Prospettive assistenziali, n. 3-4, luglio-dicembre 1968

 

 

VARIE

 

UTILISSIMA INIZIATIVA

 

 

Riceviamo e pubblichiamo

 

BOLOGNA 13 luglio 1968

 

UNIONE NAZIONALE GIUDICI MINORILI

TRIBUNALE PER I MINORENNI DI BOLOGNA

 

Invio la relazione sui seminari di sociologia e psicologia, tenuti a Bologna nei mesi di mag­gio-giugno 1968 (dalle 21 alle 23,30), per magi­strati, operatori del diritto e avvocati.

Ritengo infatti che l'esperimento, che ha avu­to ottimo successo ed interesse, meriti partico­lare attenzione e possa essere preso in consi­derazione al fine di essere ripetuto, anche con la integrazione di altre materie, su scala nazio­nale e locale, in forma organica e sistematica.

Ho notato in particolare che i lavori di gruppo potrebbero essere validamente utilizzati come uno strumento per saggiare le attitudini dei sin­goli partecipanti, come in effetti si è verificato.

Ringrazio dell'attenzione e porgo ossequi.

Il Presidente dell'Unione Italiana Giudici Mi­norili Presidente del Tribunale per i Minorenni di Bologna: Dott. Giuseppe Delfini.

 

 

SVOLGIMENTO DEL SEMINARIO DI STUDIO E DI INFORMAZIONE SULLA PSICOSOCIOLOGIA DELL'ETA' EVOLUTIVA

 

Come è noto, la necessità di aggiornamento di magistrati e avvocati sui temi sociologici e psicologici della famiglia in genere e della epo­ca più globale e delicata, che è l'età evolutiva dei minori, è avvertita da tutti i settori profes­sionali. Proprio recentemente il Consiglio Supe­riore della Magistratura, occupandosi del pro­blema relativo ai Tribunali per i Minorenni, au­spicò dei corsi di formazione e specializzazione.

L'occasione e la determinazione a svolgere questi corsi nacque allorché il sottoscritto pre­sidente, coadiuvato dal giudice Cividali, riunì per la legge sull'adozione speciale i vari giudi­ci tutelari. In quella riunione svolta sotto l'au­spicio dell'efficientissimo Centro di Tutela Mi­norile di Bologna si avvertì una certa fatica e un certo disagio nel far comprendere a valentis­simi colleghi le ragioni di fondo di ordine psi­cologico e sociologico su cui si basa la legge della adozione speciale. Trovammo difficoltà, in sostanza, a far percepire il concetto di abban­dono, perchè nella accezione comune si ritene­va «abbandonato» solo il minore che fosse «esposto», in ambienti insalubri, trascurato dal­la famiglia e gettato sulla pubblica via. La giu­risprudenza era sempre stata vaga su questo concetto, e per di più scarsa. Dal che non fa meraviglia che la immagine che i nostri colle­ghi si facevano era una immagine alquanto stan­dardizzata: «abbandono», invece, quale è pre­visto dalla legge, comprende un concetto più sottile, e, diremo, più evoluto. Si tratta infatti di «abbandono» di carattere psicologico, che esiste anche se il minore è ricoverato in istituto o è a balia.

Fu proprio in quell'occasione che avvertimmo la necessità di questi seminari; ed anzi furono proprio dei giudici tutelari che chiesero con in­sistenza che si organizzassero dei corsi appositi per giuristi.

Si iniziarono i sondaggi, e, grazie all'aiuto dei dirigenti del Centro di Tutela Minorile, si poté assicurare la partecipazione dell'Istituto di So­ciologia, diretto dal Prof. Achille Ardigò, e di quello di Psicologia, diretto dal Prof. Renzo Ca­nestrari.

La scelta dei temi non fu cosa facile. Si dove­vano nel più breve tempo possibile, coordinare gli argomenti fondamentali, che possono interes­sare gli operatori del diritto, e possono, in un certo senso, incidere sulla loro attività. Dall'al­tro lato, per mantenere un criterio di serietà al corso, si dovevano cercare argomenti che fos­sero effettivamente sentiti, per non cadere nell'eccesso opposto.

Organizzato il programma, nel modo che sotto esporremo, fu fatto un preventivo di spese da parte dell'Istituto di Psicologia, dal quale emer­geva che la quota di iscrizione per ogni partecipante era di Lire trentamila. Nonostante molte adesioni, fu questa una delle ragioni che osta­colarono la iscrizione dei giovani professionisti, unitamente al fatto, non privo di valore, per cui l'orario delle lezioni si protraeva fino a tarda notte, cioè dalle 21,15' fino circa alle 24.

Per la quota di partecipazione, si dimezzò l'importo: grazie all'adesione di alcune Banche cittadine, sollecitate dal sottoscritto presidente dell'Unione e dagli esponenti del Centro di Tu­tela Minorile, si poté limitare la quota a lire quindicimila.

Prima di esporre il programma, dobbiamo ac­cennare agli iscritti e alla loro qualità.

Ebbene può sembrare retorica la nostra affer­mazione, ma il numero dei partecipanti è stato veramente eccezionale, se si pensa alle appa­renti caratteristiche della società moderna, che si vuole descrivere come causa prima dell'isola­mento individuale e della eccessiva specializza­zione professionale. Il numero degli iscritti è stato di 40, così divisi:

n. 12 magistrati, n. 20 avvocati, n. 5 assistenti sociali, n. 2 operatori sociali, n. 1 commissario di P.S.

Le frequenze sono state elevatissime, e han­no di regola raggiunto l’80%.

Il programma e gli argomenti trattati sono stati sviluppati in n. 15 sere.

Dopo la relazione fatta alla presenza del coor­dinatore del seminario, per la durata di circa un'ora, i partecipanti venivano divisi in gruppi di 6-10 persone l’uno, e venivano lasciati liberi di sviluppare, nell'interno del gruppo, le osserva­zioni di ciascuna conferenza.

Tale lavoro di gruppo è stato particolarmente proficuo, perchè avvicinava le diverse categorie professionali, abituandole a un lavoro di équipe, che è particolarmente utile per le professioni portate di solito all'individualismo esasperato.

Al termine del lavoro di gruppo, il rappresen­tante di ciascun gruppo faceva una breve rela­zione delle discussioni e delle divergenze verifi­catesi, e formulava le conclusioni, in genere in forma di domanda. Il conferenziere rispondeva, ampliando così il tema e adattandolo alle partico­lari esigenze manifestate dai partecipanti di vol­ta in volta. Anzi, si può ben dire che proprio in questa seconda fase si creavano quei legami di coordinamento e di confronto tra il campo del diritto e il campo della psicologia e quello della sociologia.

Vale la pena di affermare a tale proposito la impressione generale e quella particolare del coordinatore su questi ultimi rapporti professio­nali.

Mentre da parte dei giuristi si è notato un vero interesse per i problemi di psicologia, senza pre­giudizi aprioristici, da parte degli psicologi, al contrario, si è rivelato e si è constatato il limite della loro scuola di informazione.

Non va infatti dimenticato che quasi tutti i docenti partono da ricerche astratte sul pia­no umano o da confronti bibliografici stra­nieri, o infine da una concezione ancora speri­mentale della psicologia. Gli operatori del diritto, invece, i magistrati, gli avvocati, partono, al con­trario, da casi concreti umanamente vissuti, si preoccupano della scala dei valori, delle diverse concezioni dei valori, e della nuova denomina­zione di certi principi etici tradizionali.

Gli psicologi, spesso, ignorano il mondo del diritto; essi, come spesso i medici, ne hanno una concezione superficiale: per loro «avvoca­to» è simbolo di cavillo; «giudice» è simbolo di sanzione. Si ha un bel dire che il diritto ha bisogno della psicologia e della sociologia; si ha un bel dire che noi siamo ancorati a delle concezioni tradizionali. Ciò però non potrà mai mutare, se non nasce una vera scienza dell'uo­mo, e cioè una scienza che sappia vedere l'uo­mo in tutti i suoi aspetti, e quindi anche sotto l'aspetto del diritto, che è fonte primaria del vivere sociale. Noi credevamo, e tuttora credia­mo, che la psicologia abbia una funzione eleva­tissima, per cercare le profonde motivazioni del vivere e dell'agire umano. Neghiamo però una qualsiasi validità a certi atteggiamenti accade­mici, che vogliono trasformare una psicologia sperimentale in una filosofia della vita, senza tenere conto degli altri aspetti della vita sociale, tra cui la figura del giudice, che è garante della persona umana contro certi eccessi scientifici, della figura dell'avvocato, che è garante della persona umana contro certi eccessi giuridici e contro certe applicazioni scientifiche.

Appiattire la psicologia isolandola dalla vita significa non renderle un buon servizio.

Diverso, invece, il risultato dei rapporti con la sociologia. Forse perché questa scienza è più generale ed è più simile al diritto, o forse perchè il docente che l'ha illustrata, titolare della catte­dra, ha saputo comunicarne l'attualità, resta di fatto che tutti gli operatori del diritto hanno maggiormente percepito l'allargamento degli orizzonti e lo stimolo a farlo, anziché attraverso il canale della psicologia.

Premesse tali considerazioni di carattere ge­nerale, e che controlleremo al termine della re­lazione, con il questionario che è stato distri­buito e di cui analizzeremo le varie voci e le diverse risposte, è ormai necessario affrontare la cronaca delle singole lezioni tenute e dei sin­goli argomenti trattati.

Seguiremo un ordine cronologico.

 

Il 14 maggio 1968 si aprono i corsi. L'argomen­to è trattato dal

PROF. RENZO CANESTRARI:

le nozioni di autorità nella società contadina artigianale e nella società industriale (1).

 

17 maggio 1968

PROF. RENZO CANESTRARI:

lo sviluppo della personalità in psicologia dell'età evolutiva;

le turbe del comportamento dell'età evolutiva.

 

21 maggio 1968.

PROF. PAOLO GUIDICINI:

comportamenti minorili devianti e sotto-comu­nità urbane.

 

24 maggio 1968.

PROF. GIANFRANCO MINGHUZZI:

contestazione e partecipazione dei giovani nel­la società attuale.

 

28 maggio 1968.

PROF. MARCO BATTACCHI :

esperienze di rieducazione dei minori disso­ciali.

 

31 maggio 1968.

DOTT. AUGUSTO PALMONARI: l'affidamento familiare.

 

4 giugno 1968.

DOTT. GIUSEPPE BOTTAZZI:

ereditarietà delle malattie mentali e il loro ambiente.

 

7 giugno 1968.

PROF. MARINO BOSINELLI:

situazioni carenziali nel rapporto madre bam­bino;

psicologia del comportamento materno nello sviluppo del bambino.

 

19 giugno 1968.

PROF. MARINO BOSINELLI:

modalità abnormi o particolari del rapporto madre-bambino.

 

11 giugno 1968.

PROF. ACHILLE ARDIGO':

famiglia e socializzazione familiare.

 

14 giugno 1968.

PROF. ACHILLE ARDIGO':

la condizione giovanile nella società industriale; famiglie e società. Evoluzione e pendolarità nei tipi di famiglia.

 

18 giugno 1968.

DOTT. GLAUCO CARLONI:

problemi psicoanalitici nel giudizio valutativo della personalità del minore.

 

21 giugno 1968.

DOTT. AUGUSTO PALMONARI e DOTT. GIOVANNI CASADIO: estrazione socio-culturale e aspetti di psico­logia differenziale dell'adolescenza;

psicologia dell'adolescenza.

 

25 giugno 1968.

DOTT. AUGUSTO BALLONI:

problemi psicologici in tema di adozione, con particolare riguardo alla personalità dell'adot­tante.

 

28 giugno 1968.

PROF. MICHEL SOULE’:

valutazione psicologica della condizione di ab­bandono del minore.

 

L'oratore afferma che non è possibile parlare di un metodo per la ricerca dello stato di abban­dono. Egli preferisce presentare certe meditazio­ni che sono frutto della sua esperienza ultrade­cennale.

La caratteristica principale dello stato di ab­bandono, così come si è venuta delineando dall'inizio del secolo sino ad oggi, è che, mentre nel 900 si aveva la cifra del 97% di minori ab­bandonati in tenera età, oggi i minori abbando­nati sono: per il 70% minori superiori agli 8 anni.

Partendo da queste considerazioni, l'oratore descrive il disinteresse progressivo che certe madri nubili realizzano nei confronti dei loro figli; con il passare del tempo, e ciò per motivi di struttura personale e socio-economici.

Il Dott. Soulé si augura che certe madri siano oggetto di una osservazione psico-sociale sino dal momento della loro maternità, per scoprire se sia veramente profondo e sincero il desiderio di allevare i figli: anzi, egli pone in guardia gli operatori dalle affermazioni troppo enfatiche di certe donne, che, senza prospettarsi le difficoltà a cui vanno incontro, dichiarano di volere tenere per sé i figli.

Al contrario, il conferenziere ha notato che molte donne, che consapevolmente dichiarano di volere abbandonare i minori, in seguito, sono migliori madri, perchè hanno più il senso della responsabilità.

Sia il giudice, che gli operatori sociali, dovreb­bero ben guardarsi dal creare un senso di colpa nelle madri, allorché sono incerte se tenere o meno il figlio. Egli critica aspramente la tenden­za di certi Brefotrofi a volere indurre le madri a riconoscere i figli e a portarli con sé: meglio invece sarebbe un chiaro e prospettivo esame della situazione futura.

Egli si augura che la società impedisca in tutti i modi che il bambino rimanga in balia di situa­zioni incerte, per vari anni.

Dovrebbe invece, fino dal momento della gra­vidanza, creare un limite di tempo minimo per­ché il piccolo sia staccato dalla madre, qualora non si ravvisino garanzie sufficienti.

Come si fa per certe malattie, che si curano fino dalla gravidanza, così si dovrebbe fare per queste situazioni psicologiche di abbandono, at­traverso una profilassi attenta e precoce.

Successivamente, il dott. ITALO CIVIDALI legge le conclusioni del questionario fornito una settimana prima ad ogni partecipante.

Senza entrare nell'esame analitico delle voci, diremo che:

1) la maggioranza è stata soddisfattissima del corso.

2) Si lamenta della mancanza di esperienza pra­tica e di casistica da parte dei docenti di psico­logia, a differenza degli operatori del diritto, che ne sono, invece, più ricchi.

3) Si richiede un maggior approfondimento dei rapporti familiari e scolastici.

4) Si richiede uno sviluppo del lavoro di grup­po in forma di stage.

5) E' stato espresso il desiderio di visitare Bre­fotrofi, Centri di Osservazione, Case di Riedu­cazione.

6) Alcuni partecipanti desidererebbero intervi­stare gli esponenti del Ministero in questa ma­teria.

7) Tra gli argomenti, che si vorrebbe fossero trattati, la maggioranza ha richiesto un maggiore approfondimento dei rapporti tra il diritto e i temi di psicologia e sociologia, e soprattutto che fosse trattato il tema di conflitto tra coniugi e i rapporti dei minori nella separazione dei ge­nitori.

8) Altro argomento, che la maggioranza vorreb­be trattare, è il modo e i mezzi che la società può offrire per aiutare i fanciulli e gli adolescenti disadattati a un inserimento produttivo nella collettività e alla realizzazione di se stessi.

9) Alla domanda: «come pensate che si possa valutare la attitudine e la idoneità di ciascuno a ricoprire posti di responsabilità di dirigenti, di magistrati o di avvocato per il Tribunale per i Minorenni o della Famiglia», la maggioranza as­soluta ha risposto che l'unico modo di selezione sono lunghi colloqui e stages effettuati da una commissione composta di uomini di cultura, di magistrati, di pedagogisti, di psicologi.

Tali colloqui dovrebbero durare almeno una settimana, ed effettuarsi anche collettivamente.

10) Per il futuro, tutti hanno chiesto che i temi fossero più approfonditi, con un corso annuale da ottobre a giugno, fatto di lezioni di psicolo­gia e sociologia alternate a giornate dedicate esclusivamente a lavori di gruppo. In tal senso, col prossimo settembre, saranno presi contatti con i docenti delle varie facoltà.

Devo segnalare l'opera del Giudice Dott. ITALO CIVIDALI, che ha diretto, coordinato, e guidato i vari seminari, facendosi interprete, come mo­nitore, tra le esigenze degli operatori del diritto e quelle specifiche dei conferenzieri.

Al termine del corso, sono stati distribuiti di­plomi, attestanti la partecipazione con profitto a coloro che avevano costantemente frequentato í seminari.

Tale distribuzione è avvenuta ad opera del sot­toscritto presidente della Unione Giudici Mino­rili, dott. Delfini.

Bologna, il 6 luglio 1968.

 

Il Presidente del Tribunale per i Minorenni di Bologna - Presidente della Unione Nazionale Giudici Minorili Dott. Giuseppe Delfini.

 

 

(1) Per ragioni di spazio non riportiamo i riassunti delle relazioni, ad esclusione di quello relativo alla conferenza del Dr. Soulé.

 

www.fondazionepromozionesociale.it