Prospettive assistenziali, n. 5-6, gennaio-giugno 1969

 

 

LIBRI

 

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE AL SERVIZIO DEGLI HANDICAPPATI E DEI DISADATTATI

 

 

La proposta di legge, la re­lazione introduttiva, gli articoli di questo numero e dei nume­ri precedenti della Rivista, re­lativi al problema degli handi­cappati e dei disadattati, ri­mandano ovviamente ad un in­tenso lavoro di reperimento bibliografico e di documenta­zione internazionale. Vogliamo offrire in questa sede, non una rassegna completa che richie­derebbe ben altro spazio, ma almeno un rendiconto essen­ziale delle opere fondamentali che hanno ispirato il nostro lavoro e giustificano la nostra impostazione.

 

DOCUMENTAZIONE INTERNAZIONALE

 

Per superare un persistente provincialismo di casa nostra e attingere la migliore impo­stazione ed esperienza sovra­nazionale, segnaliamo anzitut­to come fondamentale l'opera di W.D. WALL, Éducation et santé mentale (Parigi, Ed. UNE­SCO, 1959), e in particolare il capitolo «I problemi dei grup­pi speciali». In essa sono rac­colti i risultati dei lavori del­la Conferenza europea sull'e­ducazione e la salute mentale dell'infanzia e dell'adolescen­za, riunita dall'Unesco a Parigi nel 1952. Anche C. BUSNELLI (La psicopedagogia differen­ziale, in Questioni di psicolo­gia, a cura di L. Ancona, Brescia, La Scuola, 1962, pp. 751-­786) ne segnala l'alto valore scientifico e pratico, e si ispi­ra alle sue concezioni educa­tive.

Un'altra importante confe­renza internazionale, la venti­treesima dell'istruzione pub­blica, tenutasi nel 1960 a cura dell'UNESCO e dell'Ufficio In­ternazionale dell'Educazione, ha condotto a due importanti pubblicazioni: uno studio di pedagogia comparata su «L'or­ganizzazione dell'insegnamento speciale per deboli mentali» (Ginevra, 1960, pubblicazione 213) e la notevole «Racco­mandazione 51» rivolta ai Ministeri della Pubblica Istru­zione dei diversi paesi (pub­blicazione 217).

Anche l'Organizzazione Mon­diale della Sanità ha portato dei contributi fondamentali in questo settore: dal famoso Rapporto 75 del 1954 che ha gettato le basi di nuovi indi­rizzi nei confronti degli «in­sufficienti mentali» (risale a questo Rapporto proprio l'ado­zione di questa terminologia, di grande valore anche socia­le), al recentissimo Rapporto 392 sull'Organizzazione dei servizi per insufficienti men­tali (O.M.S., Ginevra, 1968, pp. 61), che per la sua moder­nità d'impostazione meritereb­be di essere riprodotto inte­gralmente.

Non meno importanti i due seguenti documenti interna­zionali: 1) la Carta Sociale Eu­ropea (per l'Italia, legge 3 lu­glio 1965, n. 929); 2) la Rac­comandazione 99 della Con­ferenza Internazionale del La­voro concernenti «L'adatta­mento e il riadattamento pro­fessionale degli invalidi» (fisi­ci e psichici) del 1955. Entram­bi sono citati nella relazione della proposta di legge; il se­condo è riprodotto integralmente nell'allegato 3.

Va pure segnalata l'opera co­stante e di avanguardia svol­ta dall'Ufficio Internazionale Cattolico dell'Infanzia (B.I.C.E.): dalla «Dichiarazione dei diritti dei minori handicappati fisici e psichici, e delinquenti» (Conclusioni dei lavori della Commissione medico-pedago­gica e psico-sociale al Congresso mondiale sui diritti del fanciullo, Beiruth, 16-23 aprile 1963), alle conclusione e ai voti della Conferenza di esper­ti su «L'integrazione sociale, professionale ed ecclesiale dell'insufficiente mentale» (Ro­ma, 30 gennaio - 1 febbraio 1965), alla recentissima e avan­zatissima «Dichiarazione sull'impegno dell'insufficiente mentale»   (La Turbie, 30 giu­gno - 3 luglio 1968).

Le prime due dichiarazioni sono riprodotte negli allegati 1 e 2 alla relazione introdut­tiva. alla proposta di legge; la terza è pure riprodotta in al­tra parte della Rivista.

E' opportuno ricordare a que­sto punto anche la ricerca e la sperimentazione dell'abbé Henri Bissonnier, attuale diret­tore del B.I.C.E., nel difficile settore della catechesi agli handicappati e ai disadattati. Si tratta di cinque opere, ora tradotte anche in italiano (ELLE DI CI, Torino-Leumann): da quella fondamentale e più importante, «Pedagogia di ri­surrezione», da «Pedagogia catechistica del bambini sub­normali», da «Ragazzi difficili a scuola di catechismo», a «Educazione religiosa e turbe della personalità», a «Psico­pedagogia della coscienza mo­rale».

Testimonia poi l'impegno nel settore degli educatori specia­lizzati, fra l'altro, la ricerca di M.H. MATHIEU, Les responsa­bilités chrétiennes de l'educa­teur spécialisé (Paris, Ed. Fleu­rus, 1960).

Il significato di questa opera del B.I.C.E. trascende tuttavia il puro valore religioso, per diventare stimolo all'azione di tutti i responsabili della so­cietà e per affermare una va­lorizzazione nuova dell'handi­cappato e del disadattato, co­me quando il Bissonnier affer­ma: «Bisogna proprio dire che il livello intellettuale e l'atti­tudine alla vita religiosa non sono direttamente proporziona­li. Particolarmente sorprenden­te è ciò che riguarda il senso morale: spesso nei fanciulli colpiti da ritardo mentale è molto sviluppato e delicato. La loro presenza tra gli altri fan­ciulli è piuttosto una fonte di grazia che una causa di males­sere».

Di impegno civile non meno elevato è testimonianza anche il 11 (novembre 1965) del­la notissima Rivista Esprit, de­dicato interamente (pp. 577­-1003) a «L'enfance handica­pée» («Studi e testimonianze di noti specialisti sui fanciulli handicappati psichici, fisici, sensoriali; loro relazioni con l'ambiente; loro possibilità di sviluppo personale e di inseri­mento sociale; lo sforzo attua­le della società e ciò che resta da fare»). L'introduzione del direttore J.-M. Domenach (da noi citata in parte nella rela­zione introduttiva alla propo­sta di legge) e le «conclusio­ni» si incentrano sui seguenti concetti: trovare i mezzi che permettano a ciascun individuo di acquistare nella società il massimo di indipendenza com­patibile con le sue attitudini; tutto non è ancora stato detto sull'insufficienza mentale, co­me pure sugli altri handicaps dell'infanzia; la società nel suo insieme è la massima responsabile del ricupero degli handicappati ed è chiamata ad una presa di coscienza e ad una «presa a carico» effetti­va di questi suoi concittadini.

Va infine segnalato il lavoro bibliografico del Centro Regio­nale di Parigi per l'Infanzia e l'Adolescenza Disadattata (20, Rue Euler, Paris 8e): «Biblio­graphie des ouvrages et arti­cles de langue française sur: arriération mentale, débilité, déficiences intellectuelles et oligophrénies chez l'enfant» (1965, con aggiornamenti an­nuali a parte).

 

ESPERIENZE E STRUTTURE STRANIERE

 

Ci sono sembrate particolar­mente significative e avanzate soprattutto tre tipi di espe­rienze e di strutture straniere: la legislazione sulle classi di perfezionamento francesi; l'e­sperienza delle istituzioni del Pastore H. Wintsch; l'esperien­za dell'Istituto medico-profes­sionale di Lione, diretto da Ma­rie Dubost.

Di quest'ultima esperienza si dà ampia relazione in altra parte della Rivista: l'esempio della preparazione professio­nale e dell'inserimento sociale degli handicappati psichici medi e lievi, che ne scaturisce, è di grande stimolo anche per la nostra nazione. Di essa trat­ta pure ampiamente, nel conte­sto di un'opera notevole, Cl. KOHLER, Jeunes déficients mentaux (De l'enfance à l'âge adulte), Bruxelles, Ed. Dessart, 1967 (pp. 446). Quest'opera riprende e amplia quella pre­cedente assai nota: «Les dé­ficiences intellectuelles chez l'enfant», Paris, P.U.F., 1963.

All'esperienza del Pastore H. Wintsch abbiamo dedicato il 2, 1968, della nostra Rivi­sta: la sua opera è esemplare nell'educazione e nell'inseri­mento sociale degli handicap­pati più gravi (Q.I. da 50 a 0). Le sue concezioni e le sue di­rettive psico-socio-pedagogi­che, già espresse in parte nel citato numero della Rivista, so­no state esposte più ampia­mente in un Corso di aggior­namento per educatori addetti ad istituti medico-psico-peda­gogici, tenutosi a Milano dall'ottobre 1968 al marzo 1969, a cura dell'Amministrazione Provinciale di Milano che ne pubblica le lezioni e i dibattiti.

La legislazione sulle classi di perfezionamento francesi e i relativi programmi di insegna­mento sono riportati in questo stesso numero della Rivista. Sono fondamentali a questo ri­guardo le tre seguenti opere ufficiali redatte con la collabo­razione dei massimi esperti francesi:

- P. MEZEIX (dir.), Les en­fants inadaptés et l'école pri­maire. Cahiers de Pédagogie Moderne, Collection Bourrelier, Paris, Colin, 1960.

- J. PETIT (dir.), Les enfants et les adolescents inadaptés et l'éducation nationale, idem, 1966.

- G. MAUCO (dir.), L'inadap­tation scolaire et sociale et ses remèdes. L'action des centres psycho-pédagogiques des éta­blissements d'enseignement, idem, 1964.

La seconda opera, che ag­giorna e sostituisce in parte la prima, è anche raccomanda­bile per la raccolta completa dei testi legislativi concernen­ti l'organizzazione dell'insegna­mento speciale. Non ripetiamo qui i motivi che rendono parti­colarmente esemplare la strut­tura francese delle classi di perfezionamento per le diver­se categorie dei fanciulli han­dicappati e disadattati: struttu­ra che già R. Dottrens aveva contrapposto a quella tedesca, più rigida e meno integrante. Da questo studio di educazio­ne comparata è ora che anche l'Italia faccia la sua scelta de­finitiva, in ordine ai valori mo­rali, sociali, civili e anche re­ligiosi di cui si dice porta­trice.

Basti rilevare che il progres­so educativo segna queste tap­pe: dalla pratica tradizionale dell'istituzionalizzazione fre­quentissima degli handicappa­ti e dei disadattati, e dalle scuole speciali autonome come seminternati, si evolve verso le classi speciali presso le scuole normali ed anche all'educazione di handicappati e di­sadattati nella classe normale (con rieducazione a parte). Di quest'ultima tendenza è testi­monianza viva l'opera molto raccomandabile di M. CHAR­PENTIER, L'épanouissement de l'enfant sourd en scolarité nor­male, Paris, Les Editions Socia­les, 1966.

In questo stesso spirito di valorizzazione e di integrazio­ne dell'insufficiente mentale, è il seguente studio, che nelle dichiarazioni degli stessi auto­ri, vuole «ritornare all'osser­vazione diretta della persona­lità del debole mentale, in quanto,essere vivente, in quan­to persona umana che evolve in un dato ambiente e si tra­sforma»: R. FAU, B. ANDREY, J. LE MEN, H. DEHAUDT, Psy­chothérapie des débiles men­taux, Paris, P.U.F., 1966.

Di esemplare indirizzo inter­disciplinare, che assegna il do­veroso compito fondamentale ai metodi psicopedagogici, è la seguente opera in collaborazio­ne: G. AMADO (dir.), Métho­des psychologiques, pédagogi­ques et sociales en psychiatrie infantile, Monographie de l'In­stitute National d'Hygiène 24, Ministère de la Santé Pu­blique et de la Population, Pa­ris, 1961.

Dopo i programmi ministe­riali del 1964 per le classi di perfezionamento, si è pure in­tensificata la ricerca didattica nell'insegnamento speciale, che è testimoniata, oltre che nelle varie riviste professiona­li, anche nei due volumetti molto utili anche per gli inse­gnanti italiani:

- Les classes de perfection­nement et leur pédagogie, Ap­plication des instruction du 12 aôut 1964, Institut Pédagogique National, Centre National de Pédagogie Spécial de Beau­mont-sur-Oise (Stage des maî­tres des classes d'éxperience, 7-20 juin 1965);

- Ma classe de perfectionne­ment (Réalisé par une équipe d'enseignants spécialisés, pré­senté par le Comité pédagogi­que de S.U.D.E.L.), Paris, So­ciété Universitaire d'Éditions et de Librairie, 1968.

Anche a livello dell'educa­zione degli insufficienti menta­li più gravi si segnalano delle novità pedagogiche e didatti­che interessanti:

- E. RETHAULT, Méthode con­crète et relationnelle dans l'é­ducation du mongolien et de l'anormal, Thérapeutiques mé­dicales et psycho-pédagogi­ques, Paris, Les Éditions Socia­les Française, 1965.

- E. RETHAULT, Leçon d'ini­tiation à la lecture, à l'éscritu­re et au langage à l'usage des anormaux, idem, 1965.

- E. RETHAULT, Leçon pour mongoliens et procédes audio­visuels dans l'éducation de l'a­normal, idem, 1966.

E soprattutto l'opera di:

- D. ROUQUÈS, Psychopéda­gogie des débiles profonds, Récit d'une expérience réalisée auprès de fillettes d'âge sco­laire, Paris, 1967 (pp. 620).

 

I CONTRIBUTI ITALIANI

 

La rivista «Infanzia Anorma­le» conduce da anni studi e ri­cerche nel settore dell'infan­zia handicappata e disadattata. Notevoli sono pure alcuni «Quaderni» della stessa rivi­sta: il 4 «La scuola Treves­-De Sanctis di Milano e l'assi­stenza ai fanciulli insufficienti mentali» (1963); il 5 «Studi sulla insufficienza mentale», a cura di M. Alda Bencini Bariat­ti (1964); il 9 «Problemi relativi all'insufficienza mentale in particolari contesti socio­-culturali» (1967).

Intanto la rivista col primo numero del 1967 ( 73) mu­tava il sottotitolo «Psichiatria, Psicologia, Pedagogia, Assi­stenza Sociale» in quello di «Rivista di Neuropsichiatria Infantile». Questa scelta ave­va un preciso significato scien­tifico e pratico, che lascia tut­tavia insoluti i gravi problemi della interdisciplinarietà e del­la collaborazione pluriprofes­sionale nel settore che ci in­teressa.

Nel frattempo G. BOLLEA aveva pubblicato un notevole articolo: «Le pedagogie spe­ciali nelle scuole elementari. Problematiche del dépistage e del trattamento dei disadat­tati» (una prima volta in «An­nali della Pubblica Istruzione» 1964, 12-13, pp. 285-296; ri­prodotto senza variazioni in «Infanzia Anormale» 1968, 86, pp. 191-200). La parte di questo articolo «programmati­co» che ci trova pienamente consenzienti è riportata in que­sto numero della Rivista sotto la rubrica «Non siamo i soli a dirlo».

P. PFANNER con M. MAR­CHESCHI e M. BROTINI pub­blicava nel 1964 il primo qua­derno dell'Istituto medico-pe­dagogico «Stella Maris» di Calambrone (Pisa), «Il recupe­ro dell'insufficiente mentale», frutto di una notevole esperien­za e di un tentativo, almeno in parte riuscito, di collabora­zione interdisciplinare. (E' u­scito nel 1966 il secondo qua­derno: B. POGGIALI, I disturbi del linguaggio in età evolutiva).

Ancora nel 1964 G. Bollea presentava in Disadattati e mi­norati (nella collana della 17ª ricerca sulla scuola e la socie­tà italiana in trasformazione, Bari, Laterza) alcuni studi sull'argomento, fra cui il più note­vole è quello di M. BALCONI e M. E. BERRINI, L'analisi del disadattamento dell'alunno nor­modotato nel corso degli stu­di elementari (conclusione di una più ampia ricerca delle stesse autrici già pubblicata in «Infanzia Anormale»); fra questi studi è pure importante quello di A. GROPPELLI, Sul di­sadattamento scolastico a li­vello della scuola media.

E si arriva a un punto cru­ciale. Intanto l'istituzione della nuova scuola media (legge 31­-12-1962, n. 1859), e in particolare la creazione delle classi differenziali previste dalla stes­sa legge, segnavano chiara­mente il divano tra l'indirizzo psichiatrico e l'indirizzo edu­cativo nel settore del disadat­tamento. Le polemiche si fe­cero intense e contribuirono a un chiarimento molto opportu­no, che per noi ha valore an­che per il settore degli handi­cappati e dei disadattati anche i più gravi. Basti citare l'opi­nione di R. Laton, il cui arti­colo è riprodotto come allegato n. 4 alla relazione al progetto di legge: e precisamente il gra­fico n. 4, dove egli indica con evidenza come deve essere ispirata l'assistenza agli insuf­ficienti mentali, dai meno gra­vi ai più gravi, in senso equi­libratamente medico-pedagogi­co e psico-sociale.

Le posizioni dei pedagogisti italiani sono chiaramente espresse in: A. AGAZZI, Il di­sadattamento scolastico nella scuola media, Problemi dei mi­norati, «classi di aggiornamen­to» e «classi differenziali», Brescia, La Scuola, 1967; A. QUADRIO (a cura di), Classi differenziali e di aggiornamen­to nella scuola media, Quader­ni della Mendola, Milano, 1968; (un'estensione alla scuola ele­mentare in: P. ROLLERO, Il pro­blema delle classi differenzia­li a livello di scuola elemen­tare, in «Orientamenti Peda­gogici» 1966, n. 6, pp. 1041-­1073); e in P. BERTOLINI, Il problema del disadattamento scolastico nella nuova scuola media, in «Cultura e Scuola» 1965, n. 15, pp. 164-172.

P. Bertolini, in particolare, anticipava e denunciava i fat­tori propriamente sociali (so­cio-economici e socio-cultura­li), che, come cause del disa­dattamento, richiedono inter­venti assai complessi, e quindi anche socio-pedagogici; li an­ticipava rispetto alla grave de­nuncia che ci è poi venuta dal volumetto: Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, Firenze, Libreria Editrice Fio­rentina, 1967 (senza contare le denunce della contestazione studentesca e quelle relative agli ospedali psichiatrici).

Ormai sembra acquisito che il problema degli handicappati e dei disadattati va ridimensio­nato non solo in una prospet­tiva più chiaramente educati­va, ma anche più chiaramente sociale: per questo noi propo­niamo un progetto di legge da inserire in una più vasta ri­forma del sistema socio-assi­stenziale. Per questo una bi­bliografia si dovrebbe estende­re anche agli studi di assisten­za sociale: ci limitiamo solo a citare il volumetto fondamen­tale di G. CATTAUI DE MENA­SCE, L'assistenza ieri ed oggi, Roma, Ed. Studium, 1963, e in esso soprattutto il paragrafo su «La politica assistenziale sussidiaria di una politica fa­miliare», che critica a fondo la concezione e la pratica se­gregazionistica e antifamiliare dell'assistenza all'infanzia in Italia.

Né si possono dimenticare a questo riguardo gli scritti, i di­battiti, le iniziative di legge in favore dell'adozione: essi han­no sensibilizzato l'opinione pubblica e interessato gli e­sperti ben oltre il settore spe­cifico dell'adozione, cioè anche nei problemi degli istituti, del­le cause dei disadattamenti, sui problemi della famiglia, e degli handicappati e dei disa­dattati in genere (si veda il numero precedente n. 3-4 di questa Rivista).

Interventi molto equilibrati fra le diverse tesi si possono trovare in alcuni scritti di C. BUSNELLI: nella già citata Psi­copedagogia differenziale, in Questioni di Psicologia (a cu­ra di L. ANCONA), Brescia, La Scuola, pp. 750-786; come ne­gli articoli «Problemi della scuola dell'obbligo: scuole spe­ciali e classi differenziali» e «Le classi differenziali nella scuola media unica» in «Cul­tura e Scuola» 1963, n. 7 e n. 8, pp. 163-169; 166-175.

Una notevole chiarezza d'im­postazione e un'aperta sensi­bilità ai problemi degli handi­cappati e dei disadattati in di­versi scritti di M.M. GUTIER­REZ. Oltre a quello riprodotto da «Orientamenti Pedagogici» in questo stesso numero della Rivista, L'insufficiente mentale e il lavoro, si vedano: Elementi di psicologia differenziale, in «Educare, Sommario di scien­ze pedagogiche» (a cura di P. Braido) vol. II, P.A.S., Zürich, 1962, pp. 389-483; e «Che cosa è l'insufficienza mentale» in «Formazione e Lavoro», Rivi­sta dell'E.N.A.I.P., n. 19, pp. 2-5; «Il domani professionale dei bambini insufficienti men­tali» e «Sugli istituti per bam­bini subnormali» in «Orienta­menti Pedagogici» 1965, n. 1 e n. 6, pp. 198-212, e pp. 1186­-1190.

Nel 1967 a cura di R. ZAVAL­LONI, incaricato di pedagogia speciale nell'Università di Roma, usciva presso l'Editrice La Scuola (Brescia) una sintesi notevole sui problemi degli handicappati e dei disadattati: «La pedagogia speciale e i suoi problemi» (pp. 878). Una pri­ma parte è dedicata ai principi e problemi generali (problema­tica e organizzazione della pe­dagogia speciale, formazione degli insegnanti e degli edu­catori specializzati); una se­conda parte è intitolata: «Pro­blemi nell'ambito delle scuole comuni» (i disadattamenti nel­la scuola materna, primaria e media; le classi differenziali); la terza «Problemi nell'ambito degli istituti speciali» (minorati fisici, della vista, dell'udi­to, insufficienti mentali, disa­dattati sociali).

Noi pensiamo che la distin­zione fra «scuole comuni» e «istituti speciali» non sia da spingere oltre un certo limite, se è in atto un processo di in­tegrazione anche a livello edu­cativo fra alunni normali e a­lunni handicappati e disadat­tati, come abbiamo documen­tato. D'altra parte, nella stes­sa opera in vari punti, e soprat­tutto nel contributo di P. Rol­lero, si documenta e si auspi­ca tale apertura (si veda «Classi differenziali e scuole speciali» a p. 578-582).

Un altro contributo prezioso è costituito da «Personalità e sviluppo sociale del bambino disadattato in età prescolare». Atti dell'incontro di studio, Brescia 11-19 giugno 1964, Centro didattico nazionale per la scuola materna, Ministero della Pubblica Istruzione, 1965.

Coi 1965 inizia presso l'edi­tore A. Armando di Roma una collana medico pedagogica, di­retta da G. Bollea, e giunta or­mai a circa una ventina di vo­lumi. Si tratta in gran parte di traduzioni di opere stranie­re, fra cui molto notevoli: A. e F. BRAUNER, Educazione del fanciullo subnormale; L. PICQ e P. VAYER, Educazione psico­motoria e ritardo mentale; e soprattutto P. PARENT e C. GONNET, Problemi del disadat­tamento scolastico (l'originale, già assai noto, si intitola «Les écoliers inadaptés», Paris, P.U.F., 1965), ove l'indirizzo edu­cativo nei confronti degli han­dicappati e dei disadattati è chiaramente valorizzato, e im­postato sui principi più moder­ni, fra cui quello del minimo di segregazione e del massimo di socializzazione.

Fra i contributi italiani alla stessa Collana, oltre A. GIAN­COTTI, I disturbi psicologici del bambino, si segnala P.L. DINI, Classi differenziali e scuole speciali, Ordinamento italiano e cenni di legislazione comparata, che, aprendo la Col­lana come n. 1, risulta una de­nuncia assai grave alla legisla­zione italiana, incoerente e la­cunosa, al punto che «non ri­sulterebbe neppure l'obbligo giuridico esplicito dello Stato a creare classi differenziali e scuole speciali».

La nascita della rivista «Di­dattica Integrativa, per l'educa­zione e l'insegnamento specia­le» (ottobre 1967), presso l'Editrice La Scuola di Brescia, viene a colmare una grave la­cuna nella preparazione e nell'aggiornamento professionale degli insegnanti e degli edu­catori specializzati. La rivista va già (e dovrà andare ancora di più) oltre alle indicazioni didattiche e pratiche, pure uti­lissime, per investire problemi più vasti dell'educazione spe­ciale e della legislazione in materia.

Anche alcuni Comuni e Pro­vince, fra cui principalmente Milano, hanno portato il loro contributo di studi e di ricer­che nel settore. U. DELL'AC­QUA, dirigente del Centro For­mazione Assistenza Minorati in età evolutiva presso l'Asses­sorato all'Igiene e alla Sanità del Comune di Milano, ha cu­rato, fra l'altro, diverse ricer­che sulle scuole speciali, sul­le vacanze dei disadattati, sull'inserimento sociale e profes­sionale dei disadattati. E' pure autore di «Infanzia disadatta­ta», Brescia, La Scuola, 1967.

L'Amministrazione Provincia­le di Milano ha pubblicato di recente un prezioso strumento per l'osservazione e l'educazio­ne speciale: «Studi e realizza­zioni dell'Amministrazione Pro­vinciale di Milano nel settore delle scuole elementari spe­ciali», supplemento al nume­ro 2/1968 di «Provincia di Milano».

Sulla bibliografia relativa ai disadattati sociali, e in parti­colare all'opera fondamentale di P. BERTOLINI in questo set­tore, ritorneremo nel prossi­mo numero della Rivista.

Terminiamo ricordando l'at­tività di organizzazione, di stu­dio e di aggiornamento profes­sionale, svolta dall'A.A.I. (Am­ministrazione per le Attività Assistenziali Italiane e Inter­nazionali), che fra l'altro ha curato un utilissimo «Compen­dio di articoli su problemi so­cio-assistenziali, Biennio 1966­-67», Roma, 1968, e ha iniziato una Collana di «Sussidi tecnici per i servizi sociali». Fra que­sti segnaliamo come molto va­lido «Il seminternato per sco­larizzabili (Scuola speciale "in­tegrata")», Roma, 1968.

Si tratta di un documento predisposto a cura di A. Fon­tana, G. Monterisi, F. Ravaglio­li, coordinato e steso da C. Trevisan, che costituisce il pri­mo serio tentativo italiano di fissare «standards» assistenziali ed educativi che tengano conto di tutte le dimensioni personali, familiari e sociali degli handicappati e dei disa­dattati. Basti qualche citazione a proposito dell'«Importanza della famiglia e l'intervento su di essa» (p. 11 e 22):

«Lo scopo di tutta la gamma correlata di servizi è quello di portare i soggetti quanto più possibile ad inserirsi normal­mente nella società, non re­standone segregati ed eserci­tando in pieno i loro diritti e doveri. Per questo, accanto al­la preoccupazione di una dia­gnosi quanto più possibile pre­coce, si tende ad accentuare la forma “aperta” di tratta­mento, che tenga il minore quanto più possibile inserito nell'ambiente normale dei suoi coetanei e della sua famiglia e faciliti il suo inserimento normale negli ambienti sociali e di lavoro a conclusione del periodo di trattamento e pos­sibilmente nel suo svolgimen­to. L'esigenza infatti di un pe­riodo di accentuato e partico­lare trattamento educativo e terapeutico per queste, catego­rie di minori, non deve costi­tuire l'inizio di un dirottamen­to verso una condizione di vita anormale, bensì uno sforzo per ridurre il più rapidamente e compiutamente possibile il margine di disadattamento (psichico, sociale, fisico).

Il ruolo della famiglia, come attore principale dell'impegno riabilitativo, non sarà mai sufficientemente sottolineato e di conseguenza l'opportunità di considerare il ricovero in isti­tuti specializzati come ultima soluzione in casi di estrema complessità o in situazioni am­bientali e familiari particolar­mente difficili. Per realizzare una tale politica assistenziale “aperta” non occorre però nascondersi l'esigenza di una presenza quanto più possibile capillare di servizi diagnostici e di riabilitazione, e da ciò pur­troppo la situazione italiana si discosta notevolmente.

Nella fase di trattamento oc­corre attribuire una grande im­portanza alla famiglia, così co­me nella fase di diagnosi, e ciò sia nel caso in cui il soggetto viva in famiglia ed in partico­lare per la rieducazione preco­ce del minore, sia nel caso in cui il bambino passi gran parte della sua giornata nel Semin­ternato, sia nei casi - per noi eccezionali, e dovuti solo a difficoltà ambientali e talora familiari - ospitati in un isti­tuto ad internato».

E a proposito della collabo­razione fra i diversi specialisti: «Il ruolo dei professionisti di vario livello che sono chiamati a questa azione di recupero dell'infanzia psichicamente e socialmente disadattata deve integrarsi al massimo: il perio­do delle supremazie e dei falsi prestigi di una disciplina ri­spetto alle altre deve lasciare il passo alla collaborazione e alla integrazione interdiscipli­nare, l'unica strada questa per avviarsi a superare quanto più possibile i limiti delle nostre conoscenze nel campo della riabilitazione. Psichiatria, psi­cologia, pedagogia, sono so­prattutto chiamate a tale azio­ne convergente affiancate da varie attività professionali ne­cessarie su piano operativo a concretizzarne le indicazioni. Non è infatti in gioco il presti­gio di nessuno, quanto il bene dei soggetti interessati».

La Redazione

 

 

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