell'istituto

Tutte le attività (scuola, corsi professionali, tempo libero) sono svolte nell'in­terno degli istituti.

I rari contatti dei ragazzi con l’esterno sono predisposti dal personale e quindi i rapporti con le persone esterne sono fittizi: in tal modo i ragazzi sono totalmente isolati dalla società in cui, in conseguenza del «trattamento rieducativo», l'istituto ha la «pretesa» di reinserirli.

In alcuni istituti (come ad esempio a Boscomarengo e a Verbania) non c'è ancora la scuola media nonostante che la maggior parte dei ragazzi abbia superato i 16 anni.

 

5.5. Corsi professionali non finalizzati all'inserimento socio-lavorativo

I corsi professionali, organizzati in molti istituti a cura di diversi enti di istru­zione professionale, hanno (o dovrebbero avere) lo scopo di qualificare i ragazzi per l'industria. Non viene però tenuto conto delle loro attitudini ed aspirazioni.

Spesso i ragazzi vengono specializzati in lavori che non possono esercitare dopo la dimissione perchè ritornano nelle zone di provenienza che sono prive delle possi­bilità lavorative a cui i ragazzi sono stati «preparati».

Ciò si verifica specialmente per i ragazzi che ritornano a vivere in campagna, come avviene quasi sempre nel Meridione.

 

5.6. Punizioni

Il sistema rieducativo attuale è in gran parte un sistema punitivo, basato su mezzi di correzione ingiustificabili e illeciti.

Nella maggior parte degli istituti maschili ci sono celle di rigore, in cui sono isolati per 5-10 giorni (anche se la legge fa divieto di prolungare l'isolamento oltre i 5 giorni) i ragazzi che hanno commesso qualche mancanza, che può essere anche futile (a Boscomarengo, per esempio, per avere rotto un vetro con il pallone).

Le celle di rigore sono insani cubicoli spesso illuminati da una feritoia di 20 centimetri per 10, senza riscaldamento, senza arredi.

Sovente í ragazzi devono dormire sul pavimento o sul tavolaccio di legno.

Fuori ci vanno un'ora al mattino e un'ora al pomeriggio per prendere «aria».

 

6. Il personale

Il personale è assolutamente inadeguato, per preparazione e numero.

 

6.1. Personale direttivo

Non vi è un ruolo distinto tra direttori di carceri per adulti e direttori di istituti minorili: direttori di ergastoli diventano direttori di istituti di rieducazione per minorenni senza alcun esame e senza alcuna selezione attitudinale. Attualmente 9 istituti minorili sono affidati a direttori di carcere (persino l'unico istituto statale femminile) e gli 11 direttori interdistrettuali dei centri di rieducazione per mino­renni (circoscrizioni raggruppanti istituti minorili di una o più regioni) provengono tutti dalla carriera carceraria.

 

6.2. Personale degli istituti statali

Per i 40 istituti statali ci sono:

154 educatori di ruolo;

800 agenti di custodia, di cui 475 sono agenti semplici, provenienti spesso direttamente dai penitenziari per adulti; tutti sono privi di una preparazione specifica.

Gli agenti di custodia sono considerati a tutti gli effetti personale militare ed assoggettati agli obblighi della qualifica: divieto di matrimonio fino a 28 anni, abi­tazione in caserma se scapoli, rientro dalla libera uscita entro le 23,30.

Il lavoro è massacrante: otto ore continuate con i ragazzi (dalle 6 alle 14, dalle 14 alle 22, e a turno, dalle 22 alle 6) e otto ore spezzate (dalle 7 alle 8,30, dalle 12,30 alle 15, dalle 17,30 alle 21: cioè gli agenti sono liberi quando i ragazzi sono occupati; alla notte dormono nel gruppo e alla domenica sono sempre in servizio perchè i ragazzi sono liberi).

Il trattamento economico è inadeguato ed identico per tutti gli agenti, prescin­dendo dalle qualifiche e dai titoli di studio. Parte da lire 21.000 per i primi sei mesi e arriva a lire 93.000 (fino a un massimo, 110.000 lire, dopo 10 anni di servizio).

 

6.3. Personale degli istituti convenzionati

Nei 78 istituti convenzionati, il personale è ancora meno qualificato e meno numeroso che negli istituti statali.

Non esiste, a quanto risulta, un elenco neppure approssimato del personale degli istituti convenzionati. Non si sa quanti sono gli educatori e quale qualifica abbiano.

Gli istituti femminili si avvalgono di personale totalmente religioso femminile, in massima parte non qualificato.

Le uniche persone laiche che entrano negli istituti sono gli insegnanti delle scuole e dei laboratori.

Gli istituti convenzionati maschili assumono giovani studenti senza alcuna qualifica che vengono retribuiti in modo irrisorio e prestano una attività assoluta­mente precaria, accessoria ai loro studi e solo per la durata degli studi.

 

6.4. Scuola del Ministero di Grazia e Giustizia

La Scuola per la Formazione del Personale del Ministero di Grazia e Giustizia non è in grado per il tipo di corso (di durata da 10 a 40 giorni) di preparare educatori specializzati.

Si limita a svolgere dei corsi di aggiornamento molto costosi e poco utili, perchè generalmente i diplomati abbandonano la professione per una sistemazione più dignitosa appena è possibile.

L'altro corso della stessa scuola, di durata maggiore, ma insufficiente (fino a nove mesi), è frequentato da un numero limitatissimo di allievi.

 

7. Rette degli istituti

Un ragazzo in qualsiasi istituto statale costa allo Stato in media lire 6.000 al giorno.

Un ragazzo in qualsiasi istituto convenzionato deve costare invece un terzo (1/3) di quello statale, perchè la retta che lo Stato paga pro capite si aggira in media sulle 2.000 lire giornaliere.

All'istituto di rieducazione maschile «Montalbetti» di Reggio Calabria, lo Stato paga per ogni ragazzo 1150 (diconsi millecentocinquanta) lire giornaliere, tutto compreso.

Alle suore che gestiscono quasi tutti gli istituti femminili, lo Stato paga da lire 1150 a lire 1300 giornaliere per ragazza.

Soltanto gli istituti convenzionati dell'ENAIP godono di una retta elevata (3500-4500 lire giornaliere pro capite), con altri vantaggi particolari (edifici e attrezzatura professionale completamente forniti dallo Stato).

Gli istituti convenzionati sono 78 su 118 e per tutti esistono difficoltà econo­miche, che si ripercuotono sui ragazzi costringendoli ad abitare in luoghi indecenti, a mangiare poco e male, ad essere educati da giovincelli inesperti e mal pagati.

 

7.1. Convenzioni

Sono necessari una più oculata selezione degli enti convenzionati ed un maggior controllo statale sulla loro gestione, in modo che gli istituti non siano isole inacces­sibili e «misteriose» pure per gli organi statali competenti.

Non è ammissibile che la convenzione sia un contratto con condizioni diverse, spesso dipendenti dalla diversa forza dell'ente che stipula la convenzione.

E' pure arbitraria la durata annuale o biennale della convenzione, come impone lo Stato, che, non garantendo una continuità di lavoro agli enti, blocca le iniziative a lungo termine poiché si teme che lo Stato non rinnovi la convenzione alla scadenza.

 

8. Alcuni casi

Si segnalano alcune situazioni riscontrate nel corso dell'indagine.

 

8.1. Istituto Ferante Aporti di Torino

Verbale d'ispezione sopralluogo dell'Ufficio del Medico Provinciale di Torino: «Il giorno 22 gennaio 1969 il sottoscritto Dr. Clemente Messana, Medico Provinciale di 1ª classe, in servizio presso l'Ufficio del Medico Provinciale di Torino, ha ispezionato il Centro di Osservazione presso l'Istituto "Ferrante Aporti" sito in corso Unione Sovietica 327 in Torino, accertando quanto segue: tutti i locali appaiono igienicamente non rispondenti per quanto riguarda soprattutto la cuba­tura, l'illuminazione e la aerazione; insufficienti del tutto anche i servizi igienici, soprattutto nella Sezione di Custodia preventiva ove manca tra l'altro anche il riscaldamento nelle celle.

«La cucina appare molto umida perchè interrata; manca un isolamento con servizi igienici propri. Si consiglia di diminuire il numero dei ricoverati, in attesa di una ristrutturazione radicale dell'edificio da attuarsi nel più breve tempo possi­bile» F.to Messana.

 

8.2. Istituto Buon Pastore di Torino

Torino. Istituto di rieducazione femminile «Buon Pastore».

Nell'istituto sono rinchiuse 180 ragazze, distribuite in padiglioni diversi.

Un vero e proprio ghetto che accoglie bambine che nulla hanno fatto, ragazze in rieducazione, ragazze madri, persino una ventina di vecchiette in pensione. E' l'unico istituto di rieducazione femminile del Piemonte e della Liguria e tutte le ragazze segnalate dai genitori o dalla polizia finiscono lì dentro anche se non c'è posto.

 

8.3. Istituto Filangieri di Napoli

Napoli. Istituto di rieducazione maschile «Filangieri».

Dal 1° gennaio al 30 settembre 1968 sono entrati nell'istituto 2730 ragazzi, con una affluenza giornaliera di 6 ragazzi. I ragazzi entrano nell'istituto, si ripo­sano, ingrassano, fanno nuove amicizie e preparano nuovi piani. Dopo quattro, cinque mesi escono. Dopo un mese di libertà rientrano di nuovo («Nell'istituto si mangia tutti i giorni» dicono).

Nell'istituto ci sono 4 o 5 celle singole, nelle altre sono stipati anche 6 o 7 ragazzi di età diversa, chiusi tutta la notte.

Devono fare i loro bisogni in presenza dei compagni e fino al mattino non possono vuotare l'unico bugliolo esistente nella cella.

Il cortile è troppo piccolo per 180 ragazzi, così i ragazzi ci vanno (divisi in due gruppi) a giorni alterni.

I laboratori sono stanzoni seminterrati ed umidi: sono completamente vuoti, anche se ufficialmente esistono corsi professionali per elettricisti, tornitori ecc.

 

8.4. Istituto Nave Scuola Garaventa

Genova. Istituto di rieducazione maschile «Nave Scuola Garaventa».

In una vecchia nave da guerra ancorata nella parte più maleodorante del porto di Genova sono rinchiusi più di 80 ragazzi (dai 9 ai 14 anni).

La nave scuola è l'unica «casa di rieducazione maschile» della Liguria.

La disciplina è dichiaratamente militare, così pure l'addestramento. I ragazzi in divisa fanno addestramento formale, imparano a salutare la bandiera, sono costretti ad orari e a ritmi da caserma. Le punizioni sono severissime.

 

8.5. Istituto Buon Pastore a Genova

Genova. Istituto di rieducazione femminile «Buon Pastore».

L'istituto è stato chiuso circa un anno fa per disordini.

Sette ragazze dell'istituto di osservazione (tutte le presenti al momento dei fatti) per un mese si sono ribellate alle suore, perchè volevano andare alla passeg­giata domenicale; dopo trenta giorni le più grandi sono state trasferite al carcere per adulti di Marassi, dove sono rimaste per 27 giorni.

 

9. Esposti inviati alle Procure della Repubblica

Sono stati inviati in data 26 aprile 1969 sei esposti alle Procure della Repub­blica competenti, per fatti di cui si è avuta conoscenza durante l'indagine, perchè accertino se le notizie raccolte corrispondono a fatti realmente accaduti:

- Alla Procura della Repubblica di Novara, per notizie di fatti che sareb­bero accaduti nell'istituto di rieducazione maschile di Verbania (dichiarazioni auto­grafe e dichiarazioni registrate riguardanti percosse, maltrattamenti, abuso di mezzi correttivi).

- Alla Procura della Repubblica di Alessandria, per notizie di fatti che sarebbero accaduti nell'istituto di rieducazione maschile di Boscomarengo (dichia­razioni autografe e dichiarazioni registrate riguardanti percosse, maltrattamenti su ragazzi da parte di più assistenti).

- Alla Procura della Repubblica di Bologna, per notizie di fatti che sarebbero accaduti nell'istituto di rieducazione maschile di Bologna (dichiarazioni auto­grafe riguardanti percosse, maltrattamenti, abuso di mezzi di correzione).

- Alla Procura della Repubblica di Genova, per notizie di fatti che sareb­bero accaduti nell'istituto di rieducazione maschile «Nave Scuola Garaventa» (dichiarazioni registrate riguardanti abusi di mezzi di correzione per ragazzi chiusi per 10-20 giorni nel gabinetto).

- Alla Procura della Repubblica di Catanzaro, per notizie di fatti che sarebbero accaduti nell'istituto di rieducazione maschile di Catanzaro (dichiarazioni autografe e registrate riguardanti abusi di mezzi di correzione - 17 ragazzi tutti rinchiusi nella stessa cella di rigore, un ragazzo per 36 giorni rinchiuso in celle di rigore).

- Alla Procura della Repubblica di Catania, per notizie di cui si è avuta conoscenza nella prigione scuola di Acireale (dichiarazioni registrate riguardanti abusi di mezzi di correzione (ragazzi nudi in cella di rigore) e dichiarazioni regi­strate riguardanti sevizie della Polizia e dei C. C. sui ragazzi per farli confessare: sale in bocca, scarafaggi sulla pancia).

Gli originali delle dichiarazioni autografe e registrate sono depositati presso un notaio di Genova.

 

10. La rieducazione dei minorenni e il Ministero di Grazia e Giustizia

Gli istituti di rieducazione per minorenni dipendono dal Ministero di Grazia e Giustizia, Direzione Generale degli istituti di prevenzione e di pena, Ufficio IV.

L'ufficio IV è stato costituito nel 1962 nell'ambito della Direzione Generale per sovraintendere alla rieducazione dei minorenni.

Inizialmente, ha rivoluzionato il sistema punitivo in vigore (di fondamentale importanza, fra l'altro, l'istituzione e l'azione del servizio sociale), poi si è scontrato con la rigida mentalità carceraria della Direzione Generale stessa, che di fatto detiene ancora il potere.

Attualmente ad un'équipe dell'Ufficio IV di Roma composto da persone pre­parate e ad un gruppo di validi collaboratori periferici, si oppone la maggioranza dei funzionari «vecchia maniera» imposti dalla Direzione Generale (ad esempio quasi tutti gli 11 direttori distrettuali e i 9 direttori di istituti trasferiti da carceri per adulti).

L'Ufficio IV controlla direttamente appena 154 operatori (gli educatori di ruolo); tutti gli altri operatori dipendono da altri uffici della Direzione Generale.

Nel gennaio 1969 il Ministro di grazia e giustizia On.le Silvio Gava ha preannunciato l'istituzione di una Direzione Generale per gli affari giudiziari con­cernenti i minorenni, totalmente indipendente dalla Direzione Generale per gli adulti.

L'iniziativa, certamente lodevole nei principi ed urgente data la situazione attuale, è piena di pericoli, perchè potrebbe portare alla costituzione di una Dire­zione Generale analoga a quella per adulti, con funzionari totalmente privi di preparazione in materia minorile. Potrebbe essere un esautoramento, de iure, degli operatori dell'Ufficio IV e una vittoria dei «carcerari».

 

11. Conclusioni

Dall'indagine risulta che la situazione rieducativa in Italia è tragica: si può dire che l'attuale sistema, invece di rieducare i ragazzi irregolari per condotta e per carattere, li porta alla delinquenza.

Almeno un terzo dei ragazzi ricoverati si trovano chiusi in istituti inadeguati e con una qualifica di irregolare per condotta e per carattere soltanto perchè non hanno una casa in cui abitare e dei genitori che li assistano.

Per loro qualsiasi istituto, anche il peggiore, è un luogo fortunato, perchè possono mangiare tre volte al giorno e dormire in un letto.

La situazione è ancora più tragica per l'impreparazione dei personale e per l'insensibilità al problema della Direzione Generale degli istituti di prevenzione e di pena.

L'istituto male organizzato diventa una comunità sadica, in cui l'isolamento e il condizionamento reciproco trasformano gli «educatori» in aguzzini e i ragazzi in belve. Ognuno sfoga sull'altro le sue forze represse: i ragazzi sugli ambienti e sugli arredamenti che sembrano bombardati, gli educatori sui ragazzi, il direttore sugli educatori, che sono tanti schiavi che devono ubbidire ed eseguire gli ordini. Manca qualsiasi collaborazione, persino la voglia di collaborare tra tutte le persone (minori e adulti) dell'istituto.

 

12. Proposte

Alcune proposte di soluzione.

1. L'immediata costituzione di una Direzione Generale per gli affari giudiziari minorili, con una organizzazione più elastica e democratica dell'attuale Direzione Generale per adulti, tenendo presente che, come è stato affermato nelle conclusioni dei lavori del 7° Congresso dell'Associazione internazionale dei magistrati per minori (Parigi, 18/23 luglio 1966, p. 217). «Il potere giudiziario deve limitare i suoi interventi nei casi in cui esiste un conflitto tra i diritti rispettivi degli individui, della famiglia e della società; esso non intende assolutamente invadere il settore della protezione sociale».

2. Una netta separazione tra personale per adulti e personale minorile ed una differenziazione delle carriere rispettive.

3. La preparazione di personale adeguato attraverso la costituzione di apposite scuole per educatori specializzati (eventualmente presso la Facoltà di Magistero come molti auspicano) ed il riconoscimento della professione di educatore sul piano giuridico e sul piano economico, in modo che «forze nuove» siano attratte dalla validità della professione.

Si osserva che in Italia ci sono soltanto due scuole per educatori specializzati, una a Milano (ESAE) e una a Torino (SFES, aperta nel 1968); i pochi educa­tori preparati da queste scuole vengono assorbiti totalmente dagli istituti di assistenza.

4. Una più illuminata politica edilizia, che porti ad una distribuzione più sensata del denaro e a soluzioni più pedagogiche (abbandono dei vecchi carceri e conventi al posto del loro costoso restauro e costruzione di nuovi istituti).

5. Una nuova legge organica sul disadattamento minorile, che abroghi il rego­lamento del 1939 ancora in vigore sulle case di rieducazione e riordini la moltitu­dine di leggi esistenti e non coordinate, in modo che da un sistema punitivo fascista si passi ad un sistema pedagogico democratico.

Una possibilità di soluzioni differenziate, che non abbiano in comune la rigidità dell'internamento, ma siano dettate dalla validità pedagogica dell'intervento.

Quindi un trattamento in libertà tutte le volte che sia possibile ed utile:

a) affidamenti famigliari, a famiglie selezionate e preparate, in grado di sostituire le famiglie inesistenti o inidonee.

L'affidamento famigliare dovrebbe essere regolamentato giuridicamente e favo­rito economicamente, come in molti altri paesi;

b) il massimo favore alla costituzione di focolari, in cui i ragazzi possano vivere a stretto contatto con l'ambiente esterno, frequentandone le scuole, i labora­tori professionali, i luoghi di lavoro e di divertimento;

c) la riduzione al minimo del ricovero in internato sia come numero sia come durata.

Dovrebbero essere vietati i ricoveri in grossi istituti (con capienza superiore ai 50 posti).

Gli istituti dovrebbero favorire il più possibile l'inserimento dei ragazzi nella comunità esterna, al fine di prepararli al definitivo reinserimento nella società;

d) quando non possibile il trattamento in famiglia o in focolari, il ricovero in istituti specializzati dei minori deboli dell'intelligenza, abolendo l'assurdità di un istituto-medico-pedagogico di «rieducazione» in cui vengono ammassati i ragazzi meno dotati.

Gli istituti per deboli dell'intelligenza non dovrebbero dipendere dal Ministero di grazia e giustizia per la tipicità degli assistiti; in futuro tutta la rieducazione dovrebbe essere affidata al settore assistenziale (vedansi gli atti del citato Convegno dell'Associazione Internazionale dei magistrati per minori);

e) uno studio ed una nuova ristrutturazione della rieducazione femminile, in modo che le ragazze cosiddette traviate non siano più rinchiuse nei conventi affidate alla beneficenza delle suore, ma a personale preparato, appositamente sele­zionato ed istruito.

Infine una attività rieducativa volta (nella teoria e nella realtà) al recupero dei ragazzi «disadattati» e al loro inserimento nella società, in modo che la dimis­sione non sia soltanto un atto amministrativo.

 

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